Ospedale di San Giovanni Bianco

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Piano regionale ed esigenze dei cittadini

Messaggio da bashir.it »

Tratto da Corriere della Sera - 10/11/2006

Piano regionale ed esigenze dei cittadini UN MODELLO PER LA SANITÀ

La Regione ha approvato il piano 2007-2009 per una sanità «più efficiente, più vicino alle esigenze dei cittadini, e più sostenibile». Ma cosa c'è in più nel nuovo piano che non c'era prima? Più prevenzione, più attenzione per le malattie mentali e per le malattie dei bambini. E poi nuove regole per l'emergenza e l'urgenza. Ci sarà un'azienda unica per tutta la Lombardia, farà quello che fa il 118, che è prezioso, uno dei punti di forza del nostro sistema di salute. Gli ammalati sono grati, e lo saranno sempre, a chi li ha portati nell'ospedale giusto.

Si farà meglio con la nuova organizzazione? Forse, ma si dovrà poterlo documentare. Il piano socio-sanitario però non piace a sindacati e opposizione. «Elenca solo desideri senza dire chi e come li realizzerà e con che soldi, non si fa abbastanza per la prevenzione, non c'è attenzione a chi lavora. E poi si parla troppo di ospedali e troppo poco di assistenza a domicilio e ai disabili». Hanno ragione? È difficile dare un giudizio. Per l'Oms l'Italia è seconda, dopo la Francia — su 191 Paesi — per la qualità del sistema sanitario (nazionale, fatto perché tutti potessero avere le cure che servono). Ma da qualche anno le Regioni hanno una certa autonomia. S'è fatto per promuovere efficienza e qualità e per poter controllare la spesa. E nei prossimi anni il nostro servizio sanitario — sempre meno «nazionale» e non ancora del tutto «regionale» — si dovrà confrontare con un problema in più.

Ci sono in Italia più persone anziane che in qualunque altro Paese del mondo. Nel 2050 il 50 per cento dei cittadini avrà più di 60 anni (tanti saranno malati, tanti non sapranno badare a sé stessi). Chi assicurerà loro buone cure? E chi pagherà? L'Oms nel suo rapporto dice che per la sanità in Italia al Nord e al Centro è meglio che al Sud. Ma nel Nord ce ne sono tante di sanità, c'è il modello della Lombardia, e c'è quello del Veneto, del Piemonte, dell'Emilia Romagna.

Dov'è che si fa meglio spendendo meno? Non serve sapere quante persone abbiamo curato, serve sapere quanti — di quelli che erano davvero ammalati — sono guariti o hanno vissuto di più e meglio di quanto ci si poteva aspettare. Non li abbiamo questi dati (ci vorrebbe un progetto di ricerca, come si fa per i farmaci). Senza è difficile dare un giudizio e nemmeno si può sapere se le critiche dei sindacati e dell'opposizione — anche quelle bas
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L'ospedale spesi 5 milioni San Giovanni Bianco

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L'Eco di Bergamo - 10.11.2006

«L'ospedale non è fermo Dal 2003 spesi 5 milioni» San Giovanni Bianco, interviene il direttore dell'azienda «Passaggio con Bergamo? Ma Treviglio sta lavorando bene» (articoli vari)

«Qui c'è qualcuno che mescola nel torbido, lavorando sul piano psicologico per far credere agli utenti della valle che sarebbero molto più al sicuro se l'ospedale fosse appoggiato a Bergamo anziché a Treviglio, come avviene oggi. Se qualcuno vuole contestare quello che stiamo facendo, lo faccia apertamente, ma intervenendo sul piano tecnico, non con subdoli sotterfugi che di concreto non hanno proprio nulla e che invece nascondono giochi politici di altra natura».

