Pericolo Valanghe, come affrontarlo?

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andrea.brembilla
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Re: Pericolo Valanghe, come affrontarlo?

Messaggio da andrea.brembilla »

Siamo qui a discutere, le posizioni troppo radicali non vanno bene...come concetto siamo abbastanza d'accordo su ciò che dici meteopedro, però bisogna capire bene cosa fare per cercare di prevenire almeno un pò questo fenomeno.
L'intervento di gambi a riguardo è opportuno, non tutti gli incidenti sono uguali e bisogna valutare: vicinanza alle piste, orario, esposizione, neve (e quindi bollettino ARPA, comunque indicativo e spesso non veritiero su tutti i versanti) e altri molteplici fattori riguardo al percorso, itinerario, montagna, attrezzatura (sia tecnica sia di tipo ARTVA), competenza, capacità..

a_14
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daveverdell
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Re: Pericolo Valanghe, come affrontarlo?

Messaggio da daveverdell »

a_34 Io invece non riesco mai a capire perche l'Arpa di sempre il bollettino 3 di rischio dopo una nevicata sia che faccia 10cm che faccia 1metro mi fanno pensare che per comodita mettano sempre 3 e basta invece dovrebbero essere piu' precisi.Faccio un esempio l'anno scorso ma anche quest'anno ci sono state certe nevicate da paura e i bollettini di altre regioni e province davano pericolo 4 e invece l'Arpa sempre 3 su che primcipio e modalita si basi questo 3 quasi fisso? a_45
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MaCa
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Re: Pericolo Valanghe, come affrontarlo?

Messaggio da MaCa »

daveverdell ha scritto:a_34 Io invece non riesco mai a capire perche l'Arpa di sempre il bollettino 3 di rischio dopo una nevicata sia che faccia 10cm che faccia 1metro mi fanno pensare che per comodita mettano sempre 3 e basta invece dovrebbero essere piu' precisi.Faccio un esempio l'anno scorso ma anche quest'anno ci sono state certe nevicate da paura e i bollettini di altre regioni e province davano pericolo 4 e invece l'Arpa sempre 3 su che primcipio e modalita si basi questo 3 quasi fisso?
L'indicazione dell'ARPA è un'indicazine di massima perchè, come si diceva saggiamente prima, le condizioni sono variabili da zona a zona.
Ad esempio sabato hai visto nonostante eravamo a bassa quota cosa scaricava anche su pendii non troppo ripidi mentre domenica ti posso assicurare che fino ai 1700 era dura come cemento perchè l'acqua era gelata bene e quindi in alcune zone il rischio era veramente basso, mentre in altre (quote più elevate) la neve era costituita dalla crosta gelata sopra e da farina instabile e pericolosa sotto!
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mirolo
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Re: Pericolo Valanghe, come affrontarlo?

Messaggio da mirolo »

A proposito di quanto detto da Gambi, sull'estrema difficoltà ad intervenire da parte dei vari operatori coinvolti, credo sia interessante l'intervista di oggi su L'Eco al comandante dei Forestali di Piazza Brembana, Bruno Paternoster. In particolare questa affermazione:

«Domenica scorsa, per esempio, proprio al Montebello, alcuni scialpinisti avrebbero voluto proseguire, nonostante il pericolo di valanghe fosse marcato. In quel caso abbiamo ordinato loro di non avventurarsi. Qualcuno, però, non ci ha ascoltato, e in quel caso, è stato multato per mancato rispetto di un comando teso a impedire una situazione pericolo».

Quindi l'unico modo perchè un soggetto sia sanzionato, in tema di valanghe e comportamenti pericolosi, è che il soggetto 1) crei effettivamente una valanga oppure 2) non rispetti un ordine di un pubblico ufficiale.
Questo rende effettivamente tutto molto difficile, preventivamente parlando. Soprattutto se si ha a che fare con gente che, nonostante l'ordine, preferisce prendere la multa (irrisoria) e proseguire lungo la propria strada, allora capite bene che c'è poco da mettere cartelli, reti che impediscono l'accesso, guardie col binocolo, pattugliatori sulle piste e addirittura bollettina arpa...
Se, come dice il comandante, domenica hanno faticato a convincere la gente a non avventurarsi nelle stesse zone dove era appena scesa la valanga, vuol dire che il problema è difficilmente debellabile, che il buon senso è sempre più merce rara e con esso anche il rispetto se non delle leggi almeno delle persone che vengono coivolte prima e dopo uno di questi incidenti. Della serie... al massimo estraggo il cellulare e compongo l'118 che c'è sempre l'elicottero...
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pluto
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Re: Pericolo Valanghe, come affrontarlo?

