Forse è proprio questo il problema della società moderna.
Il modello è la Porsche, la velina, il calciatore e tutti quei falsi miti che servono a riempire le tasche di pochi.
Se solo trasmettessero di più "L'albero degli zoccoli"....il rispetto della saggezza, la pazienza di fare le cose e di raggiungere gli obbiettivi, la caparbietà e la fatica di questa gente...
Ciao
Andrea
Il Nonno e il Bambino.....
Moderatore: lucaserafini
nonno e nipote
direi che vedere una scena così è stato un modo magnifico di iniziare il venerdì! io non ce l'ho avuto un nonno così..era montanaro doc "sceso" a milano per mantenere la famiglia e ammazzatosi di lavoro tutta la vita a fare il muratore. Una volta in pensione, d'estate sempre con la gerla in spalla piena di fieno e d'inverno a sistemare gli attrezzi che avrebbe usato nella bella stagione. ma duro come la roccia delle montagne e arido come il deserto. in compenso ho un papà che da circa 20 anni sta ristrutturando con le sue mani, la sua fatica, la sua costanza, il suo ingegno e pochi soldi (oltre al mio sudore quando mi incastra) la casa dove sua mamma era nata nel lontano 1909, una casa che si può raggiungere solo a piedi. e io sono profondamente orgogliosa di lui.
la gente che non conosce la montagna non capisce la vita dura che questa impone, non la condivide nè la può accettare; quindi crede di offrire qualcosa di fantastico portando le sue "porsche", le sue attrezzature che fanno tutto da sole e tutto quello che può evitare la fatica, senza comprendere che la vita in montagna è anche questo. ma penso anche che stia alla gente della montagna valorizzare le proprie esperienze, la propria vita, essere orgogliosi di quello che si ha e che i nonni hanno conquistato a prezzo di fatica e dolori senza sentirsi inferiori a nessuno. gli altri possono anche offrirci l'eden ma se siamo convinti di averlo già, niente ci può toccare.
la gente che non conosce la montagna non capisce la vita dura che questa impone, non la condivide nè la può accettare; quindi crede di offrire qualcosa di fantastico portando le sue "porsche", le sue attrezzature che fanno tutto da sole e tutto quello che può evitare la fatica, senza comprendere che la vita in montagna è anche questo. ma penso anche che stia alla gente della montagna valorizzare le proprie esperienze, la propria vita, essere orgogliosi di quello che si ha e che i nonni hanno conquistato a prezzo di fatica e dolori senza sentirsi inferiori a nessuno. gli altri possono anche offrirci l'eden ma se siamo convinti di averlo già, niente ci può toccare.
belle parole...
leggere quelle parole e avere davanti proprio l'immagine..
e la neve è ancora più bella.
e la montagna è ancora più bella.
e la vita è ancora più bella.
e la neve è ancora più bella.
e la montagna è ancora più bella.
e la vita è ancora più bella.
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Torno adesso dall'alto-adige (ogni tanto mi capita), direi che ci sono due realtà: le valli parco giochi, dove tutto ma proprio tutto è perfettino, le casine sono tutte in stile heidi, probabilmente le pecorelle profumano anche e tutto è come il turista lo immagina e lo vuole. Poi ci sono le altre valli. dove ci sono case belle e case meno, gli animali puzzano di animale come è giusto che sia.
Lì il turista è ben accolto, sempre anche fuori stagione. ma non è il padrone. la valle vive una vita sua, con una sua dignità, i suoi ritmi, i suoi cimiteri al centro del paese perchè è sempre stato così e se il turista si turba vuol dire che non ha capito niente. I negozi chiudono il sabato e tu magari ti incavoli perchè resti spiazzato, ma poi ti rendi conto che quello è il loro ritmo e sei tu, che ci arrivi per qualche giorno, che devi adeguarti.
Impariamo per favore dagli altri, quando, magari senza volerlo, hanno qualcosa da insegnarci. E' giusto che la valle riparta, ma non snaturiamola in favore del turista. Le mode e i luoghi alla moda passano, il cemento resta. Se vogliamo che nonni e bambini continuino a salutarsi, facciamo si in modo che i bambini possano crescere nello stesso ambiente in cui vivono i nonni, dando loro possibilità future, ma non togliamo loro l'ambiente che hanno in cambio di ipotesi assurde.
Lì il turista è ben accolto, sempre anche fuori stagione. ma non è il padrone. la valle vive una vita sua, con una sua dignità, i suoi ritmi, i suoi cimiteri al centro del paese perchè è sempre stato così e se il turista si turba vuol dire che non ha capito niente. I negozi chiudono il sabato e tu magari ti incavoli perchè resti spiazzato, ma poi ti rendi conto che quello è il loro ritmo e sei tu, che ci arrivi per qualche giorno, che devi adeguarti.
