Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

Le numerose specie di animali selvatici nelle Alpi Prealpi Orobie e specificatamente in Valle Brembana
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

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da L'Adige

Prima il terrore con l'orso che mi rincorreva
Poi la gogna sui social network: non capisco»


Il 29 maggio scorso Marco Zadra, 42enne di Villazzano, ha avuto un drammatico incontro ravvicinato con l’orso, sul sentiero che da Zambana Vecchia sale al Cason, verso Fai della Paganella: in questa intervista spiega all'Adige.it alcuni dettagli della vicenda.

Zadra, lei è la prima persona, quest’anno, a subire un’aggressione da parte di uno dei sempre più numerosi orsi presenti sul territorio trentino, dopo l’avvio del decennale progetto Life Ursus. Ci vuol raccontare nei dettagli cosa successe la sera del 29 maggio scorso?

«Tendenzialmente sono uno sportivo. Finito il mio lavoro spesso vado a correre nei boschi che attorniano Trento. Quest’anno era la prima volta che andavo in val Manara, sopra Zambana. Parto quindi con la macchina attorno alle 19.30, lascio l’utilitaria a Zambana Vecchia e inizio a camminare per un sentiero piuttosto ripido. Nel ridiscendere, superato il Cason, una struttura usata dai zambanoti per uso ricreativo, a solo un chilometro dall’abitato e a circa 500 metri di quota, me lo sono trovato di fronte. Erano circa le 20 e 15: io scendevo di corsa, lui ansimando stava salendo. Un attimo e ci siamo trovati uno di fronte all’altro. La prima cosa è stato lo stupore, poi razionalizzando sono riuscito a diventare freddo come un ghiacciolo. Era una situazione di stallo. L’orso era piuttosto agitato, ma non è scappato; io ho iniziato ad indietreggiare piano piano, mentre l’animale, prendendo coraggio, è partito alla carica. Consideri che ha una testa grande quanto un televisore e due zampe enormi.

Ho iniziato a correre, scivolando e cadendo sulla ghiaia, con lui dietro. In quel momento mi sono visto morto, preso alle giugulari e sbranato. Nonostante il terrore, che lo ricordo come un sentimento lucidissimo, mi rialzo rivolto verso l’orso, ormai accanto a me: cerco di spaventarlo urlando, riparandomi il viso con le braccia. A questo punto, dopo avere ricevuto una zampata sull’ avambraccio destro, mi sono letteralmente buttato a capofitto nella scarpata procurandomi una semilussazione alla spalla sinistra, ematomi ed escoriazioni ovunque. Credo di essermi salvato perché mi sono sempre divertito a percorrere i “giaroni” a balzi. Nel frattempo l’orso mi ha inseguito per altri duecento metri grugnendo e ansimando giù per la scarpata. Sentivo proprio il suo fiato sul collo. Per frenare la discesa mi afferravo a tutto ciò che poteva salvarmi, esattamente come Tarzan.

Il terrore non era finito perché temevo che mi prendesse di schiena, squarciandomela in due. Finito al limitare di una forra ho preso tutto il coraggio che avevo in corpo e ho dato contro all’ orso, urlandogli tutta la mia contrarietà ad essere inseguito ed ho pensato ”mia figlia non può perdere suo padre in questo modo assurdo, no, no di sicuro”. L’orso mi ha osservato, quasi fossi un matto, poi ha deviato continuando a non perdermi di vista. Mi sono comunque buttato nella forra, rischiando di ammazzarmi. Anche qui mi è andata di lusso. Intanto il sangue colava dalla ferita. Ho attraversato il torrentello superando la forra muschiosa e friabile, interponendo una valle fra me e l’ orso, dirigendomi verso Zambana Vecchia. Avevo i polmoni in gola e l’adrenalina a litri. Arrivo alla confluenza della val Manara sopra la chiesa di Zambana Vecchia, con ancora la paura di rincontrarlo. Ho raccolto così due sassoni, facendo questo ultimo pezzo di bosco labirintico, guardingo ed utilizzando le ultime energie. Come sono arrivato sul prato della chiesa, ho realizzato che potevo considerarmi salvo e soprattutto miracolato».

