Don Eugenio Bussa, un prete fra i giusti d'Israele

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pendughet
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Don Eugenio Bussa, un prete fra i giusti d'Israele

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Don Eugenio Bussa, un prete fra i giusti d'Israele

Questa estate scorsa tra le varie carte d'archivio ho rinvenuto documenti inerenti a Don Bussa, prete, giusto fra i giusti d'Israele.
Alcune foto per la verità le avevo rintracciate e poi pubblicate sull'eco di Bg in occasione del 25 aprile scorso.

Mi accingo ora a presentare questa figura di educatore umile e grande che fece della sua vita una missione verso gli altri , verso i perseguitati , i poveri e gli emarginati. Don Eugenio Bussa ai più è un nome sconosciuto così come è rimasta nascosta l'essenza della sua missione tranne a chi ricevette il bene da lui , a chi salvò la vita, a chi ricevette conforto e coraggio in un periodo particolarmente buio della nostra storia recente. Mi riferisco alla persecuzione ebraica quando anche le nostre vallate ospitarono gruppi di famiglie e di bambini destinato altrimenti ai campi di concentramento.

In un popoloso quartiere della Milano umbertina nasceva il 3 sett. 1904 , povero tra i poveri, Eugenio Cesare Bussa. Nel 1913 Eugenio scelse il suo futuro con la chiamata in seminario che lo portò ad essere nominato prete il 2 giugno del 1928 dal Cardinale Tosi. La prima parte della sua vita si svolge in maniera laboriosa, ma sostanzialmente tranquilla. Nessuno avrebbe visto in quel fragile corpo una tale forza vitale che lo avrebbe portato a compiere gesti e azioni fuori dal comune. Nel febbraio del 1943 si aprì a Serina una colonia montana di sfollamento, rivolta verso i bambini dell " Isola" di Milano, per sfuggire ai bombardamenti e ai numerosi pericoli di una guerra che anche a Milano si sentiva particolarmente vicina. Il vitto e l'alloggio era garantito dietro pagamento di una retta così come l'insegnamento.

Con loro ,all'insaputa di tutti, trovarono rifugio e calore alcuni bambini ebrei, nascosti sotto falso nome ma per espresso volere di Don Eugenio esonerati dall'apprendimento della religione cattolica. Questo atteggiamento fa di Don Bussa una figura limpida e onesta perchè a fine guerra riconsegnerà alla comunità ebrea di Milano questi suoi figli integri nella loro fede d'Israele senza o pressioni per una conversione. Don Eugenio per evitare che i suoi giovani servano sotto le insegne repubblichine falsificò documenti e atti di nascita, rischiando la deportazione. Dà rifugio a perseguitati politici, incurante dei rischi che questo atteggiamento poteva creare. Ma la fortuna sembra abbandonarlo quando l'8 settembre 1944 un drappello della brigata Muti lo arrestò nel suo Patronato di Milano, davanti agli occhi di sua madre e dei suoi ragazzi. Arresto provocato da un delatore.

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Questa è la lettera, del nov. 1942 in cui si chiede un luogo per proteggere gli alunni del Patronato dalla pericolosa situazione che si stava creando a Milano. Dopo questo scritto all'inzio del 43 si troverà l'ambiente di Serina nella vecchia sede del convento in pieno centro.

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Re: Don Eugenio Bussa, un prete fra i giusti d'Israele

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L'arresto di Don Eugenio provocò nella comunità di vai Borsieri sgomento, paura e rabbia.
La Muti era conosciuta per l'efferatezza e la crudeltà dei suoi metodi perchè la tortura veniva applicata su larga scala.

Immediatamente si mosse il mondo cattolico.
Dopo lunghe trattative e per l'intervento del card. Ildefonso Schuster, vescovo di Milano, don Bussa venne liberato pochi giorni dopo ma con l'obbligo di non intralciare più l'operato delle autorità civili.
Ma il prete milanese non era certo il tipo che si fermava davanti a queste cose.

Lui sapeva o intuiva dove andavano quei treni che partivano dalla stazione centrale, carichi di donne, bambini e vecchi.
Quando a guerra finita ritornerà a quei giorni il suo peggior rammarico fu quello di non averli potuto salvare.

