da Ambiente e Energia
In Trentino 223 denunce di danni da orso nel 2014
Per quanto riguarda i danni causati dall'orso, nel 2014, secondo l'annuale "Rapporto orso", sono state inoltrate al Servizio Foreste e fauna 241 (194 nel 2013) denunce di danno da predatori selvatici. In 223 casi la chiamata era indirizzata alla denuncia di un possibile danno da orso bruno (216 nel Trentino occidentale e 7 in quello orientale), in 10 casi a un possibile danno da lupo (Lessinia e alta val Rendena) e in altri 4 casi a un possibile danno da altro predatore selvatico (volpe/martora). In altri 4 casi le richieste degli utenti erano indirizzate all'accertamento dei danni per i quali è stata esclusa, o non è stato possibile accertare, la responsabilità di un predatore selvatico. Sono pervenute al Servizio Foreste e Fauna della Provincia 197 istanze di indennizzo (11% in più rispetto al 2013), delle quali 175 sono state accolte (164 orso, 8 lupo, 2 volpe, 1 mustelidi), 4 sono in corso di definizione e 18 respinte. Sono stati complessivamente liquidati 99.900,00 di indennizzi.
Per quanto riguarda l'utilizzo del territorio, 39 dei 41 orsi rilevati nel Rapporto orso 2014 e ritenuti presenti a fine anno sono stati presenti sul territorio trentino (33 solo in Trentino, 6 anche in province-regioni limitrofe). Dunque sono 2 gli esemplari che hanno stazionato solo fuori provincia: M29 rilevato in provincia di Brescia e M28 in quella di Bolzano. Tutti e 8 gli orsi individuati anche o solo fuori provincia nel 2014 sono maschi: 3 adulti e 5 giovani. Gli orsi che hanno frequentato anche la provincia di Bolzano sono stati 5, tutti sui versanti che vanno dalla destra orografica della val d'Ultimo alla destra Adige fino al confine con Trento (MJ4, MJ2G1, M22, M25, M28). Il Veneto 2 (M4 e M19) e la Lombardia 3 (MJ2G1, M29 e M25). Le localizzazioni riferite alla presenza di orsi complessivamente raccolte in provincia di Trento nel corso del 2014 sono state 1.006 Considerando anche gli spostamenti più lunghi effettuati dai giovani maschi nel corso del 2014, la popolazione di orso bruno presente nelle Alpi centrali, che gravita prevalentemente nel Trentino occidentale, si è distribuita nel 2014 su un'area teorica di 13.567 chilometri quadrati. Il monitoraggio nei confronti per il lupo ha avuto inizio in coincidenza con la ricomparsa della stessa sul territorio provinciale, vale a dire dal 2010. Anche per questa specie la Provincia di Trento si è avvalsa, sin dall'inizio, dei tradizionali rilievi su campo, del fototrappolaggio e del monitoraggio genetico.
Nel corso del 2014 sono stati registrati in provincia 46 dati riferibili alla presenza del lupo: 9 provengono dall'alta val di Non, 14 dalla val Rendena-Brenta meridionale, 23 dai monti Lessini. Per il quinto anno consecutivo è stato dunque possibile documentare la presenza del lupo sul territorio provinciale. In particolare sono stati almeno tredici i lupi che hanno gravitato in Trentino e in territori immediatamente limitrofi durante lo scorso anno. Per la lince il monitoraggio ha avuto inizio in coincidenza con il ritorno sul territorio provinciale, vale a dire dalla seconda metà degli anni Ottanta del secolo scorso in relazione alla comparsa di alcuni esemplari nel Trentino orientale (presenza durata circa un decennio). Anche per questa specie sono stati usati i tradizionali rilievi su campo, del fototrappolaggio, del radio-tracking e del monitoraggio genetico. Come è noto, l'unico esemplare di lince certamente presente in provincia di Trento a partire dal 2008 è il maschio denominato B132, proveniente dalla piccola popolazione svizzera, reintrodotta, del Canton San Gallo. L'ultima cattura di B132 (la terza) per sostituire il radiocollare ormai scarico è stata realizzata il 14 febbraio 2012.
Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
dal Corriere delle Alpi
L’orso sbrana un’asina
TAMBRE D’ALPAGO. L’asina ha tentato di difendere il suo piccolo, ma la lotta con l’orso è stata impari; ci ha rimesso la madre. La cruenta battaglia per la vita, contro l’orso, si è svolta ieri mattina a Pianon, in comune di Tambre, precisamente in via Federa. È Pasqua e anche i plantigradi si risvegliano. Il primo è stato intercettato l’altra settimana in Val Scura, in Cansiglio, vicino a Val Menera, dove ha lasciato sulla neve una traccia grande come cinque accendini, messi in fila. Il secondo ha portato la morte all’alba di ieri, vicino alla casa del veterinario capo della Regione, Giorgio Cester, là dove un allevatore dell’Alpago aveva azzardato a sistemare in un recinto con le fettuccine elettriche quattro asini, di cui una femmina che aveva partorito solo il mese scorso e che si prendeva cura, in questi giorni, della sua creatura.
