Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

Le numerose specie di animali selvatici nelle Alpi Prealpi Orobie e specificatamente in Valle Brembana
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Abbiamo ucciso l’orso, è solo l’inizio

Messaggio da IW2LBR »

dal quotidiano Il Trentino di mercoledi' 6 Giugno 2012

Abbiamo ucciso l’orso, è solo l’inizio

TRENTO. Il timbro sulla busta bianca porta la data dell'1 giugno e l'indicazione dell'ufficio postale di Tione. E' una normale busta da ufficio che è stata inviata alla redazione del nostro giornale, ma contiene un vero e proprio orrore. Ci sono tre fotografie che definire macabre è dir poco. Le foto di un orso decapitato, sventrato e poi scuoiato. Difficile dire se si tratti di un orso ucciso qui in Trentino. Ma il messaggio che accompagna le tre immagini lo vuol lasciare intendere. Il testo è inquietante: «Questo è solo il primo. Ne seguiranno altri. Siamo stufi di Orsi. E’ ora di dare una dimostrazione». Una vera e proprio rivendicazione in stile terroristico. La busta è stata subito consegnata al dirigente generale della Provincia Romano Masè, responsabile del Dipartimento ambiente territorio e foreste e, quindi del corpo forestale della Provincia che è organo di polizia giudiziaria. Il corpo forestale ha subito aperto un’inchiesta sull’episodio. Si vuole capire se si tratti di una rivendicazione di un atto di bracconaggio consumato in Trentino ai danni dell’orso oppure se si tratti di una minaccia molto ben studiata e confezionata con l’uso di fotografie di un orso ucciso altrove. In ogni caso, anche se le foto dell’orso massacrato dovessero essere state scattate fuori dal Trentino, il contenuto della busta è a dir poco preoccupante. Sono il sintomo di un clima molto pesante attorno al progetto Life Ursus che prevedeva il reinserimento dell’orso in Trentino. Di recente l’orso ha sbranato tre asini a Strembo e questo ha surriscaldato gli animi, ma nulla può giustificare un atto come quello mostrato dalle tre foto spedite al nostro giornale.

Immagine

Adesso il corpo forestale sta studiando attentamente le immagini in questione. Da una prima analisi, Masè esprime qualche dubbio che le fotografie riguardino un atto di bracconaggio in Trentino: «L’animale ucciso potrebbe anche essere un orso nero, tipico delle foreste del nord America, e non un orso bruno, come quelli che sono stati importati in Trentino dalla Slovenia, ma che vivono anche nelle foreste della Romania. Naturalmente è troppo presto per esprimere un giudizio sicuro. Dobbiamo far analizzare le immagini dai nostri esperti di orsi». Anche altri elementi fanno pensare che le foto siano state scattate fuori dal Trentino, magari negli Stati Uniti: «L’orso è stato scuoiato all’aperto, come si capisce da questi tre scatti. Ed è molto difficile che possa essere stato fatto qui in Trentino. Sarebbe troppo pericoloso. Mentre negli Usa, ad esempio, la caccia all’orso è legale, quindi non vi sarebbe nessun problema a farlo». Al di là di questo, però, lo stesso dirigente provinciale riconosce che si tratta di un gran brutto segnale: «In questo periodo c’è molta tensione attorno all’orso e questo è sicuramente di un segnale molto preoccupante». In effetti le tre fotografie mostrano un vero e proprio massacro e anche il solo fatto che possa essere state usate per protesta mostra che si è giunti alla barbarie. Il messaggio allegato vuol lasciare intendere che certe persone, anche se è difficile definirle così, sono anche pronte a uccidere il tanto odiato orso.

Immagine

L’analisi delle tre immagini potrà forse aiutare a individuare chi ha ideato questa macabra rivendicazione. Nella prima fotografia si vede la testa dell’orso appoggiata a terra. L’animale è stato decapitato, probabilmente proprio per poterlo scuoiare meglio e la testa è stata fotografata come in mezzo a un prato. Nella seconda immagine c’è il primo piano di una zampa dell’animale che è stata tagliata dal resto del della carcassa e appesa a un filo. Infine, la terza fotografia mostra la pancia dell’orso che è stata aperta con un taglio netto verticale, come per volerlo eviscerare. Tre fotografie che mostrano un massacro. Altro elemento che potrà essere utile è il timbro dell’ufficio postale di Tione. La busta è stata spedita da lì, ma potrebbe averlo fatto anche qualcuno proveniente da un’altra zona del Trentino. Quello che è certo è che qualcuno ha voluto usare immagini a dir poco scioccanti per minacciare l’orso. Sempre che non si tratti di un vero e proprio atto di bracconaggio ai danni dell’orso che è un animale protetto e in Trentino non può essere cacciato.
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L’isola dove uccidono gli orsi

