Che sia chiaro, per me lo spreco è il perseverare con progetti che 'creano' danni da rimborsare, non l'atto del rimborso....kikko69 ha scritto:Pluto non mi trovi d'accordo! Indennizzare chi ha subito danni non mi sembra uno spreco, forse è meglio eliminare gli orsi? Oppure non rimborsare i danni? Gli sprechi per me sono ben altri, non vado oltre perchè se no son OT
Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
pluto ha scritto:Che sia chiaro, per me lo spreco è il perseverare con progetti che 'creano' danni da rimborsare, non l'atto del rimborso....


Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
La media è all'incirca 400.000€ all'anno, se la matematica non mi tradisce ...... Non paiono un gran che visto che l'obiettivo è la conservazione dell'Orso Bruno Marsicano la cui popolazione, unica al mondo, è ormai ridotta al lumicino ...... Se confronatti ai 120.000€ che la Provincia di Bergamo nel 2011 ha sborsato, per i danni provocati da nutrie, cinghiali, cervi e caprioli, sono veramente bruscolini ....Ancora a proposito di orsi (confidenti o meno) e allevatori
Duemilioni e centomila euro è l’ammontare dei danni indennizzati negli ultimi 5 anni


GIU' LE MANI DALL'ORSO..
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L'orso si pappa il miele e arriva vicino a Bormio
da la Provincia di Sondrio
L'orso si pappa il miele e arriva vicino a Bormio
L'orso M13 è tornato e si è fatto un dolce pasto notturno a base di miele in Alta Valle, per l'esattezza in località Campello nella zona sopra i Bagni Nuovi di Bormio. Ora gli apicoltori rinnovano l'appello per avere in dotazione da parte della Provincia i recinti che proteggano i loro apiari. La prima incursione è avvenuta nella notte fra sabato e domenica, come detto a Campello, quando l'orso ha estratto e mangiato quattro "telaini" che compongono un'arnia. In pratica ha rovesciato l'arnia e ha tirato fuori il miele. Nella notte fra lunedì e martedì è tornato sempre in questo posto e ha colpito la stessa arnia, sorbendosi il miele di altri tre telai (sono dieci quelli che compongono un'arnia). L'apicoltore, Marco Sertorelli di Bormio, a quel punto ha portato via tutte le arnie lasciando solo quella di cui l'orso si era già cibato - su indicazione del Parco dello Stelvio -, ma il plantigrado è passato questa volta in una zona più alta. Un'informazione reperita grazie al controllo del radiocollare di cui l'orso è munito.
Dopo l'ennesimo danno in Alta Valle, gli associati di Apilombardia di Sondrio tornano a chiedere di poter disporre presto di altri recinti. «Alcuni sono stati dati - spiega Gianpiero Moltoni -, ma ce ne vogliono altri. Ai primi di giugno abbiamo mandato una lettera alla Regione e, per conoscenza, alla Provincia chiedendo un ulteriore sforzo per mettere a disposizione altri recinti. Molti apicoltori portano in alta montagna gli apiari per produrre il miele di rododendro e non possiamo correre rischi. Nessuna risposta abbiamo avuto. Abbiamo anche proposto un cofinanziamento per l'acquisto dei recinti all'interno della legge che prevede sostegni per l'acquisto di arnie e attrezzature, ma Anai (Associazione nazionale apicoltori italiani) e Fai (Federazione apicoltori italiani) si sono opposte. A questo punto l'orso è in giro e colpirà ancora, non possiamo restare con le mani in mano».