L’orso, che dalle tracce lasciate sembra grande, si è avvicinato, probabilmente voleva il piccolo e, altrettanto probabilmente, l’asina ha reagito con tutte le sue forze. Una reazione disperata a considerare la carcassa rimasta. È la prima volta di un caso del genere in Alpago e da ieri tutti gli allevatori sono preoccupati, anzi allarmati. Le duemila pecore alpagote sono ancora in stalla, ma subito dopo Pasqua dovrebbero essere portate all’alpeggio. Qualcuno dei 200 fra asini e cavalli, invece, si trova già all’esterno. In stalla restano, invece, gli 800 bovini. Da Pianon l’orso raggiungerà forse nelle prossime ore l’allevamento dei circa 50 yak e in questo caso sarà tutto da vedere chi la spunterà. Le corna degli “immigrati” dall’Himalaya, infatti, possono fare male anche a un plantigrado.
Quando, ieri mattina, gli agenti della Forestale sono arrivati sul posto hanno trovato ancora la carcassa. Uno spettacolo desolante; le foto stanno girando per il paese e hanno lasciato un po’ tutti interdetti. Proprio un anno fa, tra Lamosano e San Martino, aveva cominciato ad aggirarsi Madi, compiendo le prime scorribande. Ma era un orso gentile, comprensivo. I due che si aggirano adesso tra l’Alpago ed il Cansiglio sembrano avere tutt’altri sentimenti. Uno dei due sarebbe radiocollarato, ma con la strumentazione inattiva. L’altro è uno sconosciuto. Probabilmente hanno svernato in Val Salatis, in qualche anfratto del monte Guslon. E, con il rialzo delle temperature, si sono svegliati e fiondati verso valle. Hanno fame e, quindi, si accomodano là dove trovano: un giovanissimo asino era carne fresca. Ma, per sua fortuna, s’è salvato, la madre, invece, si è sacrificata.«Ritorna il problema dell’anno scorso e degli anni precedenti - mette le mani avanti Paolo Casagrande, presidente dell’Anpa - Come difenderci? I soliti sistemi di recinzione non bastano più. E siccome noi non chiediamo la caccia all’orso, abbiamo però il diritto di pretendere i risarcimenti della Regione».
L’orso sbrana un’asina
TAMBRE D’ALPAGO. L’asina ha tentato di difendere il suo piccolo, ma la lotta con l’orso è stata impari; ci ha rimesso la madre. La cruenta battaglia per la vita, contro l’orso, si è svolta ieri mattina a Pianon, in comune di Tambre, precisamente in via Federa. È Pasqua e anche i plantigradi si risvegliano. Il primo è stato intercettato l’altra settimana in Val Scura, in Cansiglio, vicino a Val Menera, dove ha lasciato sulla neve una traccia grande come cinque accendini, messi in fila. Il secondo ha portato la morte all’alba di ieri, vicino alla casa del veterinario capo della Regione, Giorgio Cester, là dove un allevatore dell’Alpago aveva azzardato a sistemare in un recinto con le fettuccine elettriche quattro asini, di cui una femmina che aveva partorito solo il mese scorso e che si prendeva cura, in questi giorni, della sua creatura.
L’orso, che dalle tracce lasciate sembra grande, si è avvicinato, probabilmente voleva il piccolo e, altrettanto probabilmente, l’asina ha reagito con tutte le sue forze. Una reazione disperata a considerare la carcassa rimasta. È la prima volta di un caso del genere in Alpago e da ieri tutti gli allevatori sono preoccupati, anzi allarmati. Le duemila pecore alpagote sono ancora in stalla, ma subito dopo Pasqua dovrebbero essere portate all’alpeggio. Qualcuno dei 200 fra asini e cavalli, invece, si trova già all’esterno. In stalla restano, invece, gli 800 bovini. Da Pianon l’orso raggiungerà forse nelle prossime ore l’allevamento dei circa 50 yak e in questo caso sarà tutto da vedere chi la spunterà. Le corna degli “immigrati” dall’Himalaya, infatti, possono fare male anche a un plantigrado.
Quando, ieri mattina, gli agenti della Forestale sono arrivati sul posto hanno trovato ancora la carcassa. Uno spettacolo desolante; le foto stanno girando per il paese e hanno lasciato un po’ tutti interdetti. Proprio un anno fa, tra Lamosano e San Martino, aveva cominciato ad aggirarsi Madi, compiendo le prime scorribande. Ma era un orso gentile, comprensivo. I due che si aggirano adesso tra l’Alpago ed il Cansiglio sembrano avere tutt’altri sentimenti. Uno dei due sarebbe radiocollarato, ma con la strumentazione inattiva. L’altro è uno sconosciuto. Probabilmente hanno svernato in Val Salatis, in qualche anfratto del monte Guslon. E, con il rialzo delle temperature, si sono svegliati e fiondati verso valle. Hanno fame e, quindi, si accomodano là dove trovano: un giovanissimo asino era carne fresca. Ma, per sua fortuna, s’è salvato, la madre, invece, si è sacrificata.«Ritorna il problema dell’anno scorso e degli anni precedenti - mette le mani avanti Paolo Casagrande, presidente dell’Anpa - Come difenderci? I soliti sistemi di recinzione non bastano più. E siccome noi non chiediamo la caccia all’orso, abbiamo però il diritto di pretendere i risarcimenti della Regione».
