Accorpamento piccoli Comuni della Valle Brembana

News, cronaca, curiosità e proposte nei singoli comuni della Valle Brembana in provincia di Bergamo.
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elio.biava
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Re: Accorpamento piccoli Comuni della Valle Brembana

Messaggio da elio.biava »

pluto ha scritto:da L'Eco di Bergamo di Eleonora Arizzi ....mentre Vittorio Milesi (di San Pellegrino) ha espresso indignazione e offesa perché «è ridicolo chiamare "poltrona" il ruolo di chi fa politica gratuitamente»..
c'è un detto bergamasco: "ada che gna ol ca al mof la cua per negot"...se poi se per tutta la vita hai fatto questo.... alla sera, sotto le copertine, con due preghierine ringrazia, che i "cari cittadini" che te lo hanno sempre fatto fare quello che volevi tu... a-36
Ultima modifica di elio.biava il giovedì 15 settembre 2011, 5:45, modificato 2 volte in totale.
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"tra i monti Alben e Regaduro nel canalone i suoi compagni lo trasportarono per sentieri scoscesi tra boschi e pascoli fino a Sottochiesa, adagiato su una rozza scala a pioli ricoperta di fronde"
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pluto
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Re: Accorpamento piccoli Comuni della Valle Brembana

Messaggio da pluto »

a_17 il discorso poltrone e far politica gratuitamente si riferisce ai piccoli comuni oggetto del decreto a_17
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pluto
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Re: Accorpamento piccoli Comuni della Valle Brembana

Messaggio da pluto »

da L'eco di Bergamo di Giovanni Ghisalberti

Brembilla, Gerosa e Blello «Insieme è meglio, fondiamoci

Valle Brembilla - A meno dell'entrata in vigore di nuova normativa il primo passo dovrebbe essere il referendum tra i residenti: «Volete o no la fusione dei tre Comuni di Brembilla, Gerosa e Blello e la conseguente nascita di un solo Comune, con un solo sindaco e un solo Consiglio comunale?». Più o meno il senso potrebbe essere questo. La strada, comunque, è avviata, ufficialmente. I sindaci dei tre Comuni della Valle Brembilla, Gianni Salvi di Brembilla (4.179 residenti nel 2010), Pierangelo Monzani di Gerosa (360 residenti) e Dante Todeschini di Blello (il più piccolo della nostra provincia, con 79 residenti) sono decisi: meglio insieme, fondiamo i Comuni. Un'ipotesi, peraltro, alla quale le tre Amministrazioni comunali stavano già pensando da tempo, prima ancora della famosa manovra del Governo in cui si è poi annunciata la fusione dei Comuni sotto i mille abitanti. E già c'è un'idea di nome del nuovo Comune: «Valle Brembilla», a indicare tutto il territorio piuttosto che un singolo paese (come, per esempio, accade per Taleggio o Sant'Omobono Terme). Con Brembilla che resterebbe sede del Consiglio comunale, mentre Gerosa e Blello conserverebbero le sedi municipali staccate, con tutti i servizi annessi.

«Non è solo una fusione dettata dai numeri o dalla volontà del risparmio economico – dice il sindaco di Brembilla Gianni Salvi –, ma dalla storia e dalla morfologia del nostro territorio: i tre comuni fanno parte di un'unica valle. Quello che vogliamo ribadire è che le identità dei singoli paesi verranno rispettate e Gerosa e Blello avranno la loro sede municipale con i servizi oggi in funzione». Proprio l'unificazione dei servizi sarà uno dei passi da fare in vista della fusione. «Oggi abbiamo in comune l'assistente sociale – continua Salvi – e l'obiettivo è quello di proseguire nell'unire i servizi. Nel frattempo avvieremo l'iter in Regione, chiedendo quali sono le procedure da seguire. Se nulla è cambiato, un referendum che nel giro di pochi mesi potrebbe consentirci di arrivare all'unificazione». «Per noi è sicuramente la soluzione migliore, stante anche la situazione di cassa del Comune – dice il sindaco di Blello Dante Todeschini –. Diciamoci la verità: un paese di 80 abitanti, anche se qualcuno qua è ancora critico verso la fusione, non ha molta ragione di esistere. Certo, si spera che la fusione porti benefici e incentivi dall'alto: magari quella strada, di due chilometri, che ci collegherebbe direttamente a Brembilla, senza passare da Gerosa o Berbenno». La decisione di unire i Comuni sarà comunicata ufficialmente nei rispettivi Consiglio comunali (giovedì sera a Brembilla).
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andrea.brembilla
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Re: Accorpamento piccoli Comuni della Valle Brembana

Messaggio da andrea.brembilla »

