bergamaschi in vetta all'everest

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tiraka
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bergamaschi in vetta all'everest

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Da fancymountain.com: Mi ha chiamato Nadia 10 minuti fa dalla cima dell'Everest, lei e David si trovavano li sono i primi dello spirito libero a raggiungere questo sogno, hanno utilizzato entrambi l'ossigeno e la giornata non era delle migliori. Marchino e Pierangelo erano ancora in salita mi aggiorneranno al più presto !!! Per ora tanti complimenti. Facciamo il tifo anche agli altri !!!!

La val brembana ancora una volta si è dimostrata terra di grandi alpinisti.

Complimenti a Nadia David e auguri agli altri membri della spedizione che stanno ancora lottando per la vetta !!!!!!
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andrea.brembilla
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News 21 Maggio 2007
Manca all'appello Pierangelo Maurizio, guida alpina di Oltre il Colle


dal Sito http://www.fancymountain.com

Penso che a volte il silenzio sia la soluzione migliore a molte cose, ma purtroppo poi mi accorgo che questo non serve di certo a toglierci le preoccupazioni che ci assillano. Con questo spirito e dopo ore ed ore di telefonate e di seppur fragili conferme, fino a ieri mattina eravamo certi che tutti i ragazzi stessero scendendo ed ho quindi comunicato questa notizia. Come un macigno, mi è giunta invece la notizia di questo scambio di persona che, purtroppo, in quelle condizioni, a quelle quote, con comunicazioni date da portatori e da altri alpinisti presenti sulla montagna, sono inesorabilmente da accettare e prendere per vere e reali, anche se poi, si rivelano sbagliate.

Tutto si è sgretolato in un attimo e ieri alle 11:00 ora italiana, dopo essere riuscito finalmente a parlare con Nadia, ho avuto la sua conferma: purtroppo fino a quel momento di Pierangelo non c’erano notizie. Ghiacciati e sconvolti da questa notizia, ma certamente appesi ad ogni filo di speranza, ci stiamo muovendo tuttora e continueremo a farlo per cercare il nostro Pier. Lo stiamo facendo noi da casa ma, soprattutto, lo stanno facendo tutti sulla parete Nord dell’Everest e stiamo estendendo le ricerche anche a Sud per vagliare ogni possibilità.

Di tutto ciò, ho avuto conferma anche da Nadia, che stamane, mi ha garantito sulla completa disponibilità offertaci da alcune spedizioni commerciali (che io in alcune occasioni ho criticato ed ora mi sento di dovergli delle scuse) per continuare le ricerche. Oltre a loro anche altre spedizioni stanno cercando ogni tipo di riferimento e di traccia che ci possa ricondurre a Pier. Sappiamo che il tempo inesorabilmente passa, abbassando sempre più le speranze, ma certi della forza e delle capacità che distinguevano Pierangelo, per ora continuiamo a sperare.

FORZA PIER !!!

Marco Astori

Fancy Mountain
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Dal L'Eco di Bergamo online - 21-05-2007 ore 20.30

Maurizio è disperso sull'Everest - ricerche sui versanti Nord e Sud

Immagine

Pierangelo Maurizio è disperso sull'Everest. Da tre giorni nessuno lo ha più visto o ha avuto sue notizie. Maurizio, 46 anni, guida alpina di Oltre il Colle, era impegnato con la spedizione dei bergamaschi di «Spirito libero» nella scalata della vetta dal versante Nord.

L'ultima a vederlo è stata la tarvisiana Nives Meroi, che con questa impresa ha raggiunto il traguardo del decimo ottomila: giovedì scorso, mentre scendeva dalla vetta insieme con il marito Romano. Benet, la Meroi aveva incontrato Pierangelo Maurizio. Stava salendo verso la cima con le bombole dell'ossigeno. Poi però dell'alpinista di Oltre il colle non si sono più avute notizie.