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
da AGI.IT
Morte orso: Trento, esami tossicologici per sospetto avvelenamento
(AGI) Trento, 2 apr - L'assessore alle Foreste della Provincia autonoma di Trento, Michele Dallapiccola, ha confermato che l'ente sta attendendo l'esito degli esami tossicologici per capire se l'orso maschio adulto M6 sia morto a seguito di un avvelenamento. Gli elementi sinora raccolti rafforzano l'ipotesi che possa essersi trattato di ingestione di veleno. Si conosceranno nei prossimi giorni, probabilmente verso metà aprile i risultati degli test clinici effettuati sul corpo del plantigrado rinvenuto sabato in val di Non dal Corpo forestale della Provincia autonoma di Trento. Ieri è stato compiuto un primo esame che ha escluso ferite provocate da colpi di arma da fuoco. Sono dunque stati prelevati gli organi interni (stomaco e fegato) dell'animale sui quali verranno svolte le analisi tossicologiche. Tuttavia, la presenza di un pezzo di spago, ritrovato nello stomaco del plantigrado e utilizzato nella confezione di alcuni bocconi avvelenati rinvenuti in zona dai forestali, potrebbe far pensare ad un avvelenamento dell'orso. Se questo fosse confermato -ha detto Dallapiccola- sarebbe un'azione gravissima, per la quale esprimiamo la ferma condanna della Provincia che ha già disposto l'intensificazione di controlli mirati sul territorio provinciale. Il corpo senza vita dell'orso M6, munito di radiocollare, era stato trovato sabato mattina dagli uomini della forestale. L'assenza di un regolare segnale proveniente dal radiocollare aveva fatto scattare l'allarme. Localizzato il punto di partenza degli ultimi impulsi, gli agenti sono giunti sul posto ed hanno trovato l'orso senza vita. Da quel momento sono state immediatamente attivate le verifiche di prassi per accertare le cause del decesso ed è stata inoltrata una segnalazione alla Procura della Repubblica. (AGI) Tn1/Bru
Morte orso: Trento, esami tossicologici per sospetto avvelenamento
(AGI) Trento, 2 apr - L'assessore alle Foreste della Provincia autonoma di Trento, Michele Dallapiccola, ha confermato che l'ente sta attendendo l'esito degli esami tossicologici per capire se l'orso maschio adulto M6 sia morto a seguito di un avvelenamento. Gli elementi sinora raccolti rafforzano l'ipotesi che possa essersi trattato di ingestione di veleno. Si conosceranno nei prossimi giorni, probabilmente verso metà aprile i risultati degli test clinici effettuati sul corpo del plantigrado rinvenuto sabato in val di Non dal Corpo forestale della Provincia autonoma di Trento. Ieri è stato compiuto un primo esame che ha escluso ferite provocate da colpi di arma da fuoco. Sono dunque stati prelevati gli organi interni (stomaco e fegato) dell'animale sui quali verranno svolte le analisi tossicologiche. Tuttavia, la presenza di un pezzo di spago, ritrovato nello stomaco del plantigrado e utilizzato nella confezione di alcuni bocconi avvelenati rinvenuti in zona dai forestali, potrebbe far pensare ad un avvelenamento dell'orso. Se questo fosse confermato -ha detto Dallapiccola- sarebbe un'azione gravissima, per la quale esprimiamo la ferma condanna della Provincia che ha già disposto l'intensificazione di controlli mirati sul territorio provinciale. Il corpo senza vita dell'orso M6, munito di radiocollare, era stato trovato sabato mattina dagli uomini della forestale. L'assenza di un regolare segnale proveniente dal radiocollare aveva fatto scattare l'allarme. Localizzato il punto di partenza degli ultimi impulsi, gli agenti sono giunti sul posto ed hanno trovato l'orso senza vita. Da quel momento sono state immediatamente attivate le verifiche di prassi per accertare le cause del decesso ed è stata inoltrata una segnalazione alla Procura della Repubblica. (AGI) Tn1/Bru
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
da Il Giorno
Apicoltori, pressing in Regione: «Dateci le reti per difenderci dall’orso M25»
Villa di Tirano, 2 aprile 2015 - L’orso M 25, uscito dal letargo, dopo aver sbranato un asino, ha rivolto la sua attenzione a una pecora e a un apiario, allarmando tutti gli apicoltori provinciali. Soprattutto perché questa volta, per il suo spuntino notturno, il gigantesco plantigrado è sceso parecchio di quota, fino a 500 metri sopra l’abitato di Stazzona. «Vorremmo avere dalla Regione maggiori dotazioni di reti per coprire interamente le arnie della zona dove sta predando, ma anche agevolazioni economiche per fare in modo che gli apicoltori che vogliano acquistarle autonomamente possano farlo (il costo delle reti si aggira intorno ai 200-300 euro). Abbiamo già acquisito la piena adesione e solidarietà della nostra associazione regionale di riferimento, l’Associazione apicoltori lombardi». Il problema sollevato da Giampaolo Palmieri, presidente dell’Apas, associazione produttori apistici della provincia, riguarda la scarsità di strumenti in dotazione atti a preservare alveari e animali dagli assalti del mammifero. Il Pirellone garantisce un rimborso a chi ha subito il danno e dota le Province di recinti che, però, sono insufficienti per coprire tutto il territorio. Dagli uffici provinciali preposti fanno sapere che hanno già provveduto a consegnarne una al malcapitato apicoltore e che stanno cercando di ottemperare ad altre richieste fatte in via preventiva. Una, da un altro apiario della zona, verrà consegnata in questi giorni, per le altre due si sta raccogliendo il materiale, chiedendolo anche agli enti che ne fanno uso.
