Foppolo - 30° anniversario della slavina

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Foppolo - 30° anniversario della slavina

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Tratto da L'eco di Bergamo del 11 gennaio 2007

La marea bianca sorprese Foppolo durante il sonno
La massa di neve si staccò dal monte Arete all'1,40 Otto le vittime, fra cui due bambini di 12 e 7 anni


FOPPOLO Esattamente trent'anni fa su Foppolo si abbatté una tremenda valanga, facendo otto vittime. Una delle pagine più tragiche della storia recente delle nostre valli, che ricordiamo sulla scorta di una testimonianza d'eccezione: la relazione tecnica stesa dal geometra Alberto Piastri del Servizio valanghe italiano, che partecipò attivamente ai soccorsi, anche con funzione di coordinamento (il documento è stato cortesemente fornito dal Centro nivometeorologico regionale di Bormio).
ORE 1,40 Terminato il lungo periodo natalizio, caratterizzato dall'usuale e pacifica invasione dei villeggianti, a Foppolo ritornò la tranquillità, e solo poche decine di turisti rimasero a pernottare in paese. Nella notte tra il 9 e il 10 gennaio iniziò a nevicare copiosamente, e già alla sera del 10 due valanghe provocarono l'interruzione dell'unica strada di accesso al paese, che risultava quindi completamente isolato (all'epoca non esistevano ancora le attuali gallerie paravalanghe). Durante l'intera giornata dell'11 la neve continuò a cadere incessante, superando in paese il metro d'altezza.
Questa lunga e consistente precipitazione nevosa non poteva rimanere senza conseguenze: nella notte del 12 gennaio, all'1,40, una valanga di neve polverosa si staccò da poco sotto la vetta del monte Arete (2.227 metri) e, percorrendo il canale Vallesino, si abbatté con estrema violenza sulla parte bassa dell'abitato di Foppolo, investendo numerosi condomini e abitazioni, oltre alla chiesa, che riportò non pochi danni.
Le conseguenze della valanga apparvero subito tremende: nel solo condominio Brembo, parzialmente sventrato, si contarono cinque morti, che aggiunti ad altri tre in altri edifici, portarono il bilancio delle vittime a un totale di otto (oltre a tre feriti): Maria Bianconi, 79 anni, con la nipotina Agostina, 7 anni, Valentino Lazzaroni, 32 anni, Antonietta Paganoni, 66 anni, con la figlia Gianna Monaci, 22 anni, Fabrizio Berera, 12 anni e i coniugi Antonio Paganoni, 57 anni, e Cordelia Bonandrini, 61 anni.
Fabrizio Berera, 12 anni - il figlio del fornaio - dormiva insieme al fratello Paolo, allora sedicenne, quando venne investito in pieno dalla massa nevosa al primo piano della sua abitazione. I genitori e gli altri fratelli, che si trovavano ai piani superiori, si salvarono. Il corpo di una delle vittime, Antonietta Paganoni, venne ritrovato solo cinque giorni dopo, a 200 metri di distanza dal condominio Brembo, dove dormiva.
Nonostante la tragedia si fosse già consumata, in molte case di Foppolo - isolato per l'interruzione della strada, avvolto nel buio della notte e flagellato dalla bufera che non accennava a placarsi - si continuava a dormire tranquillamente, ignari dell'accaduto e del gravissimo pericolo di nuove valanghe che incombeva su altre zone del paese.
IL SALVATAGGIO Già pochi minuti dopo la caduta della valanga, in paese vennero presi i primi provvedimenti per portare i soccorsi più urgenti e per prevenire ulteriori danni, sotto il coordinamento del geometra Alberto Piastri del Servizio valanghe italiano, che era in paese. Gli unici mezzi di trasporto utilizzabili sulle strade, sommerse da quasi un metro e mezzo di neve, erano i due gatti delle nevi normalmente utilizzati per preparare le piste sciistiche. In quei drammatici momenti si dovette far fronte a due emergenze: organizzare i soccorsi nell'area in cui era caduta la valanga e provvedere con la massima celerità ad evacuare gli edifici in zone esposte al rischio di nuove cadute. Allo scopo, vennero aperti alcuni alberghi situati in luoghi sicuri, dove alloggiare gli sfollati.
Mentre i soccorritori continuavano freneticamente a scavare nella massa nevosa della slavina, alla ricerca delle vittime e di eventuali superstiti, alle 2,30 una seconda valanga si staccò dalle pendici del Monte Cadelle e, passando per la località Rovera, si abbatté sulla parte mediana del paese, nella zona dell'Hotel des Alpes. Investì due donne che si trovavano per strada: una di esse riuscì a non farsi travolgere e a dare l'allarme, mentre la seconda scomparve sotto la neve.
