da Ticino online
Orsi problematici, l'abbattimento non sarà mai escluso
BERNA - La Confederazione ha preso in esame la possibilità di trasferire gli orsi problematici in parchi o cantoni adatti, ma "la risposta degli esperti incaricati e dei Paesi alpini vicini è stata tuttavia negativa" Così ha risposto il Consiglio federale al quesito rivolto dal Consigliere nazionale ticinese dell'UDC Pierre Rusconi sulla "Strategia Orso". Il Consiglio federale, motivando la sua risposta, osserva che "gli orsi bruni percorrono distanze enormi. Tutti i parchi o i cantoni in cui gli orsi potrebbero essere trasferiti sarebbero quindi troppo piccoli per evitare che questi non assumano comportamenti rischiosi per le persone anche al di fuori delle zone stabilite".
Il trasferimento dell'orso, quindi, comporterebbe in automatico il trasferimento dei rischi. "Occorre chiarire che un trasferimento non può sostituire l'abbattimento di orsi pericolosi". Una soluzione ultima, precisa, il Governo nazionale, ma che non può essere esclusa.L'abbattimento costituisce in ogni caso la soluzione ultima. Le autorità federali e cantonali fanno il possibile per preservare gli orsi che sviluppano un comportamento problematico. Tra le misure vi sono la protezione contro gli orsi di potenziali fonti di cibo, come i container per i rifiuti, gli alveari e le greggi, oppure azioni mirate di dissuasione per tenere lontani gli orsi dagli insediamenti.
Pierre Rusconi, che ha ritenuto "insoddisfacente" la risposta del Consiglio federale, ha inoltrato a tal proposito un'interrogazione.
1. Non vi è una contraddizione tra la risposta data alla mia domanda e quanto menzionato sul sito dell'UFAM?
2. Ha preso in considerazione la possibilità di spostare l'orso M13 in uno dei parchi menzionati precedentemente? Se sì, per quale motivo sono state scartate queste ipotesi?
3. Non ritiene che sia giunta l'ora di attuare una revisione della "Strategia orso" in modo che venga esclusa la possibilità di abbattere un orso problematico?
Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
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Orsi problematici, l'abbattimento non sarà mai escluso
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
da Bergamo NEWS
I consigli dal Comune di Roncobello: Se incontrate l’orso parlate a voce alta
Poche regole ma che potrebbero rivelarsi molto utili. Il Comune di Roncobello ha pubblicato un decalogo, realizzato dal Parco delle Orobie Bergamasche, con una serie di consigli nel caso si incontrasse un orso. Un’ eventualità non molto remota per gli abitanti del comune situato nella valle del torrente Valsecca in alta Valle Brembana, dopo gli episodi di animali sbranati nei mesi scorsi. Il primo consiglio è quello di mantenere la calma, fermarsi e parlare a voce alta affinché l’orso possa percepire al meglio la presenza umana e quindi evitare un attacco. Nel caso la situazione si sviluppasse nel modo peggiore e l’animale attaccasse, è sconsigliato correre e tornare sui propri passi camminando, ma anche tentare di scacciare l’orso con gesti minacciosi o urla. Infine, se l’orso si erige in posizione bipede è bene sapere che non rappresenta un atteggiamento di minaccia: si comporta in tal modo per annusare e esaminare meglio la situazione. Prima di tutto però, come in tutto le cose, valgono la regola del buon senso e della prudenza.
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I consigli dal Comune di Roncobello: Se incontrate l’orso parlate a voce alta
Poche regole ma che potrebbero rivelarsi molto utili. Il Comune di Roncobello ha pubblicato un decalogo, realizzato dal Parco delle Orobie Bergamasche, con una serie di consigli nel caso si incontrasse un orso. Un’ eventualità non molto remota per gli abitanti del comune situato nella valle del torrente Valsecca in alta Valle Brembana, dopo gli episodi di animali sbranati nei mesi scorsi. Il primo consiglio è quello di mantenere la calma, fermarsi e parlare a voce alta affinché l’orso possa percepire al meglio la presenza umana e quindi evitare un attacco. Nel caso la situazione si sviluppasse nel modo peggiore e l’animale attaccasse, è sconsigliato correre e tornare sui propri passi camminando, ma anche tentare di scacciare l’orso con gesti minacciosi o urla. Infine, se l’orso si erige in posizione bipede è bene sapere che non rappresenta un atteggiamento di minaccia: si comporta in tal modo per annusare e esaminare meglio la situazione. Prima di tutto però, come in tutto le cose, valgono la regola del buon senso e della prudenza.
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Minnesota, nella foresta spunta l'orso fotografo
Minnesota, nella foresta spunta l'orso fotografo
Uno scoop al contrario quello che il fotografo Dean Swartz è riuscito a realizzare nel Minnesota (Usa). Una volta piazzata la fotocamera con cavalletto, il reporter si è dovuto fare da parte per un buon motivo: a prendere il suo posto ci ha pensato infatti un orso bruno. Dopo avere studiato Swartz a distanza per oltre 45 minuti, il giovane esemplare di plantigrado si è arrampicato sulla macchina per curiosare da vicino, mentre il fotografo immortalava il momento con un'altra fotocamera..

Uno scoop al contrario quello che il fotografo Dean Swartz è riuscito a realizzare nel Minnesota (Usa). Una volta piazzata la fotocamera con cavalletto, il reporter si è dovuto fare da parte per un buon motivo: a prendere il suo posto ci ha pensato infatti un orso bruno. Dopo avere studiato Swartz a distanza per oltre 45 minuti, il giovane esemplare di plantigrado si è arrampicato sulla macchina per curiosare da vicino, mentre il fotografo immortalava il momento con un'altra fotocamera..

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L’orso esce dal letargo e fa anche la mascotte
da L'Eco di Bergamo di Giovanni Ghisalberti
L’orso esce dal letargo e fa anche la mascotte
Avvistato in Val Poschiavo, spaventa una ragazza, il Parco, intanto, prepara i «perc-Orsi» culturali
Mentre l’orso, concluso il letargo, fa la sua ricomparsa al confine lombardo spaventando una ragazza e sollevando l’ennesima schiera di proteste, nel Parco delle Orobie avanza il progetto per farne la mascotte orobica in vista di Expo 2015. «M13», l’esemplare che da alcuni mesi girovaga tra Svizzera e Lombardia, pare essersi risvegliato dal lungo sonno iniziato a novembre. Nei giorni scorsi, in Val Poschiavo, il plantigrado (con radiocollare, quindi, con spostamenti segnalati) è stato avvistato da una quattordicenne, finita in ospedale per lo spavento, e poi da due escursionisti. Da noi c’era «M7» In Bergamasca gli ultimi segni dell’orso sono del maggio 2012, con i raid in Val Brembana, a Roncobello e Oltre il Colle. Nella nostra provincia era stata accertata la presenza di «M7» (settimo maschio del progetto di reintroduzione avviato in Trentino). «Da allora non ci sono più state segnalazioni – dice Antonio Tagliaferri, funzionario della Regione Lombardia che sta seguendo il progetto "Life Arcots" – e anche i nuovi resti biologici ritrovati non sono stati sufficienti per identificare altri esemplari».
