Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

Le numerose specie di animali selvatici nelle Alpi Prealpi Orobie e specificatamente in Valle Brembana
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L'orso M13 fa "visita" alle scuole del paese

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da News Ticino

L'orso M13 fa "visita" alle scuole del paese
L'orso ha divelto una delle arnie che la scuola gestisce a scopo didattico


POSCHIAVO - L'orso M13 torna a dar segnali di sé nei Grigioni, come riportano i siti online de "Il grigione italiano" e "Il Bernina", che riferiscono di una segnalazione ricevuta in mattinata dalle scuole di Santa Maria a Poschiavo. Tra le 4 e 30 e le 6 di oggi M13 "si è avvicinato al biotopo adiacente l'edificio scolastico, ha scavalcato la recinzione e ha divelto una delle due arnie, che la scuola gestisce a scopo didattico". Sul posto sono giunti gli organi di sorveglianza. La scuola fa sapere che prenderà i dovuti provvedimenti "su indicazioni del consulente agrario". Verrà collocata una rete di recinzione elettrica sul modello proposto per gli apiari per contrastare eventuali nuove scorribande dell'orso.
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Un banchetto a base di bovini per l'orso biondo del Baldo

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dal quotidiano l'Arena di Barbara Bertasi

Un banchetto a base di bovini per l'orso biondo del Baldo

Malcesine. Il secondo orso del Baldo, in codice M4, chiamato anche «il biondo» per il pelo chiaro, sta facendo scorte per l'inverno e, nei giorni scorsi, ha divorato una manza, una Blu Belga nera gravida di sei quintali e un castrato di due. Quello che si deve ora capire è se le bestie siano state predate o se il plantigrado se ne sia solo cibato, particolare cruciale, legato all'eventuale indennizzo ai proprietari, su cui sta facendo verifiche la Polizia provinciale che, dopo un sopralluogo, ha stilato una relazione che sarà trasmessa in Regione. La denuncia è di Moreno Benamati, 33 anni, e della madre Giuseppina Danti, 52, di Malcesine, titolare di una stalla a San Michele che ospita ora 13 vacche, prima 15, otto delle quali, fino al 4 ottobre, rimaste in alpeggio a Malga Colma di Sotto (o Zocchi Bassi), a quota 1.500 metri, al confine col Trentino, vicino a Bocca Navene. «Il 23 settembre», dice Benamati, «eravamo andati in malga e tutte e otto le bestie erano là, con altre non nostre. La domenica dopo, 30 settembre, siamo tornati per tagliare legna e ci siamo accorti che il castrato mancava: non ci siamo preoccupati perché era un solitario. Il lunedì 1 ottobre, però, mio cugino che gestisce Malga Colma di Sopra, accanto all'ex caserma della Finanza, mi ha avvisato che le 12 bestie, prima a Malga Colma di Sotto, si erano spostate alla vicina Malga Tolghe, in Trentino. Il fatto ci ha insospettiti e ho chiamato il gestore che mi ha riferito di come mancassero il castrato e un'altra bestia. E giovedì, il 4 ottobre, un cacciatore mi ha avvisato di aver trovato la vacca col ventre squarciato vicino al baito di Malga Colma». «Aveva un lacerazione sotto il costato», precisa, «mancavano le viscere, il vitellino era stato tirato fuori lateralmente e in parte divorato. La mucca aveva un corno rotto, ferite su muso e schiena probabilmente per aver lottato cercando di difendersi: presumiamo dall'orso. Il fatto è avvenuto dopo la notte tra il 30 settembre e l'1 ottobre, quando alle 1.30, al rifugio Bocca Navene, hanno sentito i campanacci delle mucche verso Malga Tolghe».