Le domande arrivate agli uffici, in realtà, sarebbero 4-5, ma non potranno essere tutte soddisfatte. Si procederà per priorità. Per fare in modo che cambi la dotazione, deve intervenire la Regione. «Si sta lavorando per trovare le risorse per acquistare i recinti - ci dicono dagli uffici - e la tendenza è sempre di rispondere in positivo alle richieste dei territori». Altro problema riguarda il radiocollare dell’animale selvatico: M 25 sta crescendo e quello che ha, a breve, non sarà più adeguato. Va eliminato o sostituito. Anche su questo la Regione sta valutando cosa fare. Tuttavia non sarà una decisione immediata. Seppur l’orso non rappresenti un pericolo per l’uomo, in quanto (dicono gli esperti) avendo paura si avvicina agli animali di notte per poi ritornare nel fitto del bosco a 1800 metri di quota, per gli apiari può essere una vera catastrofe. Ingoia tutto: pappa reale, polline e larva.
Apicoltori, pressing in Regione: «Dateci le reti per difenderci dall’orso M25»
Villa di Tirano, 2 aprile 2015 - L’orso M 25, uscito dal letargo, dopo aver sbranato un asino, ha rivolto la sua attenzione a una pecora e a un apiario, allarmando tutti gli apicoltori provinciali. Soprattutto perché questa volta, per il suo spuntino notturno, il gigantesco plantigrado è sceso parecchio di quota, fino a 500 metri sopra l’abitato di Stazzona. «Vorremmo avere dalla Regione maggiori dotazioni di reti per coprire interamente le arnie della zona dove sta predando, ma anche agevolazioni economiche per fare in modo che gli apicoltori che vogliano acquistarle autonomamente possano farlo (il costo delle reti si aggira intorno ai 200-300 euro). Abbiamo già acquisito la piena adesione e solidarietà della nostra associazione regionale di riferimento, l’Associazione apicoltori lombardi». Il problema sollevato da Giampaolo Palmieri, presidente dell’Apas, associazione produttori apistici della provincia, riguarda la scarsità di strumenti in dotazione atti a preservare alveari e animali dagli assalti del mammifero. Il Pirellone garantisce un rimborso a chi ha subito il danno e dota le Province di recinti che, però, sono insufficienti per coprire tutto il territorio. Dagli uffici provinciali preposti fanno sapere che hanno già provveduto a consegnarne una al malcapitato apicoltore e che stanno cercando di ottemperare ad altre richieste fatte in via preventiva. Una, da un altro apiario della zona, verrà consegnata in questi giorni, per le altre due si sta raccogliendo il materiale, chiedendolo anche agli enti che ne fanno uso.
Le domande arrivate agli uffici, in realtà, sarebbero 4-5, ma non potranno essere tutte soddisfatte. Si procederà per priorità. Per fare in modo che cambi la dotazione, deve intervenire la Regione. «Si sta lavorando per trovare le risorse per acquistare i recinti - ci dicono dagli uffici - e la tendenza è sempre di rispondere in positivo alle richieste dei territori». Altro problema riguarda il radiocollare dell’animale selvatico: M 25 sta crescendo e quello che ha, a breve, non sarà più adeguato. Va eliminato o sostituito. Anche su questo la Regione sta valutando cosa fare. Tuttavia non sarà una decisione immediata. Seppur l’orso non rappresenti un pericolo per l’uomo, in quanto (dicono gli esperti) avendo paura si avvicina agli animali di notte per poi ritornare nel fitto del bosco a 1800 metri di quota, per gli apiari può essere una vera catastrofe. Ingoia tutto: pappa reale, polline e larva.