Lei è stato medicato al pronto soccorso dell’ospedale civile di Trento? È stata effettuata la sieroprofilassi antitetano?
«S, è stata fatta iniezione antitetanica e la ferita è stata suturata con cinque punti interni e otto graffette metalliche esterne. Nei giorni successivi sono dovuto tornare al Pronto Soccorso perché la ferita si era infettata e suppurava. È stata così aperta e drenata, con un dolore che non le dico. E mi hanno prescritto un ulteriore antibiotico».

I giornali parlavano di una visita dell’assessore all’agricoltura nei giorni seguenti all’aggressione. «Sì, l’assessore Dallapiccola è venuto a casa mia insieme ai signori Antolini e a Groff. Sembrava realmente turbato, dispiaciuto, quasi affranto, nascondendosi il volto tra le mani nel sentire il mio racconto così emotivo, a dieci ore o poco più dall'aggressione. Io ho richiesto, se possibile, l’anonimato per non subire l'inevitabile e schizofrenico attacco mediatico, memore del caso Maturi (che dopo aver combattuto corpo a corpo con un'orsa si è dovuto pure difendere da accuse infamanti da parte degli uomini… robe da pazzi). L'assessore si è pure complimentato con me e la mia famiglia per la cortesia e la disponibilità a confrontarsi serenamente, "non come nell'altro caso dell'anno scorso, nel quale due ore dopo l'attacco si era già predisposta una conferenza stampa con la Lega".

Dovrei andare a rivedermi la cronologia dei fatti, ma dubito che la vittima due ore dopo l'aggressione pensasse a tessere rapporti elettorali. Sicuramente, dopo aver ringraziato tutto e tutti di essere ancora vivo, avrà avuto una gran rabbia per aver rischiato di perdere la vita per colpa di un progetto del tutto assurdo e anacronistico, lontano da ogni logica degna di tale nome, imposto da chissà chi e avallato da chissà chi altri! E si è affidato a chi cavalca le emozioni della gente come cavallo di battaglia. La cosa triste e al tempo stesso banale, è che tutto, anche la questione orso e l'incolumità e libertà della gente, sembra ridursi ad una questione meramente politica».

La Provincia aveva emesso un comunicato stampa sull'episodio. Nei suoi confronti si è scatenata un’aggressione verbale in Internet.
«Io avevo semplicemente richiesto l'anonimato e sul comunicato della Provincia effettivamente non compare il mio nome. Poi però, sui media, il nome è uscito. Non che temessi particolarmente l'imbecillità della gente e i loro commenti, che sia chiaro, ma un po' di privacy, tanto declamata e mai rispettata in questo paese, me l'aspettavo in un momento così drammatico, per me e per la mia famiglia. Penso ci sia stata pure qualche minaccia di morte sul Web, oltre agli insulti ai genitori. Sì, è stato anche quel comunicato stampa della Provincia (nr. 1290 del 30/05) non veritiero, pieno di omissioni, allusioni e imprecisioni, a scatenare la solita aggressività mediatica. E qui ci vorrebbe un trattato di antroposociologia per capire questi fenomeni di aggressione da parte dei social ad una preda prescelta. E se qualcuno mi potesse spiegare come sia possibile che ciò accada impunemente, gliene sarei grato».
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dal Trentino

Effetto orso: il Bondone è deserto, i sentieri sono «vietati»

CANDRIAI. «Se vedo l'orso prendo il mio fucile e lo sparo». Ha le idee chiare uno dei bimbi fra i 3 e i 6 anni della colonia di Candriai, che giocano felici nella piccola conca (un giardino pubblico dove non si corrono rischi: le mamme stiano tranquille) proprio di fronte al residence hotel Alla Posta. Idee non molto diverse, in fin dei conti, da quelle del governatore Ugo Rossi o degli albergatori, come potete leggere nelle altre due pagine. «Di orsi non ne abbiamo visti ma se chiedete ai nostri bambini può darsi che abbiano visto anche i draghi», sorridono Anna Giuliani e Doriana Falagiarda, le due coscienziose maestre che li tengono a bada.

