Alla Scoperta delle Tradizioni - ANA AVB

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Alla Scoperta delle Tradizioni - Alpini Alta Valle Brembana

L’ interesse riscontrato con la pubblicazione delle cartoline ironiche sull’Adunata Nazionale degli Alpini a Bergamo, ha suggerito al Direttivo del Gruppo Alpini di Piazza Brembana di individuare un’altra interessante proposta coinvolgendo nuovamente l’amico Aldo Bortolotti, caricaturista e vignettista di fama internazionale. L’iniziativa consiste in una nuova serie di vignette in chiave umoristica, ispirate ai soprannomi attribuiti in passato agli abitanti dei paesi dell’alta Valle Brembana, intesa a riscoprire, in modo divertente, un aspetto delle nostre tradizioni, che rischiano di essere dimenticate dalle nuove generazioni e, quindi, perse definitivamente nel tempo. La pubblicazione ha avuto l’approvazione di diversi importanti Enti: l’Assessorato Provinciale alla Cultura, Spettacolo Identità e Tradizioni, La Comunità Montana Valle Brembana e il Consorzio del Bacino Imbrifero Montano che hanno concesso il loro patrocinio; hanno inoltre aderito all’iniziativa anche le Amministrazioni locali.

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La confezione contiene ventitrè cartoline (i venti comuni dell’alta valle oltre a Baresi, Bordogna e Trabuchello un tempo autonomi).
Gli appellativi affibbiati agli abitanti avevano spesso interpretazioni diverse, per questo non è stata data una definizione ufficiale.
Riportiamo per curiosità quello che viene riportato sul dizionario italiano-bergamasco

Bocalù de Vrèra dalla bocca larga - chiacchieroni
Sòcoi o Piödèr de Brans dall’uso di portare zoccoli - lavoratori di ardesia
Duturì de la Caruna saputelli - scrupolosi
Berciài de Casèi da bèrcio, usuale cappello da montanaro
Càrpegn de Cüs di carattere duro, come il legno di carpine
Manzöi de Fòpol gente gioviale ed esuberante
Scarpinù o Bàr de Fundra da calzature non raffinate - montoni
Gognì de Trabüchèl astuti, furbetti
Brinà o Sbér de Lenna da brina, paese poco soleggiato - impertinenti
Balabiócc de Mezólt facili a cambiar parere - di facili costumi
Macc dèl Mòi stravaganti - singolari
Sendraröi de l’ Ulèm tramano sotto la cenere - di modesti costumi
Barèi o Bàr de Örniga montoni, chiusi, caparbi
Stizzù de Piassa tizzoni, istigatori
Bàr o Borelèr de Piassatòr montoni - taglialegna
Gàcc de Piasöl astuti, scaltri
Santarèi o Gosatì del Rùch devoti, religiosi - gozzuti
S-ciopetì di Bàres da fucile, cacciatori - dalla reazione immediata
Sitàdì de Bordogna cittadini, dall’atteggiamento evoluto
Bèch de Santa Brigida caproni - testardi
Rampì de Allév precisi, cavillosi, litigiosi
Càcc de Alnigra da caglio, per far addensare il formaggio
Aocā o Ciodaröi de Altòrta avvocati, orgogliosi - produttori di chiodi


Per informazioni, rivolgersi al Direttivo del Gruppo Alpini di Piazza Brembana
Parte del ricavato verrà devoluto in beneficenza.
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Re: Alla Scoperta delle Tradizioni - ANA AVB

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Re: Alla Scoperta delle Tradizioni - ANA AVB

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Re: Alla Scoperta delle Tradizioni - ANA AVB

Messaggio da andrea.brembilla »

Bellissima iniziativa! Sarebbe bello riprodurre ogni singola vignetta sul forum, almeno magari ognuno si prende quella del suo paese e la mette come avatar...e viva i bèch de Santa Brigida! a_39

Come sempre Aldo Bortolotti è una garanzia, così come l'ANA dell'Alta Valle.
Andrea Carminati, brembano; moderatore forum
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Re: Alla Scoperta delle Tradizioni - ANA AVB

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da L'Eco di Bergamo di Eleonora Arizzi

Cari saluti, ma a suon di satira

Una nuova serie di cartoline pubblicizza l'alta Valle Brembana. Non ritrae i classici panorami di monti innevati o vie e piazze riprese sotto una particolare luce, come sono le cartoline per lo più utilizzate dai turisti al fine di fermare nel tempo il ricordo della località visitata. Si tratta invece di una collana speciale: l'ha creata il Gruppo alpini di Piazza Brembana, che, oltre a infoltire le collezioni degli appassionati di cartoline, si arricchisce di una punta di satira e tradizione. Sono ventitré stampe che ritraggono delle vignette in chiave umoristica di Aldo Bortolotti, caricaturista e vignettista bergamasco di fama internazionale, ispirate ai soprannomi attribuiti in passato agli abitanti dei paesi della zona.