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
da Alto Adige
Orso morto, nello stomaco trovati pezzi di spago utilizzati per i bocconi avvelenati

TRENTO. In attesa di conoscere nei prossimi giorni, probabilmente verso metà aprile, i risultati degli esami tossicologici effettuati sul corpo dell'orso bruno adulto M6, rinvenuto sabato in Val di Non dal Corpo forestale della Provincia autonoma di Trento, prende sempre più corpo l'ipotesi dell'avvelenamento. Ieri infatti è stato compiuto un primo esame che ha escluso ferite provocate da colpi di arma da fuoco, tuttavia, la presenza di un pezzo di spago, ritrovato nello stomaco del plantigrado e utilizzato nella confezione di alcuni bocconi avvelenati rinvenuti in zona dai forestali, potrebbe far pensare ad un avvelenamento dell'orso. "Se questo fosse confermato - ha detto l'assessore alle foreste Michele Dallapiccola - sarebbe un'azione gravissima, per la quale esprimiamo la ferma condanna della Provincia che ha già disposto l'intensificazione di controlli mirati sul territorio provinciale". Il corpo senza vita dell'orso M6, munito di radiocollare, era stato trovato sabato mattina in Val di Non, dagli uomini della forestale.
Orso morto, nello stomaco trovati pezzi di spago utilizzati per i bocconi avvelenati

TRENTO. In attesa di conoscere nei prossimi giorni, probabilmente verso metà aprile, i risultati degli esami tossicologici effettuati sul corpo dell'orso bruno adulto M6, rinvenuto sabato in Val di Non dal Corpo forestale della Provincia autonoma di Trento, prende sempre più corpo l'ipotesi dell'avvelenamento. Ieri infatti è stato compiuto un primo esame che ha escluso ferite provocate da colpi di arma da fuoco, tuttavia, la presenza di un pezzo di spago, ritrovato nello stomaco del plantigrado e utilizzato nella confezione di alcuni bocconi avvelenati rinvenuti in zona dai forestali, potrebbe far pensare ad un avvelenamento dell'orso. "Se questo fosse confermato - ha detto l'assessore alle foreste Michele Dallapiccola - sarebbe un'azione gravissima, per la quale esprimiamo la ferma condanna della Provincia che ha già disposto l'intensificazione di controlli mirati sul territorio provinciale". Il corpo senza vita dell'orso M6, munito di radiocollare, era stato trovato sabato mattina in Val di Non, dagli uomini della forestale.
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dal Trentino
L’orso M6 avvelenato nei boschi
TRENTO. Certezze nessuna, ma un sospetto che - secondo i forestali - è molto più che una semplice ipotesi: l’orso M6, trovato senza vita sabato mattina nei boschi della valle di Non, è morto avvelenato. Il veterinario che l’altro giorno ha effettuato l’autopsia sull’animale ha chiesto almeno due settimane per dare la conferma, il tempo che ci vuole per gli esami di laboratorio sugli organi interni dell’orso, ma intanto ha fornito un elemento che i forestali giudicano molto importante: nello stomaco dell’animale è stato trovato un pezzo di spago. Uno spago del tutto simile a quello utilizzato per confezionare alcuni bocconi avvelenati che sono stati trovati nella zona in cui è morto l’animale, sulla destra orografica della valle, nelle vicinanza di Sporminore, in un bosco di latifoglie vicino all’area in cui M6 ha trascorso il letargo. Le analisi toglieranno ogni dubbio, ma per i forestali il caso è già chiuso e l’assessore provinciale Michele Dallapiccola mette le mani avanti: «Se fosse un avvelenamento, sarebbe un’azione gravissima, per la quale esprimiamo la ferma condanna della Provincia, che ha già disposto l’intensificazione di controlli mirati sul territorio provinciale». Intanto l’autopsia è servita a eliminare un altro dubbio: M6 non è stato colpito da un corpo di arma da fuoco. I forestali avevano subito cercato invano di individuare eventuali fori o ferite sul corpo dell’animale, ma nell’impossibilità di fornire certezze (la pelliccia dell’orso è folta e spessa una decina di centimetri) hanno atteso il parere del medico prima di escludere responsabilità da parte di bracconieri.
Sull’episodio la Provincia ha diffuso un comunicato, annunciando che ulteriori notizie sul presunto avvelenamento si potranno avere solamente a metà aprile. Sulla morte dell’orso M6 ha aperto un fascicolo anche la procura della Repubblica, informata della vicenda dai forestali. Chi potrebbe aver avvelenato l’orso? Molte persone avevano un conto in sospeso con M6, ad esempio i molti agricoltori e allevatori che hanno subito nei mesi scorsi quest’orso problematico, tanto che nel settembre del 2013 venne catturato e dotato di radiocollare con l’obiettivo di tenerlo sotto controllo in modo particolare. Però la zona in cui è stato trovato morto è distante rispetto all’area in cui l’orso ha provocato danni. Si tratta comunque di un’area nota per la frequentazione dei plantigradi e quindi un luogo che potrebbe essere stato scelto da un ipotetico “nemico degli orsi”. Con la morte di M6 la popolazione di orsi trentini diminusce, ma si mantiene attorno alle quaranta unità, un numero che gli esperti giudicano sufficiente per il mantenimento della popolazione sul territorio.
