Frana in movimento in zona Ospedale di San Giovanni B.

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sonzogn
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Frana di Briolo, gli sfollati chiedono i danni

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Dopo la frana 17 famiglie si costituiscono parte lesa: «Non vogliamo l'eliporto»
San Giovanni Bianco Le 17 famiglie (per 27 persone complessive) che nel maggio scorso erano state sfollate a seguito della frana di Briolo, a San Giovanni Bianco, ora chiedono un risarcimento economico per danni patrimoniali e morali. Come aveva già fatto il Comune, si sono costituite parte lesa, nominando un proprio avvocato difensore e un consulente di parte. E oggi, a San Giovanni Bianco, inizieranno le perizie del tecnico nominato dalla procura (Claudio Oggeri, docente al Politecnico di Torino) per accertare gli eventuali danni derivati dalla frana e le conseguenti responsabilità. Oltre al consulente del tribunale è probabile che prendano parte all'avvio delle operazioni i periti nominati dagli sfollati e dal Comune e gli incaricati dei sette indagati dalla Procura di Bergamo per disastro colposo. E naturalmente potranno esserci i rispettivi avvocati, delle parti offese (per gli sfollati e il Comune l'avvocato Flaminio Maffettini) e degli indagati.
la richiesta
«Chiediamo un risarcimento dei danni per quanto accaduto - spiegano gli sfollati della località Villaggio -. C'è chi ha avuto danneggiata la proprietà e ci sono case con crepe nei muri. E le abitazioni, a seguito del movimento franoso, si sono svalutate economicamente». Ma anche l'Amministrazione comunale si è costituita parte lesa. «C'è stato un danno al territorio, al Comune e al paese - spiega il sindaco Oscar Mostachetti -. Oltre a quando successo direttamente sul luogo della frana basti pensare a cosa tutto ciò ha comportato per gli uffici comunali: un rallentamento del normale lavoro e risorse umane e tempo impiegati altrove anziché nell'ordinaria amministrazione».
l'incarico
Partirà così oggi l'incarico del perito nominato dal tribunale (Ctu) che dovrà prendere in esame tutta la documentazione relativa al cantiere dell'eliporto, effettuare sopralluoghi, sentire testimoni e parti offese, quindi stabilire se siano derivati danni dallo smottamento e poi capire se sussista un nesso causale tra la costruzione dell'eliporto e la frana. Quindi dovrà verificare che i lavori siano stati eseguiti a regola d'arte indicando eventuali inosservanze della legge in materia e i responsabili. Sessanta i giorni che il perito avrà a disposizione, ma, vista la complessità della vicenda, molto probabilmente il termine sarà prorogato.
gli indagati
Coinvolti nel procedimento, ovviamente, anche i sette indagati dalla procura per il reato di disastro colposo: sono il presidente della Comunità montana Valle Brembana Piero Busi (ente committente per la realizzazione dell'eliporto), quindi il responsabile unico del procedimento Angelo Gotti di Zogno, il geologo Gianluca Boffelli di Piazza Brembana, il direttore dei lavori Ivano Barilli di Verbania, il coordinatore per l'esecuzione dei lavori Marco Maria Giudici di Cabiate (Como), il progettista Enrico Binda di Milano e Pietro Duci dell'impresa di Vilminore che ha eseguito i lavori.
Nel frattempo proseguono anche le indagini in sede civile, ovvero l'accertamento tecnico preventivo richiesto dalla Comunità montana Valle Brembana sempre per verificare eventuali responsabilità di quanto accaduto. Accertamento - come spiega l'avvocato Maffettini - al termine del quale non è detto che vi possa essere una causa. Dipenderà dalla volontà e dalla convenienza o meno dei soggetti coinvolti. Ma il sindaco di San Giovanni Bianco mette già le mani avanti.
In consiglio
«Durante l'ultimo Consiglio comunale - spiega Mostachetti - mi è stato chiesto dai banchi della minoranza come si comporterà il Comune nel prosieguo di questa vicenda. Ebbene quanto successo non dovrà assolutamente cadere nel nulla. Se anche il prossimo anno, in occasione del rinnovo dell'Amministrazione, non dovessi essere eletto, sono pronto a continuare nella causa».
Firme contro l'eliporto
Nel frattempo il comitato degli sfollati ha inviato al Comune, alla Comunità montana e all'Azienda ospedaliera di Treviglio un'istanza, sottoscritta da 367 persone, in cui si chiede che l'eliporto non sia più costruito al Villaggio, vengano riconosciuti i danni economici e morali, si metta in sicurezza l'intera area col ripristino allo stato originario e venga demolita la torretta realizzata come ascensore.
Nella petizione, inoltre, gli sfollati sostengono che anziché diminuire, «i tempi di trasporto del paziente si allungherebbero: dal campo di Briolo (dove oggi atterra l'elicottero, ndr) all'ospedale, l'ambulanza impiega 3 minuti e 20 secondi; dall'eliporto, causa l'utilizzo dell'ascensore, sono stati stimati otto minuti». Gli sfollati, quindi, ricordano l'«impatto ambientale dell'opera, i pericoli di ulteriori frane e di vivibilità» che deriverebbero al quartiere dalla costruzione dell'eliporto.