Intanto hanno trovato pure il castrato. «Nelle stesse condizioni», precisa Benamati, che il 4 ottobre ha chiamato la Polizia provinciale, arrivata il 5: «È stato stilato un verbale ed è stata fatta una ricerca per ricavare tracce di pelo e risalire al dna. Poi ci hanno dato il modello da compilare per il risarcimento». Se prima gli allevatori erano tranquilli, ora lo sono meno: «Dopo il sopralluogo ci hanno telefonato e chiesto se la manza stesse male. Quasi potesse essere morta da sola e non predata dall'orso. Ma i bovini stavano bene, la femmina avrebbe partorito 2 vitelli, l'abbiamo scoperto l'8 ottobre. Faremo istanza di indennizzo, temiamo invano». Precisa il vicecomandante della polizia provinciale Damiano Cappellari: «Il nostro ufficiale responsabile di zona è intervenuto il 5 ottobre su richiesta dell'interessato, essendo la Provincia deputata all'istruttoria per il risarcimento danni da predatori selvatici. La procedura della Regione prevede che noi o il Corpo forestale accertiamo il fatto, risalendo possibilmente alle cause di morte. È stato quindi compilato un verbale che fotografa la realtà. Il consumo potrebbe essere stato opportunistico, ossia avvenuto dopo la morte dell'animale, mentre il danno è riconosciuto solo accertando che l'orso l'ha determinata. Trasmetteremo la relazione in Regione, precisando che l'orso si è sicuramente cibato dell'animale». Sull'intervento: «Abbiamo raccolto pelo sulla corteccia di un albero vicino per definire a che animale appartenga. Se fosse di orso potrebbe essere di M4 che, un mese e mezzo fa, ha predato delle pecore in zona. Anche allora si è proceduto così. Trovammo del pelo, che, analizzato, ci ha permesso di risalire a questo esemplare, un maschio di circa cinque anni, particolarmente chiaro».
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Due incursioni dell’orso nella zona di Fornesighe

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dal Corriere delle Alpi

Due incursioni dell’orso nella zona di Fornesighe

FORNO DI ZOLDO. L’orso è tornato a Forno di Zoldo. Due le incursioni. L’altra notte ha cercato di raggiungere delle arnie vicino a Fornesighe. La notte prima aveva tentato con successo di rubare il miele di altre arnie a Cornigian, non molto lontano. A Fornesighe l’orso non è riuscito a raggiungere le arnie, perchè il proprietario le aveva protette con la rete elettrificata. La notte prima invece aveva portato a termine il furto, danneggiando e spaccando le arnie che era riuscito a raggiungere. Sono state frequentissime, durante tutta l’estate le segnalazioni di passaggio di orsi, con danni più o meno gravi alle greggi o alle arnie. La zona rimane sempre la stessa, una fascia chiamata la via degli orsi, che da Perarolo passa per Ospitale, quindi per la valle di Zoldo, con qualche incursione nell’Agordino.

Dopo le segnalazioni degli ultimi giorni, le guardie provinciali sono andate in sopralluogo per rilevare i danni provocati dall’orso e per raccogliere reperti da poter analizzare. Anche in questo caso sono stati trovati dei peli del grande predatore che sono stati inviati all’Istituto superiore per la ricerca e la protezione dell’ambiente che cercherà di scoprire attraverso l’esame del Dna di che orso si tratta. Gianmaria Sommavilla, dirigente della Provincia e responsabile delle guardie provinciali, spiega che ormai le segnalazioni di presenza di orsi sono così frequenti da non rappresentare più una grande novità, come accadeva fino a qualche anno fa. Tra l’altro, proprio a Fornesighe, attorno al 1995, l’orso fece una delle sue prime comparse nel Bellunese. Si trattava dell’esemplare chiamato Friz, che si muoveva tra il Cadore e lo Zoldano (forse ucciso da un bracconiere in Valsugana). A poche centinaia di metri da Fornesighe, praticamente a lato della strada, aveva soggiornato per un paio di notti, distruggendo completamente un boschetto di susini selvatici e un campo di patate. Aveva lasciato amplissime tracce di escrementi e di peli, anche sul giaciglio che si era creato a due passi dalla strada.
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Poschiavo, l'orso M13 dichiarato problematico

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dalla Provincia di Sondrio

Poschiavo, l'orso M13 dichiarato problematico

POSCHIAVO -Su Facebook è una star, sono già 353 gli "amici" che si è fatto. In Valposchiavo lo vedono invece come il fumo negli occhi. E a quanto pare per M13 l'aria che tira oltre confine e non è delle migliori. Ieri il plantigrado è salito di un gradino nella scala che a livello europeo classifica il loro comportamento e così è divenuto un "orso problematico". Questo significa che non ha risposto positivamente ai tentativi di tenerlo lontano dal centro abitato. Nei giorni scorsi, infatti, i guardiacaccia della Valle lo hanno inseguito e preso a pallettoni di gomma ma a quanto pare M13 non si è fatto scrupoli ad avvicinarsi nuovamente al centro abitato ed è "approdato" nel giardino della scuola dove ha razziato un'arnia. Quanto basta per fare salire la tensione a livelli mai registrati sino ad ora e a schiodare il consigliere di Stato Mario Cavigelli dallo scranno di Coira per fare visita agli agricoltori di Poschiavo.
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Due orsi in orti e allevamenti raid con ingenti danni