Messaggio da IW2LBR »

L’isola dove uccidono gli orsi
A Veglia, Croazia, i grandi mammiferi sono considerati troppo pericolosi. Eliminati già undici esemplari

A Veglia, Croazia, la più popolata ed estesa isola del Mar Adriatico, è partita la caccia agli orsi, specie di mammiferi per legge considerata alloctona e quindi dannosa. Gli animali avrebbero raggiunto l’isola a nuoto, durante la seconda guerra mondiale e ucciso negli anni migliaia di capi di bestiame. Finora sono stati eliminati 11 esemplari. All’appello ne mancherebbero due.

L’ELIMINAZIONE – Lo racconta Andrea Marsanich sul Piccolo di Trieste:
Prosegue l’opera di eliminazione degli orsi sull’isola di Veglia, dove i plantigradi sono ritenuti per legge specie alloctona e dunque dannosa per l’economia locale. Nella zona venatoria Dolovo, tra gli abitati di Kras e Dobrinj, nell’area settentrionale di Veglia (l’unica isola adriatica abitata da questi animali), il cacciatore vegliota Ivan Plisic è riuscito ad abbattere un esemplare di circa 3 anni di età, pesante 78 chilogrammi. «Prima di questo abbattimento – è quanto dichiarato da Ivan Bolonic, presidente della società venatoria vegliota Orebica – ne avevamo avuto uno nel maggio di due anni fa. Devodire che rispetto agli anni 90 e al primo scorcio di questo decennio i problemi causati dagli orsi non sono più così gravi. Ci tormentano invece i cinghiali, altra specie alloctona, che pure si ciba di agnelli, distrugge colture, fa venire giù i secolari muretti a secco. I nostri sforzi sono concentrati soprattutto nell’eliminazione dei cinghiali, anche se qualche orso qua e là si trova ancora sulla nostra isola». La statistica non lascia dubbi: dal 1998 ad oggi, a Veglia sono stati uccisi a fucilate 11 orsi e probabilmente ne saranno rimasti ancora un paio.

IL NUMERO – Si stima che il numero massimo di orsi sia stato raggiunto a metà anni ’90. Continua Marsanich sul Piccolo:
I bestioni erano giunti su quest’isola quarnerina circa a metà degli anni 90, attratti dal cibo (leggi ovini) e sospinti alla ricerca di nuovi territori dall’improvviso accrescimento della popolazione orsina, dovuto alle guerre balcaniche. Molti esemplari, così gli esperti, si erano portati in Croazia dalla Bosnia-Erzegovina, Paese reso quasi invivibile dal conflitto, con tanto di spari, colpi d’artiglieria, esplosioni, incendi di aree boschive, combattimento in zone dove un tempo i plantigradi potevano vivere tranquillamente. Facilitati dallo stretto canale tra la terraferma e l’isola, gli animali avevano raggiunto Veglia a nuoto, banchettando per anni a carne di ovini, specie di agnello.

I DANNI - I grandi mammiferi avrebbero sterminato migliaia di ovini:
Si calcola che gli allevatori isolani si siano visti portare via più di 1000–1500 agnelli, per danni solo parzialmente risarciti dallo Stato croato. Fortuna ha voluto (maqualche spavento tra i veglioti c’è stato) che mai si sono verificati attacchi di orso all’uomo, come invece avvenuto nei dintorni di Fiume. Città dove nei giorni scorsi un esemplare adulto è stato visto in diversi sobborghi (dovrebbe trattarsi dello stesso orso, sostengono gli esperti), facendovi tappa per un solo motivo: il cibo. Lunedì sera, nel sobborgo orientale di San Cosimo, un bestione è apparso alla stazione dei bus della linea comunale numero 9 e – noncurante del pullman e del suo conducente – si è messo a rovistare nel cassonetto delle immondizie, estraendo da esso un sacchetto di plastica contenente pane raffermo. Come se nulla fosse, il nostro Yoghi ha cominciato a mangiare tranquillamente, spaventandosi solo quando l’autista Branko Stegnaic ha acceso il motore, per poi sparire nel folto del vicino bosco.