Di fronte a questo nuovo dramma, alcuni soccorritori raggiunsero questa zona, alla ricerca della donna scomparsa. Dopo oltre un'ora di frenetiche quanto infruttuose ricerche - ricordiamo che era notte fonda, nevicava e l'unica luce era quella dei lampioni stradali - la disperazione incominciò a prendere il sopravvento: soprattutto i parenti della ragazza sepolta, Graziella Carletti, di 24 anni, cominciavano a perdere le speranze. A questo punto giunse sul luogo il geometra Piastri col cane da valanga Luger, il quale iniziò subito a esplorare la zona.
Dopo circa un quarto d'ora, a 300 metri dal punto in cui la Carletti era stata travolta, il cane segnalò qualcosa: alla profondità di un metro venne dissepolta la ragazza, ormai allo stremo delle forze e col respiro molto debole. Trasportata in una vicina abitazione, in circa due ore riuscì tuttavia a riprendersi completamente.
Dopo questo fortunato salvataggio si continuò nell'opera di evacuazione degli edifici più a rischio, in particolare l'Hotel K2 e il condominio Valgussera, dove tutti ancora dormivano, ignari della tragedia e del pericolo che incombeva su di loro.
ISOLATI Finalmente quella notte terribile si avviò al termine, ma - per quanto strano possa oggi apparire, nell'epoca dell'informazione planetaria in tempo reale, di Internet e dei telefoni cellulari - ancora nessuno sapeva quanto era accaduto a Foppolo: le valanghe avevano infatti interrotto anche le linee telefoniche e non c'era modo di comunicare col resto del mondo, non esistendo ovviamente i telefoni cellulari. Alle 5,30 si predispose quindi una radio ricetrasmittente «cb», con la quale tentare di comunicare con altri radioamatori. Dovettero tuttavia trascorrere quattro interminabili ore prima che il messaggio di soccorso fosse intercettato da un radioamatore di Valbrembo, rimasto ignoto, il quale provvide ad avvertire i carabinieri. Un'ora dopo, alle 10,30, si riuscì a entrare in contatto radio anche con Valleve, e da quel momento terminò di fatto l'isolamento di Foppolo: si poté infatti contattare il medico del paese per avere consigli riguardo ai feriti, nonché esporre le necessità più urgenti, per quando si sarebbero potuti alzare in volo gli elicotteri di soccorso.
I tre feriti dalla prima valanga non destavano particolari preoccupazioni, tranne un ragazzo di 15 anni, Angelo Cattaneo, che presentava un trauma cranico e una sospetta frattura a una spalla: poiché la ferita alla testa continuava seppure lentamente a sanguinare, il medico consigliò via radio di praticare una fleboclisi. Nonostante le condizioni non certo ideali, l'operazione andò a buon fine e il ragazzo si salvò.
I SOCCORSI Il giorno seguente, 13 gennaio, finalmente cessò di nevicare e il cielo si rasserenò: venne predisposto un ampio piazzale per l'atterraggio degli elicotteri che iniziarono a decollare da Branzi. Pur con qualche contrattempo generato dall'inevitabile confusione, nella mattinata furono trasportati a Foppolo il parroco, il medico, tecnici Enel e Sip per ripristinare le linee, carabinieri, generi alimentari e di prima necessità e personale di altre istituzioni. Dopo aver evacuato i feriti, nel pomeriggio fu eseguito un mesto quanto indispensabile trasporto: a Foppolo vennero consegnate otto casse da morto.
Il giorno successivo (14 gennaio) si provvide ad evacuare i turisti (una sessantina) con un ponte aereo Foppolo-Branzi, mentre il 15 gennaio si svolsero i funerali delle vittime, alla presenza della autorità provinciali (prefetto, questore, vescovo, presidente della Provincia e altri).
Il paese continuava tuttavia a essere isolato, e l'unico modo per arrivarvi era rappresentato dall'elicottero. Solo il 20 gennaio le ruspe riuscirono a liberare la strada di accesso dai resti delle valanghe, ma il transito veicolare restava comunque vietato per motivi precauzionali. Ed infatti il 21 gennaio due valanghe caddero nuovamente lungo la strada, isolando nuovamente Foppolo. Le operazioni di sgombero non furono facili (in alcuni punti lo strato di neve raggiungeva i 15-20 metri di altezza), ma dopo quest'ultimo episodio le condizioni meteorologiche finalmente si normalizzarono, e l'inverno proseguì senza altri particolari problemi.
Ultima modifica di bashir.it il giovedì 11 gennaio 2007, 12:18, modificato 1 volta in totale.
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Tratto dall'Eco di Bergamo dell'11 gennaio 2007