Nel frattempo il Parco delle Orobie ha presentato agli amministratori locali il progetto «Sulle tracce dell’orso», con l’obiettivo di fare del plantigrado l’«icona-simbolo» delle nostre montagne a Expo 2015. Lo studio ricorda come l’orso sia radicato nella nostra cultura, la sua immagine sia costante nelle tradizioni, nella toponomastica, nell’arte e nell’araldica bergamasca. Diventerà così «la mascotte ufficiale, un animale simbolo dell’incredibile biodiversità di questo territorio. Attorno all’orso, alla sua storia, ai suoi spostamenti e al suo habitat, abbiamo costruito alcuni "percorsi" guidati e iniziative inedite, in modo da creare nuove opportunità per scoprire il patrimonio alimentare, ambientale, storico, artistico e culturale del Parco». Orso sponsor delle Orobie Ancora si ricorda come, curiosamente, esista una significativa coincidenza tra le località in cui un tempo era presente il plantigrado e dove è stato avvistato negli ultimi anni: per esempio, i documenti storici ci ricordano che nell’Ottocento erano segnalati ben 19 orsi a Isola di Fondra, 16 a Piazza Brembana, 9 a Branzi e 7 a Roncobello, la stessa zona visitata proprio nel 2012 dal plantigrado. «Quello che vogliamo creare – spiega il presidente del Parco Yvan Caccia – è un vero e proprio distretto turistico avente per collante il simbolo dell’orso. Dopo aver contattato i Comuni ora, entro marzo, ci attendiamo la segnalazione di eventi e itinerari di promozione del territorio ». L’avvio vero e proprio del progetto, con la presentazione delle iniziative, è previsto per l’inizio del prossimo anno.
L’orso esce dal letargo e fa anche la mascotte
Avvistato in Val Poschiavo, spaventa una ragazza, il Parco, intanto, prepara i «perc-Orsi» culturali
Mentre l’orso, concluso il letargo, fa la sua ricomparsa al confine lombardo spaventando una ragazza e sollevando l’ennesima schiera di proteste, nel Parco delle Orobie avanza il progetto per farne la mascotte orobica in vista di Expo 2015. «M13», l’esemplare che da alcuni mesi girovaga tra Svizzera e Lombardia, pare essersi risvegliato dal lungo sonno iniziato a novembre. Nei giorni scorsi, in Val Poschiavo, il plantigrado (con radiocollare, quindi, con spostamenti segnalati) è stato avvistato da una quattordicenne, finita in ospedale per lo spavento, e poi da due escursionisti. Da noi c’era «M7» In Bergamasca gli ultimi segni dell’orso sono del maggio 2012, con i raid in Val Brembana, a Roncobello e Oltre il Colle. Nella nostra provincia era stata accertata la presenza di «M7» (settimo maschio del progetto di reintroduzione avviato in Trentino). «Da allora non ci sono più state segnalazioni – dice Antonio Tagliaferri, funzionario della Regione Lombardia che sta seguendo il progetto "Life Arcots" – e anche i nuovi resti biologici ritrovati non sono stati sufficienti per identificare altri esemplari».
Nel frattempo il Parco delle Orobie ha presentato agli amministratori locali il progetto «Sulle tracce dell’orso», con l’obiettivo di fare del plantigrado l’«icona-simbolo» delle nostre montagne a Expo 2015. Lo studio ricorda come l’orso sia radicato nella nostra cultura, la sua immagine sia costante nelle tradizioni, nella toponomastica, nell’arte e nell’araldica bergamasca. Diventerà così «la mascotte ufficiale, un animale simbolo dell’incredibile biodiversità di questo territorio. Attorno all’orso, alla sua storia, ai suoi spostamenti e al suo habitat, abbiamo costruito alcuni "percorsi" guidati e iniziative inedite, in modo da creare nuove opportunità per scoprire il patrimonio alimentare, ambientale, storico, artistico e culturale del Parco». Orso sponsor delle Orobie Ancora si ricorda come, curiosamente, esista una significativa coincidenza tra le località in cui un tempo era presente il plantigrado e dove è stato avvistato negli ultimi anni: per esempio, i documenti storici ci ricordano che nell’Ottocento erano segnalati ben 19 orsi a Isola di Fondra, 16 a Piazza Brembana, 9 a Branzi e 7 a Roncobello, la stessa zona visitata proprio nel 2012 dal plantigrado. «Quello che vogliamo creare – spiega il presidente del Parco Yvan Caccia – è un vero e proprio distretto turistico avente per collante il simbolo dell’orso. Dopo aver contattato i Comuni ora, entro marzo, ci attendiamo la segnalazione di eventi e itinerari di promozione del territorio ». L’avvio vero e proprio del progetto, con la presentazione delle iniziative, è previsto per l’inizio del prossimo anno.
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Incontro con l’orso per una coppia bresciana
da QUI Brescia
Incontro con l’orso per una coppia bresciana
C’è un orso per tutti. Infatti, mentre Brescia attende per giovedì l’arrivo dell’ ondata di freddo denominata “orso siberiano”, c’è stato chi un incontro ravvicinato con un plantigrado in carne ed ossa lo ha vissuto sulla propria pelle. L’avventura è capitata ad una coppia di bresciani che abitano in via Gorizia i quali, sabato, sul percorso turistico del lago di Poschiavo, in Svizzera, sono stati protagonisti di un inconsueto faccia faccia con un orso che, evidentemente, aveva deciso di abbandonare il dormiveglia del letargo invernale e concedersi una breve passeggiata. Sabato, il 44enne Michele Baldracchi e la sua ragazza Barbara stavano camminando lungo un sentiero del lago di Poschiavo, in Svizzera, quando la loro attenzione è stata improvvisamente richiamata dal calpestio di alcune frasche. Nella penombra del bosco si è parata davanti a loro l’inconfondibile sagoma pelosa di un orso. Un maschio, disorientato e alla ricerca di cibo. Inizialmente i due fidanzati sono rimasti impietriti, e come dar loro torto, ma poi, lentamente e simultaneamente, hanno cominciato a camminare spiando con la coda dell’occhio l’animale che, grugnendo, accennava a seguirli. Inutile tentare di seminarlo correndo, ma, per fortuna, ad un certo punto il plantigrado si è fermato e la coppia è riuscita a distanziarlo di alcune decine di metri, dirigendosi al un albergo vicino dove ha trovato riparo e hanno scattato alcune foto all’orso con il cellulare. L’albergatore, a dire il vero non troppo stupito dal fatto, dato che l’orso è una vecchia conoscenza, ha immediatamente avvisato i guardiacaccia. Si tratta infatti di “M13”, un giovane maschio per il quale si era posto il problema dell’abbattimento perché nella ricerca di cibo è solito avvicinarsi alle abitazioni. Fortunatamente, almeno per ora, tale ipotesi è stata scongiurata perché non ci sarebbero i presupposti per considerarlo pericoloso per gli uomini. La decisione verrà infatti valutata periodicamente. Tuttavia, come ha dichiarato lunedì l’ispettore federale della caccia, Reinhard Schnidrig, la valle del Poschiavo dovrà prepararsi a prevenire le sue scorribande utilizzando contenitori della spazzatura a prova di orso e a proteggere i piccoli capi di bestiame.
Adesso, nel corposo fascicolo dell’orso “M13” rientreranno anche le testimonianze dei due bresciani. Tuttavia, Michele Baldracchi e la fidanzata Barbara hanno confermato che l’animale, pur suscitando una certa paura, non si è mai reso realmente pericoloso. Nei giorni scorsi aveva però fatto razzia di miele in una scuola del luogo e due bambini erano rimasti sotto choc. Controlli e precauzioni sono d’obbligo, mentre su Facebook è già stata lanciata una petizione contro il suo abbattimento. La speranza è che i “mi piace” del social network inteneriscano anche il cuore delle autorità.