D'altro canto la Provincia dice di star facendo tutto il possibile per soddisfare le richieste. «A fine giugno abbiamo consegnato un totale di dieci recinti, poi quelli disponibili erano finiti e abbiamo atteso una nuova consegna che è arrivata il 10 luglio - spiega Maria Ferloni, tecnico faunistico della Provincia -. In settimana così abbiamo dato un recinto e altro materiale per la zona sopra Morbegno e due nuovi recinti saranno assegnati settimana prossima in Alta Valle, uno proprio a Marco Sertorelli colpito nei giorni scorsi». Una gestione, quella dei recinti, non così facile secondo Ferloni perché in alcuni casi chi lo ha ottenuto poi non lo ha utilizzato e dunque lo deve riconsegnare. «Dove si verifica il problema cerchiamo di intervenire - aggiunge il tecnico provinciale -. Inoltre sono in corso di acquisto nuove recinzioni grazie alla Regione». «Meglio che il mio miele se lo mangi l'orso piuttosto che l'arnia venga rubata dall'uomo, come talvolta capita». Lo prende con il filosofia e il sorriso sulle labbra quanto accaduto nel suo apiario Marco Sertorelli di Bormio. Ben due volte in pochi giorni l'orso M13, che dal Tiranese (e ancora prima dalla Valmasino, dove fu avvistato e fotografato per due volte) ha raggiunto ora l'Alta Valle, ha deciso di concedersi una deliziosa cenetta 300 metri sopra il bivio della biforcazione della strada per lo Stelvio o per Livigno, in località Campello.
Un danno che si aggira, secondo Sertorelli, intorno ai 130 euro. Dunque nulla di eclatante, anche se ora anche all'apicoltore bormino arriverà il recinto di protezione. «L'orso dopo aver tirato fuori il miele si è sdraiato comodamente a gustarlo come si può capire dal terreno - dice Sertorelli -. Il danno è relativo. Anzi, a dire il vero, mi darebbe più fastidio il dispetto di chi ruba le arnie. Un furto che qualche volta purtroppo si verifica». Il bormino è chiaro: «Dell'orso non bisogna avere paura. Scappa via prima di noi, ha un olfatto sviluppatissimo. Poi i maschi non sono "cattivelli" come le femmine. Fino ai primo del Novecento questo animale era sulle nostre montagne - aggiunge -, dunque sono contento che ora sia ritornato. Vorrà dire anche le nostre zone non sono inquinate» Di sicuro, la sua presenza non mancherà di riaccendere il dibattito in tutta la provincia tra chi vede di buon occhio il ritorno dei plantigradi e chi, invece, si mostra molto più cauto. A questo punto, però, occorre premunirsi. «Sono d'accordo con la Provincia di mettere delle reti intorno agli alveari e così farò - conclude -, ma non sono preoccupato per quanto successo. Fa parte del gioco».
L'orso si pappa il miele e arriva vicino a Bormio
L'orso M13 è tornato e si è fatto un dolce pasto notturno a base di miele in Alta Valle, per l'esattezza in località Campello nella zona sopra i Bagni Nuovi di Bormio. Ora gli apicoltori rinnovano l'appello per avere in dotazione da parte della Provincia i recinti che proteggano i loro apiari. La prima incursione è avvenuta nella notte fra sabato e domenica, come detto a Campello, quando l'orso ha estratto e mangiato quattro "telaini" che compongono un'arnia. In pratica ha rovesciato l'arnia e ha tirato fuori il miele. Nella notte fra lunedì e martedì è tornato sempre in questo posto e ha colpito la stessa arnia, sorbendosi il miele di altri tre telai (sono dieci quelli che compongono un'arnia). L'apicoltore, Marco Sertorelli di Bormio, a quel punto ha portato via tutte le arnie lasciando solo quella di cui l'orso si era già cibato - su indicazione del Parco dello Stelvio -, ma il plantigrado è passato questa volta in una zona più alta. Un'informazione reperita grazie al controllo del radiocollare di cui l'orso è munito.
Dopo l'ennesimo danno in Alta Valle, gli associati di Apilombardia di Sondrio tornano a chiedere di poter disporre presto di altri recinti. «Alcuni sono stati dati - spiega Gianpiero Moltoni -, ma ce ne vogliono altri. Ai primi di giugno abbiamo mandato una lettera alla Regione e, per conoscenza, alla Provincia chiedendo un ulteriore sforzo per mettere a disposizione altri recinti. Molti apicoltori portano in alta montagna gli apiari per produrre il miele di rododendro e non possiamo correre rischi. Nessuna risposta abbiamo avuto. Abbiamo anche proposto un cofinanziamento per l'acquisto dei recinti all'interno della legge che prevede sostegni per l'acquisto di arnie e attrezzature, ma Anai (Associazione nazionale apicoltori italiani) e Fai (Federazione apicoltori italiani) si sono opposte. A questo punto l'orso è in giro e colpirà ancora, non possiamo restare con le mani in mano».