Bene, bene, benissimo.
Noi brembillesi e i nostri fratelli di Gerosa e Blello abbiamo sempre avuto la stessa storia, le nostre famiglie sono condivise tra i vari paesi e la fusione è già un fatto come intenzioni, ora facciamola anche a livello amministrativo.
Ottima l'idea anche di completare la strada diretta tra Brembilla e Blello, può esser veramente la volta buona.
Avanti, forza! Diamo il buon esempio, chissà che poi non ci segua anche qualcun altro in valle.
a_14
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pluto
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Re: Accorpamento piccoli Comuni della Valle Brembana

Messaggio da pluto »

kikko69 ha scritto:Finalmente qualcuno da l'esempio e ha capito che se si vogliono salvare i servizi bisogna unire le forze!
e si cercava di strumentalizzare l'assenza di alcuni sindaci al summit in Comunità........invece erano già "avanti".... a_2 a_2
Lemine
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Re: Accorpamento piccoli Comuni della Valle Brembana

Messaggio da Lemine »

kikko69 ha scritto:a_2 a_2 a_2 a_2 a_2 Finalmente qualcuno da l'esempio e ha capito che se si vogliono salvare i servizi bisogna unire le forze! a_14
Esatto a_2 a_45
popolari
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Re: Accorpamento piccoli Comuni della Valle Brembana

Messaggio da popolari »

Bergamo, 16 ottobre 2011

Preg.mo Avv.

ROBERTO MAGRI
Presidente Consiglio Provinciale
Via Tasso, 8
24100 BERGAMO

Oggetto: Mozione urgente riguardante le norme relative ai piccoli Comuni previste nella manovra finanziaria del Governo (Legge 148/2011).

I sottoscritti Consiglieri Provinciali, ai sensi dell’art. 34 comma 2 e 3 del Regolamento del Consiglio Provinciale, vista l’urgenza del pronunciamento del Consiglio Provinciale meglio evidenziata nel documento allegato, chiedono la trattazione della presente mozione nella prima seduta consiliare utile.


IL CONSIGLIO PROVINCIALE

- visto l’art. 16 della legge 148/2011 riguardante la “riduzione dei costi relativi alla rappresentanza politica nei Comuni e razionalizzazione delle funzioni comunali” che prevede di fatto la soppressione di quasi 2000 Comuni con popolazione inferiore ai 1000 abitanti;

- rilevato che la proposta motivata con ragioni di risparmio, è in realtà insignificante sotto il profilo economico, ma comporta la distruzione del diritto di rappresentanza e quindi all’esistenza dei Comuni, in particolare dei Comuni montani, con una inaccettabile e intollerabile abolizione dei diritti fondamentali delle popolazioni dei Comuni interessati;

- ritenuto tali previsioni lesive degli artt. 114, 117, 119 della Costituzione che riconoscono il Comune come Ente fondamentale, autonomo, indipendente dotato di autonomia impositiva, fiscale e organizzativa;

- evidenziato che la normativa esistente prevede già l’esercizio dei servizi in forma associata attraverso le unioni e le convenzioni tra Comuni che costituiscono uno strumento in grado di meglio rispondere alle esigenze di risparmio e garanzia del mantenimento sul territorio dei servizi al cittadino;

- considerato che riguardo alla soppressione dei Comuni, alle Regioni è data facoltà entro il 17/11/2011 di individuare diversi limiti demografici;

ESPRIME

contrarietà riguardo ai contenuti dell’art. 16 della legge 148/2011, chiedendo in particolare al Governo:

a) il ritiro delle disposizioni che di fatto sopprimono i Comuni con meno di 1000 abitanti e la loro sostituzione con misure che valorizzino invece l’autonomia degli Enti Locali;
b) lo stralcio della previsione dell’estensione del patto di stabilità ai piccoli Comuni;
c) l’azzeramento dei tagli ai trasferimenti a tutti i Comuni trasferendo queste riduzioni ad altri settori dello Stato;
d) l’eliminazione di ogni forma di finanziamento straordinario, attraverso provvedimenti specifici, ai Comuni poco virtuosi (esempio Roma, Catania, Palermo);
e) il riavvio del percorso Parlamentare del Codice delle Autonomie, inspiegabilmente fermo da mesi e l’istituzione di un tavolo di lavoro che possa concertare, anche in sede regionale, le riforme attuabili e possibili, studiando in modo concordato con le Associazioni degli Enti Locali, la nuova architettura dello Stato;
f) il rafforzamento del percorso, già previsto dalla legge, di gestione associata di funzioni e servizi per i Comuni con meno di 3000 abitanti;
g) la valorizzazione, invece della penalizzazione con l’estensione del patto di stabilità, del ruolo delle Unioni dei Comuni esistenti e delle Comunità Montane, là dove sono state mantenute, per associare servizi e funzioni;

CHIEDE

- alla Regione Lombardia di recepire e farsi carico delle presenti richieste, sollecitando entro il termine del 17 novembre 2011, in modo autorevole e forte, il Governo a rivedere l’art. 16 della Legge 148/2011 nel senso indicato;
- al Presidente della Provincia, ai Parlamentari e ai Consiglieri Regionali Bergamaschi di promuovere ogni iniziativa utile all’obiettivo della salvaguardia dei Comuni e dei diritti dei cittadini.