Già: nessuno li ha visti, gli orsi, ma la loro presenza è lo stesso incombente. Tanto che l'“Asilo nel bosco”, come è scritto sulle magliette della colonia, si potrebbe tranquillamente ribattezzare “Asilo nel prato”, perché il bosco è - purtroppo - “vietato”. «Siamo andate anche noi alla riunione di Baselga e le passeggiate sui sentieri non le facciamo», continuano le ragazze. «Qui a Candriai teniamo i più piccoli (i più grandicelli sono alla Brigolina, ndr) e non andremmo lo stesso tanto lontano...». Le istruzioni, comunque, sono chiare anche ai piccoli, per ogni evenienza: «Cosa vi hanno detto le maestre? Per prima cosa di non lasciare in giro le cose da mangiare, poi di camminare cantando le canzoni», ripete Anna. Una delle preferite dai bimbi - per la cronaca - è quella del drago a sette zampe con i diamanti sugli artigli. Spaventoso, ma non molto più dell’orso, secondo loro: «Il drago sputa fuoco», dice uno; “L’orso però morde”, risponde l’altro.

Lavorano di immaginazione, gli “asiloti”, ma anche la paura dell’orso - scatenata da due episodi molto concreti e gravi come le aggressioni ad altrettanti podisti di Cadine e Zambana - si nutre dei timori ancestrali legati alla fauna selvatica e cresce alimentandosi dei continui avvistamenti, veri o presunti, e del gran parlare che si fa sulla questione. Siamo in piena psicosi - inutile negarlo - e le conseguenze non sono affatto fantasiose, ma reali. I boschi e persino i grandi prati delle Viote sono svuotati, manco fossimo in un film western di Sergio Leone.Persino le piste da discesa come la 3-Tre e la Cordela sono frequentate da sparuti camminatori, che procedono in fila indiana come guerrieri Sioux.

«A Candriai finora gli orsi ci hanno risparmiato», dice Daniela Sartori, dell’hotel Alla Posta. «Mi hanno detto che ieri ne hanno visto uno a Vaneze: speriamo che non scenda dalle nostre parti. Comunque la gente non si avventura nei boschi. Si percepisce questo timore diffuso: per chiunque entri nel bar, è il primo argomento di conversazione». Chi nei boschi ci entra lo fa per lavoro: quattro robusti operai forestali si concedono un caffè: «L’orso? Quando vede noi scappa, io l’ho anche mangiato in Finlandia», ride uno di loro. Poi però si fanno tutti più seri: «Se accendi la motosega dovrebbe allontanarsi a gambe levate. Certo che trovarselo davanti non dev’essere simpatico». Un paio di dipendenti del servizio strade annuiscono: «Siamo a lavorare qui oggi. L’orso? Meglio se non si vede...». All’esterno del locale c’è solo un tavolino di clienti anziani, che si fanno l’aperitivo. “Fa notizia” una comitiva di una decina di persone, che procedono serene sul marciapiede, ma il motivo c’è: del “caso orso” sono ignari: «Siamo il gruppo anziani di Porto Mantovano e stiamo andando al nostro chalet. Non abbiamo internet: sappiamo che l’orso girava l’anno scorso... Aggressioni? Davvero? Strano... Veniamo da anni in Trentino perché è bellissimo». Il Bondone ora è deserto, tutto per loro. E l’orso.
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dal Trentino