L'Eco di Bergamo 2 ottobre 2007
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da L'Eco di Bergamo di Giovanni GHisalberti - Sabato 24 Novembre 2012

Nuova sede per l'eliporto, frana pure l'ipotesi Briolo

San Giovanni Bianco - Area per il futuro eliporto a servizio dell'ospedale di San Giovanni Bianco: Comune e Comunità montana Val Brembana sono ormai ai ferri corti. Tra i due enti pare non esserci accordo sull'area che dovrà ospitare la piazzola di atterraggio. Per il Comune l'unica area disponibile sarebbe quella accanto al campetto di allenamento di Briolo, ma la Comunità montana fa rilevare che tale spazio è stato tecnicamente «bocciato», non sarebbe cioè idoneo all'atterraggio degli elicotteri.

«Il campetto non si tocca»
D'altro canto, il Comune non è minimamente disposto a cedere il campetto di Briolo che, invece, tecnicamente sarebbe idoneo per realizzarvi l'eliporto.
E, se entro fine anno, non sarà presentato un progetto alternativo a quello «franato» cinque anni fa, il rischio è di dover restituire il finanziamento statale – peraltro già speso – di 900 mila euro. Perché, finora, l'unica cosa che ha preso il volo di questo «pasticcio» chiamato eliporto sono i soldi: circa un milione e 600 mila euro per realizzare i primi lavori in località Villaggio (e poi mettere in sicurezza l'area) bloccati nel 2007 per il cedimento del terreno: vennero sfollati 17 famiglie, 200 studenti delle medie e il centro psichiatrico dell'ospedale. Comune, Regione e Azienda ospedaliera dovettero intervenire per la messa in sicurezza dell'area e consentire quindi il rientro di cittadini, studenti e pazienti. Così si decise di non realizzare più l'eliporto in quel punto, anche perché l'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac), nel frattempo, aveva dato parere negativo: le case erano troppo vicine. Si puntarono gli occhi poco a monte, in località Briolo. Nel 2010 il Comune (retto dal commissario Adriano Coretti) diede la disponibilità all'utilizzo del campetto di allenamento. Il cambio di rotta nel 2011, con l'Amministrazione di Marco Milesi. «Il campetto per noi è intoccabile – dice il sindaco –. L'area che il Comune può mettere a disposizione è quella adiacente, tra la sede dei Volontari del soccorso e il campetto stesso. Il parere tecnico negativo espresso dall'ente per l'aviazione sull'uso di quello spazio, a nostro parere, non è vincolante. Adattarlo avrebbe costi maggiori rispetto all'uso del campetto, ma la soluzione si può trovare».

