Camilepo
Questo inverno doveva essere la prima stagione di arrampicata invernale per me ed Emanuele. L’inverno 2017/18 ci ha trovato impreparati, io con scarponi fatiscenti e zero esperienza su ghiaccio, Emanuele con neanche gli scarponi. Questo inverno doveva essere la nostra riscossa e invece è il nostro turno di coglierlo impreparato: pochissima neve, giornate sempre troppo calde, cascate sofferenti…
A dicembre torniamo a casa con le pive nel sacco per ben tre weekend di fila. L’ultimo di questi dopo neanche un tiro di Andrea Dry, allo Zucco Barbisino; innevato, ma di neve farinosa che rende la progressione troppo lenta. Per non tornare senza niente, facciamo un salto all’Ongania e ci buttiamo in un canaletto sulla sinistra della prima torre che ci regala un tiro molto divertente ed un passaggio bello tosto in dry.
Non abbiamo tempo di continuare, ma lasciamo un cordone di calata e facciamo il nodo al fazzoletto; sopra di noi scorgiamo un caminone di massi incastrati che sembra sfidarci ad entrare nel suo ventre.
Ieri non era forse la giornata più indicata per riprendere questa via. Le nevicate dello scorso weekend non hanno avuto tempo per trasformarsi sui versanti a nord e avvicinandosi all’attacco si inizia a sprofondare fino al ginocchio.
Emanuele ha le ciaspole ed avanza sicuro. Io, senza, cerco di galleggiare sulla sua traccia, ma sprofondo sempre più. A questo punto ci separiamo, io salgo verso destra cercando di saltare da un sasso all’altro, mentre Emanuele, fiducioso nelle sue ciaspole, punta dritto all’attacco. Ci metteremo quasi due ore per arrivare alla base della via e dovrò lanciare una corda ad Emanuele che, 50 metri sotto all’attacco, sprofonda nella farina fino alla vita.