Messaggio da pluto »

quante vanno in giro, con pala sonda, Arva ecc ?? Quante sono capaci di usare questi strumenti??
una, al massimo due, e gli altri????
riprendo il pensiero di molti, anche specialisti della montagna,
ma vorrei fare una considerazione:
pala sonda arva ecc...risolvono il problema? anche queste sono cure palliative al male ormai incurabile.
Aiutano si a recuperare il malcapitato (anche se vorrei definirlo diversamente), ma non diminuiscono il pericolo di provocare una valanga o slavina...e mi piacerebbe (sarcasticamente) vedere come se la cava uno con pala e sonda sotto due o tre metri di neve, o anche solo fino al collo.
Ho avuto modo di sentire un'intervista del Merelli, lui raccomanda di mettere nello zaino, più che pale e sonde, una buona dose di cervello (non ha detto proprio cervello, ma prudenza, rispetto e considerazione della montagna, etc......cose che non si trovano in vendita)!
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daveverdell
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Re: Pericolo Valanghe, come affrontarlo?

Messaggio da daveverdell »

L'indicazione dell'ARPA è un'indicazine di massima perchè, come si diceva saggiamente prima, le condizioni sono variabili da zona a zona.
Ad esempio sabato hai visto nonostante eravamo a bassa quota cosa scaricava anche su pendii non troppo ripidi mentre domenica ti posso assicurare che fino ai 1700 era dura come cemento perchè l'acqua era gelata bene e quindi in alcune zone il rischio era veramente basso, mentre in altre (quote più elevate) la neve era costituita dalla crosta gelata sopra e da farina instabile e pericolosa sotto!
Sta ad ogni singola persone valutare con attenzione dove si trova e dove andare.
Grazie della risposta,volevo gia' discuterne sabato delle valutazioni dell'Arpa ma poi abbiamo parlato d'altro e poi visto che gia' parlo abbastanza mentre camminiamo non volevo aggiungere un'altro discorso a_39 a_45
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IW2LBR
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Re: Pericolo Valanghe, come affrontarlo?

Messaggio da IW2LBR »

da L'Eco di Bergamo di oggi:

Scialpinisti senza regole - Sanzioni irrisorie e manca una legge

Scialpinisti liberi di andare dove vogliono, a meno che sia espressamente vietato o provochino slavine. Perché una legge che disciplini le regole di questo sport, di fatto, non c'è. Carenza legislativa da una parte e sanzioni irrisorie (massimo di 50 euro) per chi, munito di skipass fa, invece, fuori pista, sono forse i motivi principali per cui fare prevenzione in questo campo pare molto difficile. A sostenerlo è Bruno Paternoster, comandante del Corpo forestale di Piazza Brembana, competente anche sulle montagne di Bremboski, dove domenica scorsa si è staccata l'ennesima valanga che ha poi travolto uno scialpinista 35 enne di Ponte San Pietro, poi denunciato dai carabinieri di Branzi per aver provocato la slavina... CONTINUA

http://news.valbrembanaweb.com/index.ph ... una-legge/
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pluto
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Re: Pericolo Valanghe, come affrontarlo?

Messaggio da pluto »

mirolo ha scritto:«Domenica scorsa, per esempio, proprio al Montebello, alcuni scialpinisti avrebbero voluto proseguire, nonostante il pericolo di valanghe fosse marcato. In quel caso abbiamo ordinato loro di non avventurarsi. Qualcuno, però, non ci ha ascoltato, e in quel caso, è stato multato per mancato rispetto di un comando teso a impedire una situazione pericolo». Quindi l'unico modo perchè un soggetto sia sanzionato, in tema di valanghe e comportamenti pericolosi, è che il soggetto 1) crei effettivamente una valanga oppure 2) non rispetti un ordine di un pubblico ufficiale. Questo rende effettivamente tutto molto difficile, preventivamente parlando. Soprattutto se si ha a che fare con gente che, nonostante l'ordine, preferisce prendere la multa (irrisoria) e proseguire lungo la propria strada, allora capite bene che c'è poco da mettere cartelli, reti che impediscono l'accesso, guardie col binocolo, pattugliatori sulle piste e addirittura bollettina arpa... Se, come dice il comandante, domenica hanno faticato a convincere la gente a non avventurarsi nelle stesse zone dove era appena scesa la valanga, vuol dire che il problema è difficilmente debellabile, che il buon senso è sempre più merce rara e con esso anche il rispetto se non delle leggi almeno delle persone che vengono coivolte prima e dopo uno di questi incidenti. Della serie... al massimo estraggo il cellulare e compongo l'118 che c'è sempre l'elicottero...
bisognava fermarli prima di arrivare al montebello.
Invece a volte si permette agli sci alpinisti di salire per le piste e una volta in quota poi diventa difficile 'tenerli sotto controllo'
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IW2LBR
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Re: Pericolo Valanghe, come affrontarlo?