Ora al campo base avanzato dell'Everest i compagni di cordata - Nadia Tiraboschi, David Borlini, Marco Epis, Ivan Tiraboschi e Sergio Santoro, tutti bergamaschi - stanno organizzando le ricerche con l'aiuto delle spedizioni commerciali impegnate sulla montagna, sia sul versante Nord sia sul versante Sud.
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dal L'Eco di Bergamo del 22 Maggio 2006
«Ho visto Pier in vetta, poi è scomparso»

La compagna di cordata Nadia Tiraboschi è l'ultima ad aver salutato Maurizio vicino alla cima dell'Everest

OLTRE IL COLLE L'ultima a incontrare Pierangelo Maurizio, 52 anni, la guida alpina di Oltre il Colle dispersa sull'Everest, è stata lei, Nadia Tiraboschi, la compagna di cordata, di sempre. Un saluto a pochi metri dalla vetta, poche parole per risparmiare ossigeno e quel gesto, quasi una premonizione, di affidargli il satellitare da utilizzare in caso di emergenza. Da allora il telefono è rimasto muto e di Maurizio si sono perse le tracce, anche se – a ribadirlo è la stessa Tiraboschi – con ogni probabilità, prima di sparire, l'alpinista il suo sogno dovrebbe averlo realizzato: il tetto del mondo dovrebbe averlo calcato.

Non è un caso dunque che le ricerche, gli estremi tentativi portati avanti nelle ultime ore, abbiano riguardato sia la parete Nord del colosso himalaiano, sia il versante opposto, quello nepalese, nell'ipotesi che lo scalatore di Oltre il Colle possa essersi erroneamente avventurato oltre il crinale della cima. Per il momento però nulla di nuovo e più passano le ore e più la speranza dei giorni scorsi lascia il posto allo sconforto, perché mai nessun disperso prima d'ora è rientrato da certe quote dopo così tanti giorni di assenza. L'unico nuovo tassello è la testimonianza di Nadia Tiraboschi che, dopo essere rientrata al campo base, ha potuto mettersi finalmente in contatto con Marco Astori, il presidente del gruppo alpinistico Fancy mountain cui gli alpinisti della spedizione «Spirito libero» sono iscritti.

La prima telefonata risale a domenica scorsa e non è stata certo un bel momento: «Tutto si è sgretolato in un attimo – ha scritto ieri sul sito dello stesso gruppo Marco Astori, riferendosi all'altalena di informazioni che sabato dava i quattro alpinisti in parete salvi e in arrivo al campo base – ieri (domenica, ndr) alle 11 ora italiana, dopo essere riusciti finalmente a parlare con Nadia, abbiamo avuto la conferma: malauguratamente fino a quel momento di Pierangelo non c'erano notizie. Sconvolti, ma certamente appesi a ogni filo di speranza, ci siamo mossi per cercare il nostro Pier. Lo stiamo facendo noi da casa ma, soprattutto, lo stanno facendo tutti sulla parete Nord dell'Everest, estendendo le ricerche anche a Sud per vagliare ogni possibilità».

Aggiunge Astori: «Proprio stamane (ieri, ndr) ho avuto conferma anche da Nadia della completa disponibilità da parte di alcune spedizioni commerciali (che in alcune occasioni ho criticato e ora mi sento di dovergli delle scuse) a proseguire le ricerche, cercando ogni tipo di riferimento e di traccia che ci possa ricondurre a Pier».
Anche questo ennesimo tentativo sembrerebbe però stato vano. Ancora nel tardo pomeriggio di ieri buone notizie non se ne avevano e ormai difficilmente ne potranno arrivare: «Niente di nuovo», ribadiva laconicamente dal campo base l'alpinista Nives Meroi, che giovedì scorso, assieme al marito Romano Benet, aveva preceduto (senza ossigeno) sulla cima dell'Everest Nadia Tiraboschi e David Borlini, i due scalatori del gruppo di «Spirito libero» giunti in vetta.