L’occasione è gradita per porgere distinti saluti.

Vittorio Milesi, Mauro Marinoni, Guido Giudici, Cinzia Baronchelli

COMUNI RISORSA E GARANZIA PER I CITTADINI E LE REALTA’ LOCALI!

Negli ultimi anni una serie impressionante di manovre finanziarie si è scaricata principalmente sugli Enti Locali e sui Comuni in particolare.
Lo Stato ha sistematicamente ridotto i suoi trasferimenti, ha imposto il patto di stabilità ai Comuni con più di 5 mila abitanti, creando enormi problemi di gestione e bloccando gli investimenti.
In violazione dell’art. 44 della Costituzione, è stata progressivamente azzerata la politica di sostegno alla montagna, con lo smantellamento delle Comunità Montane e la cancellazione dei fondi specifici per i territori montani.
Agli italiani si è raccontata la favola che la soppressione delle Comunità Montane avrebbe contribuito a risanare l’Italia!!!
Oggi per la montagna non c’è più un euro, ma continuano le manovre finanziarie che, sempre più pesanti, si abbattono sugli enti territoriali; quella di ferragosto, nella sua ultima versione, chiede un ulteriore sforzo fiscale ai Comuni, oltre ai pesantissimi tagli al sociale, che ricadranno inevitabilmente sulle Amministrazioni locali.
Cancellati i fondi per la montagna, a ferragosto si è raccontata l’altra favola che sopprimendo i Comuni sino a mille abitanti si sarebbero cancellate 54 mila poltrone!!!
Non ci voleva molto a dimostrare che sopprimere poco meno di 2000 piccoli Comuni avrebbe portato ad eliminare circa 17 mila Consiglieri Comunali, non poltrone, ma volontari della democrazia e della gestione del territorio, là dove il più delle volte lo Stato è assente!!!
Si poteva ottenere il medesimo risparmio, semplicemente smettendo di far pagare ai contribuenti il ristorante di Montecitorio!!!
Sindaci, Consiglieri e cittadini dai piccoli Comuni alle grandi città sono scesi in piazza nel mese di agosto, ma questa mobilitazione non ha praticamente prodotto alcun effetto. Anzi il patto di stabilità è stato esteso a tutti i Comuni con più di mille abitanti e al comparto dei Comuni è stato chiesto un ulteriore sforzo fiscale di circa 7 miliardi nei due anni a venire.
L’art. 16 del D.L. del 13 agosto che prevedeva la soppressione dei piccoli Comuni, con misure ed aggregazioni bislacche e ingestibili, è stato riscritto in forme ancora più confuse e contraddittorie, che solo sulla carta salvano i piccoli Comuni ed i loro organismi di rappresentanza democratica. E pensare che i Comuni, e quelli medi e piccoli in particolare, da tempo svolgono funzioni e servizi in forma associata, con convenzioni, Unioni di Comuni e Comunità Montane!
Dal 2005 al 2009 il bilancio della Pubblica Amministrazione è peggiorato di 20 miliardi di euro, mentre nello stesso periodo il bilancio aggregato del comparto dei Comuni ha avuto un miglioramento di 2,6 miliardi di euro.
Mentre Comunità Montane e piccoli Comuni vengono additati al ludibrio pubblico come la causa del dissesto finanziario dello Stato; mentre si impongono pesanti vincoli a tutti gli enti, senza guardare chi ha i conti in ordine e chi no, dal 2008 al 2011 sono stati destinati al Comune di Roma fondi per un totale di 2 miliardi di euro e quasi 400 milioni sono stati erogati ai Comuni di Palermo e Catania; il 29 luglio il Governo ha staccato un assegno da 45 milioni per garantire il pagamento degli stipendi dei circa 1500 lavoratori della Gesip, la Spa interamente posseduta dal Comune di Palermo.
Ma allora ci sono due Italie: quella che continua ad essere foraggiata, qualunque cosa accada, e quella che ha i conti in ordine, ma che viene massacrata!
Tutti sanno che la gran parte dei piccoli Comuni sono nell’Italia del Nord: 57 nella sola Provincia di Bergamo e 327 in Lombardia. Il delicato sistema territoriale delle Alpi si regge da sempre su una diffusa rete di Comuni, ma lo Stato invece di rafforzare il sistema di governo di questo territorio pensa bene di smantellarlo.
I nostri Comuni non sono un problema, sono una risorsa, i nostri Consiglieri Comunali non sono poltrone da eliminare, sono la democrazia da difendere!!!
Sia detto con chiarezza: l’eliminazione dei Comuni, la sistematica riduzione delle rappresentanze dei nostri territori sono un attacco alla democrazia, un attacco che si ha l’impudenza di additare come un risparmio per i conti dello Stato.
E’ grave che tutto ciò venga perpetrato da una classe di Governo e da un Parlamento di nominati e non di eletti, nominati e sempre più arroccati nei loro privilegi che all’ultimo momento vengono sempre salvati.
E’ grave che tutto ciò venga perpetrato mentre ci si riempie la bocca di federalismo, con un partito che del “Nord” e del “Federalismo” ne ha fatto la bandiera, mentre i suoi uomini hanno tutte le posizioni chiave nel Governo e portano la responsabilità primaria dello scempio istituzionale, finanziario e democratico che qui con forza vogliamo denunciare.
A chi ci governa chiediamo, meno riti, meno parole, meno bricolage legislativo e più capacità di ascolto dei territori e di chi, malgrado tutto, regolarmente eletto dai cittadini, continua a governarli!
A 150 dall’Unità d’Italia il Nord, la sua gente, il suo sistema territoriale, le sue autonomie, il mondo delle Alpi sono ancora la risorsa principale in grado di assicurare e garantire una prospettiva di sviluppo e di futuro per lo Stato.
Sono queste le ragioni per le quali i Comuni non possono essere cancellati, ma devono essere rispettati e lasciati lavorare!!!