Immagine

LE INCURSIONI – Gli orsi hanno creato diversi problemi agli abitanti. E non solo per il bestiame sottratto:
Il weekend prima altra “performance”, con l’orso portatosi nell’orto della casa della famiglia di Marija Dubrovin a Draga, negli immediati dintorni di Fiume. Il plantigrado è giunto alle 18, praticamente in pieno giorno e si è arrampicato su uno dei ciliegi per cibarsi di questo frutto di stagione. In quel momento sul cortile di casa si trovavano (per una grigliata all’aperto) adulti e bambini che non potevano credere ai propri occhi. L’orso ha pasteggiato a ciliegie, osservando gli esseri umani senza alcun turbamento, quindi ha deciso di recarsi inunaltro orto,dopodi che è tornato sullo stesso ciliegio. La Dubrovin ha chiamato la polizia, ma gli agenti sono giunti una decina di minuti dopo che l’animale se ne era andato. Quasi superfluo rilevare che le scorribande di un animale mai apparso così vicino al centro città di Fiume stanno preoccupando, e anche spaventando, la popolazione locale.
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carlocortinovis
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

Messaggio da carlocortinovis »

Leggo che scappa e non da fastidio, il mio socio e' triste perche il suo nipote va a Roncobelo con la tenda. Il curato ha detto che non e' pericoloso perchè a sentito che e' bravo. Ma il mio socio e' triste e vuole andare a domanda un recinto per le tende, o se ghe la presa porta su quello del pollaio che a fatto su. Cio da dirgli stai felice che l'orso non ha ancora brancato nessuno co la tenda? La sua sorella la capisce un caz...., la scolta ol curato e gli altri chi parla, ia sa che il mio socio al si preoccupa e triste.
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sbrembato
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

Messaggio da sbrembato »

carlocortinovis ha scritto:Leggo che scappa e non da fastidio,il mio socio e' triste perche ol suo nipote va a Roncobelo co la tenda.Ol curato a detto che non e' pericoloso perche a sentito che parlano che e' bravo.Ma il mio socio e' triste e al vuole andare a domanda un recinto per le tende,o se ghe la presa porta su quello del polaio che a fatto su.Cio da dirgli stai felice che lo orso non a ancora brancato nessuno co la tenda?La sua sorella la capisce un caz....,la scolta ol curato e gli altri chi parla,ia sa che il mio socio al si preocupa e triste.
E' troppo chiedere un minimo di riguardo per chi legge? Tra a senz'acca e costruzioni acrobatiche bisogna leggere tre volte per capire.
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elio.biava
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Re: Mandello, primi dati sull'orso dopo gli esami dei repert

Messaggio da elio.biava »

IW2LBR ha scritto:Dal quotidiano La Provincia di Lecco del 6 Giugno 2012 Mandello, primi dati sull'orso dopo gli esami dei reperti
Maschio adulto...profili genetici. Nei giorni scorsi un esemplare molto simile è stato avvistato e pure ripreso in Val Camonica. Potrebbe essere sempre lui, o magari un altro.
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Re: Abbiamo ucciso l’orso, è solo l’inizio

Messaggio da vime »