Sono proprio loro gli ultimi componenti della spedizione a essere attualmente al campo base avanzato, quello in cui si trovano buona parte delle spedizioni distribuite su due livelli. Marco Epis, il terzo scalatore rientrato domenica dalla parete, è sceso infatti ieri a quota 5.200 accompagnato da Mario Trimeri (altro alpinista italiano presente sull'Everest nel tentativo di completare le cosiddette Seven summit, le cime più alte della terra, e legato ai bergamaschi dall'appoggio logistico di Manuel Lugli, titolare dell'agenzia specializzata in trekking e alpinismo «Il nodo infinito») perché duramente provato dai giorni trascorsi ai campi alti e quindi bisognoso di aria più «ossigenata». Gli altri due componenti – Ivan Tiraboschi (medico della spedizione) e Sergio Santoro – sarebbero invece già a Kathmandu, dopo essersi allontanati dal resto del gruppo nei giorni scorsi: arrivati a campo uno avrebbero preferito rinunciare per alcuni problemi di acclimatamento.

«Il nostro valore aggiunto – aveva sottolineato prima della partenza Nadia Tiraboschi riferendosi all'amicizia e alla sintonia del gruppo di scalatori – è proprio questo: il grande legame che ci unisce e che sicuramente ci consentirà di affrontare la spedizione con un ottimo affiatamento. Assieme abbiamo già salito l'Aconcagua sulle Ande e ora speriamo di replicare sull'Everest». Purtroppo non è andata così.

Emanuele Falchetti

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«Noi vogliamo continuare a sperare»
Ansia per le sorti del compaesano sul tetto del mondo. Riposti gli striscioni per la festa

OLTRE IL COLLE Si respira una mestizia profonda a Oltre il Colle, paese natale di Pierangelo Maurizio, vista la prolungata assenza di sue notizie. Ma ancora un filo di speranza c'è. In piazza, a bassa voce, si commentano le informazioni frammentate che arrivano dall'Everest.
Domenica sera dalla stretta cerchia dell'alpinismo locale erano trapelate le prime voci sulle difficoltà che Pierangelo avrebbe incontrato salendo sul tetto del mondo, ma erano state scacciate come cattivi pensieri.

«Impossibile – si diceva – che siano vere. Pier è uno scalatore esperto e prudente, non può aver commesso errori». L'ansia si è invece fatta palpabile ieri. «Vogliamo continuare a sperare – commenta il sindaco, il senatore Valerio Carrara –. La sera precedente alla partenza della spedizione, a cena con Pierangelo, Nadia Tiraboschi e tutti gli altri, ci eravamo salutati. Erano tranquilli, pronti ad affrontare un'impresa ardua».
«Proprio Pierangelo – continua Carrara – un alpinista di esperienza e di profondo senso di responsabilità oltre che atleta valido, era il punto di riferimento del gruppo. Un alpinista appassionato e rispettoso della montagna alla quale ha avvicinato tanti giovani. Ricordo i corsi attivati da lui e Nadia, in collaborazione con altri alpinisti, per i ragazzi della Colonia milanese. Un uomo con il suo paese nel cuore, sempre cordiale e generoso. Speriamo tutti nel suo ritorno».

«Stavamo preparando i festeggiamenti per il felice esito dell'impresa con Nadia e Davide sull'Everest – ricorda Franco Sirleto, presidente della Pro loco – e sarebbe stata una gran festa. Abbiamo sospeso tutto, gli striscioni riposti con la speranza di riutilizzarli se arrivasse la bella notizia». E aggiunge: «I suoi amici alpinisti sono da domenica nella Casa delle guide e del Soccorso alpino: Pierangelo ne era stato promotore. La struttura, già utilizzata, non è stata ancora inaugurata. Il felice esito della spedizione sarebbe stato il momento più adatto. Noi tutti cerchiamo di essere vicini alla famiglia». «Non riesco proprio a pensare che a Pierangelo sia successo qualcosa di grave – dice Gianni Padella, che ha ospitato nel suo ristorante il gruppo della spedizione prima della partenza –.

Avevano voluto salutare qui da me gli amici, era stata una cena allegra, con tanti consigli da parte di Marco Astori e Roby Piantoni che avevano raggiunto l'Everest lo scorso anno. Pierangelo rincuorava quelli che restavano a casa, cercava da buon capo spedizione di smorzare facili entusiasmi. Quella montagna che aveva nel cuore e nei sogni non può averlo tradito».