Orso, cento veneti cancellano la gita sul Monte Bondone

TRENTO. La psicosi da orso inizia a fare danni seri al turismo. Il Gruppo micologico Monselice, che oggi avrebbe dovuto raggiungere il Monte Bondone con due pullman e 108 partecipanti, ha deciso di cancellare il viaggio, programmato da aprile. Sull’onda emotiva delle aggressioni di Cadine e di Zambana e dei successivi avvistamenti, nei giorni scorsi sono cominciate a fioccare le disdette e il gruppo si è assottigliato fino a ridursi a 78 partecipanti nella mattinata di sabato, racconta Michele Pedrotti, organizzatore della gita e originario di Trento. Il socio del Gruppo micologico ha chiesto consigli e informazioni al Trentino ed è stato da noi invitato a chiamare la Forestale. In serata però aveva già cambiato programma la gran parte della comitiva: «Sono rimaste 35 persone e abbiamo deciso di annullare tutto. “Tu sei matto: ci porti in bocca all’orso”, mi dicevano. Abbiamo deciso di lasciar perdere: c’erano anche dei bambini. Se la ditta di trasporti non troverà altri clienti ci rimetteremo la caparra di 300 euro... ».

E come se non bastasse, ieri l’orso avrebbe fatto un’altra “sfilata” a un passo dall’abitato. «Proprio stamane, prima di mezzogiorno, è stato visto da tre persone a cento metri dal Norge, subito oltre la 3-Tre, verso il Dos de la Cros. Lo so perché mi trovo qui, dove mia mamma ha una casa da anni. L’avvistamento è stato fatto da una coppia che stava andando verso la pista ed è subito tornata indietro, mentre un'altra persona correva verso di loro gridando di avere visto l’orso. Ormai è qui vicino alle case e all'albergo. L'anno scorso è stata una stagione pessima per la pioggia e quest'anno si rischia lo stesso per l'orso. Da noi, ad Asiago, l’avevano preso. La gente in montagna ci va a camminare e se non è tranquilla cambia destinazione: devono fare qualcosa anche qui ». Veronica Gius, che gestisce l’hotel Norge, non sa nulla dell’avvistamento: «Ho paura che ci possano essere dei mitomani. Che ci sia poco movimento quello sì, considerando il bel tempo, ma imputarlo all'orso è difficile perché sono tanti i fattori in gioco. Io lo vedo più come un problema legato alla gente locale: i trentini evitano le passeggiate e ai ragazzi delle colonie è stato sconsigliato di passare nei sentieri boschivi. Speriamo che la Provincia riconosca comunque che intervenire è una priorità e che stia provvedendo».(l.m.)
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dall'ANSA

Gli orsi in Trentino sono troppi: chiesta la licenza per ucciderli e la chiusura del progetto "Life Ursus"

La Provincia di Trento chiede la possibilità di avere una licenza per intervenire con la cattura o in casi particolari con la soppressione degli orsi eccessivamente dannosi. Il Trentino è la regione d'Italia in cui gli orsi si sono riprodotti di più. Sono infatti presenti un sessantina di esemplari che vivono attorno alle Dolomiti del Brenta, le montagne dove vennero importati una decina di specie diverse di orsi dalla Slovenia. Nel tempo, hanno trovato in questi luoghi la loro casa e si sono riprodotti. All'inizio, della loro presenza, gli unici a lamentarsi sono stati i pastori e gli apicoltori, mentre nell'estate scorsa un cercatore di funghi venne aggredito dall'orsa Daniza che in realtà stava solo cercando di proteggere i suoi cuccioli. L'orsa Daniza in un tentativo di cattura venne uccisa (per errore) ma oggi il problema si ripresenta. Due podisti che a fine del mese di maggio si allenavano nei boschi vicino a Trento, sono stati aggrediti e finiti all'ospedale con vari punti di sutura, per le zampate dell'orso che anche in questo caso era con i suoi cuccioli e provava a difenderli. Il Trentino in questo caso dice basta. Il progetto Life Ursus avviato 16 anni fa, realizzato per salvare l'ultimo nucleo di orsi delle Alpi e finanziato dall'Ue, ha avuto in realtà un'evoluzione inaspettata.
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dal Trentino

"Così siamo scappati dall'orso"