D'altro canto la Provincia dice di star facendo tutto il possibile per soddisfare le richieste. «A fine giugno abbiamo consegnato un totale di dieci recinti, poi quelli disponibili erano finiti e abbiamo atteso una nuova consegna che è arrivata il 10 luglio - spiega Maria Ferloni, tecnico faunistico della Provincia -. In settimana così abbiamo dato un recinto e altro materiale per la zona sopra Morbegno e due nuovi recinti saranno assegnati settimana prossima in Alta Valle, uno proprio a Marco Sertorelli colpito nei giorni scorsi». Una gestione, quella dei recinti, non così facile secondo Ferloni perché in alcuni casi chi lo ha ottenuto poi non lo ha utilizzato e dunque lo deve riconsegnare. «Dove si verifica il problema cerchiamo di intervenire - aggiunge il tecnico provinciale -. Inoltre sono in corso di acquisto nuove recinzioni grazie alla Regione». «Meglio che il mio miele se lo mangi l'orso piuttosto che l'arnia venga rubata dall'uomo, come talvolta capita». Lo prende con il filosofia e il sorriso sulle labbra quanto accaduto nel suo apiario Marco Sertorelli di Bormio. Ben due volte in pochi giorni l'orso M13, che dal Tiranese (e ancora prima dalla Valmasino, dove fu avvistato e fotografato per due volte) ha raggiunto ora l'Alta Valle, ha deciso di concedersi una deliziosa cenetta 300 metri sopra il bivio della biforcazione della strada per lo Stelvio o per Livigno, in località Campello.
Un danno che si aggira, secondo Sertorelli, intorno ai 130 euro. Dunque nulla di eclatante, anche se ora anche all'apicoltore bormino arriverà il recinto di protezione. «L'orso dopo aver tirato fuori il miele si è sdraiato comodamente a gustarlo come si può capire dal terreno - dice Sertorelli -. Il danno è relativo. Anzi, a dire il vero, mi darebbe più fastidio il dispetto di chi ruba le arnie. Un furto che qualche volta purtroppo si verifica». Il bormino è chiaro: «Dell'orso non bisogna avere paura. Scappa via prima di noi, ha un olfatto sviluppatissimo. Poi i maschi non sono "cattivelli" come le femmine. Fino ai primo del Novecento questo animale era sulle nostre montagne - aggiunge -, dunque sono contento che ora sia ritornato. Vorrà dire anche le nostre zone non sono inquinate» Di sicuro, la sua presenza non mancherà di riaccendere il dibattito in tutta la provincia tra chi vede di buon occhio il ritorno dei plantigradi e chi, invece, si mostra molto più cauto. A questo punto, però, occorre premunirsi. «Sono d'accordo con la Provincia di mettere delle reti intorno agli alveari e così farò - conclude -, ma non sono preoccupato per quanto successo. Fa parte del gioco».
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Ciapponi Landi: Una follia l'orso nei nostri paesi
dalla Provincia di Sondrio - Lunedi' 30 Luglio 2012
Ciapponi Landi: Una follia l'orso nei nostri paesi
TIRANO - L'orso M13 si trova in questi giorni in Alta Valle. Le incursioni in un apiario sopra i Bagni Nuovi di Bormio dove il plantigrado ha fatto incetta di miele per due sere ne sono una testimonianza. E proprio sulla presenza dell'orso in Valle - in particolare quando ciò coincide con un passaggio nei pressi dell'abitato come accaduto le scorse settimane nella centrale via Repubblica di Tirano - si esprime l'assessore comunale di Tirano, Bruno Ciapponi Landi che non ha timore di dire la sua. Anche se si tratta di un parere che, forse, potrà anche non piacere a chi vuole la reintroduzione del plantigrado nelle nostre zone. «Trovo che sia una follia immettere animali in un contesto che non è più quello di una volta - dice l'assessore tiranese -. La vedo come un'azione artificiale. Ma se si vuole insistere su questa logica, allora che il controllo sia accuratissimo, che questi animali siano monitorati e si sappia dove si spostano e si trovano. Suggerisco che sia pronta una squadra di esperti pronta ad addormentare l'orso quando si avvicina troppo ad una zona urbanizzata e poi lo porti via da lì».
