Complimenti per il reportage, per una delle chiese più belle della valle.
Una decina di anni fa avevo fatto una ricerca sulla chiesa, realizzando un articolo giornalistico, che riporto di seguito: una breve sintesi storica e architettonica della chiesa
Quando il Vangelo si leggeva sui muri
La chiesa parrocchiale del Corpus Domini della frazione Pagliaro di Algua
Poche decine di case, sparse sul ripido versante destro della Val Serina, immerse e quasi nascoste tra i boschi, a poco più di 600 metri di quota, in un ambiente che è già quasi montano, solitario, panoramico e suggestivo, con il vertiginoso solco della vallata che, simile a un canyon, pare sprofondare senza fine sotto di noi. Questo è Pagliaro, una piccola frazione del Comune di Algua. Nella parte alta della contrada, parrocchia autonoma dal lontano 1464, sopra una sorta di terrazzo naturale proteso sulla vallata, sorge la grande chiesa parrocchiale intitolata al Corpus Domini, che rappresenta la vera “anima” della comunità. Già le dimensioni e l’imponenza del sacro edificio, uno dei più antichi della valle, sembrano eccessivi in rapporto agli abitanti, ma la vera sorpresa è lì a pochi passi, oltre la soglia del robusto portale d’ingresso: ci troveremo, del tutto inaspettatamente, in una spaziosa e solenne aula quasi completamente affrescata, con cicli pittorici di rara suggestione e grande impatto visivo, oltre ad altre pregevoli opere d’arte. Accingiamoci quindi a visitare questa singolare chiesa, con l’aiuto del libro “Pagliaro 1494 – 1994”, edito dalla Parrocchia e curato, per la parte storica, da Luigi Fagioli, con fotografie di Giorgio Oldrati.
L’antico presbiterio
Pur in assenza di notizie certe, una prima piccola chiesa doveva esistere già nel XIII secolo, con il tipico orientamento a est allora in uso. Due secoli dopo, nel 1494, come attesta l’iscrizione sul robusto portale d’ingresso, terminarono i lavori di ricostruzione del sacro edificio, molto più ampio del precedente e con l’orientamento ruotato di 90 gradi, quindi con la facciata a sud. Così facendo, la primitiva chiesetta quasi scomparve, ad eccezione dell’antico presbiterio, che fu trasformato in una cappella laterale, sul lato destro entrando. Nonostante le ingiurie dei secoli e degli uomini, questa cappella rappresenta ancora oggi uno dei “gioielli” di Pagliaro, forse il più spettacolare: le pareti e la volta ci appaiono splendidamente affrescate con numerose scene dei Vangeli, ad evidente scopo didattico e catechistico. Siamo di fronte a un tipico esempio dei cosiddetti “libri dei poveri”, destinati a gente semplice e umile, il più delle volte analfabeta, ma ricca di fede e di devozione.
Una Bibbia illustrata
E’ difficile descrivere la bellezza e la suggestione dell’antico presbiterio di Pagliaro, affrescato probabilmente all’inizio del XV secolo: un vero “racconto per immagini”, un libro non stampato su fragile carta, bensì dipinto sulle solide pareti in pietra della Casa di Dio, a circondare e avvolgere la Mensa Eucaristica. Le “pagine” di questa singolare narrazione sono costituite dai vari riquadri che compongono il ciclo pittorico, nei quali viene narrata con grande incisività la vita di Gesù, dall’Annunciazione all’infanzia, dal Battesimo all’ultima Cena, dalla Passione alla Resurrezione. Si nota una cura non casuale nei particolari e nei personaggi: i dipinti non vogliono solo raccontare dei fatti, ma vogliono trasmettere i sentimenti, le paure e le gioie, le speranze e la fede di quella Buona Novella che, duemila anni fa, cambiò il corso della storia dell’Umanità. Non quindi immagini statiche, accademiche, ma “vive”, spontanee e immediate. Non a caso, i personaggi hanno le fattezze della gente del luogo, come pure gli abiti non sono quelli di un Paese lontano e sconosciuto, bensì i poveri vestiti della vita di tutti i giorni.
Lasciandoci alle spalle questo vero capolavoro di arte e di fede, percorriamo il lato destro dell’ampia e unica navata, a tre campate, fino a raggiungere la cosiddetta absidiola di San Francesco, con un grande affresco cinquecentesco raffigurante, con singolare forza espressiva, il poverello di Assisi che riceve le stimmate. Sul lato opposto della navata si trova un’altra absidiola, con l’altare della Madonna del Rosario. Soffermiamoci ora sul presbiterio, con i suoi cinque grandi dipinti definiti “di gustoso pennello del ‘600”, che meritano uno sguardo attento, con la loro grande ricchezza di particolari e freschezza di colore. Sono tutti quadri che richiamano il Sacramento Eucaristico, in sintonia con l’intitolazione della chiesa al Corpus Domini: troviamo così la Comunione degli Apostoli, il sacrificio di Isacco, la raccolta della manna nel deserto, il sogno di Elia e la Pasqua degli Ebrei.
Dobbiamo poi citare l’antico crocefisso in legno, probabilmente del ‘600, che campeggia sull’altare maggiore, il settecentesco organo Antegnati, i numerosi affreschi ancora ben visibili, l’altare sulla sinistra, con la bella tela raffigurante la Madonna con S. Antonio da Padova e San Filippo Neri, e infine l’alto campanile restaurato nel 1968, sulla cui sommità, ricordano ancora i vecchi, svettava un grande ostensorio. In conclusione, non possiamo che rivolgere un invito a visitare la chiesa di Pagliaro, magari durante una gita nella fresca e verdeggiante Val Serina: sicuramente, non si resterà delusi.