Sergio Tiraboschi
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dal L'Eco di Bergamo del 25 Maggio 2007

Torna dall'Everest Marco Epis
L'alpinista colpito da un principio di edema cerebrale è in viaggio per Kathmandu


Marco Epis, di Oneta, è in viaggio per Kathmandu. Dopo Ivan Tiraboschi e Sergio Santoro - che si erano staccati dal resto del gruppo settimana scorsa in concomitanza con la scomparsa di Pierangelo Maurizio, di Oltre il Colle - è lui il primo alpinista della spedizione bergamasca Spirito Libero ad accomiatarsi dal campo base dell'Everest, essendo anche il più provato tra quanti fino a poche ore fa si trovavano ancora a quota 5.200 (oltre a lui Nadia Tiraboschi, pure di Oltre il Colle, e David Borlini, di Oneta). L'emergenza, legata al principio di edema cerebrale che l'aveva colpito a 8.300 metri è rientrata, ma i postumi si faranno sentire ancora per qualche tempo.

A confermare la partenza è il presidente del gruppo alpinistico Fancy mountain, Marco Astori, l'unico, assieme ai familiari, a mantenere i contatti con la spedizione: «Marco è riuscito a trovare posto su una jeep in partenza (forse al seguito di Nives Meroi e Romano Benet, ndr). Il prossimo a partire, non appena ci sarà un altro fuoristrada disponibile sarà David».

Almeno per il momento, Nadia Tiraboschi ha deciso di fermarsi al campo base: anche se le ricerche di Pierangelo Maurizio, sono ormai concluse purtroppo con esito negativo, la speranza è di raccogliere, presso le altre spedizioni tuttora presenti sulla parete, un dettaglio o una fotografia che possano in qualche modo offrire un indizio sulla scomparsa. Da espletare ci sono, inoltre, le pratiche burocratiche in prima battuta con l'ufficiale di collegamento che si trova al campo base cinese.

Nel frattempo in Italia, il caso dello scalatore bergamasco disperso sulla nord dell'Everest finisce nel polverone sull'utilizzo dell'ossigeno in alta quota sollevato dall'alpinista Agostino Da Polenza: «Prima di fare questa affermazione - ha dichiarato ieri lo stesso Da Polenza alla presentazione della spedizione di Silvio Mondinelli per il Broad Peak che a sua volta ha accostato l'uso di ossigeno al doping - ci ho pensato a lungo, ma poi ho deciso di dirlo: se Pierangelo fosse stato senza ossigeno sarebbe tornato indietro e non avrebbe affrontato quei 300 metri in più che possono essere fatali. Se ti finisce l'ossigeno ti si gelano le mani, i piedi, il cervello e poi arriva il panico». «Salire con l'ossigeno - ha aggiunto - significa avvantaggiarsi di un benessere fisico che ti riporta a una quota inferiore. Arrivare in cima all'Everest con le bombole è come trovarsi a 5.200 metri. Insomma un'altra cosa. Se l'alpinismo è uno sport è giusto che sia ricondotto alle regole dello sport».

«All'alpinismo - ha replicato a distanza lo scalatore Simone Moro - non può essere attribuita un'accezione esclusivamente sportiva dato che non esistono federazioni, campionati, regolamenti scritti e l'attribuzione di medaglie. L'alta quota investe una dimensione che comprende anche l'esplorazione, il puro piacere personale, il superamento dei propri limiti, il rapporto con la natura. Il termine doping, che anch'io ho utilizzato impropriamente per esemplificare gli effetti dell'utilizzo d'ossigeno, si rivela in questo caso inadeguato perché si riferisce solo al primo aspetto. Il non farne uso deve passare da un diverso approccio all'alpinismo e non da un'imposizione. In ogni caso, in un momento tanto delicato, sarebbe preferibile non fare riferimenti a episodi che dovrebbero essere trattati almeno aspettando coloro che li hanno vissuti».

