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La presenza del Lupo nel Parco delle Orobie Bergamasche

Inviato: martedì 1 marzo 2011, 14:50
da IW2LBR
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Tra i differenti tipi di segni di presenza, gli escrementi e le impronte hanno avuto la percentuale più elevata, seguite dalle osservazioni dirette

Presenza del Lupo nel Parco delle Orobie Bergamasche

Inviato: martedì 1 marzo 2011, 14:50
da IW2LBR
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Il periodo in cui è stato rilevato il maggior numero di segni di presenza di lupo è stato il 2008/’09

Re: Lupi in Valle Brembana - Alpi e prealpi Orobie

Inviato: mercoledì 20 giugno 2012, 22:49
da IW2LBR
tratto da Ruralpini di Michele Corti

1° Incontro franco-italiano sul problema della predazione

Martedì 19 giugno a Barcellonette nell’Ubaye, su invito delle associazioni Eleveurs et Montagnes e Le loup et Indignés de l’Ubaye si sono riuniti per la prima volta esponenti francesi e italiani con lo scopo di discutere le conseguenze della predazione da parte del lupo sul pastoralismo. La riunione di ieri a Barcellonette segna una svolta. Per la prima volta le associazioni, i tecnici che più direttamente sono impegnati nella difesa del pastoralismo dalla predazione hanno creato un coordinamento al di là dei confini nazionali. Per ora il gruppo di lavoro costituitosi a Barcellonette comprende soggetti francesi (Alpi provenzali) e italiani (Alpi piemontesi e Lombardia) ma l'obiettivo è allargarlo ad altri paesi e ad altre regioni.

Ad organizzare l'incontro due associazioni costituitesi espressamente sul tema della predazione: Èleveurs et Montagnes e Le loup e les Indignés de l'Ubaye (schede in fondo alla pagina). Si tratta di associazioni costiutitesi nel 2011 ma molto attive. Da parte italiana ha partecipato un'associazione ancora più recente: l'Associazione Alte Terre delle valli di Cuneo che si è ufficialmente costituita proprio in questi giorni. L'associazione Alte Terre non si occupa solo di lupo e di predazione ma questo tema ha avuto un ruolo determinante nel dibattito che ha portato alla fondazione. Segnali forti di una reazione a quella che è vissuta come una "soluzione finale" imposta dagli interessi forti delle aree urbane alla montagna. Una "soluzione finale" non solo per il pastoralismo alpino ma per la presenza umana nelle valli. Le Alte Terre, però, reagiscono e capiscono che è indispensabile l'unione anche al di là dei confini degli stati nazionali.

A Barcellonette c'erano anche esponenti di istituzioni territoriali, di gruppi di ricerca, di organizzaizoni agricole. La delegazione italiana comprendeva Luca Battaglini, Marzia Verona e Michele Corti del Progetto PROPAST della regione Piemonte. il vice-presidente della Comnità Montana Valle Stura (Arnoldo Giavelli), il responsabile dell'ecomuseo della pastorizia (Stefano Martini) e Mariano Allocco in rappresentanza dell'associaizone Alte Terre. Ben più numerosa la rappresentanza francese. Oltre a Pierre Martin Charpenel, presidente dell'associazione Le loup e les Indigné e a Yves Derbez, presidente di Èleveur et Montagnes c'era Sylvie Espécier, il sotto prefetto, Francis Solda, presidente della Féderation Départmental Ovine, Dens Malavieille, capo del servizio agricoltura della Direzione dipartimentale del Territorio, Frédéric Esmiol, presidente della Camera di agricoltura delle Alpes Haut Provance, Michel Dessus, presidente della Camera di agricoltura delle Alpi Marittime, Guillame Lebaudy, etnologo della Maison du berger de Cahampoléon, Michel Isaïa, "liutenant de Lovèterie" dell'Ubaye (l'antico corpo di controllo del lupo mai sciolto), Jean Debayle, presidente di Estivalp, Laurend Garde e Dominique Baron del CERPAM (Centro studi e realizzazioni pastorali Alpi-Mediterraneo), Rémi Leconte de la Maison Régional de l'Èlevage. Nel corso dell'incontro sono stati esposti dati e analisi sul fenomeno della predazione che si dimostra in continua crescita. Sono ben 4.500 i capi persi in Francia a seguito di attacchi di lupi. In Francia anche il costo di questo fenomeno è stato quantificato. In Italia al contrario non vi è nessuna trasparenza, né sul numero di lupi (sul quale anche in Francia ci sono polemiche) né sulle loro vittime. In molte regioni italiane gli allevatori non denunciano i capi predati delusi dai sistemi di indennizzo. Una circostanza che poi consente di sostenere che la predazione "non è in aumento".