«Senza alternative, decidiamoci»
«I tecnici del volo – replica l'assessore ai Lavori pubblici della Comunità montana Valle Brembana Gianni Salvi – dicono che il campetto di allenamento è di fatto l'unica area in cui è possibile realizzare l'eliporto. Ipotizzarlo nello spazio a fianco, come indicato dal Comune, comporterebbe difficoltà estreme». «A questo punto, però, occorre decidersi – dice Salvi –. Entro la fine di quest'anno dobbiamo trovare una soluzione. Siamo tutti d'accordo sull'importanza dell'eliporto, compresa l'Azienda ospedaliera, ma bisogna individuare un'area il più possibile vicina al vecchio progetto. Rischiamo di dover restituire i 900 mila euro di finanziamento statale». A breve è previsto un vertice tra Comune e Comunità montana.
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Re: Frana in movimento in zona Ospedale di San Giovanni B.

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da L'Eco di Bergamo di Giovanni Ghisalberti

Frana, dopo sei anni resta la paura

San Giovanni Bianco: il cantiere dell’eliporto all’ospedale cedette, tre case furono trovate lesionate
Le famiglie chiedono 610 mila euro di risarcimento, il 21 marzo sesta udienza: «E il muro non è sicuro


A sei anni dal cedimento del cantiere dell’eliporto, tre famiglie attendono ancora un risarcimento di 610 mila euro, soldi loro in gran parte utilizzati per
rimettere in sesto le case che, dopo la frana, furono trovate lesionate. E il prossimo 21 marzo, in tribunale, ci sarà la sesta udienza, ma non sarà l’ultima. Ma soprattutto le famiglie hanno ancora paura. Paura che il muro realizzato nel 2007 per l’eliporto dell’ospedale di San Giovanni Bianco – muro non completamente collaudato – non sorga sulla roccia e non sia quindi sufficiente per garantire la sicurezza loro e della vicina scuola. Macigni sopra la scuola E a sostegno della tesi c’è quanto scritto dal tecnico incaricato dal tribunale nella causa civile, a riguardo dei 40 pali (alti da nove a sei metri) dello stesso muro: «Si ritiene che tutti, o quanto meno gran parte dei micropali, siano intestati in roccia ma ovviamente non si ha certezza di ciò, in mancanza di un quaderno di cantiere con annotazioni in merito agli avanzamenti». «Dopo sei anni non è cambiato nulla – racconta Nadia Maria Ferraris, 51 anni, la più danneggiata, avendo chiesto un risarcimento di 392 mila euro –. Il muro di sostegno non è sicuro. Sopra la scuola e le case, dove doveva essere realizzata la piazzola dell’elicottero, ci sono centinaia di metri cubi di materiale di riporto e grossi macigni, compreso il palo dell’Enel che cadde poche settimane prima dell’evacuazione delle case». C’è la preoccupazione che, in caso di piogge prolungate, il materiale possa franare. «Anche i blocchi di cemento che hanno messo successivamente a protezione degli edifici – prosegue Ferraris – appesantiscono ulteriormente il muro di valle. Quando piove siamo sempre preoccupati». Aggiunge Mauro Dentella, 41 anni, che ha chiesto un risarcimento di circa 80 mila euro: «Quando piove scendono in continuazione sassi. L’acqua non è più stata incanalata e, quindi, tra le case si forma una valletta. Non si vive tranquilli». Anche se, finora, il monitoraggio effettuato dal Comune non ha rilevato movimenti del terreno.

