Fraggio dogana Veneta rovine e storia,Val Taleggio

[elio.biava]

l’arco e i boschi in cielo

[elio.biava]

continuo verso la valle, ancora solitarie pietre d’angolo e spalla di portale

[elio.biava]

almeno questa l’hanno salvata



e ci vuol coraggio star qui in vacanza tra i fantasmi (parte della contrada è stata anche distrutta da un incendio forse doloso che ha coinvolto diverse costruzioni, nel 1970 circa, oltre ai saccheggi del pietrame lavorato e di pregio da parte di costruttori)

[elio.biava]

ma oggi son tornato con un altro preciso scopo.
Non è un bosco e mal volentieri la fotografo, ciò che è nascosto sono i resti della Dogana Veneta, ultimo baluardo verso l’ex territorio milanese della Valsassina. Tra queste mura esercitava l’utimo notaio custode della ferrea legge dell’epopea veneziana in terra bergamasca al servizio del Doge. Questo dicembre 2011 finisce e con esso gli scarni festeggiamenti del 150° dell’Unità d’Italia, c’è un nesso con questa visita, la voglio dedicare a Samuele Biava (1792-1870) figlio del notaio che qui operò nella sua funzione di doganiere. Samuele lasciò di sé non ignobile traccia nella poesia e nella musica del primo romanticismo lombardo. Caro al Manzoni e al Donizetti e “partigiano per la libertà”, trafugò in Svizzera per dare alle stampe un testo sull’Unità d’Italia, di ispirazione monarchica sul modello inglese, distinto dal potere politico. Da giurista difese con la sua arringa Tommaso Grossi e Massimo d’Azeglio ( riusci a far commutar loro la condanna a morte per cospirazione, in carcere ), quest’ultimo divenuto poi sposo di Giulia Manzoni, e anello fra la Lombardia e il Piemonte, dove sorgevano nello steso giro d’idee Cesare Balbo e Vincenzo Gioberti. La vecchia generazione s’intrecciava con la nuova.
Chi avrebbe mai detto che un erede valtaleggino contro il dominio austriaco?!

ciò che rimane della Dogana è ridotto a ruderi

[elio.biava]

la costruzione è costituita da due corpi distinti, davanti un primo (3-4 locali bassi), tipo corte, con accesso diretto sulla strada (cavalchera) forse adibito a ricovero del bestiame da soma o per il corredo all’attività stessa, dazio e controllo dei passaggi

[elio.biava]

scavalco le macerie dei muri crollati e mi trovo all’interno di un cortile lungo e di fronte il palazzo vero e proprio della Dogana. Due grandi archi sorreggono la facciata sotto la quale c’era un portico coperto, da qui si accedeva alla casa. Nell’angolo sinistro anche un forno per la cottura del pane. Ora è un po’ difficile capire tra le macerie, ma fino a poco tempo fa era tutto ancora in piedi e molto più visibile, ora ci vuole immaginazione.

[elio.biava]

la volta crollata del forno
(per il pane della contrada? forse, ma non per tutti! Nel '700 già il granoturco era un lusso, visto la quota quasi mai si ottenevano pannocchie mature. La beffa era aver sacrificato terreno per l'intera stagione estiva, aver carenza di fieno per il bestiame, senza aver ottenuto il prezioso chicco dorato per l' inverno)

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sul pilastro centrale i tipici uncini in ferro utilizzati per diversi usi, anche per issare le carcasse degli animali da eviscerare, in questa stagione per la festa al maiale

[elio.biava]

il primo piano abitativo e sopra uno spazioso sottotetto