È un Andrea Mentasti irritato quello che, a distanza di un paio di settimane dal dibattito svoltosi in Comunità montana e dopo alcuni interventi di taglio prettamente politico apparsi sulla stampa, interviene nella «querelle» innescatasi sull'ipotesi di trasferire la gestione dell'ospedale di San Giovanni Bianco dall'azienda ospedaliera di Treviglio-Caravaggio (cui oggi fa capo) a quella degli Ospedali Riuniti di Bergamo, peraltro non insensibile all'argomento. Il direttore generale dell'azienda ospedaliera trevigliese contesta con fermezza quella che - se continuamente alimentata ad arte - rischia di diventare opinione diffusa ma senza che si regga su elementi concreti. «Si può dire tutto sull'ospedale di San Giovanni Bianco - dice Mentasti - meno che sia "fermo": sul piano delle infrastrutture, tra il 2003 e il 2006, abbiamo speso 5 milioni e 600 mila euro, di cui almeno la metà a carico del bilancio dell'azienda ospedaliera, mentre sul fronte della strumentazione, al milione di euro speso nel quadriennio aggiungeremo altri 500 mila euro nel prossimo anno per l'acquisto, entro l'estate, di una Tac multistrato».

GLI INVESTIMENTI Dal 2003 a oggi, la «gestione Mentasti» ha investito un milione e mezzo per realizzare la nuova sede del Crt, 300 mila euro per rimettere a nuovo la cucina e la mensa, un milione e seicentomila euro per il rifacimento degli ambulatori, la ristrutturazione della Radiologia, la nuova morgue (camera mortuaria) e la nuova entrata dell'ospedale. Due milioni sono stati spesi per la messa a norma della struttura ospedaliera, 100 mila euro per il rifacimento di alcune camere del reparto di Medicina (cui se ne aggiungeranno altri 50 mila nel corso del 2007), 100 mila euro (e altrettanti il prossimo anno) per il rifacimento della facciata e dei tetti. È inoltre in fase di realizzazione l'eliporto (grazie a un finanziamento nazionale) e l'ampliamento del parcheggio (77 posti auto in più grazie a fondi messi a disposizione dal Comune e dalla Comunità montana). Quanto agli investimenti per le strumentazioni, il milione di euro è stato speso per acquistare una serie di nuove apparecchiature per l'attività chirurgica. «I numeri - commenta Mentasti - dimostrano che le cose si stanno facendo seguendo una logica precisa: quella cioè di garantire più sicurezza e più autonomia all'ospedale di San Giovanni Bianco. Sfido chiunque a dimostrare il contrario.

Non è vero che il problema è quello di essere più vicino a Bergamo per evitare i trasferimenti a Treviglio: oggi nessun paziente viene portato a Treviglio se ha bisogno di cure più intensive rispetto a quelle che fornisce San Giovanni Bianco. Tutti vengono portati a Bergamo: a Treviglio ci vanno solo quei pazienti che lo vogliono o quelli che i "Riuniti" ci mandano perché non hanno posto per ricoverarli. Mi sembra evidente che tutta la questione si giochi più su un terreno di natura squisitamente politica piuttosto che tecnica, ma non dimentichiamoci che, attualmente, l'autonomia amministrativa dell'ospedale di San Giovanni Bianco non è contemplata dalla legge regionale in vigore».

I PROGRAMMI Il primo a stupirsi dei contorni che sta assumendo la vicenda è proprio lo stesso Mentasti: «Mettiamo un po' di ordine nelle cose: la Comunità montana ha posto il problema, io sono stato ascoltato dalla Commissione Sanità, che ha apprezzato il mio intervento, evidentemente ben riportato anche nella seduta assembleare, visto che la mozione di Vittorio Milesi è stata respinta con 43 voti contrari (su 77) superando anche alcune logiche di appartenenza politica. A conti fatti, dunque, mi sembrava che tutti avessero apprezzato il grande impegno tenuto nei confronti dell'ospedale di San Giovanni Bianco, e, di conseguenza, mi sarei aspettato che il problema venisse archiviato.