Incontro con l’orso per una coppia bresciana
C’è un orso per tutti. Infatti, mentre Brescia attende per giovedì l’arrivo dell’ ondata di freddo denominata “orso siberiano”, c’è stato chi un incontro ravvicinato con un plantigrado in carne ed ossa lo ha vissuto sulla propria pelle. L’avventura è capitata ad una coppia di bresciani che abitano in via Gorizia i quali, sabato, sul percorso turistico del lago di Poschiavo, in Svizzera, sono stati protagonisti di un inconsueto faccia faccia con un orso che, evidentemente, aveva deciso di abbandonare il dormiveglia del letargo invernale e concedersi una breve passeggiata. Sabato, il 44enne Michele Baldracchi e la sua ragazza Barbara stavano camminando lungo un sentiero del lago di Poschiavo, in Svizzera, quando la loro attenzione è stata improvvisamente richiamata dal calpestio di alcune frasche. Nella penombra del bosco si è parata davanti a loro l’inconfondibile sagoma pelosa di un orso. Un maschio, disorientato e alla ricerca di cibo. Inizialmente i due fidanzati sono rimasti impietriti, e come dar loro torto, ma poi, lentamente e simultaneamente, hanno cominciato a camminare spiando con la coda dell’occhio l’animale che, grugnendo, accennava a seguirli. Inutile tentare di seminarlo correndo, ma, per fortuna, ad un certo punto il plantigrado si è fermato e la coppia è riuscita a distanziarlo di alcune decine di metri, dirigendosi al un albergo vicino dove ha trovato riparo e hanno scattato alcune foto all’orso con il cellulare. L’albergatore, a dire il vero non troppo stupito dal fatto, dato che l’orso è una vecchia conoscenza, ha immediatamente avvisato i guardiacaccia. Si tratta infatti di “M13”, un giovane maschio per il quale si era posto il problema dell’abbattimento perché nella ricerca di cibo è solito avvicinarsi alle abitazioni. Fortunatamente, almeno per ora, tale ipotesi è stata scongiurata perché non ci sarebbero i presupposti per considerarlo pericoloso per gli uomini. La decisione verrà infatti valutata periodicamente. Tuttavia, come ha dichiarato lunedì l’ispettore federale della caccia, Reinhard Schnidrig, la valle del Poschiavo dovrà prepararsi a prevenire le sue scorribande utilizzando contenitori della spazzatura a prova di orso e a proteggere i piccoli capi di bestiame.
Adesso, nel corposo fascicolo dell’orso “M13” rientreranno anche le testimonianze dei due bresciani. Tuttavia, Michele Baldracchi e la fidanzata Barbara hanno confermato che l’animale, pur suscitando una certa paura, non si è mai reso realmente pericoloso. Nei giorni scorsi aveva però fatto razzia di miele in una scuola del luogo e due bambini erano rimasti sotto choc. Controlli e precauzioni sono d’obbligo, mentre su Facebook è già stata lanciata una petizione contro il suo abbattimento. La speranza è che i “mi piace” del social network inteneriscano anche il cuore delle autorità.
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Abbattuto in Svizzera l'orso trentino M13
dall'ANSA
Abbattuto in Svizzera l'orso trentino M13
E' stato abbattuto in Svizzera nel cantone Grigioni l'orso trentino M13, che da tempo veniva sorvegliato a vista dopo una lunga serie di scorribande. Nei giorni scorsi il plantigrado si era svegliato dal letargo e si era avvicinato ai centri abitati, senza mostrare alcun timore nei confronti dell'uomo. Su Facebook è in lutto il gruppo Emme Tredici che conta 3.700 amici. Si legge tra l'altro: "Riposa in pace. Adesso nessuno ti farà più del male" oppure "Emmino, tu sempre nel cuore".

E' stata piuttosto movimentata la breve vita dell'orso trentino M13, abbattuto nel cantone Grigioni. Il plantigrado era un osservato speciale, perché in passato aveva sbranato in Alto Adige e in Svizzera pecore e anche un cavallo e perché non scappa davanti all'uomo. Per questo era stato munito più volte di radiocollare che una volta era riuscito a scrollare. Lo scorso maggio M13 era stato urtato da un treno in Svizzera, senza riportare però gravi ferite, mentre suo fratello M14 poche settimane prima era stato ucciso da un Suv sulla statale del Brennero a nord di Bolzano. La scorsa primavera, mentre i guardiacaccia austriaci erano sulle sue tracce, era stato trovato in un burrone nei pressi di passo Resia la vittima di un omicidio. Proprio ieri è iniziato a Ravensburg, in Germania, il processo per l'uccisione dell'altoatesino Peter Hilber. Gli imputati sono la vedova Tanja Burger e il suo amante Christoph Meyr. A novembre in Val Poschiavo, nel cantone svizzero dei Grigioni, il plantigrado era entrato in una cascina, abitata solo nel fine settimana, e aveva fatto razzia di patate, causando anche un grande disordine. Nei giorni scorsi l'orso si era svegliato dal letargo e si era avvicinato ai centri abitati, senza mostrare alcun timore nei confronti dell'uomo. M13 era stato adottato dalla community di Facebook e "Emme Tredici" chattava con i suoi migliaia di amici in prima persona. Una petizione lanciata proprio su Facebook per salvare la sua vita non è servita a nulla.
Abbattuto in Svizzera l'orso trentino M13
E' stato abbattuto in Svizzera nel cantone Grigioni l'orso trentino M13, che da tempo veniva sorvegliato a vista dopo una lunga serie di scorribande. Nei giorni scorsi il plantigrado si era svegliato dal letargo e si era avvicinato ai centri abitati, senza mostrare alcun timore nei confronti dell'uomo. Su Facebook è in lutto il gruppo Emme Tredici che conta 3.700 amici. Si legge tra l'altro: "Riposa in pace. Adesso nessuno ti farà più del male" oppure "Emmino, tu sempre nel cuore".

E' stata piuttosto movimentata la breve vita dell'orso trentino M13, abbattuto nel cantone Grigioni. Il plantigrado era un osservato speciale, perché in passato aveva sbranato in Alto Adige e in Svizzera pecore e anche un cavallo e perché non scappa davanti all'uomo. Per questo era stato munito più volte di radiocollare che una volta era riuscito a scrollare. Lo scorso maggio M13 era stato urtato da un treno in Svizzera, senza riportare però gravi ferite, mentre suo fratello M14 poche settimane prima era stato ucciso da un Suv sulla statale del Brennero a nord di Bolzano. La scorsa primavera, mentre i guardiacaccia austriaci erano sulle sue tracce, era stato trovato in un burrone nei pressi di passo Resia la vittima di un omicidio. Proprio ieri è iniziato a Ravensburg, in Germania, il processo per l'uccisione dell'altoatesino Peter Hilber. Gli imputati sono la vedova Tanja Burger e il suo amante Christoph Meyr. A novembre in Val Poschiavo, nel cantone svizzero dei Grigioni, il plantigrado era entrato in una cascina, abitata solo nel fine settimana, e aveva fatto razzia di patate, causando anche un grande disordine. Nei giorni scorsi l'orso si era svegliato dal letargo e si era avvicinato ai centri abitati, senza mostrare alcun timore nei confronti dell'uomo. M13 era stato adottato dalla community di Facebook e "Emme Tredici" chattava con i suoi migliaia di amici in prima persona. Una petizione lanciata proprio su Facebook per salvare la sua vita non è servita a nulla.