La realtà francese vede una forte pressione predatoria e una grande sofferenza del pastoralismo ma va rilevato che oltralpe al pastore vengono riconosciuti 58 € al giorno per il maggior lavoro del pastore-imprenditore e 73 € nel caso di assunzione di manodopera salariata. In totale lo stato francese spende per questo "superlavoro" causato dal lupo ben 7 milioni di €. in Francia (dove ci sono dieci volte meno lupi che in Italia) si calcola che il lupo costi 20 milioni di € In confronto alla Francia il sostegno del pastoralismo in Italia è ridicolo. Queste poche considerazioni bastano a far capire quanto è utile lo scanbio di esperienze. Ma la creazione di un coordinamento pastoralista contro i grandi predatori è indispensabile anche per la creazione di un'azione comune nei confronti di Bruxelles. A seguito di questo incontro, i partecipanti che rappresentano: Fédération régionale ovine du sud-est – Jeunes agriculteurs – Fédération départementale ovine – Chambres d'agriculture 04, 06 et 83 – Associatione Alte Terre (Valli di Cuneo) - Associazione pastori lombardi hanno sottoscritto il seguente comunicato:

I rappresentanti del pastoralismo francese e italiano riuniti a Barcelonnette il 19 giugno 2012 per discutere le conseguenze della predazione da parte del lupo sul pastoralismo.

Reclamano nei confronti dei poteri politici e legislativi

- Una normativa efficace e seria che, non mettendo in pericolo la specie, si sostituisca al sistema attuale di prelievi (in Francia) e all’assenza di ogni forma di controllo (In Italia) e riconosca al pastoralismo il suo ruolo fondamentale e necessario per le Alpi

- Una revisione della Convenzione di Berna, così come in corso in Svizzera.

- L’adozione di tali misure prima che si consumi una tragedia umana che segnerebbe la storia del pastoralismo alpino, prima che scompaia un’attività antichissima e con essa la qualità dei nostri paesaggi, patrimonio delle nostre valli (...)

- Il diritto a lavorare in condizioni normali, senza subire inutili stress che pesano negativamente sui greggi e pastori.

I rappresentanti della pastorizia italiana e francese inoltre chiedono ai poteri pubblici italiani e francesi di rendere noto in modo trasparente il numero effettivo di lupi stabiliti sul territorio e il costo complessivo della predazione. Essi ricordano che gli allevatori francesi, così come quelli delle aree italiane confinanti , hanno applicato nella loro stragrande maggioranza, tutte le misure di protezione raccomandate. Queste misure hanno provocato danni ambientali, compromettendo la qualità delle aree pascolate. Nonostante gli innegabili sforzi per adattare la professione, nonostante un onere finanziario di decine di milioni di euro a carico del contribuente, la situazione attuale non è più sostenibile. La predazione è in costante aumento da 20 anni. Essa determina pesanti impatti negativi socio-economici e socio-culturali nelle valli che non sono mai stati presi in considerazione. Ha anche un impatto negativo sulla biodiversità vegetale e animale, come conseguenza della cessazione del pascolamento di aree con vegetazione arborea e arbustiva. Nessuna questione di vitale importanza ecologica dipende dalla presenza del lupo mentre altre specie sono veramente a rischio di estinzione. Il lupo, non lo è. Per gli allevatori gli indennizzi non sono in alcun modo al centro delle proprie rivendicazioni. Essi chiedono soltanto rispetto per la loro attività. Al termine dell'incontro, si è deciso di creare un gruppo di lavoro franco-italiano sul problema del lupo; tale gruppo potrà comprendere membri di altri paesi europei e si pregfigge di contribuire alla stesura di una direttiva europea sulla pastorizia.