Al contrario, invece, è stato ingigantito: evidentemente c'è qualcosa che non va». Polemiche a parte, il programma di sviluppo che Mentasti ha varato anche per il prossimo anno contiene alcuni interventi di rilievo, tra cui l'attivazione di una terapia sub-intensiva: «È l'unico fronte sul quale siamo in ritardo - tiene a precisare il direttore generale dell'azienda ospedaliera trevigliese - per via dei vincoli imposti dalla legge finanziaria che, di fatto, ha impedito l'assunzione del personale necessario. Originariamente, l'attivazione del servizio era prevista per lo scorso settembre, ma il divieto di assumere gli anestesisti e gli infermieri necessari per poter partire ci ha costretto a spostare il tutto entro il prossimo mese di giugno. Anche in questo caso stiamo parlando di un grosso impegno finanziario, stimabile attorno ai 300 mila euro l'anno per le sole spese di personale».

Entro i primi due mesi del 2007, Mentasti nominerà inoltre un DIRETTORE DI PRESIDIO: «È una posizione vacante da almeno sette anni, fino ad oggi ricoperta da diversi primari e con grande senso di responsabilità, ma ora serve una figura super partes che coordini l'attività dell'ospedale. Lo considero un intervento doveroso e necessario per garantire piena dignità anche al presidio della Valle Brembana. Il concorso è in fase di espletamento e l'entrata in servizio di questa nuova figura è previsto per febbraio».

Oltre all'acquisto di una nuova Tac multistrato e al potenziamento dell'Unità operativa di Chirurgia, Mentasti nominerà anche un primario di Cardiologia: «Oggi - spiega il direttore generale - è una posizione che non esiste, ma che dobbiamo assolutamente inserire perché è un'area in cui siamo deboli. Il tutto avverrà entro l'estate. I fatti e i programmi reali sono questi: le chiacchiere hanno tutt'altro spessore».

«Un'azienda per le Valli» La Cgil: riconosciamo la specificità delle Comunità montane «Se si vuole rilanciare con scelte coerenti il ruolo dell'ospedale vanno per prima cosa analizzate le necessità di personale per adeguarle alle esigenze, puntando a integrarle con professionisti che garantiscano qualità e capacità di attrazione». È questa la posizione di Orazio Amboni (del Dipartimento welfare della Cgil) e di Claudio Arici (Cgil medici) in merito al dibattito innescatosi attorno all'ospedale di San Giovanni Bianco. «Ben venga il confronto sull'ospedale di San Giovanni Bianco - sostengono Amboni e Arici - ma con la consapevolezza che i problemi sono solo parzialmente legati alla sua attuale affiliazione con l'azienda di Treviglio, anche se, come ha dichiarato il consigliere regionale della Margherita, Battista Bonfanti, quella resta una scelta illogica e in contrasto con le volontà espresse dalla popolazione della Valle Brembana.

È nostra convinzione che il passaggio dall'azienda ospedaliera di Treviglio a quella di Bergamo possa essere presa in considerazione, ma andrebbero esplorate anche scelte diverse, potenzialmente più efficaci se si vuole valorizzare il ruolo dell'ospedale di San Giovanni Bianco». Secondo la Cgil, «andrebbe riconosciuta la specificità delle Comunità montane creando una azienda ospedaliera autonoma, in grado di garantire che anche gli ospedali di quei territori possano fornire assistenza di qualità. L'istituzione di una azienda ospedaliera delle Comunità montane che includa Clusone, Lovere e San Giovanni Bianco darebbe a questi ospedali, alle comunità e ai loro rappresentanti istituzionali, un direttore generale che si concentri unicamente su questo compito, che sia in grado di negoziare servizi di supporto attingendo alla rete ospedaliera provinciale, proponendo alla Regione di creare le condizioni per cui questi servizi possano essere erogati a costi sostenibili. Riteniamo siano state investite sufficienti risorse per la pianura e che sia ora di iniziare a fare progetti anche per chi vive nelle Comunità montane, iniziando a discutere di San Giovanni Bianco con l'obiettivo di andare oltre». Cgil ribadisce che l'ospedale di San Giovanni Bianco è «una struttura strategica nell'ambito della rete ospedaliera per acuti a Bergamo e merita attenzione. Ma a fronte degli interventi strutturali effettuati è mancata la progettualità necessaria per sostenere il ruolo che deve avere un ospedale per acuti».