C’è chi non è più tornato a casa Complessivamente le tre famiglie che ebbero la casa danneggiata chiedono un risarcimento di 610 mila euro, tra soldi utilizzati per la messa in sicurezza, svalutazione degli immobili e danni morali (risarcimenti sono stati chiesti anche da Comune, Regione e Azienda ospedaliera). E il 21 marzo ci sarà la sesta udienza. «È una vergogna che dopo sei anni sia ancora tutto come prima e noi, nonostante le spese, non abbiamo ricevuto un euro», continua Ferraris. La negoziante ricorda anche quanto capitato allo zio, Pietro Milesi: «Ha 83 anni ed è malato – dice –. Dopo quei giorni è rimasto sconvolto, è peggiorato e non ha più voluto tornare in quella casa che aveva costruito con le sue mani». Resta poi aperta la questione della sede futura dell’eliporto. L’Ente nazionale per l’aviazione civile ha detto che la piazzola d’atterraggio non si può più costruire al Villaggio: così Comune e Comunità montana (nel 2007 committente dell’opera) si sono accordati per realizzarla al posto del campetto sportivo di Briolo, poco a monte del Villaggio. Si sta predisponendo il progetto da presentare al ministero. Nel frattempo il pasticcio dell’eliporto è costato – finora – alle casse pubbliche un milione e 600 mila euro.
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Re: Frana in movimento in zona Ospedale di San Giovanni B.

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dal Corriere della Sera

San Giovanni Bianco: L’eliporto franato sotto le cause civili

Finanziato nel 2003, iniziato nel 2006, fermato nel 2007 da una frana: l’eliporto dell’ospedale di San Giovanni Bianco è già costato più di un milione di euro e oggi è un’idea bloccata da cause civili e tentennamenti politici. L’ultimo è la marcia indietro della Comunità montana sul nuovo progetto, che avrebbe previsto la piazzola per gli elicotteri a Briolo, una frazione a qualche centinaia di metri dall’ospedale. C’è il rischio che, alle già tante richieste di risarcimento, si aggiunga quella della ditta cui vennero affidati i lavori nel 2006, la Cabrini di Albino, che vorrebbe proseguire il vecchio cantiere. Una diffida sufficiente a bloccare tutto un’altra volta.


«Credo che finché i contenziosi legali in corso non saranno risolti, non si potrà procedere con un nuovo progetto». Sembra una sentenza, quella del presidente della Comunità montana della Val Brembana, Alberto Mazzoleni. È lui che più di tutti frena sull’applicazione dell’accordo trovato con Comune e Azienda ospedaliera di Treviglio (di cui la struttura di San Giovanni Bianco fa parte) nel 2013. Si sarebbero dovuti usare i 300 mila euro rimasti, dell’originario finanziamento ministeriale da 800 mila, per realizzare l’eliporto a Briolo. La scadenza per il progetto era fine 2013, ma non si è mosso nulla, così il sindaco di San Pellegrino Terme e consigliere provinciale, Vittorio Milesi, in questi giorni ha scritto al presidente della Comunità Montana. Mazzoleni nel frattempo però aveva già messo le mani avanti, convocando una conferenza di servizi per fine marzo e annunciando la frenata sul progetto del nuovo eliporto.

«Da un lato, avrebbe senso riprendere i lavori nell’area individuata in origine — dice Mazzoleni —, che è anche più vicina all’ospedale. Dall’altro, è molto difficile da far accettare una cosa del genere». Cause a parte, l’idea di tornare a costruire dove nel 2007 la montagna franò spaventa tutti e richiederebbe comunque investimenti economici in sicurezza molto pesanti. Il Comune di San Giovanni Bianco, dopo lo smottamento, spese 800 mila euro tra opere per sistemare l’area e costi per l’evacuazione di 17 famiglie, ospitate in alberghi della zona (oggi tutte tornate nelle loro abitazioni). Ora l’amministrazione li rivuole indietro e partecipa alla causa civile milionaria che vede coinvolti a vario titolo anche Azienda ospedaliera, Comunità montana, appaltatore, residenti della zona, assicurazioni e vecchi amministratori pubblici. È in corso una consulenza tecnica d’ufficio (Ctu), cioè una perizia del tribunale che stabilirà responsabilità ed effettivi costi di quanto accaduto a San Giovanni Bianco, poi il giudice prenderà una decisione, rispetto alla quale saranno poi possibili ricorsi. In pratica, i tempi per la conclusione della vicenda giudiziaria non sono brevi, probabilmente si tratta di anni.