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
Questo l' articolo apparso sul corriere del Ticino:fabietto78 ha scritto:Agli amici del Trentino mi verrebbe loro da dire: "Chissà che ora gli svizzeri non decidano di imbalsamarlo e inserirlo come ospite speciale in un museo dedicato all'orso...". Sarebbe un pò la legge del contrappasso
M13, impallinate anche le autorità
IL SONDAGGIO CDT: anche i ticinesi critici con chi ha deciso la morte dell'orso
COIRA - L'orso M13, con ogni probabilità, passerà alla storia del nostro Paese come l'animale che ha fatto discutere maggiormente l'opinione pubblica nazionale. Il plantigrado, come si ricorderà, è stato abbattuto martedì nella regione di Poschiavo. Si era fatto vedere troppo spesso a Valle, destando i timori della popolazione locale per le proprie "incursioni". Dopo un tira e molla durato mesi, l'animale - su ordine delle autorità grigionesi e federali - è stato appunto abbattuto, suscitando un'ondata di reazioni per lo più indignate, che con l'ausilio dei nuovi media si sono moltiplicate a dismisura (vedi suggeriti). Il sondaggio del CdT online, che chiedeva agli utenti se erano d'accordo con la decisione delle autorità di abbattere l'orso, conferma questo risultato: su 617 votanti a ora, i no sono risultati 535, i sì 76, i non so 6. L'orso, insomma, ha saputo conquistare la simpatia e la solidarietà dei cittadini e dei media. Ora c'è chi pensa ad imbalsamarlo, per non dimenticarlo del tutto quando i cinguettii e le polemiche si diraderanno del tutto.
U, a che if? - Me a ó a öa. E u? - Me a ó a ì.
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
da Il Giorno
Orso abbattuto in Svizzera: gli esperti sono divisi
C'è chi ritiene che "l’orso non è un animale pericoloso e attacca solo se provocato"
e chi invece afferma che "doveva essere abbattuto e si è aspettato anche troppo tempo a farlo"
L'orso M13 è stato abbattuto in Valposchiavo dai guardiacaccia svizzeri perché aveva scambiato i centri abitati per il bosco dove normalmente dovrebbe vivere. A Miralago, è arrivato vicinissimo alla soglia di sicurezza per una coppia di turisti bresciani: il marito ha affrettato il passo, ma la moglie, rimasta attardata, ha scagliato una racchetta all’animale che, per fortuna, non ha reagito. Una ragazzina di 14 anni, dopo averlo visto a distanza ravvicinata è corsa a casa in preda a conati di vomito ed è poi stata ricoverata all’ospedale, sotto choc.
Si è verificata una inversione di habitat, purtroppo frequente tra gli animali «problematici», che non temono l’uomo perché abituati sin da piccoli alla presenza umana. Anche se questi esemplari non sono aggressivi, tuttavia è difficile convincerli a stare lontano dagli abitati soprattutto se, per le strade, ci sono cassonetti di rifiuti o aree da pic-nic frequentate da turisti come a Miralago e Le Prese. Sono ben noti i casi di orsi che nei parchi Usa arrivano a spaventare a morte gli ignari escursionisti solo per rubargli il cestino delle provviste. Un orso adulto è in grado di aprire una Fiat 500 come una scatola di sardine, anche senza essere particolarmente feroce e aggressivo e senza far del male a nessuno. Tutti gli zoologi concordano sul fatto che l’orso è uno dei pochi animali europei contro cui l’uomo è inerme: corre più veloce, nuota, si arrampica con destrezza incredibile e ha denti e unghie affilati come coltelli.
Gli esperti sono però divisi su altre questioni. «L’orso non è un animale pericoloso e attacca solo se provocato, gli ultimi casi risalgono a 150 anni fa e riguardano cacciatori che erano andati a stanarli – dice lo zoologo trentino Carlo Frapporti, uno dei massimi esperti in Italia che ha tenuto diverse conferenze anche in provincia di Sondrio -. Le popolazioni in natura hanno una bassa densità e gli individui isolati si spostano a centinaia di chilometri dal nucleo iniziale. In genere hanno abitudini prevalentemente notturne, sono diffidenti, difficili da incontrare. Può capitare però che qualche orso si avvicini a zone abitate in cerca di cibo in discariche ubicate nei pressi dei boschi che fungono da potenziali punti di attrazione. Analogamente è pericolosissimo allevare orsi e poi rimetterli in natura, come accade in Romania».
L’orso doveva essere abbattuto e si è aspettato anche troppo tempo a farlo. Lo sostiene il professor Michele Corti, docente di scienze e tecnologie animali dell’Univeristà di Milano nel suo blog «Ruralpini» dedicato all’agricoltura naturale e tradizionale. «I poschiavini, che non accettano lezioni di ambientalismo da nessuno, considerato come hanno saputo ben conservare la propria terra, sono esasperati – spiega - per il modo con cui le istituzioni hanno affrontato il problema orso, tirando a campare “all’italiana” e sperando che se ne torni.... in Italia, in Trentino da dove è venuto. Qui la gente stramaledice il famigerato progetto Life Ursus che ha riempito il Trentino occidentale di 50 orsi che hanno imparato a non aver paura dell’uomo, a fare i gradassi, a scorazzare a loro piacimento. Poschiavini e trentini sono anche stufi di sentirsi raccontare balle: che l’orso non è pericoloso, che “bisogna” convivere perché così è stato deciso a Bruxelles, a Berna, a Roma, nei circoli degli ambientalisti da salotto».
Orso abbattuto in Svizzera: gli esperti sono divisi
C'è chi ritiene che "l’orso non è un animale pericoloso e attacca solo se provocato"
e chi invece afferma che "doveva essere abbattuto e si è aspettato anche troppo tempo a farlo"
L'orso M13 è stato abbattuto in Valposchiavo dai guardiacaccia svizzeri perché aveva scambiato i centri abitati per il bosco dove normalmente dovrebbe vivere. A Miralago, è arrivato vicinissimo alla soglia di sicurezza per una coppia di turisti bresciani: il marito ha affrettato il passo, ma la moglie, rimasta attardata, ha scagliato una racchetta all’animale che, per fortuna, non ha reagito. Una ragazzina di 14 anni, dopo averlo visto a distanza ravvicinata è corsa a casa in preda a conati di vomito ed è poi stata ricoverata all’ospedale, sotto choc.
Si è verificata una inversione di habitat, purtroppo frequente tra gli animali «problematici», che non temono l’uomo perché abituati sin da piccoli alla presenza umana. Anche se questi esemplari non sono aggressivi, tuttavia è difficile convincerli a stare lontano dagli abitati soprattutto se, per le strade, ci sono cassonetti di rifiuti o aree da pic-nic frequentate da turisti come a Miralago e Le Prese. Sono ben noti i casi di orsi che nei parchi Usa arrivano a spaventare a morte gli ignari escursionisti solo per rubargli il cestino delle provviste. Un orso adulto è in grado di aprire una Fiat 500 come una scatola di sardine, anche senza essere particolarmente feroce e aggressivo e senza far del male a nessuno. Tutti gli zoologi concordano sul fatto che l’orso è uno dei pochi animali europei contro cui l’uomo è inerme: corre più veloce, nuota, si arrampica con destrezza incredibile e ha denti e unghie affilati come coltelli.