L'assessore Cè: un presidio importante «Credo che questo dibattito non sia indirizzato nella maniera giusta. Contrariamente a quanto può pensare chi sta seguendo la polemica sui giornali, l'ospedale, come dimostrano una serie di dati disponibili a chiunque, non è stato dimenticato, ma, al contrario, è stato al centro di investimenti piuttosto consistenti, oltre cinque milioni di euro, il che non mi sembra un impegno irrilevante. È un presidio di frontiera, che non solo ha una sua ragione di esistere per la collocazione geografica che lo caratterizza, ma anche perché può dare realmente risposte adeguate ai bisogni della popolazione. Alcuni interventi importanti sono già stati fatti, altri verranno portati avanti nei prossimi mesi, ma certo non è stato trattato come una "cenerentola"». Alessandro Cè, assessore alla Sanità della Regione Lombardia, interviene così sulle polemiche che ormai da un paio di settimane sono state sollevate attorno alla gestione dell'ospedale di San Giovanni Bianco, se cioè lasciare che continui a occuparsene l'azienda ospedaliera di Treviglio oppure trasferirla in carico agli Ospedali Riuniti di Bergamo.

«Il problema - continua - non può essere ridotto soltanto a una questione di appartenenza a questa o a quella azienda ospedaliera: se così fosse, si tratterebbe di un'impostazione sbagliata, che a noi interessa poco. Il punto di vista della Regione è diverso: a noi interessa che gli investimenti per far funzionare questo ospedale siano stati fatti e che quelli programmati per il futuro vengano portati avanti nei tempi previsti, cosa che mi pare stia avvenendo. Alla Regione, in pratica, interessa che l'ospedale funzioni e possa funzionare sempre meglio, indipendentemente da quale azienda ospedaliera lo gestisca, ma non - cosa ben più importante - dai reali bisogni della popolazione: è con questi temi che bisogna confrontarsi, non con altri». L'azienda ospedaliera di Treviglio, sostiene l'assessore Cè, «sta operando bene: ha già investito parecchi soldi e nei prossimi mesi metterà in campo altre scelte organizzative significative quali la nomina di un direttore di presidio, l'attivazione di una terapia subintensiva, il rafforzamento della Chirurgia, un primariato di Cardiologia e una nuova Tac multistrato, il tutto con l'intento di dare una risposta sempre più adeguata alle necessità della popolazione locale.

Ho l'impressione che si voglia fare dell'allarmismo ingiustificato, certo non suffragato da dati oggettivi». Per il responsabile della Sanità lombarda, dunque, il direttore generale dell'azienda ospedaliera, Andrea Mentasti, «ha gestito bene e concretamente il presidio di San Giovanni Bianco, e mettere oggi in discussione l'appartenenza dell'ospedale a questa azienda ospedaliera piuttosto che a un'altra non è nella logica delle cose, fermo restando che la legge, oggi come oggi, non prevede che le cose possano cambiare. Il problema dell'appartenenza - conclude Cè - non sembra essere motivato dalle situazioni oggettive: certamente le comunità locali hanno tutto il diritto di porre i problemi che sentono, ma senza dimenticare che un corretto confronto deve passare attraverso una seria analisi della realtà dei fatti». Al. Ce. le strutture in Bergamasca Treviglio-Caravaggio L'azienda ospedaliera di Treviglio e Caravaggio nasce il primo gennaio del 1998. L'azienda diretta da Andrea Mentasti non gestisce solo l'ospedale al confine tra le due città della Bassa, ma anche l'ospedale Santissima Trinità di Romano di Lombardia, il Passi di Calcinate e l'ospedale di San Giovanni Bianco.