Ciapponi Landi, fra il serio e il faceto, aggiunge: «L'orso, il cui mestiere è quello di fare l'orso, è una belva. Punto e basta. Non voglio dire che, se tanto vale, anche gli uomini abbiano la facoltà di ucciderlo come succedeva una volta...». Di fatto da quando il plantigrado ha fatto un giretto in città, nei primi giorni di luglio, nel Tiranese c'è un po' di timore. Ad essere sempre in allerta le persone che amano trascorrere i momenti liberi in giro sui sentieri di trekking nella zona di Baruffini e che dicono di tenere sempre gli occhi ben aperti, soprattutto al primo rumore sospetto. Segnalazioni preoccupate all'assessore non sono arrivate, però Ciapponi Landi continua ad essere critico. «Non mi pare che ci sia terrore fra la gente - prosegue -, ma se si vuole fare turismo, è importante dare un'immagine di tranquillità. Tanto più che la mia intenzione è quella di riattivare le strade militari in montagna». Certo trovarsi faccia a faccia con un orso non deve essere sicuramente rassicurante. Dice, però, di non averne paura Marco Sertorelli, l'apicoltore bormino "visitato" dal M13. Anzi, per la verità, è il suo apiario in località Campello ad aver fatto gola all'animale che ha estratto e mangiato i "telaini" che compongono un'arnia.
Ciapponi Landi: Una follia l'orso nei nostri paesi
TIRANO - L'orso M13 si trova in questi giorni in Alta Valle. Le incursioni in un apiario sopra i Bagni Nuovi di Bormio dove il plantigrado ha fatto incetta di miele per due sere ne sono una testimonianza. E proprio sulla presenza dell'orso in Valle - in particolare quando ciò coincide con un passaggio nei pressi dell'abitato come accaduto le scorse settimane nella centrale via Repubblica di Tirano - si esprime l'assessore comunale di Tirano, Bruno Ciapponi Landi che non ha timore di dire la sua. Anche se si tratta di un parere che, forse, potrà anche non piacere a chi vuole la reintroduzione del plantigrado nelle nostre zone. «Trovo che sia una follia immettere animali in un contesto che non è più quello di una volta - dice l'assessore tiranese -. La vedo come un'azione artificiale. Ma se si vuole insistere su questa logica, allora che il controllo sia accuratissimo, che questi animali siano monitorati e si sappia dove si spostano e si trovano. Suggerisco che sia pronta una squadra di esperti pronta ad addormentare l'orso quando si avvicina troppo ad una zona urbanizzata e poi lo porti via da lì».
Ciapponi Landi, fra il serio e il faceto, aggiunge: «L'orso, il cui mestiere è quello di fare l'orso, è una belva. Punto e basta. Non voglio dire che, se tanto vale, anche gli uomini abbiano la facoltà di ucciderlo come succedeva una volta...». Di fatto da quando il plantigrado ha fatto un giretto in città, nei primi giorni di luglio, nel Tiranese c'è un po' di timore. Ad essere sempre in allerta le persone che amano trascorrere i momenti liberi in giro sui sentieri di trekking nella zona di Baruffini e che dicono di tenere sempre gli occhi ben aperti, soprattutto al primo rumore sospetto. Segnalazioni preoccupate all'assessore non sono arrivate, però Ciapponi Landi continua ad essere critico. «Non mi pare che ci sia terrore fra la gente - prosegue -, ma se si vuole fare turismo, è importante dare un'immagine di tranquillità. Tanto più che la mia intenzione è quella di riattivare le strade militari in montagna». Certo trovarsi faccia a faccia con un orso non deve essere sicuramente rassicurante. Dice, però, di non averne paura Marco Sertorelli, l'apicoltore bormino "visitato" dal M13. Anzi, per la verità, è il suo apiario in località Campello ad aver fatto gola all'animale che ha estratto e mangiato i "telaini" che compongono un'arnia.