Gli esperti sono però divisi su altre questioni. «L’orso non è un animale pericoloso e attacca solo se provocato, gli ultimi casi risalgono a 150 anni fa e riguardano cacciatori che erano andati a stanarli – dice lo zoologo trentino Carlo Frapporti, uno dei massimi esperti in Italia che ha tenuto diverse conferenze anche in provincia di Sondrio -. Le popolazioni in natura hanno una bassa densità e gli individui isolati si spostano a centinaia di chilometri dal nucleo iniziale. In genere hanno abitudini prevalentemente notturne, sono diffidenti, difficili da incontrare. Può capitare però che qualche orso si avvicini a zone abitate in cerca di cibo in discariche ubicate nei pressi dei boschi che fungono da potenziali punti di attrazione. Analogamente è pericolosissimo allevare orsi e poi rimetterli in natura, come accade in Romania».
L’orso doveva essere abbattuto e si è aspettato anche troppo tempo a farlo. Lo sostiene il professor Michele Corti, docente di scienze e tecnologie animali dell’Univeristà di Milano nel suo blog «Ruralpini» dedicato all’agricoltura naturale e tradizionale. «I poschiavini, che non accettano lezioni di ambientalismo da nessuno, considerato come hanno saputo ben conservare la propria terra, sono esasperati – spiega - per il modo con cui le istituzioni hanno affrontato il problema orso, tirando a campare “all’italiana” e sperando che se ne torni.... in Italia, in Trentino da dove è venuto. Qui la gente stramaledice il famigerato progetto Life Ursus che ha riempito il Trentino occidentale di 50 orsi che hanno imparato a non aver paura dell’uomo, a fare i gradassi, a scorazzare a loro piacimento. Poschiavini e trentini sono anche stufi di sentirsi raccontare balle: che l’orso non è pericoloso, che “bisogna” convivere perché così è stato deciso a Bruxelles, a Berna, a Roma, nei circoli degli ambientalisti da salotto».
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Orso M13: Quanta ipocrisia (in Italia)
tratto da Ruralpini di Michele Corti
Orso M13: Quanta ipocrisia (in Italia)
Nella vicenda dell'orso M13 intervengono un po' tutti. C'è chi si abbandona alla demagogia e chi prende coraggio e approva la decisione di abbattere un soggetto pericoloso. Alla fine gli "amici dell'orso" non sono quelli che inveiscono contro la Svizzera "orsicida", coloro che sostengono la necessità di una "protezione assoluta". Queste posizioni- di fatto - non favoriscono la popolazione degli orsi e per singoli individui comportano "soluzioni" molto più dolorose di una pallottola ben centrata.
La Svizzera, sia pure con un po' di ritardo, ha applicato la propria Strategia Orso che, nel pieno rispetto delle convenzioni internazionali (peraltro da rivedere), prevede l'abbattimento degli orsi che raggiungono gli ultimi gradini della scala della pericolosità. In Italia si preferisce blandire un ambiental-animalismo particolarmente emotivo, incapace di distinguere tra la conservazione di un individuo, di una specie, di un habitat. Escluso a priori (salvo che per salvare persone in pericolo) l'abbattimento, la "soluzione" per gli orsi "problematici" è l'ergastolo in un recinto, un incidente stradale o ... i bracconieri. Così nei "protocolli" italiani si parla genericamente di "prelievo" del soggetto pericoloso. Vale la pena precisare che la pericolosità può spingersi sino all'aggressione di persone "a freddo" e alla penetrazione dell'orso in locali con presenza di persone.
Tale "prelievo" avviene, di fatto, con la cattura e narcosi dell'orso (nelle foto sotto M13 catturato per applicare il radiocollare). Un fatto molto stressante per l'animale e che, per gli orsi "problematici" può ripertersi diverse volte. E poi gli orsi dove vanno? Vanno in una prigione. L'Alcatraz degli orsi trentini, che di chiama Castellar ed è un sito vicino a Trento. Qui c'è l'orsa DJ3 che si deve accontentare di qualche migliaio di metri quadrati. Un po' diversa dalla superficie che di solito occupa un orso che varia da 10 a 100 km quadrati (da 10 a 100 milioni di km quadrati). La prigione è costata 300 mila € . Reinhard Schnidrig, capo sezione Caccia, pesca e biodiversità dell'Ufam (Ufficio Federale dell'Ambiente), ha dichiarato, tra le altre cose, "che rinchiuderlo sarebbe stata una detenzione a vita: una tortura ancora più grande che abbatterlo". Questa è una considerazione che tiene conto dell'animale concreto, del suo benessere concreto, della sua sofferenza. Ma l'amore per gli animali "all'italiana" è troppo spesso un'idea astratta, se non una vera ideologia.
Le proteste ipocrite dall'Italia
Dal punto di vista della Strategia Orso svizzera il punto di "non ritorno" per M13 era già stato raggiunto lo scorso novembre. L'orso era stato giudicato "irrecuperabile" dal momento che le forme "regolamentari" di dissuasione messe in atto (petardi, pallottole di gomma) non ottenevano lo scopo di tenere lontano M13 dai paesi. La notizia dell'abbattimentoe si attendeva di ora in ora ma le voci di "calate degli unni" di animalisti da oltre Bernina ad inscenare manifestazioni in val Poschiavo avevano suggerito di soprassedere, di lasciare andare l'orso in letargo. Forse c'era la speranza, che una volta risvegliato, avesse preso la strade del confine tornando in Italia. Come sono andate le cose, invece, è cronaca degli ultimi giorni. Di fatto l'abbattimento è stato ritardato, non certo anticipato. La demagogia ambiental-animalista, che cerca di cavalcare l'impressione emotiva della notizia della morte di M13, però, non conosce limiti e si è arrivati a chiedere al governo italiano di protestare contro la Svizzera e a proporre dei boicottaggi turistici.
Un incitamento all'odio contro la Svizzera
Si distingue in questo sport ,che regala visibilità facile nel popolo dell'animalismo virtuale e dei sentimenti anri-svizzeri, l'ex ministro degli esteri Franco Frattini. Quest'ultimo ha lanciato una petizione online sulla piattaforma specializzata Firmiamo.it. Considerato un personaggio incolore ma "serio" e con credito presso i circoli internazionali, Frattini è uno dei tanti che in Italia in questi giorni incitano all'odio contro la Svizzera contro la quale piovono sul web insulti di ogni tipo. È proprio vero che l'orso è il catalizzatore e l'amplificatore di ogni contraddizione e conflitto. Anche da parte di persone che non avevano mai seguito la vicenda di M13 l' "orsicidio" perpetrato dagli svizzeri è occasione o pretesto per riesumare tutti i cliché anti-elvetici, rendendo felice il partito anti-svizzero che, d'ora in avanti, avrà un nuovo argomento polemico da rinfacciare alla Confederazione. Quanto ai verdi la loro propaganda è prevalentemente ad ad uso "interno", serve per mantenere la fidelizzazione degli aderenti e dei simpatizzanti delle associazioni. Trasformatesi in costose macchine burocratiche le associazioni ambientaliste istituzionalizzate devono mantenere il legame con la base con campagne di "marketing". WWF, Legambiente, Enpa sanno benissimo che ci sono "tavoli"e consultazioni tra Italia e Svizzera in tema di orso e che la decisione svizzera era conosciuta e concordata. Ma per curare il loro orticello devono far finta di non saperlo.
