(m.2425)
Cresta Ovest, via Calegari
Il monte Tonale si affaccia, un po’ appartato, sul passo dei laghi gemelli, coperto dalla mole del più imponente Spondone.
A nord invece chiude la testata della valle Scura con una breve parete di rosso verrucano.
E’ interessante alpinisticamente anche la sua cresta ovest che, nella parte mediana, è costituita da una serie di frastagliati torrioni e guglie.
La cresta è percorsa da una via del 1963 dei fratelli Calegari, che recentemente è stata riscoperta da alcune cordate.
Attratto dai racconti di queste cordate, recupero dall’annuario del CAI Bergamo del 1963 la relazione originale e propongo la salita al nuovo socio Michele.
Così sabato mattina ci avviamo lungo “la ruga” lasciata l’auto alle baite di Mezzeno. La giornata è calda e più si sale più l’anticiclone che abbiamo sulla testa si fa sentire. Ma siamo a fine settembre, oramai il caldo risulta piacevole, almeno in montagna.
Dal passo dei gemelli raggiungiamo per tracce il passo del Tonale (m 2276) e da qui scendiamo lungo il canale sfasciumoso per un centinaio di metri. Quindi per prati e rocce ci spostiamo in direzione della cresta fino a giungere alla caratteristica piazzola erbosa con vista sulla parete nord del Pietra Quadra.
Mi sembra quasi di ritornare a casa, pensando a quante volte ci sono passato anni fa esplorando la lunga parete della Pietra.
La cresta comincia poco sopra. Un primo piccolo torrione si supera facilmente. Il secondo oppone invece una parete più interessante. Ci leghiamo. La roccia è buona ma da tastare con attenzione. Attraenti lame suonano al tatto un po’ troppo vuote.
Il secondo tiro è una fessura verticale, con brevi tratti strapiombanti, su roccia ottima, che sale sopra uno spunzone di roccia al centro di un terrazzo erboso. La relazione dice di uscire a sinistra ma con bei movimenti si sale diritti fino alla cima del torrione. Una “finestra” imprevista a metà fessura fa improvvisamente prendere coscienza di quanto sottile (e potenzialmente instabile..) sia la struttura che si sta salendo.
Si alternano quindi calate molto sceniche su roccia rossa e torrioni caratteristici (le corna gemelle in particolare). La roccia è un misto di solido verrucano e detrito instabile, da guardare con attenzione. Ma complice il grado basso e la giornata F-O-T-O-N-I-C-A tutto risulta molto piacevole.
Un’ultima calata di 30 metri esatti (presente cordone intermedio) porta alla fine delle difficoltà.
Ora la roccia si alterna all’olina che diventa il principale ostacolo nel tratto finale.
In vetta troviamo, inaspettatamente due ragazzi. La giornata permette di scrutare le catene di montagne fino a dove l’occhio si può spingere. Sotto di noi i laghi Gemelli e il tetto rosso del rifugio. Dopo una pausa per mangiare qualcosa scendiamo seguendo gli ometti lungo il crinale nord est e poi, per tracce, rientriamo al passo gemelli.
Per la relazione rimando all’annuario del CAI Bergamo del 1963, che può essere reperito on line al seguente link e previa registrazione.
https://www.caibergamo.it/commissione-b ... ti-storici
I vecchi annuari del CAI, digitalizzati, sono una miniera d’oro e i disegni che corredano le salite dei piccoli capolavori.
In sintesi la cresta ha un dislivello di circa 200 m, le difficoltà “modernizzate” sono di IV, con qualcosa di più se si tira dritto per la fessura del 2° torrione. In generale corretto l’AD+ suggerito, perché occorre sapersi proteggere visto che nulla è presente se non 1 chiodo e i cordoni da calata (recenti al oggi).

Risalendo la ruga il sole indora i prati, fa caldo ma l’autunno avanza.

Verso l’Arera

Giunti al passo si abbandona il sentiero

Le montagne hanno occhi

L’attacco della cresta con il primo e secondo torrione che la prospettiva non permette di distinguere

La fessura da sx a dx del primo torrione, qui si trova l’unico chiodo della via

La fessura da sotto

Il secondo tiro, il passo “chiave della via”

Sempre il secondo tiro ma visto dalla sosta

In calata dal secondo torrione

Il caratteristico camino delle “punte gemelle”

Tra le corna del diavolo (il masso staccato è da trattare con delicatezza)

Il quarto torrione da sotto..

..e da sopra.

Da qui la cresta si fa più facile, alternando tratti erbosi a tratti delicati.

La calata dell’ultimo intaglio, presenti due cordoni per due doppie ma si risolve in 30 metri esatti.

In cima la vista si apre ma l’occhio cade sui laghi gemelli

Foto di vetta