Messaggio da IW2LBR »

da L'Eco di Bergamo di oggi

Contro le slavine non servono leggi ma più formazione

Inasprimento delle pene? Una nuova legge per regolare lo scialpinismo? Dagli addetti ai lavori, e in particolare da chi da decenni si occupa di formazione e prevenzione degli incidenti legati alle valanghe, arriva una risposta unanime. E cioè: non è questa la strada. Anche perché la materia è talmente variabile e complessa che imporre dei paletti legislativi risulterebbe quasi impossibile. Decisamente meglio puntare, come da anni si cerca di fare, sulla conoscenza e sull'autoresponsabilizzazione. Del resto, non più tardi di un paio di settimane fa, all'indomani delle slavine di inizio febbraio, si era accesso lo stesso identico dibattito e dal Parlamento era già arrivata una bocciatura secca dell'emendamento al decreto legge sulla Protezione civile con cui si invocava un inasprimento delle sanzioni (carcere incluso) per chi provoca una valanga. Insomma, niente provvedimenti presi sull'onda dell'emotività. «Se di una legge c'è bisogno – aggiunge ora Paolo Valoti, che oltre a essere presidente del Cai è anche istruttore nazionale di scialpinismo – riguarda la formazione dei giovani: perché ad esempio non introdurre, nei programmi delle scuole dell'obbligo, quegli insegnamenti di base indispensabili alla frequentazione dell'ambiente alpino? Per aumentare la sicurezza è indispensabile alzare il livello di conoscenza e di consapevolezza. Perché purtroppo c'è un solco sempre più netto tra la conoscenza virtuale favorita anche dalle nuove tecnologie e quella legata all'esperienza pratica. Da anni lavoriamo in questa direzione con l'obiettivo di ridurre questo divario sia attraverso l'attività istituzionale del Cai con iniziative come "Sicuri con la neve" e i tanti incontri dedicati al tema delle valanghe, sia attraverso i corsi delle nostre scuole di scialpinismo dalle quali passano ogni anno circa 400-500 allievi».

Cosa dicono i loro responsabili? Il concetto è più o meno lo stesso, ma declinato con sfumature diverse. «Il problema – sostiene Alessandro Calderoli, direttore della scuola di scialpinismo del Cai di Bergamo "Bepi Piazzoli" – non è la mancanza di normative, ma l'assenza di una cultura adeguata. L'incidente di domenica scorsa al Montebello è emblematico della scarsa conoscenza e della presunzione con cui certe volte si affronta la montagna. Qui purtroppo vengono riproposte pari pari tutte le consuetudini e gli atteggiamenti della città, compresa la fretta, l'ansia agonistica che caratterizza l'ambiente urbano. La mancanza di un approccio adeguato alla montagna e di una cultura specifica è alla base di molti errori, l'assenza di regole non c'entra». «Anche perché – aggiunge Angelo Panza, direttore della scuola nazionale di scialpinismo del Cai – una legge che sanziona penalmente già esiste. Lo scialpinismo è un'attività che si basa sull'assunzione di responsabilità dei singoli individui che devono però essere in grado di valutare il grado di rischio sulla base di strumenti affidabili. Noi lavoriamo da sempre in questo senso, senza intaccare uno spazio di libertà che non può essere circoscritto da una legge».

Perché è vero che nell'occhio del ciclone sono finiti gli scialpinisti, ma è vero anche che tutto sommato nell'universo del fuori pista gli appassionati delle pelli di foca sono in genere i più preparati: «Non metto in dubbio – conclude Massimo Carrara, direttore della scuola di alpinismo e scialpinismo Val Seriana – che possano esserci degli scialpinisti sprovveduti, ma di solito chi affronta questa disciplina lo fa dopo aver seguito un corso o comunque con un atteggiamento di prudenza, mentre i problemi maggiori si riscontrano abitualmente tra snowboarder e ciaspolatori che sono per lo più digiuni, con le debite eccezioni, di nozioni di nivologia e autosoccorso. Serve certamente più cultura, anche se non è facile costruirla e soprattutto non è facile tradurla in pratiche consolidate sul campo».

Emanuele Falchetti
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