Alle strutture ospedaliere si aggiungono poliambulatori esterni a Treviglio, Dalmine, Ponte San Pietro, Calusco d'Adda, Villa d'Almè, Grumello del Monte, Zogno, unità psichiatriche a Treviglio, Romano, Ponte San Pietro, Zogno e Bonate Sotto, centri di neuropsichiatria infantile a Verdello, Romano di Lombardia, Bonate Sotto e Zogno. Bergamo L'azienda ospedaliera «Ospedali Riuniti di Bergamo» è una struttura sanitaria pubblica di rilievo nazionale e di alta specializzazione. Grazie ai traguardi raggiunti negli ultimi 20 anni nei settori della Medicina che richiedono le conoscenze più avanzate, è riconosciuta dalla comunità scientifica internazionale tra le strutture di maggior rilievo del panorama nazionale. In particolare, l'ospedale offre servizi, cure e assistenza sanitaria polispecialistica per patologie acute di alto e medio livello di complessità a utenti provenienti da tutto il territorio nazionale.

Gli Ospedali Riuniti sono azienda leader anche per la loro collaborazione con istituti di ricerca e università italiane e straniere. Seriate Radicata con molte strutture sul territorio anche l'azienda ospedaliera Bolognini, che ha sede a Seriate: oltre all'ospedale di Seriate, il Sant'Isidoro di Trescore Balneario, il Faccanoni di Sarnico, il Pesenti-Fenaroli di Alzano Lombardo, il Briolini di Gazzaniga, il San Biagio di Clusone, l'ospedale Locatelli di Piario e quello di Lovere. Poliambulatori dell'azienda sono presenti a Lovere, Ponte Nossa, Gromo, Albino e Vilminore. Merate Lavori in corso ALL'Ospedale Hanno preso il via da pochi giorni i lavori di rifacimento dell'ingresso dell'ospedale San Leopoldo Mandic di Merate: una struttura ospedaliera molto conosciuta e frequentata anche da paesi dell'Isola e della Valle San Martino, come Calusco, Villa d'Adda, Cisano e altri, da cui dista pochi chilometri. Nel dettaglio, l'importante intervento permetterà di ridisegnare completamente l'ingresso del complesso ospedaliero, facente capo all'Azienda ospedaliera di Lecco, razionalizzando la dislocazione degli uffici amministrativi, del centro unico di prenotazioni e del centro prelievi, oggi ubicati in locali ormai del tutto inadeguati al notevole flusso di utenti.

La conclusione della ristrutturazione, il cui ammontare supera i 430 mila euro, è prevista per l'autunno 2007: un tempo relativamente lungo, perché i lavori dovranno forzatamente «convivere» con la normale attività ospedaliera, che non può ovviamente essere sospesa. Sarà quindi necessaria, da parte degli utenti, un po' di pazienza in più, seguendo con attenzione le indicazioni che, di volta in volta, saranno fornite con appositi cartelli.
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Futuro Ospedale di San Giovanni Bianco

Messaggio da popolari »

COMITATO DIAMO UN FUTURO ALL’OSPEDALE DI SAN GIOVANNI BIANCO

ASSEMBLEA PUBBLICA

“PRESENTAZIONE DELL’INIZIATIVA DELLA RACCOLTA FIRME PER CHIEDERE L’AFFERIMENTO DELL’OSPEDALE DI SAN GIOVANNI BIANCO ALL’AZIENDA OSPEDALIERA DI BERGAMO”

A SAN PELLEGRINO TERME

MERCOLEDI’ 22 NOVEMBRE ORE 20.30 PRESSO LA
SALA RIUNIONI DELLA CROCE ROSSA IN VIALE BELOTTI


LA POPOLAZIONE E’ INVITATA A PARTECIPARE
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Elle
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DATI RELATIVI AI RICOVERI NELLE STRUTTURE OSPEDALIERE DEI RE