Le associazioni promotrici

Il lupo e l'indegnati dell Ubaye (Le loup e les Indignés de l'Ubaye)
L' associazione riguarda tutti i comuni della valle, la sede è presso la Comunità dei comuni della Valle dell' Ubaye (CCVU).
I suoi statuti approvati dall'assemblea costituente, sono stati depositati nella sotto-prefettura di Barcelonnette 26 agosto 2011, pubblicato nella GU il 10 settembre. Il presidente è Pierre Martin-Charpenel : tel. 06 08 09 88 71 - p.mc@wanadoo.fr

Motivazioni dei fondatori
L'associazione è nata con un approccio disinteressato, senza spirito corporativo, e rigorosamente senza alcuna ideologia. Nessuno dei fondatori, né i membri del Bureau, appartengono al mondo della pastorizia. L'associazione è stata creata sulla base di una reazione di buon senso, di fronte alla palese ingiustizia. E' nata a seguito della presenza del lupo che minaccia gravemente il pastoralismo. Questa attività secolare delle Alpi fa parte del nostro patrimonio umano, storico e naturale, dobbiamo tutelare e promuovere; la qualità dei nostri paesaggi dipende da essa. In questo spirito l' Associazione intende fornire sostegno morale agli allevatori e pastori sensibilizzando la stragrande maggioranza della popolazione dell' Ubaye, tutti coloro che frequentano la nostra Valle, e informando la popolazione in modo che i poteri pubblici si impegnino ad adottare misure adeguate.

Lupi: la strage sugli alpeggi continua

Inviato: venerdì 27 luglio 2012, 18:58
da IW2LBR
tratto da Ruralpini di Michele Corti - 26 Luglio 2012

Lupi: la strage sugli alpeggi continua

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Anche quest'anno sugli alpeggi delle provincie di Cuneo e Torino è strage di pecore, capre, vitelli. I pastori e i margari devono assistere impotenti agli attacchi dei lupi, non possono difendersi. I cani da difesa e i recinti non impediscono la predazione come ormai ampiamente dimostrato. Non sono efficaci in Francia (dove lo scorso anno sono state predate 5 mila pecore), non sono efficaci in Piemonte. mL'episodio è di questi giorni ed è avvenuto in un alpeggio del monregalese (Cuneo). Sono stati predati due vitelli . Quello che rimane della carcassa di uno è pietosamente leccato dalla madre. Dedichiamo la foto ai difensori del lupo in servizio permanente effettivo, gente ben pagata (CIPRA, Legambiente, Parchi) per "difendere la natura" sulla pelle di animali innocenti e di chi lavora onestamente.

I Lupi e il Guardia Parco

Inviato: sabato 28 luglio 2012, 7:31
da IW2LBR
tratto da Ruralpini di Michele Corti

I Lupi e il guardia parco

Entraque (Cn) E se a cagarsi sotto è il guardia parco?
Lo scorso novembre gli adepti del lupo avevano osato sbertucciare un cacciatore di Peveragno che aveva riferito di aver passato una mezz'ora di tensione con due lupi che gli giravano intorno. Circa 40 giorni fa la stessa avventura (forse peggiore) sarebbe capitata a una guardia del Parco del Lupo (alias Parco delle Alpi Marittime). Si sarebbe trovato un lupo sulla sua strada; torna indietro e se ne trova uno sopra il sentiero. Dopo un po' un terzo "canide" gli si affianca da sotto. A questo punto avrebbe chiamato soccorso con la radio in dotazione. Questa notizia circola ad Entraque.