IW2LBR ha scritto:dal quotidiano Il Trentino di mercoledi' 6 Giugno 2012 Abbiamo ucciso l’orso, è solo l’inizio TRENTO. Il timbro sulla busta bianca porta la data dell'1 giugno e l'indicazione dell'ufficio postale di Tione. E' una normale busta da ufficio che è stata inviata alla redazione del nostro giornale, ma contiene un vero e proprio orrore. Ci sono tre fotografie che definire macabre è dir poco. Le foto di un orso decapitato, sventrato e poi scuoiato. Difficile dire se si tratti di un orso ucciso qui in Trentino. Ma il messaggio che accompagna le tre immagini lo vuol lasciare intendere. Il testo è inquietante: «Questo è solo il primo. Ne seguiranno altri. Siamo stufi di Orsi. E’ ora di dare una dimostrazione». Una vera e proprio rivendicazione in stile terroristico. La busta è stata subito consegnata al dirigente generale della Provincia Romano Masè, responsabile del Dipartimento ambiente territorio e foreste e, quindi del corpo forestale della Provincia che è organo di polizia giudiziaria. Il corpo forestale ha subito aperto un’inchiesta sull’episodio. Si vuole capire se si tratti di una rivendicazione di un atto di bracconaggio consumato in Trentino ai danni dell’orso oppure se si tratti di una minaccia molto ben studiata e confezionata con l’uso di fotografie di un orso ucciso altrove. In ogni caso, anche se le foto dell’orso massacrato dovessero essere state scattate fuori dal Trentino, il contenuto della busta è a dir poco preoccupante. Sono il sintomo di un clima molto pesante attorno al progetto Life Ursus che prevedeva il reinserimento dell’orso in Trentino. Di recente l’orso ha sbranato tre asini a Strembo e questo ha surriscaldato gli animi, ma nulla può giustificare un atto come quello mostrato dalle tre foto spedite al nostro giornale. Adesso il corpo forestale sta studiando attentamente le immagini in questione. Da una prima analisi, Masè esprime qualche dubbio che le fotografie riguardino un atto di bracconaggio in Trentino: «L’animale ucciso potrebbe anche essere un orso nero, tipico delle foreste del nord America, e non un orso bruno, come quelli che sono stati importati in Trentino dalla Slovenia, ma che vivono anche nelle foreste della Romania. Naturalmente è troppo presto per esprimere un giudizio sicuro. Dobbiamo far analizzare le immagini dai nostri esperti di orsi». Anche altri elementi fanno pensare che le foto siano state scattate fuori dal Trentino, magari negli Stati Uniti: «L’orso è stato scuoiato all’aperto, come si capisce da questi tre scatti. Ed è molto difficile che possa essere stato fatto qui in Trentino. Sarebbe troppo pericoloso. Mentre negli Usa, ad esempio, la caccia all’orso è legale, quindi non vi sarebbe nessun problema a farlo». Al di là di questo, però, lo stesso dirigente provinciale riconosce che si tratta di un gran brutto segnale: «In questo periodo c’è molta tensione attorno all’orso e questo è sicuramente di un segnale molto preoccupante». In effetti le tre fotografie mostrano un vero e proprio massacro e anche il solo fatto che possa essere state usate per protesta mostra che si è giunti alla barbarie. Il messaggio allegato vuol lasciare intendere che certe persone, anche se è difficile definirle così, sono anche pronte a uccidere il tanto odiato orso. L’analisi delle tre immagini potrà forse aiutare a individuare chi ha ideato questa macabra rivendicazione. Nella prima fotografia si vede la testa dell’orso appoggiata a terra. L’animale è stato decapitato, probabilmente proprio per poterlo scuoiare meglio e la testa è stata fotografata come in mezzo a un prato. Nella seconda immagine c’è il primo piano di una zampa dell’animale che è stata tagliata dal resto del della carcassa e appesa a un filo. Infine, la terza fotografia mostra la pancia dell’orso che è stata aperta con un taglio netto verticale, come per volerlo eviscerare. Tre fotografie che mostrano un massacro. Altro elemento che potrà essere utile è il timbro dell’ufficio postale di Tione. La busta è stata spedita da lì, ma potrebbe averlo fatto anche qualcuno proveniente da un’altra zona del Trentino. Quello che è certo è che qualcuno ha voluto usare immagini a dir poco scioccanti per minacciare l’orso. Sempre che non si tratti di un vero e proprio atto di bracconaggio ai danni dell’orso che è un animale protetto e in Trentino non può essere cacciato.
a_11 Non capisco davvero perchè tutta questa contrarietà al reinserimento di un animale che ha da sempre abitato le nostre montagne, sopratutto perchè in caso di danni, almeno in trentino, non so in valbrembana, viene risarcito al 100 % e in tempi relativamente brevi(considerando la burocrazia in italia)...

"Cosa fare in caso di danno?
L’indennizzo del danno subito può essere richiesto denunciandolo direttamente al Servizio Foreste e fauna o alle Stazioni e Uffici Distrettuali Forestali entro 24 ore dalla constatazione, al fine di attivare il personale forestale incaricato dell’eventuale sopralluogo e accertamento e la redazione del verbale. E’ necessario inoltrare al Servizio Foreste e fauna, entro 30 giorni dal sopralluogo o dalla constatazione del danno, l’apposita domanda/autocerticifazione fornita direttamente dall’accertatore o reperibile presso le Stazioni forestali.Il risarcimento è concesso in misura pari al 100% del danno stimato e la procedura viene conclusa entro 60 giorni dalla presentazione dell’istanza." informativa tratta dal sito web della Provincia di Trento


a_45
"..vado in montagna non per avvicinarmi a qualche cielo, ma per allontanarmi da qualche suolo." E. De luca
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

