Avventura sulla nord del Rondenino

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CadeSpi
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Avventura sulla nord del Rondenino

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Puntuali come orologi orobici, non svizzeri, ad ogni luglio andiamo a prenderci una giornata di avventura sulle pareti remote e neglette del nord delle Orobie.

Quest’anno, dopo la bella salita della via Ritter al Salto dello scorso anno, decidiamo per la grande placconata della parete nord del Rondenino. Il Rondenino, visto dalla conca del Calvi, è poco più di un’elevazione della cresta che congiunge il monte Aga con il pizzo del Diavolo di Tenda.

Visto dalla piccola frazione di Ambria, sul versante valtellinese, dove domina la spettacolare testata dell’omonima valle, è un po’ po’ di montagna.
Approcciamo la salita dal versante Valtellinese e lasciata l’auto ad Ambria, ci avviamo in direzione dell’effimero lago Zapel. Sappiamo che sarà una lunga giornata e in effetti..lo sarà.
La passeggiata lungo la val d’Ambria è piacevole, il sentiero spesso è pianeggiante, il panorama splendido, bucolico per i grandi pianori fioriti d’arnica, le mandrie di mucche al pascolo e con lo sfondo le cime di Aga, Rondenino ed Omo, con alle base una corona di piccoli nevai.
Faccio notare a Gabriele, il nostro “bocia” di giornata, come pur essendo a soli 1500 metri l’ambiente sia diverso dal lato bergamasco. Lui risponde: sembra il Canada. E mica ha torto.
Lasciato il sentiero n.1, che pur essendo la via delle Orobie Valtellinesi sembra più una traccia di camosci con qualche bollo, risaliamo il grande ghiaione che si incunea tra le pareti di Omo, Rondenino e Diavolo di Tenda. Da qui la parete del Rondenino, con il suo immenso scudo di placche, si delinea in tutta la sua grandiosità.
L’itinerario che abbiamo scelto è la via Calegari-Poloni del ’58, con difficoltà modeste ma una linea interessante, la vera incognita è la qualità della roccia visto che in questa zona, a distanza di poche centinaia di metri, ho trovato di tutto. Dalle solide placche alla terra verticale.
La parete è divisa in tre parti: un primo grande scudo di placche appoggiate, una parte intermedia più verticale e con un evidente camino come punto di debolezza, una placconata superiore che porta a un intaglio immediatamente a sinistra della vetta.
Come approccio alla parete scegliamo una evidente fessura che taglia diagonalmente la placconata basale da sinistra a destra fino alla base del camino centrale. Qui l’arrampicata è molto semplice anche se occorre prestare attenzione alla roccia. Salgo slegato fino a un ampio terrazzo alla base del tratto più verticale mentre i soci fanno alcune filate di corda “a scopo didattico”.
Mi sento veramente bene e confidente e in totale sintonia con la montagna.
Ci leghiamo e parto. Salgo un diedro canale, raggiungo un secondo terrazzo e recupero i soci. Il passaggio successivo oppone qualche problema di proteggibilità perché la roccia è intaccata dall’acqua. Finalmente piazzo un chiodo decente e “per roccia compatta sulla sinistra” risalgo fino a un terzo più piccolo terrazzo. Qui si propone un bivio. Diritti per la parte finale del caminone centrale o a sinistra per una liscia placconata? Da sotto mi era sembrato che la parte alta del camino portasse fuori via quindi opto per la seconda.
Quaranta metri più a sinistra, mentre la placca si fa sempre più inclinata e liscia e improteggibile ho la certezza di essere fuorivia. Ma oramai è tardi, la placca in fondo è bellissima, ha qualcosa di “mellico”. Siamo in ballo e si balla. Attrezzo una sosta su tre chiodi piuttosto malfermi e faccio venire i soci.
Li faccio però fermare prima della sosta in corrispondenza di un ottimo chiodo che ero riuscito a piantare una decina di metri prima.
Quindi, con la sicurezza di una buona sosta e una seconda sosta come protezione intermedia affronto la parte finale della placca e il superamento del muretto verticale che la chiude. Quindi entro in un facile canale. Bellissimo tiro di oltre 60 metri, sul IV+ o V ma tutto da proteggere e con alcuni tratti di pura aderenza.
Segue un tiro più semplice, con un’uscita più delicata soprattutto per la roccia rotta, che potrebbe coincidere con il passo di IV della relazione della Calegari Poloni.
Attrezzo un’altra sosta, mi sfilo le scarpette, visto che mi spetta il cambio alla guida della cordata, e recupero i soci. Qui l’imprevisto viene a farci visita: percepisco dalla parete alla mia destra una vibrazione, istintivamente proteggo la testa con il braccio e un istante dopo un grosso blocco di roccia mi investe scaraventandomi a terra. Mentre cado grido ai soci “attenzione”. Un altro attimo e torna la quiete. Mi rendo conto che il blocco si è staccato dalla parete del canale in cui mi trovo a un paio di metri da me, senza ragione, da roccia apparentemente sana. Sento i soci che gridano che stanno bene e mi chiedono come sto. Vedo il sangue che scende dal braccio, dalla mano e dal piede, ma ho come priorità quella di spostare la sosta dal punto in cui si trova. Dietro il buco lasciato dal masso si vede ora che la roccia è infiltrata dall'acqua. Forse le vibrazioni del martello l’hanno disturbata dal suo millenario sonno. Forse alla prima notte sottozero si sarebbe staccata da sola. Temo che possano staccarsi nuove scaglie. Seguono momenti concitati ma cinque minuti dopo ho riattrezzato una sosta più in alto, recuperato le scarpette e finalmente posso verificare che in realtà ho solo contusioni e graffi superficiali.