Lupo, altri attacchi alle greggi

Inviato: sabato 28 luglio 2012, 7:34
da IW2LBR
dal quotidiano Il Risveglio

Lupo, altri attacchi alle greggi

Il lupo torna a scorrazzare sui monti delle Valli di Lanzo. Nelle ultime settimane, nel corso di otto attacchi alle greggi, sono state azzannati e sbranati una ventina di capi tra capre e pecore. Se si tratti di uno solo esemplare, di più animali, o di veri lupi, è difficile dirlo, come spiegano dagli uffici del Servizio Veterinario dell’Asl To4. Il fatto è che ora, gli allevatori, hanno paura. «Se continueranno gli attacchi riporterò nella stalla i miei 35 capi, prima di farli ammazzare tutti, è assurdo, - avverte Mario Tassetti, macellaio, che ha il suo gregge in località Vallossera di Lemie. Nei giorni scorsi i lupi si sono fatti vivi sui pascoli della Bellavarda, nel vallone di Arnas, al Colombardo, a Malciaussia e pure negli alpeggi del lago di Monastero di Lanzo, per la prima volta. «Ma abbiamo regitrato strano modalità di attacco - spiegano ancora dall’Asl - sembra che le pecore, prima di essere azzannate, siano state inseguite a lungo. Di solito il lupo attacca e colpisce subito, senza fare correre la sua preda».

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Hautes-Alpes. Si allarga l’area dove si puo sparare ai lupi

Inviato: martedì 14 agosto 2012, 7:23
da IW2LBR
tratto da Ruralpini di Michele Corti

Hautes-Alpes. Si allarga l’area dove si puo sparare ai lupi

I tiri di difesa contro il lupo sono stati autorizzati dalla prefettura delle Hautes-Alpes in altri quattro comuni dopo i recenti attacchi. In precedenza l’autodifesa a colpi di fucile era stata autorizzata nel territorio del comune di Saint-Etienne-en-Devoluy dopo che erano stati censiti 62 attacchi e 216 animali erano stati coinvolti. Attraverso i tiri di difesa si puo uccidere il lupo, specie super-protetta, in caso di attacco del branco ai greggi. Il fuoco puo essere aperto, ha specificato la prefettura, solo da parte di allevatori e cacciatori regolarmente nominati, e sotto l'autorita' dei luogotenenti della Louveterie. La “luperia” nasce come corpo armato istituito da Carlo Magno e che, da allora è stato sospeso solo per pochi anni dalla Rivoluzione (non tanto perché amica dei lupi come potrebbero credere i moderni rosso-verdi amici del lupo ed eredi dei giacobini, ma per via dei privilegi e degli abusi commessi dai componenti del corpo che rispondevano solo al Re).

Il Corrierone si accorge che i lupi sono un problema

Inviato: giovedì 30 agosto 2012, 9:43
da IW2LBR
tratto da Ruralpini di Michele Corti

Il Corrierone si accorge che i lupi sono un problema

L'articolo apparso ieri sul Corrierone è quasi storico: il lupo presentato per la prima volta dai media come un serio problema che minaccia la pastorizia e i migliori prodotti caseari. Non poteva non essere accompagnato da una gragnuola di commenti adirati dei lettori politicamente corretti: i pecoroni pro-lupo, farciti dei soliti luoghi comuni di un animal-ambientalismo dagli argomenti sempre più logori