Il WWF trentino: abbattere gli orsi pericolosi
I professionisti in servizio permanente effettivo dell'animal-ambientalismo sanno anche benissimo che a volte l'eliminazione di alcuni individui è favorevole per la conservazione della popolazione. Ma è chiaro che quando si intende sfruttare la "pancia" non si guarda troppo per il sottile e si lascia da parte ogni razionalità. Nel novembre 2010 Lo sostiene il rappresentante Wwf nel Comitato provinciale fauna Alessandro de Guelmi dichiarava pubblicamente che per favorire la convivenza fra gli orsi e la popolazione del Trentino avrebbe dovuto essere consentito abbattere gli esemplari pericolosi. Guelmi precisava che abbattere gli orsi pericolosi: ''È indispensabile per impedire la trasmissione, sia per imitazione diretta sia per via genetica, di comportamenti eccessivamente confidenziali''. La "selezione" degli orsi pericolosi o, più verosimmilmente l'effetto di deterrenza che si otterrebbe sparando pallottole vere appare come l'unica soluzione per "correggere" il famigerato progetto "Life Ursus". Va ricordato che esso consistette nell'introduzione in Trentino una decina di orsi sloveni. Essi furono "pagati un tanto al kg" e non selezionati sulla base di una analisi etologica. Pressati dall'esigenza di non perdere i finanziamenti comunitari i respondsabili di Life Ursus non solo scelsero male (o meglio non scelsero). Così vennero inclusi soggetti "rovinati" dalla frequentazione dei carnai (carcasse di pecora lasciate apposta per attirare gli orsi per fini venatori, di censimento e ... turistici) e quindi privi di timore per l'uomo. Gli stessi, oltretutto, vennero - rilasciati senza le dovute precauzioni, in siti e stagioni non opportune (c'era una gran fretta e si era montata una grancassa propagandistica). Con queste premesse gli orsi hanno iniziato subito a creare problemi, sin dai primi anni di Life Ursus, un vero e proprio progetto-spettacolo che è stato osteggiato dai naturalisti più seri (compresi gli esperti trentini dlel'orso) molto prima che iniziassero le proteste delle popolazioni, degli apicoltori, dei pastori.
L'Enpa: Life Ursus è stato un fallimento
Gli orsi "trentini" (in realtà discendenti da quelli sloveni) che si sono diretti verso altre regioni sono stati spesso vittime degli incidenti stradali, dei bracconieri e delle carabine dei guardiacaccia incaricati dal governo bavarese e del canton grigioni di eliminare soggetti pericolosi (in Svizzera la stessa sorte di M13 era già toccata nel 2008 a JJ3). Solo qualcuno che non si è fatto notare e che è rientrato in Trentino non ha creato problemi. Oggi in Trentino la maggioranza dei cittadini giudica che gli orsi sono troppi e che il progetto Life Ursus ha fallito: gli orsi si sono riprodotti anche troppo, ma il loro comportamento non è più da animali selvatici timorosi dell'uomo. E così l'accettazione sociale è crollata e ci sono non solo Comitati e allevatori sul piede di guerra ma anche i sindaci. Gli stessi albergatori che avevano salutato l'arrivo degli orsi come una manna per il turismo ora sono divisi e molti parlano di boomerang e temono che gli episodi di turisti terrorizzati da incontri troppo ravvicinati con il plantigrado possano provocare una vera "propaganda al contrario". La cosa interessante è che anche in campo animalista si pensa che Life Ursus abbia fallito. Secondo l'Enpa (Ente nazionale protezione animali) quanto accaduto in Svizzera (l'abbattimento di M1) coinvolge il progetto''Life Ursus'' in sè. ''I numerosi esemplari deceduti per incident istradali o intenzionalmente uccisi negli ultimi anni - sostiene in un comunicato riportato dall'Ansa la direttrice scientifica dell'associazione animalista, Ilaria Ferri - testimoniano che il progetto «Life Ursus» non solo non ha raggiunto l'obiettivo ma ha messo gli orsi nella condizione di non essere accettati nei territori in cui sono stati reintrodotti; va percio' riconsiderata l'opportunita' di iniziative simili per altre realmente in grado di proteggerequesta specie. Non si salva una specie con reintroduzioni-spettacolo e con l'orsofilia su Facebook e neppure con le "campagne informative" delle autorità italiane e svizzere tutte tese a dimostrare che l'orso è innocuo. L'orso è stato dipinto come una specie di messia che dove arriva riporta per incanto gli equilibri naturali. Si è troppo insistito sul fatto che l'orso sarebbe vegetariano (chiedete ai pastori quanto è vegetariano...), pacifico, innocuo. Poi al duro impatto con la realtà esplodono le contraddizioni e diventano difficili da gestire. Chi vive in montagna (e non in città ) quando constata di persona che le cose "rassicuranti" raccontate dalle autorità non corrispondono al vero perde ogni fiducia e si pone in una posizione di rifiuto assoluto del plantigrado. Poi è difficile "mediare". Il partito dlel'orso ha voluto troppo, sognava già gli orsi in Piemonte (un primo "esploratore" c'era già arrivato) ma chi troppo vuole nulla stringe.
Da Bolzano un plauso alla Svizzera (e una critica aperta a Roma)
Le reazioni seguite all'uccisione di M13 hanno scatenato reazioni di ogni tipo. Tutti hanno dato sfogo al loro pensiero. Non solo gli amici virtuali dell'orso ma anche le stesse autorità e gli stessi "addetti ai lavori" che hanno preso la palla al balzo per manifestare il loro dissenso dal conformismo pro orso. È il caso del direttore dell'Ufficio caccia e pesca della provincia di Bolzano, Heinrich Erhard che ne ha approfittato per "togliersi qualche sassolino dala scarpa" in chiara polemica contro Roma (ma anche i colleghi delle altre regioni). "Ammiro i colleghi svizzeri"ha detto in un'intervista Erhard al Regionaljournal. "E li invidio per la chiarezza della legge, al contrario della nostra. Qui in Italia non possiamo sparare agli orsi." e ha aggiunto: "dico che i grigionesi ci hanno aiutato a risolvere un problema." Erhard chiede maggiori competenze alla provincia autonoma di Bolzano e al Trentino nella gestione degli orsi. "Vogliamo proteggere la popolazione da tutti gli animali selvatici. E per farlo, a volte, occorre ucciderne qualcuno." Sacrosante parole. Il clima creato intorno a M13 ha data la stura anche ad altre polemiche e recriminazioni. L'UFAM (Ufficio federale svizzero per la fauna) ha sostenuto che la soluzione del trasferimento di M13 in Trentino non è risultata praticabile per l'opposizione della Provincia di Trento. Quest'ultima smentisce categoricamente. Chi dice il vero? Ma non ci si rende conto della consizione assurda in cui conduce una ideologica "protezione assoluta" di un animale elevato a totem, tabù, idolo.
Episodi inquietanti tenuti nascosti al pubblico
Un altra contraddidzione che emerge nel comportamento delle istituzioni riguarda le "rivelazioni" da parte delle autorità svizzere di episodi inquietanti che avevano avuto per protagonista M13 ma che erano stati nascosti al pubblico per non cerare "allarmismo". Oggi le autorità di Coira e di Berna hanno tutto l'interesse a dimostrare che M13 era pericoloso per allontanare l'accusa di orsicidio e chiedere almeno le attenuanti. E così hanno rilevato che nella Bassa Engadina lo scorso anno l'orso avrebbe sbranato due capre davanti agli occhi dei dipendenti di un'azienda agricola e che da una terrazza avrebbe spiato nel soggiorno di una casa, spaventando gli abitanti che stavano guardando la TV. I trentini ora si chiedono cosa viene loro nascosto. Se in Svizzera, dove il cittadino è un po' più rispettato dalle autorità, hanno tenuto nascoste le "bravate" degli orsi e le tirano fuori solo ora che fa comodo, chissà quali e quanti episodi allarmanti che dimostrano la pericolosità degli orsi vengono nascoste dai forestali delle provincia "custodi degli orsi" alla popolazione trentina. Del resto lo si sa: dagli amici dell'orso, non si può aspettare sincerità. Hanno in mente la loro "sacra missione" di diffondere l'orso su tutte le Alpi e non si trattengono certo dal raccontare balle ("il fine giustifica i mezzi"). Poi hanno anche le loro sacocce da difendere. I "professionisti dell'orso" dal loro beniamino traggono anche guadagni personali. Tecnici faunistici, veterinari, guardaparco, guardie forestali trentini "addetti all'orso" in aggiunta ai loro stipendi hanno ottenuto per consulenze per il progetto "Life Ursus", affidate dal Parco Adamello Brenta 531.489,00 €. Cosa importa loro della gente terrorizzata, dei pastori demoralizzati, dei genitori preoccupati, di chi non va più in bosco a far legna o funghi?