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Pecore e oche sbranate Allarme orso in Valle Imagna
dal quotidiano Il Giorno - Animal House
Pecore e oche sbranate, allarme orso in Valle Imagna
Due avvistamenti in poche ore
A essere interessate dall'allerta in particolare la zona di Costa Imagna, Carenno e del monte Linzone a Palazzago
Bergamo - Sei oche e due pecore sbarnate: è allarme orso in valle Imagna. A essere interessate dall'allerta in particolare la zona di Costa Imagna, Carenno e del monte Linzone a Palazzago. Nelle ultime ore ci sarebbero stati almeno due avvisamenti dell’orso, oltre alle orme di un animale sicuramente di grosse dimensioni e che sono state fotografate. Proprio in questa zona - nota da secoli come ‘’Corna dol urs’’ (‘’Corna dell’orso’’) - tra aprile e settimana scorsa si sono susseguiti diversi avvistamenti.
Pecore e oche sbranate, allarme orso in Valle Imagna
Due avvistamenti in poche ore
A essere interessate dall'allerta in particolare la zona di Costa Imagna, Carenno e del monte Linzone a Palazzago
Bergamo - Sei oche e due pecore sbarnate: è allarme orso in valle Imagna. A essere interessate dall'allerta in particolare la zona di Costa Imagna, Carenno e del monte Linzone a Palazzago. Nelle ultime ore ci sarebbero stati almeno due avvisamenti dell’orso, oltre alle orme di un animale sicuramente di grosse dimensioni e che sono state fotografate. Proprio in questa zona - nota da secoli come ‘’Corna dol urs’’ (‘’Corna dell’orso’’) - tra aprile e settimana scorsa si sono susseguiti diversi avvistamenti.
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
Se è per quello in Valle Imagna c'è anche una contrada che si chiama "Orso"
Se non sbaglio è nella zona compresa fra Fuipiano e Brumano....
Parlando a titolo personale non ritengo che in Valle Imagna vi sia oggi un orso.
Sono state pubblicate delle foto, dichiarando che erano tracce d'Orso, che sono state classificate come orme di un grosso cane.
La "sentenza" è stata emessa nientepopodimenoché da Chiara Crotti che di impronte se ne intende abbastanza ....
Gli avvistamenti, secondo me, non sono veritieri: probabilmente qualche grosso cinghiale, o qualche Tasso, è stato scambiato per l'Orso ......
Mi astengo da commentare i modi con cui è stata diffusa la notizia : finirei sicuramente in OT....

Se non sbaglio è nella zona compresa fra Fuipiano e Brumano....
Parlando a titolo personale non ritengo che in Valle Imagna vi sia oggi un orso.
Sono state pubblicate delle foto, dichiarando che erano tracce d'Orso, che sono state classificate come orme di un grosso cane.
La "sentenza" è stata emessa nientepopodimenoché da Chiara Crotti che di impronte se ne intende abbastanza ....
Gli avvistamenti, secondo me, non sono veritieri: probabilmente qualche grosso cinghiale, o qualche Tasso, è stato scambiato per l'Orso ......
Mi astengo da commentare i modi con cui è stata diffusa la notizia : finirei sicuramente in OT....



GIU' LE MANI DALL'ORSO..
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Gli orsi vanno trattati con rispetto
da swissinfo di Jean-Michel Berthoud
Gli orsi vanno trattati con rispetto
Prima di essere sterminato nel 1904, l'orso ha fatto a lungo parte del paesaggio svizzero. Oggi è tornato ad aggirarsi alle nostre latitudini, non senza qualche difficoltà. Il biologo David Bittner è convinto che una coabitazione tra l'uomo e l'orso sia possibile, anche se a certe condizioni. David Bittner sa di cosa parla: da anni vive regolarmente a stretto contatto con gli orsi selvatici nel cuore dell'Alaska. Un'esperienza che gli ha permesso di instaurare un rapporto di fiducia con i "suoi" plantigradi e di nutrire un profondo rispetto nei loro confronti. Felice del loro ritorno in Svizzera, il ricercatore bernese riconosce tuttavia il rischio di un potenziale conflitto. Secondo lui, spetta alla popolazione decidere se intende dare agli orsi una nuova chance oppure no. Intervista.
swissinfo.ch: Da dieci anni trascorre un paio di mesi l'anno in Alaska, solo in mezzo agli orsi. Come è cominciata questa avventura?