L’orso M6 avvelenato nei boschi
TRENTO. Certezze nessuna, ma un sospetto che - secondo i forestali - è molto più che una semplice ipotesi: l’orso M6, trovato senza vita sabato mattina nei boschi della valle di Non, è morto avvelenato. Il veterinario che l’altro giorno ha effettuato l’autopsia sull’animale ha chiesto almeno due settimane per dare la conferma, il tempo che ci vuole per gli esami di laboratorio sugli organi interni dell’orso, ma intanto ha fornito un elemento che i forestali giudicano molto importante: nello stomaco dell’animale è stato trovato un pezzo di spago. Uno spago del tutto simile a quello utilizzato per confezionare alcuni bocconi avvelenati che sono stati trovati nella zona in cui è morto l’animale, sulla destra orografica della valle, nelle vicinanza di Sporminore, in un bosco di latifoglie vicino all’area in cui M6 ha trascorso il letargo. Le analisi toglieranno ogni dubbio, ma per i forestali il caso è già chiuso e l’assessore provinciale Michele Dallapiccola mette le mani avanti: «Se fosse un avvelenamento, sarebbe un’azione gravissima, per la quale esprimiamo la ferma condanna della Provincia, che ha già disposto l’intensificazione di controlli mirati sul territorio provinciale». Intanto l’autopsia è servita a eliminare un altro dubbio: M6 non è stato colpito da un corpo di arma da fuoco. I forestali avevano subito cercato invano di individuare eventuali fori o ferite sul corpo dell’animale, ma nell’impossibilità di fornire certezze (la pelliccia dell’orso è folta e spessa una decina di centimetri) hanno atteso il parere del medico prima di escludere responsabilità da parte di bracconieri.
Sull’episodio la Provincia ha diffuso un comunicato, annunciando che ulteriori notizie sul presunto avvelenamento si potranno avere solamente a metà aprile. Sulla morte dell’orso M6 ha aperto un fascicolo anche la procura della Repubblica, informata della vicenda dai forestali. Chi potrebbe aver avvelenato l’orso? Molte persone avevano un conto in sospeso con M6, ad esempio i molti agricoltori e allevatori che hanno subito nei mesi scorsi quest’orso problematico, tanto che nel settembre del 2013 venne catturato e dotato di radiocollare con l’obiettivo di tenerlo sotto controllo in modo particolare. Però la zona in cui è stato trovato morto è distante rispetto all’area in cui l’orso ha provocato danni. Si tratta comunque di un’area nota per la frequentazione dei plantigradi e quindi un luogo che potrebbe essere stato scelto da un ipotetico “nemico degli orsi”. Con la morte di M6 la popolazione di orsi trentini diminusce, ma si mantiene attorno alle quaranta unità, un numero che gli esperti giudicano sufficiente per il mantenimento della popolazione sul territorio.
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
da Belluno
L'orso si risveglia tra Cansiglio e Alpago: ecco la prima vittima
TAMBRE - Un asinello sbranato e un'impronta sono il segnale del risveglio dell'orso. Ma chi sia questo orso e da dove arrivi, non si sa.
L'anno scorso ci fu Madi a scorrazzare tra la zona sopra Tambre e il Cansiglio, scendendo fino quasi Vittorio Veneto, ma il suo radiocollare ha smesso di funzionare. Di Madi non ci sono più tracce. Quello che ha sbranato l'asinello nei giorni scorsi potrebbe essere stato lui, ma, scientificamente, non c'è certezza alcuna.
L'attacco è avvenuto in una zona sopra l'abitato di Tambre, a circa 1100 metri di quota.
Gli allevatori del posto ipotizzano che ce ne siano due, anche tre, dislocati nell'area sopra Tambre e il Cansiglio. Ma sono solo ipotesi. Non si sa nemmeno se i plantigradi abbiano passato il letargo da queste parti oppure vi siano giunti, grazie alla loro capacità di percorrere anche 100 chilometri alla settimana. Di certo, la presenza dell'orso, come assicura il sindaco di Tambre, Oscar Facchin, non ha prodotto isterismi tra la gente, solo preoccupazioni da parte degli allevatori costretti a fare i conti con qualche scorpacciata proteica a loro spese. Già, perché non va dimenticato che l'alimentazione dell'orso è prevalentemente vegetariana e, secondo gli esperti, ben attento anche a tenersi lontano dagli umani. «Per ora - spiega Facchin - non abbiamo alcunché da temere. Non abbiamo notizie di avvicinamenti alle case. Ad essere preoccupati sono gli allevatori che non sempre sono in grado di tenere gli animali all'interno dei recinti, specie quando salgono in quota». Insomma, la situazione sembra essere sotto controllo, nonostante, come sempre in tema di animali, gli animi siano divisi tra chi sogna un mondo dove tutte le creature abbiano il loro spazio e chi, invece, ritiene le attività umane prevalenti. Sotto il profilo del richiamo turistico, Facchin ha le idee chiare: «Non credo la presenza dell'orso rafforzi le presenze, esattamente come è stato per i cervi
L'orso si risveglia tra Cansiglio e Alpago: ecco la prima vittima
TAMBRE - Un asinello sbranato e un'impronta sono il segnale del risveglio dell'orso. Ma chi sia questo orso e da dove arrivi, non si sa.