Il racconto di Alessandro Torrente, protagonista di un incontro con l'orso alle Viote sul Monte Bondone mentre accompagnava in montagna un giovane escursionista: "Era un bell'esemplare di orso e ci stava rincorrendo, poi ci siamo inoltrati tra i pini".
http://trentinocorrierealpi.gelocal.it/ ... 1.11776276
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L’orso è tornato, boschi off limits in Trentino. I residenti: “Vogliamo poterli abbattere”

Ora per andare a raccogliere funghi e passeggiare nel bosco, mi metto al collo un campanellino... Come una mucca. Sai che paura che faccio all’orso». Thomas ha appena parcheggiato l’automobile ai piedi del Doss del Sabion. Siamo a Pinzolo, nel cuore delle Dolomiti del Brenta, Trentino Occidentale. Scarponi ai piedi, è pronto a imboccare il sentiero che porta sugli stessi prati dove il 15 agosto del 2014 l’orsa Daniza aveva aggredito Daniele Maturi. Se la cavò, il Maturi detto «Carnera», con molta paura, qualche escoriazione, un’involontaria notorietà e le minacce degli ambientalisti che lo accusavano di aver disturbato Daniza a spasso con i cuccioli. Non nuova a intemperanze, l’orsa fu uccisa un mese dopo con una dose evidentemente troppo forte di anestetico.

Da allora fra i trentini e l’orso qualcosa è cambiato. Il quotidiano locale «L’Adige» ogni giorno riceve pacchi di lettere e le più sono veementi e viscerali contro la presenza del plantigrado che nei fumetti e in tv si chiama Winnie o Yoghi, e qui, indicato perlopiù con sigle burocratiche, scorrazza nei boschi, fa strage di pecore, galline, meleti, arnie e inquieta i sonni della gente, talvolta, per il solo fatto di esistere. Solo talvolta però. La convivenza è infatti sempre più difficile: lo confessano tutti, tecnici, politici, gente comune. Il presidente della Provincia Ugo Rossi parla di «aree del nostro territorio che non vengono più frequentate» e tramite il suo assessore alle Foreste, Michele Dallapiccola, tiene un tavolo con il ministero dell’Ambiente per far fronte all’emergenza. Vuole più poteri la politica trentina. Non significa carabina in mano e trappole con il veleno, ma una capacità di azione rapida ed efficiente. A tutela della gente. La Lega Nord esige un referendum per cacciare gli orsi, quelli pericolosi almeno: «Non siamo mai stati a favore del progetto Ursus» tuona Maurizio Fugatti, leader del Partito di Salvini.

IL PROGETTO URSUS
Il piano, legato alla direttiva europea Habitat, risale ormai a 16 anni fa quando nella zona del Lago di Tovel, versante Nord delle Dolomiti di Brenta, vennero portati i primi orsi bruni dalla Slovenia. Per tre anni l’opera di ripopolamento è proseguita sotto il monitoraggio costante che continua oggi con metodi diversi, dalle fototrappole ai radiocollari per i casi più pericolosi, sino all’analisi del Dna di materiale organico (feci e peli). «Oggi – spiega Claudio Groff del Servizio Foreste e Faune della provincia di Trento – ci sono 41 orsi censiti, e stimiamo possano essere 51 al massimo». Da un punto di vista tecnico «il progetto sta funzionando». Non è fuori controllo? «No, c’è il monitoraggio, sappiamo tutto dei nostri orsi e poi non è vero come si sente dire a sproposito che gli orsi sono sempre di più: sono due anni che l’espansione demografica è stabile». Per gli scienziati è tutto sotto controllo, meno invece per i politici, ancora meno per chi le valli le vive.

LA RABBIA NEI RIFUGI
Lo si tocca con mano arrampicandosi sul monte Bondone, fra i tornanti che resero ancora più grande nel 1956 il ciclista Charly Gaul. Siamo sopra Cadine, pochi chilometri da Trento città. Il 10 giugno scorso Vladimiro Molinari è stato aggredito da una femmina d’orso, KJ2, mentre faceva jogging. Vivo per miracolo, i segni degli artigli piantati nella carne. Da quel giorno è caccia al plantigrado. «Abbattimento o cattura», l’ordinanza modello Far West del presidente Rossi. Dallapiccola dice: «La nostra posizione è nota, quelli pericolosi vanno rimossi». In ballo c’è la sicurezza della gente. E il turismo da preservare.

