Non è la nord principale ma è quella dell'antecima ovest. Per raggiungerla, giunti a Capanna 2000, si prende il sentiero dei Fiori e si supera la prima bocchetta.
La parete appare subito visibile. E' molto lunga e divisa in due parti da un costolone. La prima parte che si incontra è caratterizzata da un emiciclo strapiombante basale che sembra scoraggiare qualsiasi velleità alpinistica.
Si prosegue quindi lungo il sentiero dei fiori fino a dei grandi massi squadrati. Ora si è ai piedi di una parete molto più "accessibile" anche se pur sempre notevole per compattezza e verticalità.
Qui nei primi anni '90 i cugini Tiraboschi, Nadia, Enzo ed Ivan, individuano un percorso diretto e logico attraverso la parete.
La "Via dei Cugini" è stata per diversi anni un itinerario alpinistico tradizionale poi, nel 2017, Nadia Tiraboschi l'ha richiodata interamente in stile moderno con spit e soste a fix.
Dopo la richiodatura avevo perso un po' di interesse per la via, cancellandola dalla to do list. Ultimamente però mi è capitato, parlando con amici, di difendere a spada tratta l'idea della ferrata dell'Alben e così mi è capitato di pensare che la richiodatura della "sua" via da parte della Tiraboschi è assolutamente coerente con un progetto di rivalutazione accessibile degli itinerari alpinistici della val Serina.
Pensa e ripensa mi è tornata voglia di fare la via e sfruttando il rientro del mio storico socio dopo una pausa pluriennale dall'alpinismo, sono andato a vederla.
Devo ammettere che ho trovato la via molto bella, in ambiente splendido, con roccia ottima.
La spittatura è abbondante, ma non infastidisce. Facendo un esempio mi è capitato recentemente di salire la vai CAI Vedano al pilastro di Prada e lì hai la sensazione di una mitragliatrice a spit che ha sventagliato senza pietà la roccia! Qui invece, complice anche il colore della roccia, un grigio chiaro con sfumature bluastre che sicuramente Luca Serafini saprebbe valorizzare con una spiegazione ad hoc, capita spesso di scegliere di non vedere gli spit, magari rinviando ogni 2/3 protezioni e cercando la linea più congeniale al proprio stile di arrampicata.
Nei tiri chiave, due 5c uno più tecnico e uno più atletico, le protezioni sono al posto giusto (forse giusto sul traverso del secondo tiro sono un po' sovrabbondanti), mentre nell'ultimo bel camino si arrampica in bellissima esposizione quasi dimenticandosi di tutto il resto.
La discesa può avvenire in doppia ma più opportunamente si fa rimontando la cima dell'avancorpo e portandosi verso l'intaglio con la cresta principale.
Qui, prima di arrivare all'intaglio, è presente una calata con fix, catena ed anello che permette di scendere in un canale franoso da cui si "rotola" verso l'attacco della via lungo il ghiaione del Mandrone.
Metto qualche foto.
Poco dopo Capanna 2000, un saluto all'Alben.

Parafrasando Concato, dopo la curva cambia il mondo

Ai piedi della parete

Marco sul primo tiro, partenza da nevaio.