A Oltre il Colle intanto, Rosanna Manenti, candidata a sindaco del paese, ha deciso di tenersi vicino una sedia vuota negli incontri della campagna elettorale a «dimostrare la volontà di mantenere viva la speranza» per il ritorno di Pierangelo Maurizio. Agli appuntamenti elettorali ha deciso di non partecipare il candidato consigliere Manuel Manenti, cognato dell'alpinista.
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Messaggio da fantasia »

credo che in questo momento l'unica cosa giusta sia il rispetto per chi ha rischiato di persona.
salire con ossigeno o senza è una scelta personale.
l'unica gara in montagna è quella con la montagna e se stessi e ciascuno la vive come vuole.
magari tra un po' si potrebbe parlare di altri aspetti di qeuste spedizioni, ma adesso, al di là delle convinzioni, c'è solo la storia di chi ha pagato a caro prezzo un sogno.
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dal L'Eco di Bergamo del 26 Maggio 2007

Nessuna speranza dall'Everest: «Pier è morto»
L'annuncio dai compagni di spedizione. L'alpinista era scomparso mentre scendeva dalla vetta


OLTRE IL COLLE «È difficile e doloroso dover dare questa comunicazione ma, dal campo base dell'Everest, dove sono tuttora presenti, Nadia e David mi hanno comunicato che Pierangelo Maurizio, il nostro Pier, è stato dichiarato morto. Le cause sono da ricondursi a un incidente alpinistico del quale lo stesso sarebbe stato vittima scendendo dalla cima». Marco Astori, presidente del gruppo alpinistico «Fancy mountain», usa poche parole, per dire ciò che forse in molti già immaginavano: per lo scalatore cinquantaduenne di Oltre il Colle scomparso giovedì 19 sulla Nord dell'Everest le speranze già appese a un filo dovranno essere purtroppo accantonate.

Anche Nadia Tiraboschi, anch'essa di Oltre il Colle, e David Borlini di Oneta – gli unici due alpinisti del gruppo «Spirito libero» rimasti al campo base cinese dopo la partenza di Marco Epis, sempre di Oneta – si sono dovuti arrendere all'evidenza: nessuna delle numerose ricerche compiute dai portatori d'alta quota e dalle spedizioni presenti sulla montagna hanno ottenuto il risultato auspicato. La notizia ha interrotto un'attesa che durava ormai da sette giorni, aggiungendo dolore a dolore: «Il nostro gruppo alpinistico, ma credo tutta la comunità alpinistica bergamasca e gli amici di Pierangelo – ha aggiunto Marco Astori – si stringono con un abbraccio alla famiglia, in particolare alla moglie Manuela e alla figlia Benedetta».

Quindi per ricordare Maurizio che, oltre a essere guida alpina era anche maestro di sci e capostazione del Soccorso alpino di Oltre il Colle, il presidente di «Fancy mountain» ha fatto proprie le parole di un suo caro amico, il comandante Stefano Benassi dell'elisoccorso di Bergamo, dove lo stesso Maurizio lavorava come tecnico: «Ho avuto l'onore e la fortuna di lavorare insieme a lui tanti anni – ha scritto Benassi – in un'attività particolare come l'elisoccorso e ho potuto ammirare prima di tutto, le qualità professionali che, unite a quelle umane, facevano di lui un uomo speciale. Ora credo, sia il tempo del silenzio per il rispetto di una persona, un professionista della montagna, che ha fatto dell'amore per i monti la propria ragione di vita. Ma anche per il rispetto della sua famiglia che sta vivendo ore di angoscia per questo grande e inaspettato dolore. Ci possono essere grandi alpinisti, ma prima bisogna essere grandi uomini e Pierangelo lo era».