Orso M13: Quanta ipocrisia (in Italia)
Nella vicenda dell'orso M13 intervengono un po' tutti. C'è chi si abbandona alla demagogia e chi prende coraggio e approva la decisione di abbattere un soggetto pericoloso. Alla fine gli "amici dell'orso" non sono quelli che inveiscono contro la Svizzera "orsicida", coloro che sostengono la necessità di una "protezione assoluta". Queste posizioni- di fatto - non favoriscono la popolazione degli orsi e per singoli individui comportano "soluzioni" molto più dolorose di una pallottola ben centrata.
La Svizzera, sia pure con un po' di ritardo, ha applicato la propria Strategia Orso che, nel pieno rispetto delle convenzioni internazionali (peraltro da rivedere), prevede l'abbattimento degli orsi che raggiungono gli ultimi gradini della scala della pericolosità. In Italia si preferisce blandire un ambiental-animalismo particolarmente emotivo, incapace di distinguere tra la conservazione di un individuo, di una specie, di un habitat. Escluso a priori (salvo che per salvare persone in pericolo) l'abbattimento, la "soluzione" per gli orsi "problematici" è l'ergastolo in un recinto, un incidente stradale o ... i bracconieri. Così nei "protocolli" italiani si parla genericamente di "prelievo" del soggetto pericoloso. Vale la pena precisare che la pericolosità può spingersi sino all'aggressione di persone "a freddo" e alla penetrazione dell'orso in locali con presenza di persone.
Tale "prelievo" avviene, di fatto, con la cattura e narcosi dell'orso (nelle foto sotto M13 catturato per applicare il radiocollare). Un fatto molto stressante per l'animale e che, per gli orsi "problematici" può ripertersi diverse volte. E poi gli orsi dove vanno? Vanno in una prigione. L'Alcatraz degli orsi trentini, che di chiama Castellar ed è un sito vicino a Trento. Qui c'è l'orsa DJ3 che si deve accontentare di qualche migliaio di metri quadrati. Un po' diversa dalla superficie che di solito occupa un orso che varia da 10 a 100 km quadrati (da 10 a 100 milioni di km quadrati). La prigione è costata 300 mila € . Reinhard Schnidrig, capo sezione Caccia, pesca e biodiversità dell'Ufam (Ufficio Federale dell'Ambiente), ha dichiarato, tra le altre cose, "che rinchiuderlo sarebbe stata una detenzione a vita: una tortura ancora più grande che abbatterlo". Questa è una considerazione che tiene conto dell'animale concreto, del suo benessere concreto, della sua sofferenza. Ma l'amore per gli animali "all'italiana" è troppo spesso un'idea astratta, se non una vera ideologia.
Le proteste ipocrite dall'Italia
Dal punto di vista della Strategia Orso svizzera il punto di "non ritorno" per M13 era già stato raggiunto lo scorso novembre. L'orso era stato giudicato "irrecuperabile" dal momento che le forme "regolamentari" di dissuasione messe in atto (petardi, pallottole di gomma) non ottenevano lo scopo di tenere lontano M13 dai paesi. La notizia dell'abbattimentoe si attendeva di ora in ora ma le voci di "calate degli unni" di animalisti da oltre Bernina ad inscenare manifestazioni in val Poschiavo avevano suggerito di soprassedere, di lasciare andare l'orso in letargo. Forse c'era la speranza, che una volta risvegliato, avesse preso la strade del confine tornando in Italia. Come sono andate le cose, invece, è cronaca degli ultimi giorni. Di fatto l'abbattimento è stato ritardato, non certo anticipato. La demagogia ambiental-animalista, che cerca di cavalcare l'impressione emotiva della notizia della morte di M13, però, non conosce limiti e si è arrivati a chiedere al governo italiano di protestare contro la Svizzera e a proporre dei boicottaggi turistici.
Un incitamento all'odio contro la Svizzera
Si distingue in questo sport ,che regala visibilità facile nel popolo dell'animalismo virtuale e dei sentimenti anri-svizzeri, l'ex ministro degli esteri Franco Frattini. Quest'ultimo ha lanciato una petizione online sulla piattaforma specializzata Firmiamo.it. Considerato un personaggio incolore ma "serio" e con credito presso i circoli internazionali, Frattini è uno dei tanti che in Italia in questi giorni incitano all'odio contro la Svizzera contro la quale piovono sul web insulti di ogni tipo. È proprio vero che l'orso è il catalizzatore e l'amplificatore di ogni contraddizione e conflitto. Anche da parte di persone che non avevano mai seguito la vicenda di M13 l' "orsicidio" perpetrato dagli svizzeri è occasione o pretesto per riesumare tutti i cliché anti-elvetici, rendendo felice il partito anti-svizzero che, d'ora in avanti, avrà un nuovo argomento polemico da rinfacciare alla Confederazione. Quanto ai verdi la loro propaganda è prevalentemente ad ad uso "interno", serve per mantenere la fidelizzazione degli aderenti e dei simpatizzanti delle associazioni. Trasformatesi in costose macchine burocratiche le associazioni ambientaliste istituzionalizzate devono mantenere il legame con la base con campagne di "marketing". WWF, Legambiente, Enpa sanno benissimo che ci sono "tavoli"e consultazioni tra Italia e Svizzera in tema di orso e che la decisione svizzera era conosciuta e concordata. Ma per curare il loro orticello devono far finta di non saperlo.
Il WWF trentino: abbattere gli orsi pericolosi
I professionisti in servizio permanente effettivo dell'animal-ambientalismo sanno anche benissimo che a volte l'eliminazione di alcuni individui è favorevole per la conservazione della popolazione. Ma è chiaro che quando si intende sfruttare la "pancia" non si guarda troppo per il sottile e si lascia da parte ogni razionalità. Nel novembre 2010 Lo sostiene il rappresentante Wwf nel Comitato provinciale fauna Alessandro de Guelmi dichiarava pubblicamente che per favorire la convivenza fra gli orsi e la popolazione del Trentino avrebbe dovuto essere consentito abbattere gli esemplari pericolosi. Guelmi precisava che abbattere gli orsi pericolosi: ''È indispensabile per impedire la trasmissione, sia per imitazione diretta sia per via genetica, di comportamenti eccessivamente confidenziali''. La "selezione" degli orsi pericolosi o, più verosimmilmente l'effetto di deterrenza che si otterrebbe sparando pallottole vere appare come l'unica soluzione per "correggere" il famigerato progetto "Life Ursus". Va ricordato che esso consistette nell'introduzione in Trentino una decina di orsi sloveni. Essi furono "pagati un tanto al kg" e non selezionati sulla base di una analisi etologica. Pressati dall'esigenza di non perdere i finanziamenti comunitari i respondsabili di Life Ursus non solo scelsero male (o meglio non scelsero). Così vennero inclusi soggetti "rovinati" dalla frequentazione dei carnai (carcasse di pecora lasciate apposta per attirare gli orsi per fini venatori, di censimento e ... turistici) e quindi privi di timore per l'uomo. Gli stessi, oltretutto, vennero - rilasciati senza le dovute precauzioni, in siti e stagioni non opportune (c'era una gran fretta e si era montata una grancassa propagandistica). Con queste premesse gli orsi hanno iniziato subito a creare problemi, sin dai primi anni di Life Ursus, un vero e proprio progetto-spettacolo che è stato osteggiato dai naturalisti più seri (compresi gli esperti trentini dlel'orso) molto prima che iniziassero le proteste delle popolazioni, degli apicoltori, dei pastori.