Ufficialmente non è arrivata nessuna disdetta, i frequentatori delle Dolomiti sbarcano come ogni anno al fresco (beh, quest’anno mica tanto fresco...), ma qualche ripensamento, cambio di itinerario si è visto. Un gruppo di campeggiatori ha rinunciato a piantare le tende sul Bondone preferendo l’altoatesina Valle Aurina. «Nessun rancore verso l’orso» spiegano i responsabili, ma un po’ di precauzione non guasta. I gestori dei rifugi sul monte Bondone schiumano di rabbia: dicono che c’è meno gente sui sentieri, meno scampagnate, meno auto parcheggiate ai piedi dei sentieri. La presidente dell’Azienda per il Turismo locale Elda Verones, smorza i toni: «Quelli dei rifugi avranno anche delle ragioni, ma è giusto sensibilizzare, spiegare cosa succede, quale è la situazione, io disdette non ne ho avute e le nostre iniziative sono sempre assai partecipate». A Madonna di Campiglio Marco Masè che presiede l’Apt racconta che i turisti chiedono informazioni sulle escursioni più sicure. «Abbiamo fatto dei corsi per i dipendenti affinché siano pronti a rispondere a ogni genere di domanda». «Certo - chiude con una punta di preoccupazione - siamo arrivati a un punto limite». Di attacchi oltre a quello di Pinzolo e a quello recente di Cadine se ne conta almeno un altro a Zambana, vicino a Trento: manata dell’orso, graffi e paura.

AVVISTAMENTI E ANEDDOTI
Nelle valli fra Brenta e Adamello la gente da anni si divide in chi ha visto l’orso e chi no. I primi, ritenuti fortunati fino a qualche mese fa, cominciano a essere tanti. Troppi ora che l’orso più che il fiabesco Winnie the Pooh evoca voraci predatori. Ora ci si divide fra chi vuole sparare a vista ai giganti pelosi, chi evita i boschi, chi se la prende con chi il progetto Ursus l’ha voluto o quantomeno accolto e gli animalisti che a prescindere accusano sempre i fungaioli di aver disturbato la quiete degli orsi. Sugli incontri uomo-orso fioriscono aneddoti e racconti al limite delle leggende. Chi ha visto la mamma con i cuccioli fare il bagno nel fiume, chi narra di plantigradi ghiotti di ciliegie che ogni anno saccheggiano lo stesso albero a due passi dal paese; chi conta le pecore sgozzate, chi è rimasto chiuso una mattina intera in casa «perché l’orso era nel parcheggio dinanzi alla baita»; c’è chi l’ha visto sul pianerottolo di casa, chi rovistare nel bidone della spazzatura, per sfuggire a un esemplare qualcuno a Montagne, due passi dal Brenta, si è nascosto fra le tombe del cimitero (fortunatamente uscendone vivo...). Se l’orso saccheggia e distrugge, «Mamma provincia» paga i danni, 89 mila euro nel 2014, quasi il 100% delle richieste esaudite. Ma la misura fra la gente sembra colma: «E se ci scappa il morto chi paga?».
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

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Da l'Eco on line mercoledì 23 settembre 2015

L’orso torna in Val Brembana: avvistato
«Immobile a 20 metri da noi, ci fissava»


A un anno di distanza dalle ultime segnalazioni l’orso è tornato a farsi vivo nella Bergamasca, in particolare in Val Brembana.
L’avvistamento lunedì 21 settembre, intorno alle 23,30, da parte di due ricercatori di tartufi di Bergamo, Andrea Massara e Antonio Maccarini. Insieme ai cani (due lagotti) stavano perlustrando una zona nota, vicino alla Corna Bianca di Cornalba, frequentata dai climber. Era notte e il loro cammino era illuminato dalle lampade frontali.