Il suo pensiero fisso fu sempre quello dei suoi ragazzi.
Trovare un ambiente lontano da Milano dove poter serenamente continuare la sua opera di apostolato.
Domandò a tutti quelli che conosceva dove trovare un luogo di sfollamento a non più di 200 km, ma ricevette risposte negative.
L'aiuto del Card. Schuster fu ancora una volta risolutivo.
Si trovò :
" una casa posta un un convento di clausura , con cappella, cortile con portici attorno, refettorio a pian terreno e cucina, camerata al primo piano ."
Qui senza dubbio i suoi ragazzi avrebbero trovato quella serenità che lui cercava.
Serina viene così descritta:
" Ameno villaggio posto a 850 m. sul livello del mare , circondato da montagne."

Sembrava tutto risolto ma ancora una volta qualcuno aveva messo dei bastoni fra le ruote.

Le autorizzazioni per il trasferimento di tutti i ragazzi in val Serina venne bloccata dalla G.I.L. ( Gioventù Italiana del Littorio) di Milano.
Questo ente sollevò la propria unica competenza nella creazione e nel trasferimento di colonie di sfollamento dei ragazzi .
Nessun altro ente anche se con fini religiosi, poteva scavalcare la competenza della G.I.L.

La forza di questo prete era ben superiore a tutte le minacce o intimidazioni .
Ma intanto cosa fare, a chi chiedere aiuto?


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L'aiuto venne quasi insperato dal vescovo di Bergamo, Mons. Bernareggi il quale su invito da parte ancora del Vescovo di Milano Mons. Schuster sbloccò la situazione e si ottenne la sospirata autorizzazione al trasferimento ai primi di febbraio del 1943. L'alba del 19 febbraio vide via Brosieri di Milano particolarmente affollata. Un vecchio autobus attendeva a motore spento di partire alla volta di Serina. 35 ragazzi, 2 suore, 1 signora, 1 giovane e il direttore sig. Vismara con tantissimi bagagli si accinsero a prendere posto sul mezzo. Il viaggio fu tutto sommato abbastanza confortevole . Dopo una breve sosta al patronato S. Vincenzo di Bergamo l'autobus si dovette fermare per un breve allarme aereo sul ciglio della strada subito fuori Bergamo.

Verso sera si giunse a Serina.
Già il secondo giorno si iniziò, o per meglio dire si continuò, la scuola e il programma interrotto a Milano. A fine marzo altri 30 ragazzi milanesi salirono da Milano prendendo posto nella seconda camerata. Altri ancora se ne aggiounsero fino a 80 posti letto numero massimo disponibile di alloggio della struttura serinese. La maggior parte erano figli di operai della Pirelli, altri di conoscenti e amici di Don Bussa altri ancora non si sapevano da dove venissero ma soprattuto subito apparve chiaro che ricevevano un diverso trattamento. Innanzitutto non partecipavano alla messa nè al rosario nè all'insegnamento religioso in classe. Durante queste ore qualcuno si prendeva cura di loro e discretamente venivano allontanati per far ritorno dopo a messa conclusa. Nessuno neanche il direttore sapeva il motivo di questo atteggiamento voluto da Don Bussa. Si sospettava certo, ma nessuno seppe mai il motivo. Solo a guerra finita si scoprì chi erano davvero quei ragazzi che con così tanto amore don Bussa aveva nascosto tra i suoi, sottraendoli alla deportazione.
La vita si svolgeva secondo orari e attività ben precise.

Ore 7.30 in inverno sveglia.
Quindi alle 8 in refettorio, prima preghiera, colazione e alle 8.30 S. Messa
Alle 9.30 inizio della scuola
A Serina erano presenti ragazzi delle elementarie e delle medie.
I più piccoli frequentarono le elementari comunali mentre gli altri seguivano il programma scolastico all'interno seguiti da insegnanti del Patronato.

I risultati a fine anno furono per tutti ottimi.
Tutti promossi con ottimi voti e con i complimenti delle maestre di Serina.

A mezzogiorno l' Angelus e poi tutti in refettorio per il pranzo.

