Baroni al Diavolo, Diavolino e sconfinamento in val Seriana

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Baroni al Diavolo, Diavolino e sconfinamento in val Seriana

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15-16 Agosto 2012

PRIMO GIORNO

Con Francesco, vista la buona sintonia al Disgrazia, ci eravamo accordati per tentare la cresta Baroni al Diavolo di Tenda, con conseguente discesa per il Diavolino, da me non ancora salito. Siccome l’appetito vien mangiando, con il trascorrere del soggiorno a Carona coglierò inoltre l’occasione per fermarmi a dormire all’idilliaco bivacco Frattini, così da proseguire con l’esplorazione di qualche altra cima nella conca del rifugio Brunone.

Armati di normale dotazione alpinistica, ci incamminiamo alla volta del rifugio Longo dove, dinanzi alla consueta fetta di torta, riceviamo la solidarietà dell'Enzo che, conoscendoci singolarmente, ci mostra il suo apprezzamento per quanto ci apprestiamo a compiere. Svoltiamo quindi per il passo della Selletta mentre in cielo è già cominciata la danza di nuvole più mattiniere del solito. L’abituale visione della val Camisana ci strappa per l’ennesima volta un sospiro di ammirazione. La foschia della quale è preda non è certo motivo di giubilo e fa sembrare i Diavoli meno aguzzi di quel che effettivamente sono.

Usciamo sconfitti dal rebus del traverso che, no so per quale motivo, non riesco mai a imbroccare come si deve. Costeggiamo i contrafforti del Rondenino con una discreta andatura. Ci abbeveriamo alle sorgenti del Brembo, per poi puntare diritti alla cresta ovest della montagna: quella scelta dalla guida Baroni per la sua salita a fine Ottocento. Giunti all’attacco della via, nemmeno la vista dello scuro e dentellato crinale, può scalfire la nostra convinzione. Ai limiti della superbia.

In ottica alpinistica, i quattro che abbiamo davanti sono potenziali scaricatori di pietre. Normale volerli superare. Lo facciamo immediatamente, su terreno agevole. Ne risulta che siamo ora noi a dover prestare attenzione per non muovere sassi. Impresa ardua. Con baldanza, guido il gruppo alla ricerca della retta via. I primi risalti vengono superati agevolmente, i successivi richiedono cautela essendo la roccia completamente inaffidabile, un terzo ci causa qualche apprensione in più. Siamo saliti abbastanza: ci leghiamo. In testa è ora Francesco che guida con una conserva corta. Giunti ad una spaccatura nella cresta, restiamo perplessi in osservazione. Da che parte si passerà? Consultatici, decidiamo di riportarci sul filo con la speranza di poter poi aggirare l’apparentemente inaccessibile passaggio. Con una rudimentale sicura, mi dirigo verso il lato settentrionale. <È di qui, si passa>. Francesco mi raggiunge e riparte. L’ultimo centinaio di metri che ci separa dalla cima non presenta problemi di sorta, pur offrendo un’arrampicata sempre piuttosto continua. Cogliamo l’occasione per esercitarci ad inserire protezioni veloci. In poco tempo siamo in cima. Le abituali nebbie tardo-mattutine avvolgono la piramide di vetta e ci invogliano ad affrettare la traversata.

La discesa verso il Diavolino è discretamente verticale ma non propone passaggi particolarmente impegnativi, ad eccezione di un ultimo salto, peraltro evitabile se si mantenesse il filo di cresta come ha saggiamente fatto Francesco. Dall’intaglio tra i due pizzi, la scalata si fa più verticale nei primi metri per quietarsi successivamente allorquando, per rocce rotte e taglienti, si perviene alla pendente croce di vetta. La veduta sulla cresta Baroni sarebbe privilegiata, ma un lattescente mantello di nebbie non la permette.
Mantenendo alta la concentrazione ci caliamo zigzagando tra roccioni e torrette fino al passo di Valsecca, divenuto ormai riserva di caccia di cornuti stambecchi maschi.

Mentre Francesco fa ritorno a Carona, io mi appresto a proseguire alla volta del bivacco Frattini con un tuffo nelle tipiche e per nulla invitanti nebbie seriane. Ho piacevoli ricordi del crinale sul quale è posta la rossa scatoletta del bivacco. La posizione è meravigliosa, ma quest’oggi non del tutto godibile. Ciò mi fa rabbia.
Non sarò il solo a fermarmi per la notte: oltre a me e ad un poco sopportabile puzzo di vernice, ci sarà un altro ragazzo venuto per fotografare alba, tramonto e stellata. Tornerà ahimè a mani vuote.

Guardo l’ora: non sono ancora le 15. Un tempo avrei santificato tutto questo tempo con un dolce far nulla, felice di esser giunto in un luogo che in pochi hanno la volontà di raggiungere. Ora mi sento un animale in gabbia. Comincio con l’andare a far il pieno d’acqua, faccio poi fuori un terzo delle ingenti scorte alimentari che mi sono tirato dietro, fingo un pisolino. Forse ingannate, le nubi lasciano per qualche minuto spazio a sprazzi di azzurro. Si vede distintamente la cuspide del pizzo Tendina. Esce addirittura il sole. Temporeggio ancora un altro po’.

Decido infine di provare a salire il poco addomesticato pizzo Tendina. Da qui è un invitante baluardo che abbellisce il crinale che precipita a meridione nella Valsecca; in altra ottica, è rilievo poco più che insignificante. In ogni caso rientra nel computo delle montagne bergamasche di oltre Duemila metri e di conseguenza s’ha da conquistare. Saltello verso di lui serbando la speranza di una decisiva schiarita. Aggiro il primo torrione per immettermi in un canalino erboso che mi innalza fino a metà dalla vetta. Vetta alla quale mi consegna un secondo solco, stavolta più roccioso ed esposto. Raddrizzo lo scoliotico omino a guardia della cima. Lancio in là lo sguardo. Intuisco Lizzola e poco altro. Non trovo altro da fare… incomincio la discesa.

Rifaccio il pieno alla borraccia, spazzolo via altro cibo, studio il comportamento degli stambecchi drogati che stazionano sul davanti del bivacco, scambio quattro chiacchiere con il mio compagno di serata, e, preso atto che mai vedrò le cime mira dell’indomani, mi stendo sotto due buoni chili di coperte.


continua...
Ultima modifica di vezz il lunedì 27 agosto 2012, 11:21, modificato 4 volte in totale.
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Giochi di luce sul passo Selletta

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Fioriture e pizzi Torretta-Sardegnana-Becco

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Cercando di non perder troppa quota in val Camisana

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Il Rondenino svetta sulla curiosa pietraia sotto i Diavoli

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Verso la cresta Ovest

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Alcuni potenziali scaricatori di pietre ci precedono

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Passaggio delicato (vista la qualità della roccia)

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L'esposizione non manca
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