Recupero i soci, constatiamo l’enorme sfortuna che abbiamo avuto e l’enorme fortuna che subito dopo ci ha risarcito: la sosta ha tenuto, il masso mi ha spinto facendomi cadere ma non mi ha ferito seriamente, i soci si trovavano fuori dalla linea di caduta.
Davide passa al comando per le ultime tirate di placca e il Rondenino, evidentemente soddisfatto di aver così chiaramente ribadito i rapporti di forza, ci lascia salire tranquilli. Quando sbuchiamo in cresta mi sono completamente ristabilito, anche psicologicamente, e riprendo la guida della cordata nel superamento del tratto facile ma insidioso di cresta che ci porterà alla bocchetta di Podavitt.
Da qui, prima per la famosa cengia, poi per il gerone e infine per la bucolica val d’Ambria affrontiamo la lunghissima discesa che ci porterà alla fine della solita, unica, rocambolesca, “orobicata d’avventura”.
Semel in anno…

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La val d'Ambria con la sua testata
Ultima modifica di CadeSpi il martedì 18 luglio 2023, 10:01, modificato 1 volta in totale.
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Re: Avventura sulla nord del Rondenino

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Un simpatico stambecco sembra volerci indicare la via di salita per la parete

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Il cupo vallone tra Omo e Diavolo

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Lungo le facili tirate iniziali, la base della parete si allontana.
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CadeSpi
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Re: Avventura sulla nord del Rondenino

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I soci mi raggiungono

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Lungo la bella variante di placca.

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L'uscita dalla placca
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Re: Avventura sulla nord del Rondenino

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Lungo le placche superiori

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Verso l'uscita in cresta
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Re: Avventura sulla nord del Rondenino

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In cresta, fuori dalla parete

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La cresta del Rondenino
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Re: Avventura sulla nord del Rondenino

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In discesa dalla cengia della bocchetta di Podavitt

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La lunga strada che porta..alla pastasciutta.
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lucaserafini
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Re: Avventura sulla nord del Rondenino

Messaggio da lucaserafini »

Porca miseria!! Che paura... meno male che non hai riportato danni seri, mi sembra di capire soprattuto spavento e qualche graffio.

Ho salito quela parete nel 1984 con l'amico Emilio, non è che avete trovato vecchi chiodi? Mi ricordo che la relazione della Calegari
era molto incerta, e alla fine anche noi siamo saliti seguendo una nostra linea ingorando la relazione (che più tardi vado a ricercare).

pollice a_2 a_2
Orobie Brembane, mon amour: calcare, dolomia, verrucano, gneiss, scisti, vulcanite, graniti, pseudotachiliti… where else?
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Re: Avventura sulla nord del Rondenino

Messaggio da CadeSpi »

lucaserafini ha scritto: martedì 18 luglio 2023, 10:04 Porca miseria!! Che paura... meno male che non hai riportato danni seri, mi sembra di capire soprattuto spavento e qualche graffio.

Ho salito quela parete nel 1984 con l'amico Emilio, non è che avete trovato vecchi chiodi? Mi ricordo che la relazione della Calegari
era molto incerta, e alla fine anche noi siamo saliti seguendo una nostra linea ingorando la relazione (che più tardi vado a ricercare).

pollice a_2 a_2
Un solo chiodo alla base del camino centrale. Poi nulla.
Su quei paretoni, dove l'obbligato non è mai alto, è anche bello cercarsi una strada propria.
E visto come è succinto 88 Immagini, penso fosse anche l'idea dei Calegari.

Niente danni seri: graffi e tumefazioni assortite, come se mi avesse investito un rugbista da 120 chili. ammicca
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freedom
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Re: Avventura sulla nord del Rondenino

Messaggio da freedom »

Caspita che avventura a_19 , complimenti!
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