La scuola continuava anche nel pomeriggio dalle ore 14.00 fino alle 16.00. Quindi merenda e poi 3 ore di svago. Brevi gite, giochi collettivi ed entusiasmanti partite di calcio. Alle 19.00 cena , ricreazione, preghiera e dormitorio. In estate tutto era anticipato di un'ora per permettere un breve riposo pomeridiano. La vita di questa comunità si svolgeva in maniera davvero serena e proficua per i giovani ospiti. Un'isola per questi ragazzi dell'"Isola" di Milano, ma ancora nuove nubi si stavano addensando al'orizzonte.

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Re: Don Eugenio Bussa, un prete fra i giusti d'Israele

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Sopra trovate il primo elenco dei ragazzi ospiti del convitto.
NAturalmente tutti i nomi e cognomi non danno sospetto di nascondere ragazzi ebrei.
Alcuni sono ancora viventi e forse riconosceranno il loro nome.

La permanenza proseguì nella più assoluta serenità e lo studio diede validi risultati come si può notare dai voti della pagella del primo trimestre del 1943 della pagella dell'allievo Merlo Piero.
L'insegnate fu Alcuini Martino, forse, dal cognome un maestro locale .
la pagella è firmata dal genitore Giuseppe Merlo.

La lettera invece del 3 gennaio 1943 a firma don Eugenio Bussa è interessante per alcuni motivi.
E' il documento che invita tutti i ragazzi al ritorno a Serina dopo le vacanze natalizie.
Si respira un clima di fine vacanza ma nel contempo di paura per i bombardamenti.

In questo documento si abbatte la retta del 50% applicando il tariffario delle vacanze estive.

"Per coloro che non pagano nulla dicano una preghiera" aggiunge don Bussa.

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La lettera è datata 2 gennaio 1943, ma nel testo si parla poi di sabato 8 gennaio come data di ritorno a Serina .
L'8 gennaio - sabato - non poteva essere che il 1944 . Errore più che comprensibile trovandoci proprio all'inizio del nuovo anno.

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Re: Don Eugenio Bussa, un prete fra i giusti d'Israele

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nubi temporalesche si stavano addensando sull'attività di Don Bussa. Forse perchè il suo progetto funzionava troppo bene, forse perchè visti i tempi difficili sulla struttura di Serina avevano posato gli occhi le autorità fasciste di Bergamo. Con la scusa di dare ospitalità a strutture militari sfollate da Bergamo a seguito dei pesanti bombardamenti, la sede dell'ex convento di Serina era diventata un'ottima istemazione. Don Bussa riceve nell'estate del 44 varie sollecitazioni a sgomberare e sciogliere il soggiorno. Le lettera che vedete delll'agosto di quell'anno è di per sè già molto esplicativa. I ragazzi tornarono tutti a Milano per l'ultimo sofferto inverno di guerra, il peggiore perchè ormai la guerra era persadefinitivamento e la guerra civile si stava avvitando in sanguinose spirali.

Che ne furono dei bambini ebrei?

Con mille difficoltà vennero nascosti da altri coraggiosi, forse parenti sfuggiti alla deportazione o forse da privati.
Finì la guerra finalmente e la normalità poco alla volta prese piede.

Don Bussa morì nel 1977 senza lasciare nessuna traccia della sua attività clandestina a favore dei ragazzi ebrei.
Sempre fedele al dettato evangelico che la tua mano sinistra non sappia mai cosa ha fatto la destra.

Solo più tardi , scorrendo l'elenco dei ragazzi ospiti a Serina iniziarono le ricerche dei sopravvissuti.
Un ex ospite di Don Bussa venen rintracciato in Israele e negli anni 80 inizò una ricerca più capillare.
Il console israeliano di Milano venne informato e rispose con la lettera che vedete allegata.

Ora nel giardino dello Yad Vashem di Gerusalemme c'è un ulivo piantato alla sua memoria assieme ad altri alberi in ricordo di tutti coloro che " salvando una vita hanno salvato il mondo intero" come disse il dott. Schindler.

fine

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Re: Don Eugenio Bussa, un prete fra i giusti d'Israele

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