Il Santuario della Madonna di Perello ad Algua

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Re: Il Santuario della Madonna di Perello ad Algua

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Anche la descrizione della seconda chiesa, costruita dopo pochi decenni dalla cripta, la troviamo negli Atti della Visita apostolica del Borromeo. Fino a non molti anni fa si pensava che questa seconda chiesa fosse stata costruita nel 1580, ma ciò non corrisponde a verità. Infatti documenti notarili ritrovati recentemente, ma soprattutto dalla lettura dei verbali della Visita Apostolica del cardinale di Milano, avvenuta nel 1575, si conferma che questa chiesa sia stata costruita prima di quella data. Infatti, si legge negli Atti della visita che la seconda chiesa: “… Altera ecclesia est magis ampla et in duas naves distincta, altera quarum navium est super praedictam ecclesiam: habet altare sub testudine cum icona inaurata…” .

A fugare tutti i dubbi, su quando inizia l’erezione del nuovo edificio, abbiamo il rogito notarile con il capitolato riguardante la costruzione della nuova chiesa conservato presso l’Archivio di Stato di Bergamo e del quale diamo qui una traduzione . Pertanto la costruzione della seconda chiesa inizia nel 1468 e termina dopo pochi anni. Di quella seconda chiesa, descritta anche da San Carlo Borromeo, oggi rimane ben poco poiché la struttura originaria nel tempo ha subito moltissime modifiche, la più devastante delle quali è stata quella attuata nel 1870. Quello che oggi è un poco il luogo di passaggio e di disimpegno tra la cripta e la terza chiesa del Santuario, un tempo era dunque la seconda chiesa e che questo fosse un luogo di culto lo si può capir anche oggi sia dalla struttura architettonica che dagli affreschi conservati all’interno. Purtroppo lungo i secoli ha subito tante e talli trasformazioni che è quasi impossibile riconoscere l’originaria struttura architettonica. Si pensi che ad un certo punto la chiesa è stata divisa in due da un muro per ricavare sul lato dell’aula un facile accesso alla cripta e sul lato dell’abside un ripostiglio. Inoltre si è diminuita l’altezza con la costruzione di archi e cupole coprendo così anche parte degli affreschi posti nella parte alta delle due navate. Particolare molto interessante, che troviamo in questa seconda chiesa, è la presenza di più di un affresco raffigurante la Madonna che allatta. Ciò fa pensare che qui si recassero un tempo a pregare sia le donne che chiedevano la grazia di diventare mamme, sia le partorienti per chiedere l’abbondanza di latte materno per poter allevare i piccoli figli. Tutto questo fa correre la memoria ai riti primordiali riservati alla dea della fecondità qui incarnata nella Santa Elisabetta, diventata mamma in tarda età, e dalla Vergine. Quasi certamente questa seconda costruzione era a forma di portico, aperta sulla facciata da un arco di cui si vedono ancora i segni e con il tetto a vista, sostenuto da arcate che rivelano ancora nel sottotetto, sopra le volte attuali, tracce di dipinti tra i quali una bella Madonna seduta in trono che allatta il Bambino Gesù.
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Scorrendo le pagine dei libri contabili del Santuario redatti dai Sindaci o dai Romiti a partire dal 1500, si può ben dire che il Santuario del Perello, dalla sua fondazione ad oggi è sempre stato un cantiere aperto. D’altronde è normale che fosse così in quanto il complesso del Santuario sorge in luogo impervio, sui ripidi fianchi della montagna e pertanto soggetto a periodici smottamenti del terreno causati da valanghe in inverno e da frane dovute alle abbondanti piogge durante i forti temporali estivi. Chi arriva al Santuario si trova di fronte ad un imponente edificio che si presenta quasi come una fortezza abbarbicata sul pendio della montagna, dalle linee forti e arcigne, che ben si inserisce nell’ambiente che lo circonda. Questo complesso infatti, non è costituito solo dalle tre chiese ma anche da una serie di edifici che un tempo sono serviti come alloggio per i pellegrini. In questi austeri edifici e in queste stanze un tempo vi alloggiarono vescovi e sacerdoti, come raccontano le cronache del tempo. In modo particolare  vanno ricordati due episodi importanti: la sosta notturna del vescovo Gregorio Barbarigo e l’utilizzo del santuario come casa di Esercizio spirituali per il clero. Alcuni anni dopo questa idea viene realizzata dal giovane sacerdote don Francesco Agazzi (1637 – 1721) il quale aveva fondato una casa per esercizi spirituali ad Alzano Lombardo divenuta oramai insufficiente a contenere gli ospiti. Tra il 1583 e il 1664 la casa per esercizi spirituale dei sacerdoti venne trasferita presso il santuario del Perello e qui rimane fino all’inizio del XVIII secolo, poi il luogo viene abbandonato, forse anche per la mancanza di un discreto collegamento viario. Negli edifici costruiti accanto al Santuario di volta in volta sono stati ricavati ambienti da utilizzare per i Romiti, i Cappellani e i Sindaci oltre ad ambienti da utilizzare per la “Caneva” e la Cancelleria del Santuario.