Messaggio da Elle »

Come sono esposti i dati mi fanno sorgere alcuni dubbi, che spero qualcuno possa fugare:

- uno o più ricoverati c/o l'Ospedale di San Giovanni Bianco (S.G.B.) poi possono essere stati spostati in altre strutture per la cura o sua continuazione, perchè la struttura di S.G.B. non è abilitata?
- Uno o più ricoverati hanno scelto altro Ospedale perchè indirizzati dal Medico di Famiglia?
- Uno o più ricoverati hanno scelto altre strutture ospedaliere per avvicinarsi ai parenti facilitandone così l'assistenza?

A fronte di dati ci deve essere un'analisi che individua le cause che hanno fatto sì che i pazienti scegliessero una struttura piuttosto che un'altra così da decidere se sono indispensabili e corrette eventuali azioni come può essere l'afferimento all'Ospedale di Bergamo per raggiungere l'obiettivo X (?).

Non credo che i pazienti decidano un Ospedale piuttosto che un altro in base all'appartenenza, o meno, ad una struttura piuttosto che ad un'altra.

Non credo che aumenteranno gli investimenti economici e la professionalità di chi opera presso San Giovanni Bianco se risponderà a Bergamo.

Saluti.
Elle
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bashir.it
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Messaggio da bashir.it »

Concordo assolutamente con te Elle.

Questa iniziativa mi sembra che abbia un carattere unicamente propagandista di stampo partitico, senza toccare le vere necessità ed i veri problemi: QUALITA' DEL SERVIZIO e non aspetti gestionali aziendali
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Struttura ospedaliera di San Giovanni Bianco

Messaggio da bashir.it »

Tratto da L'eco di Bergamo 24/11/2006

«Ospedali più autonomi sul piano operativo» Piero Busi: è allo studio un progetto per i presìdi di frontiera I primari: per la struttura di San Giovanni Bianco meglio Treviglio

Restare con Treviglio o andare con Bergamo?
Per il presidente della Comunità montana della Valle Brembana, Piero Busi, il problema dell'ospedale di San Giovanni Bianco, almeno per il momento, non è certo questo. «Oggi come oggi - dice all'indomani di un incontro con il presidente della Commissione Sanità della Regione, Pietro Macconi, con il direttore generale dell'azienda ospedaliera trevigliese, Andrea Mentasti, e con la quasi totalità dei primari del presidio ospedaliero - i nodi critici da risolvere sono sostanzialmente due: il primo è legato alla necessità di mettere in condizione l'ospedale di lavorare in piena sicurezza; il secondo di stabilire una volta per tutte qual è la sua vera missione e come portarla avanti. Il "con chi" viene dopo, non prima».

Il ruolo che devono avere gli «ospedali di frontiera» come quello di San Giovanni Bianco è un tema che sembra stare particolarmente a cuore a Busi, così a cuore che si è preso tre o quattro mesi di tempo per mettere a punto un progetto da sottoporre poi alla Regione Lombardia. «Prima di fare delle scelte - spiega - bisogna capire fino a che punto strutture come queste possono spingersi nell'organizzazione sanitaria, capire cioè quali contenuti introdurre e fino a quali livelli arrivare. È ovvio, però, che oltre a soddisfare i bisogni reali del territorio è necessario che questi presìdi abbiano anche una reale autonomia, non tanto sul piano gestionale quanto invece su quello tecnico ed operativo.

Si tratta di fare delle scelte, in base alle quali bisognerà poi fare degli investimenti, tenendo presente che strutturare un "ospedale di frontiera", a parità di servizi, costa ovviamente di più che fare lo stesso in un ospedale di città. È su questi obiettivi che, insieme ad altre realtà simili alla nostra, sto lavorando per stendere un'ipotesi di progetto da presentare al Pirellone, attraverso la quale ipotizzare anche una possibile strada per dare più autonomia operativa a questi ospedali. Presentarsi da soli in Regione non avrebbe alcun senso, non si otterrebbe nulla: insieme, invece, è possibile fare di più».