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da Il Centro dell'Aquila

Due orsi in orti e allevamenti raid con ingenti danni

SCANNO. Torna a colpire l'orso che fa strage di conigli in una casetta in periferia di Scanno.
Approfittando dell'oscurità un grosso plantigrado ha rotto la recinzione ed è riuscito ad entrare nella stalla di proprietà di Remo Tarullo, uccidendo una quindicina di conigli. Tracce ben visibili della nuova incursione dell'orso sono state lasciate anche in alcuni orti non lontani dal centro abitato, tra cui quello di Giuseppe Carfagnini in località Le Prata. Insalata, carote e rape rosse: questi gli ortaggi che l'animale ha mangiato dopo essere riuscito a ricavarsi un varco nella recinzione che protegge i terreni coltivati. Nuova apparizione anche di Gemma che, accompagnata da un solo cucciolo, ha fatto irruzione nella casetta di Salvo Di Croce, dove non trovando nessun pollo ha distrutto tutti i mobili e gli arredi. Tutti i nuovi danni subiti dagli allevatori e agricoltori sono stati segnalati alle Guardie del Parco, che sono intervenute per i rilievi. (m.lav.)
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Indagine Ue sui fondi per l’orso

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da il Centro di Pescara

Indagine Ue sui fondi per l’orso

PESCARA. «La Commissione ha già avviato un’indagine per verificare che nelle zone dell’Abruzzo in cui è presente l’orso marsicano siano vietate le pratiche venatorie che possono minacciare questa specie protetta». È la risposta del Commissario Ue all’Ambiente J anez Potocnik all’interrogazione di Andrea Zanoni, eurodeputato Idv, riguardo «il grave declino anche colposo dell’orso bruno marsicano nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise». Nella sua risposta, il Commissario Ue ha precisato che «spetta all’Italia adottare i provvedimenti necessari per conseguire una protezione rigorosa dell’orso. «L’interessamento concreto dell’Ue è una buona notizia », ha detto Zanoni, «adesso si faccia luce su come l’Italia ha usato i fondi europei del Life». Secondo la Ue,dal 2007 tre progetti sull’orso bruno marsicano e altri carnivori, hanno beneficiato di finanziamenti per un costo totale stimato a 10.224.707 euro.
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Investito cucciolo di orso marsicano

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da Gaia News

Investito cucciolo di orso marsicano: sembra fuori pericolo

E’ stato investito da un automobile il piccolo dell’orsa Gemma, l’orsa che avendo perso la naturale diffidenza verso l’uomo e le strutture antropiche si aggira spesso nei paesi del Parco. Secondo alcune fonti il fatto sarebbe avvenuto a Scanno un paese attorno e nel quale l’orsa si muove spesso e volentieri. L’uomo, che era alla guida dell’automobile, ha subito denunciato il fatto. Il piccolo, anche se l’impatto sarebbe stato di una certa entità, visto che l’automobile ha riportato alcuni danni, si è allontanato dal luogo dell’incidente.

Sembrerebbe che le guardie del Parco, allertate, siano subito intervenute.
Oggi le guardie del Parco e i forestali sarebbero riusciti ad avvistare Gemma, grazie al fatto che l’orsa era già stata radiocollarata. Il piccolo risulterebbe in buona salute e sarà monitorato anche nei prossimi giorni. L’episodio riporta in primo piano sia il problema degli orsi confidenti, sia quello della sicurezza stradale per gli orsi nelle zone che sono maggiormente frequentate dagli animali stessi. L’ultimo episodio risale al maggio dell’anno scorso, quando un’orsa fu investita e uccisa sulla statale marsicana. Allora nessuno denunciò prontamente il fatto, non si trovò il mezzo che investì l’animale e chi lo guidava e, secondo alcune fonti, l’orsa rimase agonizzante sul ciglio della strada prima di essere finita dai cani randagi. L’orsa uccisa era madre di tre cuccioli. L’orso marsicano è a grave rischio di estinzione: le ultime stime parlano di 40 individui e fra le minacce c’è proprio l’alta mortalità dovuta a cause antropiche, fra cui gli incidenti stradali.
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Un sit-in di protesta contro l'orso

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dal Quotidiano L'Arena di Barbara Bertasi