Quella di Maurizio per la montagna era una passione cominciata presto e maturata con la scelta di diventare guida alpina, un risultato conseguito nel 1997. All'attività lavorativa aveva affiancato una costante frequentazione extraprofessionale. Oltre alle maggiori cime delle Alpi e all'apertura di alcune vie sulle Orobie, Maurizio aveva una buona esperienza extraeuropea: dalla Patagonia alla spedizione in Perù nel 2003, dove aveva raggiunto la cima dell'Aconcagua, dal K2 nel 2004 al Nanda Devi nel 2005. Fino all'ultima drammatica avventura: quella sull'Everest.
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dal L'Eco di Bergamo del 27 Maggio 2007

I rintocchi della campana per salutare Pier
L'omaggio del paese allo scalatore disperso sull'Everest. Il parroco: gesto chiesto dai parenti, siamo loro vicini


OLTRE IL COLLE Ha suonato a lungo ieri sera la campana della chiesa parrocchiale di Oltre il Colle. Il primo rintocco alle 20 e poi una lunga serie che si è sparsa nella conca oltrelcollese ritornando in eco dal Menna, dall'Arera, dal Grem, dall'Alben, le «case naturali» di Pier, Pierangelo Maurizio, lo scalatore di 52 anni scomparso sull'Everest durante la spedizione bergamasca Spirito Libero. Molti in quel rintocco hanno voluto ascoltare il saluto di commiato che, rimbalzando di vetta in vetta, arriverà fino all'amico rimasto in Himalaya, sul tetto del mondo.

«È stata la famiglia a chiedermi di suonare la campana – ha spiegato il parroco, don Manuel Lodetti – e io ho ritenuto di accogliere questa loro richiesta. Tutti in paese sapevano che alle 20 sarebbero arrivati i rintocchi dal campanile e per qualche momento su Oltre il Colle è sceso il silenzio. Sono certo che in quell'istante tutta la comunità ha pensato all'amico fisicamente tanto lontano, ma ben presente nel cuore del paese».
«Tutti abbiamo pensato a Pier ascoltando il rintocco della campana – ha continuato don Manuel – e soprattutto al dolore della moglie Manuela e della piccola Benedetta, il tesoro di papà Pier».

In paese nulla più si dice sulla tragica conclusione della spedizione sull'Everest, neppure si parla troppo della tornata elettorale che oggi e domani tocca il Comune: è passata decisamente in secondo piano.

Il pensiero di tutti è rivolto all'Everest da dove, purtroppo, non giunge più alcuna notizia sul loro compaesano. Le ricerche infatti sono state sospese. Intanto Marco Epis, di Oneta, colpito da edema cerebrale mentre si trovava a 8.300 metri, ha già lasciato il campo base per dirigersi a Kathmandu. Presto lo seguirà David Borlini, pure di Oneta. Nadia Tiraboschi, di Oltre il Colle, invece si è trattenuta ancora nella speranza di poter ricavare qualche indizio utile sulla scomparsa del compaesano.
«Aspettiamo qualche novità – affermano alcune persone incontrate nel centro del paese – ma soprattutto stiamo attendendo con ansia il ritorno di Nadia e di tutti gli altri per sapere cosa è successo. Soltanto allora si chiarirà la situazione che in alcuni aspetti ha avuto interpretazioni diverse».

«Cerchiamo tutti – ha concluso don Manuel – di essere vicini a Manuela e Benedetta con discrezione e affetto, per aiutarle ad affrontare una prova che sarà per loro lungamente dolorosa. Può essere di sostegno pure un silenzio che esprima comunque vicinanza e condivisione del dolore, vogliamo far capire ai parenti che la comunità è loro vicina, che sono nel cuore di tutti. Poi, quando la situazione sarà chiarita, si deciderà cosa fare. Ancora stasera sarò a casa di Pier per stare vicino, a nome di tutto il paese, a Manuela e Benedetta e ai loro parenti».

Del dolore degli alpinisti bergamaschi si fa interprete il presidente del Cai, Paolo Valoti: «Abbiamo accolto con profonda tristezza la difficile comunicazione giunta dal campo base l'altro ieri – sottolinea Valoti – e non possiamo che unirci al cordoglio della famiglia e di tutta la comunità degli alpinisti bergamaschi, condividendo questo momento di grande dolore».
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