Messaggio da elio.biava »

sbrembato ha scritto:E' troppo chiedere un minimo di riguardo per chi legge? Tra a senz'acca e costruzioni acrobatiche bisogna leggere tre volte per capire.
Ci provo io ma...
carlocortinovis ha scritto:Leggo che l'orso scappa e non da fastidio (bipbip a_39 ), il mio amico e' triste perchè suo nipote va a Roncobello con la tenda. Il curato ha detto che non e' pericoloso perchè ha sentito dire sia socievole (utile, bello, profittevole per il turismo locale, e per chi lo promuove.... Ma il mio amico e' comunque triste e vuole fare richiesta di un recinto elettrificato ad uso campeggio libero (vietato! a_35 ), o se c'è l'alimentazione porta quello del pollaio che si è autocostruito (380 Volt! che dolore a_19) . Per rassicurarlo di stare felice che l'orso non ha ancora brancato nessuno in tenda (a meno che tu sia il primo a provare?) a_34 Alla sorella piace il curato ed è convinta a seguirlo, non immaginando che il mio amico è triste al pensiero di poter perdere sia la sorella che il nipote a_18 a_18 .
non so se ho capito giusto però?! a_34 a_111 a_111 a_111
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Trento. Investito l’orso “bianchetto”;: salvato da De Lauren

Messaggio da IW2LBR »

dal quotidiano Bliz del Trentino - Mercoledi' 6 Giugno 2012

Trento. Investito l’orso “bianchetto”: salvato da Roberto De Laurentis

TRENTO – Si e' salvato grazie alla prontezza di riflessi del presidente degli artigiani del Trentino, Roberto De Laurentis, l'orsetto bianco investito di notte lungo la Gardesana orientale, alle porte di Trento, e ormai star tra la quarantina di plantigradi che ormai regolarmente vivono in provincia di Trento. De Laurentis era alla guida della sua Porsche Panamera quando uscendo da una curva ha investito il plantigrado, che e' finito sul cofano della vettura.

Stordito e ammaccato, 'Bianchetto', come era stato soprannominato l'orsetto lo scorso anno al momento del suo primo avvistamento sullo Stivo, vicino al Lago di Garda, si e' rialzato, ha attraversato la strada e si e' nascosto nell'erba alta. Poi ha raggiunto il bosco verso il Monte Bondone ed e' sparito nella vegetazione. Nelle scorse settimane l'orso bianco era stato protagonista con la mamma e altri due fratelli di un analogo attraversamento della statale. In quell'occasione l'episodio avvenne di giorno e il gruppo di plantigradi fermo' il traffico e venne ripreso e fotografato come una vera star. Bianchetto non e' un orso polare ma un orso bruno dal pelo molto chiaro. Il colore del mantello nella specie orso bruno puo' variare molto – spiegano gli esperti – passando da tonalita' molto scure sino a quelle chiarissime. Appunto sino al bianco caratteristico degli orsi polari. Il rarissimo esemplare era stato ripreso nella scorsa primavera nel gruppo Paganella-Gaza dagli uomini della Forestale e poi sopra passo Bordala da Andrea Frapporti, il documentarista roveretano presidente del Pant (Protezione ambiente natura Trentino).
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Uomo e Orso, il WWF ci racconta come possono convivere

Messaggio da IW2LBR »

Uomo e Orso, il WWF ci racconta come possono convivere!

Oggi a Scanno, nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise è avvenuta l’installazione di un grosso recinto sperimentale fisso a tutela dell’orso bruno marsicano, nell’Azienda agricola zootecnica di Rotolo Gregorio e C. grazie al progetto europeo LIFE Arctos.

L’installazione di recinzioni, installate a costo zero per gli allevatori, ha l’obiettivo di minimizzare i danni ad allevamenti ed apiari ed è accompagnato dall’assistenza agli allevatori che operano nelle zone frequentate dall’orso bruno negli Appennini e nelle Alpi. Il progetto europeo vuole promuovere l’uso di sistemi di prevenzione idonei da parte delle categorie interessate fornendo assistenza, informazioni e formazione per incrementare la conoscenza e facilitare la convivenza tra l’uomo e l’orso. L’attuale politica di indennizzo prevista per i danni dei grandi carnivori in diverse regioni deve essere necessariamente rivista alla luce delle esperienze maturate e delle politiche di prevenzione che devono diventare obbligatorie e condizione necessaria per potere richiedere il rimborso di eventuali danni.