I sottoscritti Consiglieri Provinciali alla luce delle considerazioni sopra riportate e delle scadenze che la legge 148/2011 ha posto riguardo in particolare alla facoltà concessa alle Regioni di individuare - entro due mesi dall’entrata in vigore della legge e cioè entro il 17 novembre 2011 - diversi limiti demografici relativi alle Unione dei Comuni (art. 16, comma 6), si ritiene siano evidenti le ragioni che rendono urgente la trattazione dell’argomento nel primo Consiglio Provinciale utile.
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pluto
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Re: Accorpamento piccoli Comuni della Valle Brembana

Messaggio da pluto »

senza entrare in merito ai vari giri di parola..soppressione, soppressione di fatto...che non ho trovato nel decreto....

solo un'osservazione a quanto scrive popolari
popolari ha scritto:....a ferragosto si è raccontata l’altra favola che sopprimendo i Comuni sino a mille abitanti si sarebbero cancellate 54 mila poltrone!!!
Non ci voleva molto a dimostrare che sopprimere poco meno di 2000 piccoli Comuni avrebbe portato ad eliminare circa 17 mila Consiglieri Comunali...
Te lo dimostro io invece....
e le riduzioni sugli altri comuni??....un esempio che interessa direttamente popolari... SPT passa da 12 a 7 consiglieri e con un massimo di 3 assessori...e è tutto scritto nel famigerato art.16....è forse per questo che lottano i medi comuni???
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Re: Accorpamento piccoli Comuni della Valle Brembana

Messaggio da popolari »

Mal Comune”, di Massimo Gramellini
Massimo Gramellini dal Buongiorno de La Stampa del 22 agosto 2011

Avevamo chiesto i tagli della politica. I tagli però, non i ragli. Anziché dimezzare il numero e i benefit dei parlamentari, il governo crede di tenerci buoni segando a casaccio i piccoli Comuni. Il tessuto connettivo di un Paese che è composto di mille villaggi. Il suo apparato cellulare. L’unica istituzione in cui l’italiano medio si riconosca. Un provvedimento di tale portata avrebbe dovuto essere il frutto di un restauro complessivo dell’architettura dello Stato. Invece da noi le riforme vengono fatte così: una alla volta, a rate, come capita. Penso ai poveri sindaci dei paesi del mio Piemonte, costretti a decrittare il proprio destino dalla lettura impervia di un decreto scritto di corsa e male. Per giunta a Ferragosto, con i prefetti in ferie che non possono neanche dare delucidazioni.

Si è capito che i Comuni sotto i mille abitanti dovranno consorziarsi con quelli adiacenti per raggiungere la fatidica quota cinquemila, ma poi si scopre che non è esattamente così, che ogni regola ha cento eccezioni e che al Sud la mafia si appresta a sfruttare queste fusioni a freddo per mettere direttamente le mani sugli apparati pubblici. Bene, anzi male. Volete sapere quale risparmio formidabile ci porterà la disarticolazione del sistema nervoso dei Comuni? Sei milioni di euro. Su una manovra di 50 miliardi. Poco più di quanto ci costa ogni anno il ristorante della Camera: 5 milioni e mezzo. Proporrei uno scambio secco: ci teniamo i piccoli Comuni e obblighiamo i deputati a iniziare uno sciopero della fame contro se stessi.
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