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La struttura attuale risale al XVI secolo e all'interno sono conservati interessanti affreschi coevi.
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La “Caneva”
La tradizione dell’ospitalità e dell’accoglienza prosegue anche ai nostri giorni nel  ristoro che, al contrario degli spaziosi santuari di pianura, fa parte integrante del sacro edificio ed è indicato con il termine “Canea”, posto negli spazi sopra l’ingresso orientale del santuario. Ma che significa Canea? Certo, è un termine strano e di difficile spiegazione. Andando al vocabolario italiano, tra le indicazioni date ne troviamo una che potrebbe forse essere adatta: Schiamazzo, gazzarra, quindi luogo del santuario preposto alla riunione conviviale dei pellegrini che arrivano al santuario dove è possibile parlare a voce alta senza arrecare disturbo a chi si reca a pregare. Altra definizione plausibile potrebbe essere la derivazione da cannavaro, cioè l’oste o il trattore che gestiva il luogo di ristoro del santuario. Queste sono delle possibili spiegazioni, ma ne abbiamo trovate altre. Qualcuno sostiene che potrebbe essere la contrazione in dialetto locale del termine cantina. Plausibili qualunque di queste definizioni. Certamente questi locali avevano, e hanno tutt’ora un’importanza nella struttura del Santuario, sia dal punto di vista logistico e di accoglienza che di carattere economico. Nell’arco del tempo, infatti, la Canea è stata più volte ampliata, ristrutturata e resa funzionale, come si evince dai vari interventi e dalle annotazioni di spese sostenute per tenere in ordine questa parte del Santuario . Alla Caneva si fermavano per rifocillarsi i pellegrini che giungevano al Santuario. Dalle poche notizie giunte a noi possiamo dedurre che questo locale era una specie di locanda dove poter mangiare, bere e magari anche dormire a prezzi modici. Anche la gestione della Canea era nelle prerogative gestionali dei Sindaci del santuario ed erano sempre loro che mettevano a concorso la gestione del locale e dettavano le regole che dovevano essere osservate. Come il resto delle dipendenze del Santuario: romitorio, alloggi ecc., anche questi locali erano aperti durante i mesi estivi e qui si poteva vendere vino, pane e naturalmente companatico. Una parte del guadagno andava poi alle casse del Santuario stesso. Anche oggi funziona questo locale di ristoro, chiamato con lo stesso nome e posto nei locali posti sopra l’atrio di ingresso del santuario sul lato che guarda verso Selvino e, come allora, ha la funzione di dare alloggio temporaneo ai pellegrini che al Santuario rimangono per il pranzo al sacco e, naturalmente anche la Canea so è evoluta ed oggi, oltre all’ospitalità e a un tavolo per mangiare, dà agli ospiti la possibilità di gustare qualche piatto locale a prezzi modici. Ai nostri giorni, non esiste più il Romito, del quale si parlerà in un apposito paragrafo, ma a tener pulito e ordinato il santuario  e ad accogliere i pellegrini con un piatto caldo di brodo di carne, un piatto di pastasciutta o un panino con salame nostrano il tutto innaffiato da un bicchiere di vino o una bibita, ci sono gli “Amici del Santuario”, un gruppo di volontari che nel tempo libero prestano la loro opera per mantenere il decoro del santuario, eseguire lavori di riparazione e pulizia, aprire e chiudere la piccola cancelleria dove poter acquistare oggetti sacri riguardanti il santuario, preparare i pasti e servire bevande al bar ai pellegrini che nonostante la comodità della strada ancora in molti qui arrivano a piedi attraverso le mulattiere ancora ben conservate grazie alla costante manutenzione dei volontari.
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Sotto la volta del presbiterio un affresco ottocentesco raffigura la Visitazione di Maria a Santa Elisabetta. Il piccolo presbiterio illuminato da una piccola finestra è completamente chiuso da una cancellata.  La piccola cappella illuminata da un’una finestra posta sulla destra della navata, come si legge nei verbali del 1575, aveva ed ha tutt’oggi una volta a botte, decorata con affreschi. Pure le pareti erano affrescate ma purtroppo oggi sono quasi completamente scomparsi. Gli affreschi che decorano attualmente la volta sono molto più recenti e databili nella seconda metà del XIX secolo. Quasi certamente tracce degli antichi affreschi possono essere nascoste sotto l’intonaco.
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