L'anno scorso ci fu Madi a scorrazzare tra la zona sopra Tambre e il Cansiglio, scendendo fino quasi Vittorio Veneto, ma il suo radiocollare ha smesso di funzionare. Di Madi non ci sono più tracce. Quello che ha sbranato l'asinello nei giorni scorsi potrebbe essere stato lui, ma, scientificamente, non c'è certezza alcuna.
L'attacco è avvenuto in una zona sopra l'abitato di Tambre, a circa 1100 metri di quota.
Gli allevatori del posto ipotizzano che ce ne siano due, anche tre, dislocati nell'area sopra Tambre e il Cansiglio. Ma sono solo ipotesi. Non si sa nemmeno se i plantigradi abbiano passato il letargo da queste parti oppure vi siano giunti, grazie alla loro capacità di percorrere anche 100 chilometri alla settimana. Di certo, la presenza dell'orso, come assicura il sindaco di Tambre, Oscar Facchin, non ha prodotto isterismi tra la gente, solo preoccupazioni da parte degli allevatori costretti a fare i conti con qualche scorpacciata proteica a loro spese. Già, perché non va dimenticato che l'alimentazione dell'orso è prevalentemente vegetariana e, secondo gli esperti, ben attento anche a tenersi lontano dagli umani. «Per ora - spiega Facchin - non abbiamo alcunché da temere. Non abbiamo notizie di avvicinamenti alle case. Ad essere preoccupati sono gli allevatori che non sempre sono in grado di tenere gli animali all'interno dei recinti, specie quando salgono in quota». Insomma, la situazione sembra essere sotto controllo, nonostante, come sempre in tema di animali, gli animi siano divisi tra chi sogna un mondo dove tutte le creature abbiano il loro spazio e chi, invece, ritiene le attività umane prevalenti. Sotto il profilo del richiamo turistico, Facchin ha le idee chiare: «Non credo la presenza dell'orso rafforzi le presenze, esattamente come è stato per i cervi
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
da Adige
Orso avvelenato, Lav attacca «Grave errore di gestione»
La morte per avvelenamento dell’orso M6 rappresenta un ennesimo grave atto nella storia della gestione dell’orso bruno in Trentino». Lo afferma in una nota la Lega anti vivisezione (Lav) del Trentino. «L’avvelenamento di M6, unito all’uccisione di M2 con una fucilata nel 2013 e ad altri gravi atti di intolleranza - sostengono gli animalisti - è chiaramente sintomatico della scarsa pianificazione degli interventi a tutela dell’orso. Questi animali sono oramai sotto scacco della classe politica trentina, da una parte preoccupata di perdere consenso tra i cittadini delle valli, dall’altra impegnata a creare un clima di strisciante terrorismo nei confronti degli orsi con l’unico scopo di attirare qualche consenso elettorale. E alla fine chi ci rimette sono sempre gli orsi». Secondo la Lav occorre ora che la Provincia di Trento «dia immediato corso alle misure previste dall’ordinanza del ministero della salute del 10 febbraio 2012 e convochi il tavolo di emergenza così da attivare le necessarie attività di indagine e bonifica. È necessario dare un forte segnale a coloro che pensano di potersi fare giustizia da sè in una sorta di far west».
Orso avvelenato, Lav attacca «Grave errore di gestione»
La morte per avvelenamento dell’orso M6 rappresenta un ennesimo grave atto nella storia della gestione dell’orso bruno in Trentino». Lo afferma in una nota la Lega anti vivisezione (Lav) del Trentino. «L’avvelenamento di M6, unito all’uccisione di M2 con una fucilata nel 2013 e ad altri gravi atti di intolleranza - sostengono gli animalisti - è chiaramente sintomatico della scarsa pianificazione degli interventi a tutela dell’orso. Questi animali sono oramai sotto scacco della classe politica trentina, da una parte preoccupata di perdere consenso tra i cittadini delle valli, dall’altra impegnata a creare un clima di strisciante terrorismo nei confronti degli orsi con l’unico scopo di attirare qualche consenso elettorale. E alla fine chi ci rimette sono sempre gli orsi». Secondo la Lav occorre ora che la Provincia di Trento «dia immediato corso alle misure previste dall’ordinanza del ministero della salute del 10 febbraio 2012 e convochi il tavolo di emergenza così da attivare le necessarie attività di indagine e bonifica. È necessario dare un forte segnale a coloro che pensano di potersi fare giustizia da sè in una sorta di far west».