Attendere che si chiuda questo capitolo per realizzare l’eliporto significa abbandonare il progetto, per questo si era deciso di puntare sull’area di Briolo, dove già in emergenza gli elicotteri atterrano. «Per un ospedale come questo, l’eliporto è fondamentale — dice il sindaco di San Giovanni Bianco, Marco Milesi —. Non possiamo puntare ad avere qui tutte le specialità, perciò è necessario essere collegati alla rete ospedaliera con un mezzo rapido come l’elicottero per gestire al meglio le emergenze. La soluzione di Briolo, comunque vicina all’ospedale, sarebbe stata leggera anche dal punto di vista economico. Per questo ci sorprende che la Comunità montana si tiri indietro rispetto a un accordo raggiunto pochi mesi fa». È la stessa reazione del direttore generale dell’ospedale di Treviglio, Cesare Ercole: «C’è anche l’ok dell’Enac, il progetto è pronto. Credo che il problema sia proprio la ditta appaltatrice, ma spero sia superabile». Un decennio dopo l’arrivo del finanziamento statale, con il cantiere che non sembra poter ripartire, comincia a prendere forma una nuova paura: il governo — o magari la Corte dei conti — potrebbe richiedere indietro soldi mai utilizzati e, forse, anche quelli spesi per un’opera pensata in un luogo che si è dimostrato quanto meno sfortunato. «Ancora non è successo, — dice il sindaco di San Giovanni Bianco — ma con la spending review di questi tempi, l’ipotesi di perdere il finanziamento statale è un rischio serio».

http://news.valbrembanaweb.com/index.ph ... se-civili/
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nick84
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Re: Frana in movimento in zona Ospedale di San Giovanni B.

Messaggio da nick84 »

son passati solo 7 anni.
Di solito un uomo medio ci mette di più per dimenticare degli errori che potevano costare carissimo..
Ripeto: un uomo medio.
nick84
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Re: Frana in movimento in zona Ospedale di San Giovanni B.

Messaggio da nick84 »

è ora che chi ha sbagliato paghi.... e di tasca sua.
C'è un progetto?
E' sbagliato?
Manca di un geologo?
Chi l'ha firmato cacci i soldi... è tanto facile.
giovannimilesi
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Re: Frana in movimento in zona Ospedale di San Giovanni B.

Messaggio da giovannimilesi »

nick84 ha scritto:è ora che chi ha sbagliato paghi.... e di tasca sua.
C'è un progetto? E' sbagliato? Manca di un geologo? Chi l'ha firmato cacci i soldi... è tanto facile.
Tranqulli...il geologo c'era.
nick84
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Re: Frana in movimento in zona Ospedale di San Giovanni B.

Messaggio da nick84 »

per chi come me è all'oscuro di tutto (e vuole restarci) bisogna capire l'organigramma del progetto.
Da li risalire a chi ha sbagliato. E' stato il geologo? il progettista? ci sarà qualcuno che ha firmato che briolo stava su (ma a briolo non l'avevano detto).
E' tutta gente che prende fior di euri per mettere una firma su un foglio... quando sbagliano è giusto che paghino.
Sinceramente mi mette più i brividi l'idea di ripartire coi lavori
NK
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raptor
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Re: Frana in movimento in zona Ospedale di San Giovanni B.

Messaggio da raptor »

nick84 ha scritto:per chi come me è all'oscuro di tutto (e vuole restarci) bisogna capire l'organigramma del progetto..
o dentro o fuori a_39
Chi ha sbagliato??? Boh... Certamente era più semplice e meno costoso farlo sul tetto dell'ospedale...e non serviva nemmeno il geologo...
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