Aurora Cantini - "Come briciole sparse sul mondo"

Segnalazioni e ricerche storiche in Valle Brembana..
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Aurora Cantini - "Come briciole sparse sul mondo"

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Re: Aurora Cantini - "Come briciole sparse sul mondo"

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«Ora che nulla di me è rimasto, se non polvere nel vento, vago e mi poso sopra i volti di coloro che sono sopravvissuti e hanno ripreso a vivere. Sono nel cuore dei nuovi nati, che porteranno negli occhi e nel respiro qualcosa di me».

Dalla Valle Brembana a New York in un batter d’occhio.
E tutto per colpa di un tipico concorso al quale pensi di non vincere mai. In questo caso, però, non era stata Luisella a vincerlo, ma Iris, la sua migliore amica. Luisella, trentatré anni, una ragazza semplice, senza pretese, aveva perso i genitori in un incidente stradale sui Ponti di Sedrina a soli due anni e mezzo. A prendersi cura di lei, fu la nonna Irene, che era morta ormai da sette anni. Aveva imparato a convivere con se stessa e mai aveva messo piede al di fuori del suo paesino natìo, Sant’Antonio Abbandonato. La campagna è piena di emozioni, si sa. E questo romanzo, colmo di attimi rubati alla montagna, è colmo di sentimenti forti e sinceri. Spaccati di vita contadini sono alternati alla caotica routine metropolitana.

Centrale, ovviamente, la tragedia dell’11 settembre che ha sconvolto gli animi di tutti. Luisella è solo una testimonianza immaginaria di quello che realmente è accaduto. «’Ma noi siamo proprio lì, appena un passo dietro di voi. Ci siamo, ci saremo sempre, respiriamo la vostra stessa vita, soffriamo il vostro stesso cuore, perché noi siamo voi. E un giorno voi sarete con noi. È la sola unica certezza. Andate avanti e siate pronti. Ci rivedremo.’ Luisella».

Il romanzo è scandito, come in un diario, dallo scorrere dei giorni e delle ore. Spezzato sapientemente da comunicati radio “in tempo reale” e splendide poesie che descrivono le anime delle vittime: “Adesso non ho più nome, né casa, la mia voce è dispersa oltre le nuvole, oltre la notte”. E immortala anche le vivide sensazioni dei familiari: «Ora che i giorni si perdono come bambini nelle nebbie del giardino, sul guanciale di un uomo rimane solo l’impronta di un corpo, per sempre svanito dietro lo sguardo chiuso».
Dopo le 8.45 di quell’ormai lontano 11 settembre 2001, 90 paesi piansero le 2974 vittime e 24 sono ancora le salme disperse. Resti di ossa non identificate vennero trovate ancora nel 2006. Le due Torri ed i cinque edifici del Complesso del World Trade Center, distrutti.

Aurora Cantini, insegnante nelle scuole primarie, poetessa e narratrice bergamasca, riesce bene a trasmettere le sensazioni provate e l’angoscia di chi viveva quel tragico momento. Una domenica pomeriggio di metà febbraio del 2011 nella sua casa sull’Altopiano di Selvino Aviatico, cominciò a scrivere il romanzo tutto d’un fiato, ispirata dal viaggio della sorella negli States e dalle prime pagine dei quotidiani del 2001.
L’autrice ha già pubblicato tre libri di poesie (Fiori di campo, Uno scrigno è l’amore, Nel migrar dei giorni) e il libro di narrativa Lassù dove si toccava il cielo, imperniata sulla vita contadina delle Valli bergamasche tra gli Anni 50 - 75. Insignita di premi e medaglie d’oro alla scrittura, la scrittrice bergamasca con Come briciole sparse sul mondo denuncia anche lo spopolamento dei paesi e delle poche nascite nelle campagne ma anche in montagna. Manca, secondo lei, lo spirito per apprezzare la natura incontaminata e la voglia di capirla. Lavorare nei campi e trascorrere l’inverno in montagna non è una passeggiata, ma questo servirebbe per temprare l’essere umano.
"Come briciole sparse sul mondo" è una storia che parla di passato, di una realtà contadina che se ne va con la sua semplicità e i suoi valori, ma anche di futuro, di ciò che rimane, di Speranza: la sola chiave che può aprire lo scrigno dell'umanità.


Recensione a cura di Sara Stefanini
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Zogno, sabato 27 ottobre 2012

Oggi non si può mancare a questo importante appuntamento, la scrittrice Aurora Cantini presenta il suo libro dal titolo "Come briciole sparse sul mondo" alla biblioteca comunale di Zogno, posta al piano seminterrato della Villa Belotti. 11 settembre 2001 ... questo giorno ha segnato con le lacrime, in modo indelebile, le pagine della storia contemporanea. Luisella,la protagonista del romanzo, è una ragazza di Sant'Antonio Abbandonato in viaggio a New York.

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Mentre aspettiamo l'orario prestabilito, io ed Aurora, ci facciamo un giretto nel parco della villa.
Questo parco è ricco di opere d'arte; busti, statue, stemmi e poesia raccontano la storia della valle.
Ultima modifica di Rugetor il domenica 28 ottobre 2012, 20:21, modificato 2 volte in totale.
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La valle ritrovo quiete col grande nome di San Marco e il Brembo.
Fu' per molt'anni veneto e felice.
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Ci raggiungono anche Oliviero, il marito di Aurora ...
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... e l'amico Ivano

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La cura della villa e del giardino accompagnò il successo politico di Bortolo Belotti che, da giovanissimo deputato, divenne sottosegretario, ministro e leader della destra liberale. L'opposizione al fascismo ne determinò l'allontanamento dalla politica attiva e, quasi come compensazione, Belotti iniziò ad intervenire sul giardino e ad arricchirlo di opere d'arte particolarmente significative. Gli interventi si susseguirono in tre fasi principali: 1928 - 29,1931 - 33 e 1937 - 40. Particolarmente ricca è la prima fase con l'ideazione del Convito dei Grandi Brembani, undici busti di uomini di grande fama di famiglia originaria della Val Brembana, eseguiti dallo scultore bergamasco Nino Galizzi. Di questi nove sono raccolti a semicerchio nella parte pianeggiante del parco: sono i grandi vissuti tra il 1500 e il 1700, tra i quali campeggia il busto di Jacopo Palma il Vecchio, che probabilmente è l'autoritratto dello scultore; altri tre (Calvi, Cattaneo e Ruggeri), sono collocati a monte di questi e appaiono rivolti verso di loro.

tratto dal sito del Comune di Zogno
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La stele del Saluto all'ospite

Salute caro ospite d'oggi e di domani
in questa mia casa sia dolce ed amica la valle ....


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Non col vento, così spiegati da un amico: "la bufera non potè schiantare rami né strappare fronde, ma l'albero intero fu divelto dalla furia della tempesta e nel saldo terreno apparvero le forti radici spezzate come membra ferite e lacerate", in cui la bufera è la violenza del regime fascista e le forti radici nel saldo terreno sono la tempra e la fedeltà di Belotti nei confronti della civiltà millenaria italiana e del popolo brembano.

tratto dal sito del Comune di Zogno

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