L'Enpa: Life Ursus è stato un fallimento
Gli orsi "trentini" (in realtà discendenti da quelli sloveni) che si sono diretti verso altre regioni sono stati spesso vittime degli incidenti stradali, dei bracconieri e delle carabine dei guardiacaccia incaricati dal governo bavarese e del canton grigioni di eliminare soggetti pericolosi (in Svizzera la stessa sorte di M13 era già toccata nel 2008 a JJ3). Solo qualcuno che non si è fatto notare e che è rientrato in Trentino non ha creato problemi. Oggi in Trentino la maggioranza dei cittadini giudica che gli orsi sono troppi e che il progetto Life Ursus ha fallito: gli orsi si sono riprodotti anche troppo, ma il loro comportamento non è più da animali selvatici timorosi dell'uomo. E così l'accettazione sociale è crollata e ci sono non solo Comitati e allevatori sul piede di guerra ma anche i sindaci. Gli stessi albergatori che avevano salutato l'arrivo degli orsi come una manna per il turismo ora sono divisi e molti parlano di boomerang e temono che gli episodi di turisti terrorizzati da incontri troppo ravvicinati con il plantigrado possano provocare una vera "propaganda al contrario". La cosa interessante è che anche in campo animalista si pensa che Life Ursus abbia fallito. Secondo l'Enpa (Ente nazionale protezione animali) quanto accaduto in Svizzera (l'abbattimento di M1) coinvolge il progetto''Life Ursus'' in sè. ''I numerosi esemplari deceduti per incident istradali o intenzionalmente uccisi negli ultimi anni - sostiene in un comunicato riportato dall'Ansa la direttrice scientifica dell'associazione animalista, Ilaria Ferri - testimoniano che il progetto «Life Ursus» non solo non ha raggiunto l'obiettivo ma ha messo gli orsi nella condizione di non essere accettati nei territori in cui sono stati reintrodotti; va percio' riconsiderata l'opportunita' di iniziative simili per altre realmente in grado di proteggerequesta specie. Non si salva una specie con reintroduzioni-spettacolo e con l'orsofilia su Facebook e neppure con le "campagne informative" delle autorità italiane e svizzere tutte tese a dimostrare che l'orso è innocuo. L'orso è stato dipinto come una specie di messia che dove arriva riporta per incanto gli equilibri naturali. Si è troppo insistito sul fatto che l'orso sarebbe vegetariano (chiedete ai pastori quanto è vegetariano...), pacifico, innocuo. Poi al duro impatto con la realtà esplodono le contraddizioni e diventano difficili da gestire. Chi vive in montagna (e non in città ) quando constata di persona che le cose "rassicuranti" raccontate dalle autorità non corrispondono al vero perde ogni fiducia e si pone in una posizione di rifiuto assoluto del plantigrado. Poi è difficile "mediare". Il partito dlel'orso ha voluto troppo, sognava già gli orsi in Piemonte (un primo "esploratore" c'era già arrivato) ma chi troppo vuole nulla stringe.
Da Bolzano un plauso alla Svizzera (e una critica aperta a Roma)
Le reazioni seguite all'uccisione di M13 hanno scatenato reazioni di ogni tipo. Tutti hanno dato sfogo al loro pensiero. Non solo gli amici virtuali dell'orso ma anche le stesse autorità e gli stessi "addetti ai lavori" che hanno preso la palla al balzo per manifestare il loro dissenso dal conformismo pro orso. È il caso del direttore dell'Ufficio caccia e pesca della provincia di Bolzano, Heinrich Erhard che ne ha approfittato per "togliersi qualche sassolino dala scarpa" in chiara polemica contro Roma (ma anche i colleghi delle altre regioni). "Ammiro i colleghi svizzeri"ha detto in un'intervista Erhard al Regionaljournal. "E li invidio per la chiarezza della legge, al contrario della nostra. Qui in Italia non possiamo sparare agli orsi." e ha aggiunto: "dico che i grigionesi ci hanno aiutato a risolvere un problema." Erhard chiede maggiori competenze alla provincia autonoma di Bolzano e al Trentino nella gestione degli orsi. "Vogliamo proteggere la popolazione da tutti gli animali selvatici. E per farlo, a volte, occorre ucciderne qualcuno." Sacrosante parole. Il clima creato intorno a M13 ha data la stura anche ad altre polemiche e recriminazioni. L'UFAM (Ufficio federale svizzero per la fauna) ha sostenuto che la soluzione del trasferimento di M13 in Trentino non è risultata praticabile per l'opposizione della Provincia di Trento. Quest'ultima smentisce categoricamente. Chi dice il vero? Ma non ci si rende conto della consizione assurda in cui conduce una ideologica "protezione assoluta" di un animale elevato a totem, tabù, idolo.
Episodi inquietanti tenuti nascosti al pubblico
Un altra contraddidzione che emerge nel comportamento delle istituzioni riguarda le "rivelazioni" da parte delle autorità svizzere di episodi inquietanti che avevano avuto per protagonista M13 ma che erano stati nascosti al pubblico per non cerare "allarmismo". Oggi le autorità di Coira e di Berna hanno tutto l'interesse a dimostrare che M13 era pericoloso per allontanare l'accusa di orsicidio e chiedere almeno le attenuanti. E così hanno rilevato che nella Bassa Engadina lo scorso anno l'orso avrebbe sbranato due capre davanti agli occhi dei dipendenti di un'azienda agricola e che da una terrazza avrebbe spiato nel soggiorno di una casa, spaventando gli abitanti che stavano guardando la TV. I trentini ora si chiedono cosa viene loro nascosto. Se in Svizzera, dove il cittadino è un po' più rispettato dalle autorità, hanno tenuto nascoste le "bravate" degli orsi e le tirano fuori solo ora che fa comodo, chissà quali e quanti episodi allarmanti che dimostrano la pericolosità degli orsi vengono nascoste dai forestali delle provincia "custodi degli orsi" alla popolazione trentina. Del resto lo si sa: dagli amici dell'orso, non si può aspettare sincerità. Hanno in mente la loro "sacra missione" di diffondere l'orso su tutte le Alpi e non si trattengono certo dal raccontare balle ("il fine giustifica i mezzi"). Poi hanno anche le loro sacocce da difendere. I "professionisti dell'orso" dal loro beniamino traggono anche guadagni personali. Tecnici faunistici, veterinari, guardaparco, guardie forestali trentini "addetti all'orso" in aggiunta ai loro stipendi hanno ottenuto per consulenze per il progetto "Life Ursus", affidate dal Parco Adamello Brenta 531.489,00 €. Cosa importa loro della gente terrorizzata, dei pastori demoralizzati, dei genitori preoccupati, di chi non va più in bosco a far legna o funghi?
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