Nei secoli una minaccia che torna: nel 1688 venne rasa al suolo la chiesa

Il catastrofico evento di 30 anni fa non fu un episodio isolato, ma l'ultimo in ordine di tempo di una serie di gigantesche valanghe che, quasi ciclicamente, si sono abbattute su Foppolo, provocando lutti e distruzioni. Basandoci sulla documentazione redatta dal geometra Alberto Piastri, vediamo alcuni dei principali eventi valanghivi che interessarono Foppolo negli ultimi secoli. Non si potrà non notare come il più delle volte si è trattato proprio della valanga che dal monte Arete percorre il canale Vallesino, ovvero la stessa che provocò le otto vittime nel 1977, ad evidente riprova della prevedibilità dell'evento.
Nel 1688, secondo vecchi registri parrocchiali, una valanga scesa dal canale Vallesino distrusse completamente la chiesa parrocchiale. Il nuovo tempio venne quindi ricostruito in posizione più sicura, spostato verso Est. La valanga del Vallesino fu ancora protagonista il 19 gennaio 1871, come riferito dal parroco del tempo, don Balico, testimone oculare del fatto.
La valanga «si staccò dalla sommità del Vallesino, precipitò con rombo terribile ingrossando continuamente (...) e segnando una riga obliqua nel prato vicino alla chiesa s'avvicinò a questa, portò via il tetto sopra la porta laterale e quello del Battistero, atterrò il pilastro del porticato più vicino all'orto, indi continuò la sua corsa spaventosa, danneggiò i muri di una stalla (...) scoperchiò le due seguenti, finalmente atterrò l'ultima ad Est seppellendo sotto le rovine, il fieno, nove capre ed una pecora». Da notare come nell'area colpita da questa valanga si trovassero molte delle costruzioni investite dalla valanga del 1977.
Ancora le cronache parrocchiali, in data 13 dicembre 1916, riportano l'ennesima caduta della valanga del Vallesino, che seguendo la medesima traiettoria del 1871, sfiorò la chiesa danneggiando una vicina abitazione. In quella circostanza la neve fresca caduta superava i due metri. In tempi più recenti, ritroviamo ancora una volta la valanga del Vallesino piombare su Foppolo il 3 gennaio 1961, ma in questo caso la massa di neve non eccessiva provocò solo gravi danni ad alcune auto in sosta.
Tuttavia, Foppolo non è certo l'unico paese bergamasco minacciato dalle valanghe. Basandoci sui dati del Catasto Valanghe della Regione Lombardia riportiamo due soli esempi, sempre relativi all'alta Valle Brembana: nel 1888 a Valtorta la valanga del Bosco Frasnida distrusse otto case della frazione Torre, provocando 28 morti, mentre nel 1810 la gigantesca valanga del Vallone di Pietra Quadra distrusse l'abitato di Trabuchello, uccidendo anche in questo caso 28 persone.
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