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
da Il Piccolo
Caccia all’orso, otto esemplari abbattuti
FIUME. La notizia, testimoniata anche da fotografie, ha destato non poco scalpore. Nella sola notte a cavallo tra il 31 marzo e il primo aprile sono stati abbattuti nel Gorski kotar (entroterra di Fiume) ben quattro esemplari di orso bruno da medaglia d’oro, ossia da 381 a 492 punti Cic (classificazione del Consiglio internazionale della caccia e della salvaguardia della fauna). La prima battuta di caccia primaverile in questa regione montana ha visto doppiette di mezzo mondo freddare otto orsi, di cui sei alla stregua di autentici trofei. Quanto basta per fare inorridire non poche persone a fronte di quella che appare una inutile carneficina di “Yoghi” consumatasi alle spalle di Fiume. Le uccisioni però erano concordate, perché facenti parte del Piano d’azione croato “a favore” degli orsi, la cui popolazione negli ultimi vent’anni è cresciuta del 250% in tutto il Paese. A metà degli anni Novanta del secolo scorso vivevano nel territorio croato all’incirca 400 esemplari: oggi sono state superate le mille unità.
Il Gorski Kotar, con i suoi boschi, le colline e una presenza umana non opprimente per gli animali, è un’area ideale per la popolazione dei plantigradi. Il loro numero - oltre 300 esemplari - ha però superato la soglia critica. «Sì, il loro abbattimento può apparire crudele – ha spiegato uno tra i maggiori esperti croati in materia, Dario Majnari„ che vive nel Gorski kotar – ma quanto registrato nei giorni scorsi fa capire che la cosa è necessaria e soprattutto utile ai plantigradi. Altrimenti, in caso contrario, la sovrappopolazione comporterebbe inevitabilmente problemi di spazio, di cibo e di equilibrio ambientale, facendo sì che ci siano maggiori incontri ravvicinati con l’uomo, evento da evitare per entrambi. La Croazia e con essa il Gorski Kotar sono molto più a sud del più grande areale al mondo di orsi, che annovera Russia, Paesi scandinavi, Canada e Alasca. Da noi gli inverni sono più corti e miti, con maggiori opportunità alimentari per gli orsi. Del resto le orse in Croazia figliano ogni due anni, nei Paesi del Nord ogni terzo o quarto anno. Da noi pertanto il tasso di natalità è più elevato». Alla battuta di giorni fa, tenuta nelle zone venatorie del Demanio forestale croato, hanno partecipato doppiette di vari Paesi dell’Unione europea ma anche di Stati Uniti, Russia, Ucraina, Svizzera e Norvegia. Oltre ai relativi ricavi per la comunità locale e per lo Stato, buona parte del denaro incassato viene spesa per l’allevamento della selvaggina.
Caccia all’orso, otto esemplari abbattuti
FIUME. La notizia, testimoniata anche da fotografie, ha destato non poco scalpore. Nella sola notte a cavallo tra il 31 marzo e il primo aprile sono stati abbattuti nel Gorski kotar (entroterra di Fiume) ben quattro esemplari di orso bruno da medaglia d’oro, ossia da 381 a 492 punti Cic (classificazione del Consiglio internazionale della caccia e della salvaguardia della fauna). La prima battuta di caccia primaverile in questa regione montana ha visto doppiette di mezzo mondo freddare otto orsi, di cui sei alla stregua di autentici trofei. Quanto basta per fare inorridire non poche persone a fronte di quella che appare una inutile carneficina di “Yoghi” consumatasi alle spalle di Fiume. Le uccisioni però erano concordate, perché facenti parte del Piano d’azione croato “a favore” degli orsi, la cui popolazione negli ultimi vent’anni è cresciuta del 250% in tutto il Paese. A metà degli anni Novanta del secolo scorso vivevano nel territorio croato all’incirca 400 esemplari: oggi sono state superate le mille unità.
Il Gorski Kotar, con i suoi boschi, le colline e una presenza umana non opprimente per gli animali, è un’area ideale per la popolazione dei plantigradi. Il loro numero - oltre 300 esemplari - ha però superato la soglia critica. «Sì, il loro abbattimento può apparire crudele – ha spiegato uno tra i maggiori esperti croati in materia, Dario Majnari„ che vive nel Gorski kotar – ma quanto registrato nei giorni scorsi fa capire che la cosa è necessaria e soprattutto utile ai plantigradi. Altrimenti, in caso contrario, la sovrappopolazione comporterebbe inevitabilmente problemi di spazio, di cibo e di equilibrio ambientale, facendo sì che ci siano maggiori incontri ravvicinati con l’uomo, evento da evitare per entrambi. La Croazia e con essa il Gorski Kotar sono molto più a sud del più grande areale al mondo di orsi, che annovera Russia, Paesi scandinavi, Canada e Alasca. Da noi gli inverni sono più corti e miti, con maggiori opportunità alimentari per gli orsi. Del resto le orse in Croazia figliano ogni due anni, nei Paesi del Nord ogni terzo o quarto anno. Da noi pertanto il tasso di natalità è più elevato». Alla battuta di giorni fa, tenuta nelle zone venatorie del Demanio forestale croato, hanno partecipato doppiette di vari Paesi dell’Unione europea ma anche di Stati Uniti, Russia, Ucraina, Svizzera e Norvegia. Oltre ai relativi ricavi per la comunità locale e per lo Stato, buona parte del denaro incassato viene spesa per l’allevamento della selvaggina.
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