Un sit-in di protesta contro l'orso

Monte Baldo. Un sit-in di pastori e cittadini per protestare contro i problemi che la presenza dell'orso sta causando, oltre che in Trentino, anche sul Baldo dove sconfina e dove, recentemente, si ritiene abbia predato capi di bestiame. La manifestazione, concertata dalla segreteria nazionale Lega Nord Trentino, è fissata per sabato a mezzogiorno: l'appuntamento è a Prà Alpesina in località Dossioli di Avio (Trento), alla partenza della funivia per Malcesine. Fanno presente gli organizzatori: «Nel 1999 il Parco Adamello Brenta, con la Provincia Autonoma di Trento e l'Istituto nazionale della fauna selvatica, avviò il progetto Life Ursus volto alla ricostituzione di un nucleo vitale di orsi nelle Alpi centrali rilasciando individui provenienti dalla Slovenia, usufruendo di un finanziamento dell'Unione Europea. Col tempo la situazione è diventata insostenibile», incalza la Lega Nord, «per i danni che il plantigrado sta causando agli operatori economici e ai pastori che conducono il bestiame al pascolo. Se il problema è stato riscontrato in numerose vallate del Trentino, ora si è spostato anche sul Baldo. Gli attacchi sono stati numerosi, i proprietari lamentano l'impossibilità di gestire l'alpeggio con sostanziose perdite economiche. Alcune notti fa, alcuni pastori si sono recati sul pascolo, verso mezzanotte, per verificare che la situazione fosse sotto controllo.

È normale che siano loro a fare i controlli piuttosto che le guardie forestali?». Commenta il consigliere ad edilizia e montagna di Malcesine Arnaldo Lombardi: «Ritengo che le autorità competenti, Provincia e Regione, debbano intervenire. La presenza dell'orso, che ha recentemente predato animali come mucche ed ovini, sta provocando disagi a molti, soprattutto ai gestori delle malghe. Il timore è che si possano verificare aggressioni anche agli esseri umani. In ogni caso, la gente ha paura. Chiediamo che gli orsi siano più controllati e condotti in zone non frequentate. A Malcesine la funivia porta in quota migliaia di persone ogni anno». Aggiunge il sindaco di Ferrara di Monte Baldo Paolo Rossi: «Torno a ribadire che la presenza di questo animale è un valore aggiunto al nostro territorio: dimostra l'integrità e il valore naturalistico dell'ambiente. D'altro canto, però, essendo il territorio vissuto fino ad alta quota e frequentato da un numero sempre più consistente di turisti, mi preoccupano le conseguenze che tale presenza potrebbe creare agli animali degli allevatori e, augurandomi che ciò non si verifichi mai, alle persone. Spero che le autorità competenti trovino una soluzione che salvaguardi sia la presenza dell'animale sia quanti lavorano in montagna e la frequentano per turismo».

Tiziano Turcato, presidente del Comitato permanente dei comprensori alpini di caccia del Baldo, assessore alla agricoltura: «I pastori del Baldo mi hanno fatto presente che l'orso crea problemi. In questo periodo, a Malcesine, uno di loro ha perso tre pecore e un allevatore due bovini. Non sappiamo quanti orsi siano effettivamente presenti, chiediamo alle autorità maggiore chiarezza. Auspico che l'incontro serva a tutelare la gente di montagna. Sarebbe un danno irreparabile se pastori e malghesi, spaventati, rinunciassero a lavorare sul Baldo». Vittorino Businaro, del Ristorante Baita Genzianella a Novezza ad una decina di chilometri da Prà Alpesinia, dove l'orso è apparso più volte: «Proprio il 13 ottobre un cacciatore, a 300 metri da noi, ha trovato un capriolo sbranato da un orso. Nonostante ciò tale presenza indica che l'ambiente è incontaminato e naturale». A non tutti, però, questo «interessa». La Lega ricorda di «fungaioli e residenti col terrore di trovarsi a tu per tu col plantigrado»; «uno è stato visto e fotografato anche a dieci metri da qui», rammenta Businaro. «Nessuno ha avuto problemi o corso pericoli. In quanto ai capi sbranati è evidente che l'orso deve mangiare. Le istituzioni devono però provvedere ai risarcimenti per permettere una convivenza più serena tra gli animali e l'uomo che, in montagna, deve poter vivere e lavorare».
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Orso: I poschiavini si ribellano alle bugie di stato

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tratto da Ruralpini di Michele Corti

Orso: I poschiavini si ribellano alle bugie di stato (Canton Grigioni)