Nel frattempo c'è bisogno che l'ospedale di San Giovanni Bianco diventi più sicuro, ma su questo fronte sembra di capire che i programmi presentati da Mentasti per rilanciare il presidio della valle trovino l'apprezzamento di Busi: «Se il direttore generale dell'azienda ospedaliera di Treviglio manterrà gli impegni presi nei tempi indicati - dice - va benissimo, anche perché non credo sia possibile andare oltre quei contenuti. L'importante, nella situazione attuale, è cominciare a ridare certezze alla nostra gente; chi sarà il referente finale lo discuteremo in un secondo tempo».

Soddisfatto dell'incontro il presidente della Commissione regionale del Pirellone. «La stragrande maggioranza dei primari con cui mi sono confrontato - spiega Macconi - sa perfettamente che il problema non è quello di mettere in discussione l'appartenenza all'azienda di Treviglio, ma di rendere autosufficiente l'ospedale perché possa svolgere tutte le funzioni che gli competono nel miglior modo possibile. Per altro il piano proposto da Mentasti va esattamente in questa direzione e già alcune delle criticità lamentate nei mesi scorsi sono state affrontate e risolte. Nei prossimi mesi, visti gli interventi programmati, le cose non potranno che migliorare, anche se è giusto dire che non è sempre possibile trovare subito le professionalità giuste di cui si ha bisogno.

Sono peraltro convinto che difficilmente Bergamo avrebbe affrontato con maggior intraprendenza le problematiche sostenute da Treviglio. Quando non sono distruttive, le discussioni servono sempre, per introdurre migliorie o accelerare quelle programmate. Credo che le polemiche siano superate, anche se questo non significa che non ci saranno più problemi: le soluzioni sono state impostate, ora, però, cerchiamo anche di valorizzare quanto già si fa di buono in questo ospedale».

Roberto Prati, primario di Ortopedia, riassume, di fatto, la posizione dei colleghi dell'area chirurgica. «L'ospedale - sottolinea - necessita di una messa in sicurezza, e cioè l'operatività di una Guardia attiva, di una terapia intensiva o subintensiva e di un rianimatore in servizio 24 ore su 24. Il tutto per affrontare senza affanni sia le emergenze sia l'attività programmata, a vantaggio non solo degli utenti ma anche degli stessi medici. Se queste sono le esigenze, la soluzione migliore per vederle soddisfatte è quella di restare con Treviglio. L'opinione pubblica è fuorviata: andare con Bergamo non risolverebbe i problemi, ma anzi farebbe correre all'ospedale di San Giovanni Bianco il rischio di impoverirsi delle professionalità maturate negli ultimi anni».

Per ultimo fa sentire la sua voce anche Carlo Bonometti, direttore generale degli Ospedali Riuniti di Bergamo: «Prima che tecnico - dice - è un problema politico, che, dunque, non mi compete. Se la politica deciderà di assegnare San Giovanni Bianco a Bergamo, affronteremo l'argomento, tenendo presente che la nostra "mission", sempre più votata all'alta specialità, non è facilmente compatibile con quella di un presidio di primo livello com'è l'ospedale di San Giovanni Bianco»
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San Giovanni Bianco a Bergamo

Messaggio da DANIELE »

Prima che tecnico - dice - è un problema politico, che, dunque, non mi compete. Se la politica deciderà di assegnare San Giovanni Bianco a Bergamo, affronteremo l'argomento, tenendo presente che la nostra "mission", sempre più votata all'alta specialità, non è facilmente compatibile con quella di un presidio di primo livello com'è l'ospedale di San Giovanni Bianco»
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Valle Brembana Assunzioni all'ospedale

Messaggio da bashir.it »

Tratto da l'Eco di Bergamo 29 novembre 2006

Valle Brembana Assunzioni all'ospedale

Potenziare il servizio sanitario ospedaliero della Valle Brembana con l'assunzione di figure professionali per l'ospedale di San Giovanni Bianco. È l'obiettivo delle prossime assunzioni decise dall'Azienda ospedaliera Treviglio-Caravaggio - che ha in carico anche l'ospedale di San Giovanni Bianco - per il mese di dicembre.