Tutti i soprannomi
Passando in rassegna le cartoline si trovano i «bocalù» (intesi come «chiacchieroni» e non «creduloni» come comunemente si traduce) di Averara, che dialogano vicino ai caratteristici portici, e i «sòcoi» o «piödér» di Branzi, chiamati così dall'uso di portare zoccoli e di lavorare l'ardesia. Forse per il carattere saputello, quelli di Carona sono ritratti come i «duturì», mentre nella cartolina di Cassiglio, i cui abitanti erano chiamati «berciài» (da «bèrcio», un usuale cappello da montanaro), c'è un uomo dal cappello abbondante, all'ombra della famosa danza macabra. È dura invece la sfida rappresentata per quelli di Cusio, chiamati i «càrpegn» (carpine) a causa forse del loro carattere duro, dove un uomo prende a testate una pianta. Semplicemente i «manzói», invece, erano quelli di Foppolo, così chiamati per via dell'economia basata sugli alpeggi: sulla cartolina sono rappresentati con delle mucche sugli sci. Le persone di Fondra e Trabuchello, ora frazioni di Isola di Fondra, sono raffigurate le une con gli «scarpinù» (calzature non raffinate) e le altre come dei «gognì» (astuti e furbi). Gli abitanti di Lenna, chiamati «brinà» a causa della brina presente in paese per molti mesi dell'anno o «sbér» forse per il carattere impertinente, sono rappresentati da un uomo infreddolito a fianco del santuario della Coltura. Nella cartolina di Mezzoldo, invece, ballano due anziani con abiti succinti: rappresentano i «balabiócc», soprannome riferito a persone facili a cambiar parere o di facili costumi.

Dai macc ai sitadì
Non mancano le vignette dei «macc» (matti, nel senso di stravaganti) di Moio de' Calvi e dei «sendraröi» (coloro che tramano sotto la cenere) di Olmo al Brembo. Pecore e un pastore rappresentano i «bàr» (montone) di Ornica, forse perché chiusi e caparbi, e un uomo arrabbiato gli «stizzù» (istigatori) di Piazza Brembana. Ha i contorni di un «borelèr» (boscaiolo) il paese di Piazzatorre, dove il lavoro principale era quello del boscaiolo, mentre una provocante gatta raffigura i «gàcc» di Piazzolo, chiamati così sia probabilmente per il carattere astuto sia perché si tratta di un paese con pochi abitanti.

Un po' di campanilismo
Roncobello è ritratto con i «santarèi» (santerelli) e i «gosatèi» (gozzuti), chiamati così per la loro devozione religiosa e il caratteristico gozzo grosso. Un uomo imbraccia il fucile nella cartolina di Baresi e un altro ha un atteggiamento da sapiente in quella di Bordogna, le due frazioni di Roncobello: sono i simboli dei loro soprannomi, ovvero «s-ciopetì» (cacciatori) e «sitadì» (cittadini). Una donna scappa dalle cornate di un caprone nella vignetta dei «bèch» (caproni, ma anche testardi e seduttori) di Santa Brigida, mentre due uomini litigano in quella dei «rampì» (uncino) di Valleve. Valnegra è stata disegnata con due «càcc» (da caglio) alle prese nella preparazione del formaggio, mentre Valtorta con due «aoca» (avvocati) che afferrano dei chiodi, sia perché i suoi abitanti sono ritenuti delle persone orgogliose, sia per l'antica produzione di chiodi in paese. Satira e campanilismo che sanno d'altri tempi. Chissà, però, se anche qualche giovane valligiano si riconoscerà in queste cartoline.
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Re: Alla Scoperta delle Tradizioni - ANA AVB

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I promotori:

Gli alpini: «Così salviamo un'antica tradizione

La nuova collezione di cartoline è un'iniziativa del Gruppo alpini di Piazza Brembana ed è stata patrocinata da Provincia, Comunità montana Valle Brembana, Consorzio del Bacino imbrifero montano con la collaborazione delle amministrazioni locali. «Dopo l'interesse riscontrato con la pubblicazione delle cartoline ironiche sull'Adunata nazionale degli alpini a Bergamo abbiamo pensato di proporre un'altra interessante iniziativa, coinvolgendo nuovamente l'amico Aldo Bortolotti, legato a Piazza Brembana sin da giovanissimo – spiegano dal direttivo del Gruppo –. Fino a poco tempo fa lo spirito campanilistico delle valli rendeva quasi naturale affibbiare qualche soprannome beffardo ai vicini di paese. Accadeva anche in alta Valle Brembana, ma la tradizione rischia di essere dimenticata».

«Gli appellativi affibbiati agli abitanti avevano spesso interpretazioni diverse, per questo non è stata data una definizione ufficiale – precisano gli alpini –. Ci siamo attenuti alla versione del "Vocabolario dei dialetti bergamaschi antichi e moderni" del 1867, di Antonio Tiraboschi». La confezione, dal titolo «I suernòm di Gogìs», è da pochi giorni in vendita (parte del ricavato sarà devoluto in beneficenza) e contiene 23 cartoline. Info ai numeri 340.8260737 (Marcello Calegari), 339.77110968 (Alex Bonetti) o 348.5826558 (Roberto Boffelli). E. A.
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