Per diffondere le informazioni sull'orso dalla parte delle popolazioni alpine (non manipolate dalla tecnoburocrazia e dai potentati "verdi") si terrà a Poschiavo un incontro con il Comitato anti orso del Trentino occidentale. Allegato in questa pagina il carteggio Amamont-Governo del Canton Grigioni sul tema della presenza dell'orso in Valposchiavo. L'orso (e il lupo in altri ambiti alpini e montani) mettono a dura prova il rapporto tra cittadini e istituzioni. Di fronte alle rassicuranti menzogne ufficiali, alle assurde dichiarazioni circa la "normalità" di un orso che transita nelle città e nei paesi, che continua (sarebbe "vegetariano" secondo gli esperti) a sbranare animali domestici, che scavalca recinzioni come un acrobata e colpisce in un giardino di una scuola, che prende ad artigliate le porte delle case, la gente si interroga. Si accorge che c'è la volontà politica di prenderla in giro, di raccontare bugie. Il consigliere di stato Cavigelli venerdì scorso è venuto a Poschiavo da Coira per "tastare il polso" alla popolazione. È stato accolto da un contadino, Diego Cortesi, aveva portato con il rimorchio le due pecore azzannate e uccise dall'orso la notte prima. Nonostante l'impatto con la gente esasperata ha confermato come nella vicenda degli orsi i politici manifestano una profonda inadeguatezza rispetto al loro ruolo di rappresentanti del popolo.

Allarme sociale
Che ci sia allarme sociale è palese da mesi in Valposchiavo ma i politici di Coira hanno sottovalutato il problema in modo grave come dimostra il fatto che agli incontri con la popolazione, giustamente preoccupata, erano stati incaricati di rappresentare il cantone solo funzinari locali dell'Uficio caccia. Mandati a fare da parafulmine e a nascondersi dietro il dito del "noi non siamo poitici". Una tattica che non ha funzionato. Anzi, ha ancora più irritato i poschiavini che, sin dall'incontro dei primi di agosto, hanno sostenuto apertamente che trattasi di problema politico. Non un problema politico qualsiasi ma del problema dei problemi: ovvero se esiste ancora la democrazia in Svizzera e in Europa o no. Se le decisioni prese da esperti universitari e funzionari di WWF e Pro Natura (senza ovviamente consultare nessuno) diventano automaticamente legge di quale democrazia si può ancora parlare? Utilizzando abilmente la Convenzione di Berna, il Piano europeo per l'orso, la Convenzione delle Alpi, il Piano di azione svizzero per l'orso è passata l'idea che sia assolutamente necessario reintrodurre l'orso (e il lupo) su tutte le Alpi, anche nelle zone più antropizzate. In più la gestione dell'orso è stabilita da "Protocollo internazionali" scritti dagli esperti pro orso che sono stati automaticamente fatti propri dagli stati. In realtà un margine di discrezionalità è rimasto e cantoni e federazione potrebbero ampliarlo. In Italia l'orso pericoloso è destinato al carcere a vita o ad essere emplicemente spostato altrove. In Svizzera è sparato.

Ma le Convenzioni sono prigioni? È la legge per l'uomo o l'uomo per la legge?
È inaccettabile trincerarsi dietro le Convenzioni internazionali che "legano le mani". Se un paese ha delegato la propria sovranità e mette a rischio della sicurezza i propri cittadini c'è qualcosa che non va. Ha sbagliato a sottoscrivere la convenzione o a non denunciarla e a ritirarsi da essa. Come può uno stato partecipare a una Convenzione se appare evidente che essa contrasta con il diritto fondamentale costituzionalmente garantito alla sicurezza dei propri cittadini e alla libertà di muoversi a casa propria e nei paraggi senza il timore di imbattersi in un bestione che non ha alcuna paura dell'uomo? Come è compatibile una Convenzione che impone qualcosa che la gente rifiuta, che crea allarme e paura, che fa cambiare la vita della gente? Chi ha deciso se i vantaggi della reintroduzione dell'orso sono superiori agli svantaggi? Gli scienziati? Ma da quando gli scienziati scrivono le leggi e si sostituiscono alla volontà popolare? In realtà i politici in Svizzera e altrove sono propensi a lisciare il pelo all'opinione pubblica animal-ambientalista urbana perché orsi e lupi sono utili diversivi. Politiche veramente a favore dell'ambiente (a partire dalla nocività ambientale) si scontrano contro enormi interessi economici (la Svizzera ne sa qualcosa visto che è sede di multinazionali della chimica).