«Il prossimo mese - fa sapere l'azienda ospedaliera in un comunicato - saranno terminate le procedure concorsuali per l'assunzione di un direttore medico del presidio Nord, figura apicale che dal gennaio 2007 assicurerà la direzione dell'ospedale brembano e la gestione coordinata dei poliambulatori e delle attività territoriali di competenza».
La figura richiesta dall'azienda ospedaliera sarà un punto di riferimento per l'attività ospedaliera e dei poliambulatori. Una sorta di prima risposta al dibattito avviato nei giorni scorsi, attraverso incontri e iniziative, per ripensare e potenziare il ruolo del presidio ospedaliero di San Giovanni Bianco.

«Sono state inoltre avviate ulteriori procedure amministrative - spiegano dall'azienda ospedaliera diretta da Andrea Mentasti - per assicurare anche l'assunzione di due dirigenti medici anestesisti, professionisti necessari all'attivazione e alla gestione, sempre all'ospedale di San Giovanni Bianco, della terapia intensiva post operatoria a partire dal mese di aprile. Questo programma di incremento di organico, con i relativi potenziamenti organizzativi, qualificherà ulteriormente la mission dell'ospedale brembano».
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Nuovo primario in Chirurgia Ospedale S. Giovanni

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Tratto da L'eco di Bergamo 14 dicembre 2006

Nuovo primario in Chirurgia, entro gennaio il direttore

È stato presentato all'Ospedale di San Giovanni Bianco il nuovo primario di Chirurgia generale, il dottor Dario Frosali, attivo e operativo nel nosocomio brembano già da circa un mese. Alla presentazione, oltre al direttore generale dell'azienda ospedaliera di Treviglio Andrea Mentasti, c'erano anche il presidente della Comunità montana Valle Brembana Piero Busi, il sindaco di San Giovanni Bianco Oscar Mostachetti e il consigliere regionale Pietro Macconi. Mentasti ha voluto ricordare le tappe future dell'ospedale. «A giorni potremo fornire il nome del nuovo direttore del presidio di San Giovanni Bianco - ha detto - probabilmente entro la prima decade di gennaio.

Inoltre tra le novità del prossimo anno abbiamo: un aumento del personale, tra febbraio e marzo potremo parlare finalmente di Terapia intensiva, la riattivazione del primariato di Cardiologia e infine, come anticipato dall'assessore regionale alla Sanità Alessandro Cè, il Pirellone prevede risorse aggiuntive già dal 2007 per gli 8 ospedali di montagna della Lombardia, che ci permetteranno di avere delle deroghe in termini di assunzioni e di fare investimenti per rafforzare l'emergenza».

Il nuovo primario di Chirurgia, Dario Frosali, giunge a San Giovanni Bianco dopo 20 anni a Treviglio: «Siamo contenti di poter presentare Frosali - ha detto Mentasti - perché, dopo le difficoltà vissute ultimamente nel reparto di Chirurgia siamo sicuri che saprà dare un cambio di marcia». «Tra i miei obiettivi - ha spiegato il nuovo primario - c'è senza dubbio quello di riattivare e fortificare i rapporti con i medici di base, migliorando il nostro servizio e instaurando una fiducia reciproca.

Un altro obiettivo è quello di rendere più frequenti, laddove possibile, gli interventi di laparoscopia che è una tecnica poco invasiva, è ben sopportata dal paziente, si presta per molte patologie, anche per quelle oncologiche. Per queste ultime prevedo una collaborazione fondamentale con l'oncologo prima e dopo l'intervento, un rapporto indispensabile per migliorare la salute del paziente».
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