I lupi sono dovuto arrivare sui pascoli della Lozére (nel centro-sud della Francia) a fare strage di pecore da latte destinato alla produzione di Roquefort, perché il Corrierone si accorgesse che sono un problema. Incidentalmente la Lozére si chiamava Gévaudan e La Bête du Gévaudan è il lupo più famoso del mondo (a meno di credere che fosse una misteriosa creatura) che uccise in pochi anni tra 1764 e 1767 decine di persone. La notizia è offerta ai lettori in uno stile giornalistico-romanzesco facendo credere che un orda selvaggia da steppa siberiana di 250 lupi si sia spostata dall'Italia alla Francia (se queste cose le dicono i blogger gli mandano l'ambulanza, siccome il Corrierone è "autorevole" può spararle impunito): "250 lupi italiani (!?) distribuiti in 20 branchi, che hanno attraversato i confini francesi nel 1993 dirigendosi verso la zona di Auvergne e verso i Vosgi"

Da morire dal ridere. Però si coglie il problema attuale:
"... stanno iniziando a minacciare quelle pecore così preziose per la produzione casearia e in generale per l’economia locale". Il lupo "minaccia il Roquefort, soddisfazione di tanti palati del mondo intero, impedendo alle povere pecore della zona francese della Lozère, centro nevralgico di produzione del formaggio blu, di pascolare liberamente nei prati. E produrre un Roquefort come si deve a servizio dell’umanità".

Povera pecora (finalmente!)
Beh, almeno un risultato è stato ottenuto. Grazie alla gola qualcuno si accorge che in tutta questa faccenda della reintroduzione del lupo chi è "povera" è la pecora (e il pastore con lei). E, novità assoluta per la grande stampa italiana, si parla in termini allarmistici dell'espansione e proliferazione del lupo: "Recentemente si sono verificati infatti una trentina di attacchi complessivi e il bilancio rovinoso è di 62 ovini morti e 73 feriti. In realtà non tutti sono stati attribuiti ai lupi, ma secondo gli allevatori la coesistenza con il predatore, che è bene ricordare è una razza (!?) protetta, sta diventando impossibile. E del resto che la presenza del lupo si stesse intensificando nelle zone circostanti era cosa già nota. Bastava leggere Le Figaro non molti giorni fa per capire che il temuto carnivoro in Francia sta crescendo a un tasso galoppante. Complici le politiche di protezione della biodiversità, le ultime statistiche a riguardo segnalano (con orgoglio, si intende, e Roquefort permettendo) la presenza di 250 lupi nell’anno 2011-12 nel Paese d’Oltralpe, ovvero il doppio rispetto a sei anni fa".

È quasi commovente che il Corrierone dia la parola ai pastori, sia pure quelli della Lozére:
"Christian Robert, 48 anni, ha un gregge di 550 pecore della specie (!?) Lacaune, il cui latte è da sempre dedicato esclusivamente alla produzione del Roquefort. Secondo una tradizione millenaria, il latte viene lasciato invecchiare nelle grotte del Monte Combalou, alle spalle dello storico villaggio Roquefort-sur-Soulzon. D’estate le pecore del signor Robert pascolano liberamente e felicemente nelle zone della Causse de Méjean. Ma nelle ultime settimane si è seminato il panico: si sono verificati cinque attacchi che hanno portato a tre morti e a quattro feriti tra gli ovini. E il principale sospettato è il lupo. «La situazione è diventata insostenibile - ha dichiarato Christian Robert – devo montare di guardia ogni due ore». Senza contare tutte le restrizioni che “il codice del lupo” (le norme sulla protezione dell’animale stabilite nel 2004) impone a chiunque (a meno che non si tratti di persone autorizzate), rendendo la battaglia decisamente impari. "