«Era a una ventina di metri – raccontano nell’articolo di Giovanni Ghisalberti su L’Eco di Bergamo del 23 settembre – ci fissava, probabilmente abbagliato dalle nostre lampade frontali. Impossibile confonderlo con un altro animale, anche se c’era buio: la sagoma, la testa, era chiaramente quella di un orso».
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da Il Messaggero Veneto

Il ritorno dell’orso: vitello sbranato alla malga Varmost

Forni di Sopra, il pastore Morocutti allertato dai cani: non succedeva da due anni. Foto-trappole della Forestale per scoprire quale sia l’esemplare

FORNI DI SOPRA. Amara sorpresa ieri mattina per Ivan Morocutti, il pastore che ha in gestione la malga Varmòst a quota 1.800 metri, nel territorio comunale di Forni di Sopra: un orso gli ha sbranato un vitellino, creando apprensione per altri possibili danni che potrebbe arrecare il pericoloso animale che già in passato aveva causato alla stessa azienda uccidendo delle pecore. «Erano due anni - racconta infatti Morocutti - che non ricevevo “visite” da parte del plantigrado, questa mattina invece (ieri, per chi legge) ho sentito i cani abbaiare e mi sono allarmato». Uscito dalla casera, l’allevatore si è recato nella zona da dove provenivano i guaiti e appunto l’abbaiare dei cani e ha fatto la spiacevole scoperta. Un orso aveva attaccato un vitello di un anno e aveva iniziato a “pasteggiare” con le sue tenere carni. «Probabilmente - prosegue l’uomo -, infastidito dall’arrivo dei cani, uno dei quali è un pastore maremmano che negli anni scorsi aveva già avuto a che fare con un altro plantigrado, l’orso se ne è andato senza terminare di mangiare la preda». Dal 2010 al 2013 l’azienda agricola di Ivan era stata già visitata, ogni anno, dall’orso che aveva “banchettato” con alcune pecore, poi l’anno scorso non c’è stata alcuna avvisaglia della presenza dell’animale. E questo sino a ieri mattina. «L’orso si è avvicinato - racconta ancora Morocutti - all’edificio dove dormiamo noi pastori, il recinto dei vitellini è proprio attaccato al muro della casera e del ricovero, in pietra, delle mucche». L’allevatore ha avvisato del fatto il Corpo forestale regionale che si è recato alla malga e, d’accordo con il pastore, ha posizionato alcune foto-trappole per eventualmente scoprire quale orso è l’autore di questa “bravata”, sebbene non ci fosse stata alcuna avvisaglia della presenza del plantigrado, sino appunto a ieri mattina. «Abbiamo deciso di lasciare la carcassa dell’animale, che dopo dovrà essere sepolta, all’interno del recinto - conclude Ivan Morocutti il suo racconto - in modo che, se questa notte (quella di ieri, ancora per chi legge), l’orso torna per terminare lo “spuntino” lo cattureremo almeno fotograficamente». Naturalmente gli altri vitellini, per la loro sicurezza, saranno spostati all’interno del recinto in pietra dove ci sono gli altri bovini.
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da Valtellina NEWS

Trentino: spesi 1,28 milioni di euro per i danni causati dagli orsi
Nasce la polizza assicurativa orso bruno per salvaguardare l'integrita fisica delle persone

Dal 1999 ad oggi il risarcimento dei danni causati dall'orso bruno ed i finanziamenti destinati alla prevenzione sono costati alla Provincia di Trento 1,28 milioni di euro in 17 anni. Al dato si arriva sommando gli indennizzi per danni da "orso bruno" corrisposti direttamente dalla Provincia, pari a 832 mila euro, con i finanziamenti sostenuti per realizzare le opere di prevenzione dei danni da orso, pari a 435 mila euro. Per quanto riguarda invece i danni arrecati dall'orso bruno all'integrità fisica delle persone, dal 2006 la Provincia ha stipulato un'apposita polizza assicurativa e sinora non è stato ancora corrisposto alcun indennizzo.
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