L'orso, nell'opinione della gente della Valposchiavo, era pericoloso già da mesi
Quanto ai "protocolli scientifici internazionali" che classificano gli orsi come "pericolosi" che e che le autorità accettano come la Bibbia, vincolandosi al 100% ad essi, c'è da dire che a Poschiavo (come altrove) i cittadini si sono accorti che sono di parte, stesi per tutelare l'orso ma mettendo in conto un margine di rischio della vita i cittadini. La prova l'ha fornita proprio M13, l'orso che staziona in Valposchiavo dall'inizio dell'estate (dopo essersi concesso una vacanza di una quindicina di giorni in Tirolo). In Valposchiavo, ma anche in Valtellina, molti hanno sostenuto che un orso che attraversa città e paesi è pericoloso, che non è accettabile. Anche se non fosse aggressivo le occasioni di un incontro a tu per tu diventano troppo frequenti e chi puòescludere esiti tragici? I rischi tanto li sopportano i sudditi. Forse ragionano così i Signori dell'orso. La gente di Poschiavo, che ha visto M13 entrare nei giardini degli Hotel e uccidere uno dopo l'altro una serie di animali, già da mesi dice che è pericoloso. C'è più razionalità nelle valutazioni della gente semplice che nella finta scientificità (in realtà faziosa) degli espertoni. Questi ultimi trattano la gente come bambini o anche peggio come subumani che ragionano solo di pancia che non hanno testa, che si fanno condizionare dalla paura. Con questa mistificazione cui gli intelligenti, i laureati, i biologi, i burocrati della natura non riescono a rinunziare bisogna dargli un taglio. Troppo comodo liquidare la difesa della sicurezza, della propria attività, della propria valle con la "paura irrazionale".


Basta offese alla popolazione
Sono più irrazionali loro, i laureati, i professori, i biologi, i naturalisti, i conservazionisti, i dirigenti della tecnoburocrazia forestale e verde accecati dalla loro ideologia del "ritorno della natura" (che ha i tratti di una religione da fine impero, di un pensiero debole e decadente). Ma in questo continuare ad argomentare che la reazioni delle comunità sono solo "di pancia" non anche c'è del razzismo? La tecnoburocrazia, con l'avallo delle autorità politiche, ha sostenuto sino a pochi giorni fa che "M13è un orso tranquillo, che non ha creato problemi e che presumibilmente continuerà il suo viaggio".Una cantonata, di non saper interpretare bene il comportamento di questi "nuovi orsi". È quanto si legge nell'avviso ufficiale alla popolazione della valle dell'Ufficio caccia cantonale che si trova ancora oggi caricato sul sito del comune di Poschiavo. Del resto, ignorando il grande cambiamento di comportameto degli orsi immessi in territori densamente popolati e non sottoposti a prelievo venatorio (come nei Balcani da dove provengono) l'Ufficio cantonale - come tutti quelli degli altri paesi e del resto della Svizzera - ripete il mantra della "poca pericolosità". "Il pericolo di essere attaccati da un orso bruno europeo è lieve". Ovviamente se non si seguono le "norme di comportamento" (tipo buttarsi a terra con lo zaino sulla testa) il pericolo aumenta ... ma allora è colpa vostra, ve la siete andata a cercare e non venite a lamentarvi.

Ordine delle autorità: chiudete gli animali nelle stalle (la realtà alla rovescia)
Fuori l'orso libero di scorazzare e gli animali chiusi nelle stalle. In autunno gli animali hanno sempre approfittato del pascolo autunnale. È assurdo con le giornate di sole chiudere gli animali. ne soffre il benessere degli animali ma ne soffrono anche i prati se i ricacci non vengono brucati. Forse i burocrati "verdi" grigionesi non si accorgono del significato politico e sociale dell'ordinanza. È la prova provata che l'orso limita la libertà, compromette l'economica agricola. Il padrone del territorio diventa lui. E quando ci saranno le famiglie di orsi?

La risposta burocratica del cantone
La sottovalutazione del problema orso da parte dei politici cantonali e federali è stata dimostrata anche dalle risposte alle lettere scritte dalla associazione Amamont. Amamont è una associazione transfrontaliera a difesa degli alpeggi e della montagna. Non si limita a una difesa nostalgica e romantica ma anche prendendo posizioni anche dure in uno stile "montanaro" che forse può stupire o dare fastidio a chi, anche in montagna, si è assuefatto alle liturgie politiche delle capitali. Così Amamont ha scritto lettere accorate sul problema orso alle autorità cantonali e alla consigliera federale Leuthard.
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