I problemi sono quelli. Ma si accorgeranno il Corrierone e la Busiarda (La Stampa di Torino)che riguardano anche i pastori a cavallo del confine alpino? Il merito dell'articolo del Corrierone è quello di far capire che ad opporsi al lupo non sono degli antiecologisti ma degli ecologisti veri, i contadini, i pastori che non usano pesticidi, che mantengoni i pascoli, habitat ricchi di biodiversità: "Christian Robert ha ottenuto anche l’appoggio di José Bové, paladino della produzione locale (e tenace difensore di questa tipologia di formaggio), leader del movimento no-global e deputato europeo, il qual ha dichiarato che in queste zone la difesa dei prodotti locali e dell’agricoltura costituisce una priorità. Ora la battaglia è aperta e la dialettica lupo-uomo, o forse sarebbe meglio dire lupo-formaggio, vede schierate due fazioni contrapposte, entrambe con le loro ragioni. I gruppi di difesa della fauna selvatica parlano di incitamento alla distruzione di una specie in pericolo, mentre i produttori francesi continuano a lottare per difendere il loro formaggio". E così si comincia a capire che c'è un ecologismo contadino (Vandana Shiva ha dichiarato senza appello che "l'unico ecologismo è quallo contadino") e un ecologismo urbano. Quest'ultimo persegue obiettivi simbolici e di immagine che poco o nulla hanno a che fare con la tutela degli ecosistemi e della biodiversità danneggiando i soggetti sociali protagonistri di sistemi di produzione in equilibrio, rinnovabili.

Reazioni indignate
L'articolo, apparso ieri 27 agosto nella sotto-sezione "Animali" della sezione "Scienze" (umh!!), ha comunque risvegliato bruscamente i lettori animal-ambientalisti in pantofole del quotidiano milanese dalle fantasie "onirico-ecologiste" nelle quale piace loro cullarsi. E hanno reagito indignati, con una raffica di commenti tutti a difendere lo "splendido animale" che "riporta l'equilibrio della natura" ad assolverlo, come da copione, negando che il lupo uccida, dando la colpa ai cani, dicendo che tanto c'è l'indennizzo, che basta difendere bene le pecore ecc. Le solite tiritere che, una sistematica ed abile campagna mediatica messa in atto da anni dalle lobby ambiental-animaliste, ha finito per far a ripetere come a dei pappagalli ammaestrati alle schiere dei lupofili da salotto.

Grazie al Roquefort, formaggio conosciuto in tutto il mondo (ma i lettori del Corrierone sapevano che è ovino?) si comincia a parlare anche sui grandi media del lupo in termini di "negatività" . Forse, però, il tutto sarebbe pasato sotto silenzio sui media italiani se non ci fosse stato di mezzo anche un personaggio altrettanto noto come José Bové che, prima di diventare un politico a tempo pieno ovvero eurodeputato (verde !?) ha fatto l'allevatore di pecore... nella Lozére. Bové ha sollevato che attirandosi gli strali degli animal-ambientalisti si è schierato senza se e senza ma dalla parte dei pastori rivendicando il diritto all'autodifesa (con il fucile). In realtà la dichiarazione "shock" di Bové è del primo di agosto. Meglio tardi che mai. Fino ad oggi le 5.000 pecore (in larghissima misura da carne) uccise dai lupi in Francia nel 2011 non facevano abbastanza notizia; non parliamo delle 500 perdite di ovicaprini registrate nel solo Piemonte nel 2011 (altrove in Italia non esistono nemmeno le statistiche).

Va comunque dato atto al Corrierone di dimostrarsi molto più sensibile al grido di dolore dei pastori (per ora solo francesi) rispetto alla Busiarda. Quest'ultima dovrebbe, in teoria, occuparsi di più di quello che succede a pochi km dalla redazione di Torino. Invece questa estate su la Busiarda sono state pubblicate a più riprese paginate intere dedicate al lupo (in termini positivi, si intende).

L'incubo Lupi in alpeggio Piemontese

Inviato: mercoledì 12 settembre 2012, 10:32
da IW2LBR
tratto dal sito Ruralpini di Michele Corti

L'incubo Lupi in alpeggio Piemontese

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