Anche l’allevamento nelle zone montane dove sono presenti i grandi carnivori va regolamentato e qualificato alla luce delle esperienze e delle politiche di conservazione in atto. Inoltre va abrogato l’assistenzialismo che non prevede un confronto e una evoluzione dei metodi di allevamento. Serve un coordinamento strategico ed un monitoraggio continuo di tutto ciò ma più che mai serve attivare utili e ben meno costose politiche di prevenzione, con quei sistemi oramai ben conosciuti come recinzioni elettrificate, recinzioni fisse adeguate, cani da guardiania e sorveglianza perché prevenire situazioni conflittuali è meglio che intervenire quando i danni sono ormai sofferti.

“La minimizzazione dei conflitti è alla base delle politiche di conservazione dell’orso in Italia, nelle Alpi come sugli Appennini. La prevenzione dei danni va fatta anche attraverso appositi recinti e la gestione dei rimborsi che devono essere più veloci e adeguati in particolare negli Appennini. Quando i danni comunque avvengono le azioni di conservazione a favore della specie sono propedeutiche a qualsiasi altro progetto. Favorire e premiare gli allevatori custodi del loro territorio e delle specie selvatiche che ci vivono è la missione per il futuro” ha detto Massimiliano Rocco Responsabile Programma Specie, TRAFFIC e Foreste del WWF Italia. Il progetto, cofinanziato con fondi europei e coordinato dal Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise vede la partecipazione di altri dieci enti: Regioni Abruzzo, Lazio, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, la Provincia Autonoma di Trento, il Corpo Forestale dello Stato, il Parco Naturale Adamello Brenta, l’ Università di Roma La Sapienza e il WWF Italia.

LIFE ARCTOS, avviato nel settembre 2010, durerà 4 anni e vuole facilitare lo sviluppo di azioni coordinate che possano concretamente favorire la presenza dell’orso in Italia nel lungo termine, come ad esempio l’adozione di buone pratiche per la gestione della zootecnia in montagna che siano compatibili con la presenza dei grandi carnivori, l’adozione di procedure e regolamenti comuni per la prevenzione dei danni e non da ultimo, una corretta informazione su questa specie. In alcuni casi i danni possono essere causati alle attività economiche come gli allevamenti ovicaprini, bovini ed equini (anche se per questi il rischio è limitato soprattutto ai nuovi nati), gli apiari, i pollai e le colture pregiate. Si tratta di danni complessivi limitati, che però possono essere localmente significativi e rendere più difficoltosa l’accettazione di questa specie tutelata a livello comunitario e la popolazione rurale. La causa di questi episodi è da ricercare soprattutto nella mancata adozione di quelle misure di prevenzione che gli abitanti di molte zone rurali hanno storicamente messo in atto in passato, ma che ora sono state pressoché dimenticate: custodia delle greggi e dei pollai, recinti , utilizzo di cani da difesa, ecc. Appennini: Nonostante la legislazione ne vieti l’uccisione, la situazione è allarmante: nell’Italia centrale quasi il 90% delle morti accertate è dovuta all’uomo, in particolare oltre il 40% è conseguenza diretta del bracconaggio. Salvare l’orso significa mantenere in vita l’ambiente nel quale vive e tutte le specie animali che abitano con lui: è l’indicatore naturale dello stato di salute di un ambiente forestale. Alcune volte la ricerca di cibo lo porta ad invadere allevamenti di bestiame, alveari oppure coltivazioni. Per questo è importante elaborare delle strategie di buona convivenza tra uomo e orso.

Alpi: la popolazione attuale di orso bruno è in gran parte il risultato dell’incremento numerico a seguito di una reintroduzione effettuata negli anni ’90 in Trentino. In Regione Lombardia, dove per ora la presenza dell’orso è limitata ad alcuni individui di orso che si spostano dal nucleo originario trentino, l’allevatore di montagna ha perso confidenza e abitudine alle buone pratiche che minimizzano i danni dei grandi predatori. Il Progetto Life Actos viene incontro all’agricoltura di montagna fornendo recinti elettrificati in comodato gratuito e privilegiando gli apicoltori e gli allevatori che collaboreranno attivamente alla manutenzione dei recinti consegnati.
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