Impariamo per favore dagli altri, quando, magari senza volerlo, hanno qualcosa da insegnarci. E' giusto che la valle riparta, ma non snaturiamola in favore del turista. Le mode e i luoghi alla moda passano, il cemento resta. Se vogliamo che nonni e bambini continuino a salutarsi, facciamo si in modo che i bambini possano crescere nello stesso ambiente in cui vivono i nonni, dando loro possibilità future, ma non togliamo loro l'ambiente che hanno in cambio di ipotesi assurde.
Ho ripensato a questa splendida descrizione e mi sono immedesimato nell’autore col piacere di quest’immagine nella mente. ” Mi sono commosso, per la dolcezza di quell'uomo e per la gioia orgogliosa di quel bambino, accarezzato di lontano dalla ruvidezza del vecchio” Diventiamo tutti un po’ bambini, soprattutto quando i ricordi portano ai nostri nonni. Dal nòno Pì,dal nòno Santì, così come quel bambino anch’io goduto del piacere di quelle calde raccomandazioni.
Il trinciato di “seconda” o la brenta sulle spalle, le mucche da mungere festa o non festa, ecco, tra queste due generazioni, i padri che hanno dovuto fare delle scelte. Certo col progresso il fascino delle cose “belle e comode” hanno sicuramente influenzato quella generazione, ma l’evoluzione da mondo contadino con abitudini che non riuscivano allo stare al passo coi tempi, ad una società industriale e ricordiamoci che sto cercando di descrivere il periodo anni 50/60, fatta da maggiori comodità e forse pensando alle migliori prospettive di un avvenire migliore per i propri figli, hanno determinato la scelta di quanti hanno abbandonato quello stile di vita.
L’emigrazione dalla valle c’è sempre stata, sempre con motivazioni dolorose ma necessarie, quasi fisiologiche; cambiano le persone, cambiano i tempi, ascoltando testimonianze del periodo post bellico, sia del 1° o 2° conflitto, abbiamo descrizioni piuttosto catastrofiche sulla situazione in valle, eppure chi è rimasto con fatica e dignità è andato avanti. In questo contesto la scelta più dolorosa forse è quella di chi ha scelto di andar via, dando però nuovi spazi a chi è rimasto.
E vorrei chiudere con una riflessione su chi ha dato il “la” all’abbandono della valle (già nel 1400 si registrano nostri bergamini proprietari terrieri residenti nel Milanese e Lodigiano) fino agli ultimi; sempre negativi? Mai positivi?
Siamo sicuri che i residenti attuali si sentano così denigrati?
I vecchi continuano a ripetere con orgoglio e amore i gesti che facevano da giovani, la nuova generazione pur con uno stile di vita diverso e con mestieri diversi non sta mandando avanti la valle con gli stessi valori e dignità dei loro padri?
Un’ abbraccio a tutti i nonni che spesso incontro nelle mie escursioni e dai quali faccio tesoro dei loro racconti, e all’autore di questo post per la bellissima scena raccontata.
Ol Gogis
Il trinciato di “seconda” o la brenta sulle spalle, le mucche da mungere festa o non festa, ecco, tra queste due generazioni, i padri che hanno dovuto fare delle scelte. Certo col progresso il fascino delle cose “belle e comode” hanno sicuramente influenzato quella generazione, ma l’evoluzione da mondo contadino con abitudini che non riuscivano allo stare al passo coi tempi, ad una società industriale e ricordiamoci che sto cercando di descrivere il periodo anni 50/60, fatta da maggiori comodità e forse pensando alle migliori prospettive di un avvenire migliore per i propri figli, hanno determinato la scelta di quanti hanno abbandonato quello stile di vita.
L’emigrazione dalla valle c’è sempre stata, sempre con motivazioni dolorose ma necessarie, quasi fisiologiche; cambiano le persone, cambiano i tempi, ascoltando testimonianze del periodo post bellico, sia del 1° o 2° conflitto, abbiamo descrizioni piuttosto catastrofiche sulla situazione in valle, eppure chi è rimasto con fatica e dignità è andato avanti. In questo contesto la scelta più dolorosa forse è quella di chi ha scelto di andar via, dando però nuovi spazi a chi è rimasto.
E vorrei chiudere con una riflessione su chi ha dato il “la” all’abbandono della valle (già nel 1400 si registrano nostri bergamini proprietari terrieri residenti nel Milanese e Lodigiano) fino agli ultimi; sempre negativi? Mai positivi?
Siamo sicuri che i residenti attuali si sentano così denigrati?
I vecchi continuano a ripetere con orgoglio e amore i gesti che facevano da giovani, la nuova generazione pur con uno stile di vita diverso e con mestieri diversi non sta mandando avanti la valle con gli stessi valori e dignità dei loro padri?
Un’ abbraccio a tutti i nonni che spesso incontro nelle mie escursioni e dai quali faccio tesoro dei loro racconti, e all’autore di questo post per la bellissima scena raccontata.
Ol Gogis