David Bittner: Per puro caso. Ho sempre trascorso le miei vacanze fuori dai sentieri battuti, alla ricerca di nuove avventure in paesi lontani. L'Alaska e le sue foreste incontaminate sono sempre state in cima alla mia lista. All'inizio ci andavo per i salmoni, ora per gli orsi.
swissinfo.ch: Da dove nasce la passione per gli orsi?
D.B.: Da incontri occasionali. All'inizio avevo una paura tremenda, naturalmente. Sapevo che dove ci sono i salmoni, ci sono anche gli orsi. E così è stato. Ho avuto due o tre incontri ravvicinati con gli orsi bruni e mi hanno subito conquistato.
swissinfo.ch: Come ha reagito di fronte a questi animali pericolosi?
D.B.: Senza alcuna aggressività, perché bisogna trattare questi animali con il dovuto rispetto. È chiaro che all'inizio non avevo alcuna esperienza e devo ammettere che in più di un'occasione ho avuto molta fortuna. Da allora ho trascorso talmente tanto tempo con gli orsi che ho imparato a comportarmi nel modo giusto.
swissinfo.ch: Col tempo è riuscito a sviluppare quasi un rapporto di fiducia con questi plantigradi. Non ci sono momenti rischiosi?
D.B.: Gli orsi Kodiak sono più grandi dei loro cugini europei. In piedi, sulle zampe posteriori, un maschio può raggiungere i quattro metri e pesare più di 800 chilogrammi. Ci sono orsi che non conosco. In casi simili bisogna agire con prudenza, evitare di avvicinarsi, restare in disparte. Poi ci sono quelli che tornano ogni anno nella stessa zona in cerca di cibo. Ormai ho imparato a conoscerli ed ho instaurato un rapporto di fiducia.
swissinfo.ch: Come si prova quando ci si trova a pochi metri da questi giganti?
D.B.: Lascio sempre che sia l'orso ad avvicinarsi e mai il contrario. Si sente tranquillo e sa che non gli farò nulla. E poi d'improvviso me lo ritrovo a due metri e poi a uno solo… Ho l'impressione che alcuni orsi vogliano conoscermi meglio, annusarmi, soprattutto quelli giovani. Per me è estremamente importante evitare di entrare in contatto corporale con gli orsi. È una frontiera simbolica nei confronti di questi animali selvatici.
swissinfo.ch: L'orso bruno ha vissuto in Svizzera per diversi secoli, prima di essere sterminato nel 1904 nella Val S-charl. Dal 2005, sette o otto orsi sono giunti in Engadina dal Trentino. Se ne rallegra?
D.B.: Certo, per me l'orso è simbolo di vita selvaggia, paesaggio vergine e natura intatta. Il fatto che l'orso stia tornando in Svizzera dimostra che c'è stata una riflessione. Questi animali sono stati messi sotto protezione, quando quasi ovunque venivano sterminati. La popolazione restante, una manciata di orsi, si è installata nel Trentino. E da lì ha lentamente riconquistato lo spazio alpino.
swissinfo.ch: L'ultimo orso giunto in Bassa Engadina (M13) non si è mostrato molto schivo nei confronti della gente. Dopo essere stato travolto da un treno, è tornato per qualche settimana nel Trentino per poi ricomparire nei Grigioni verso fine giugno. Invece nel 2008 JJ3 – un orso definito "problematico e pericoloso" - è stato abbattuto. La convivenza tra l'uomo e l'orso è dunque impossibile in Svizzera ?
D.B.: Francamente non credo. È chiaro che ci sono orsi problematici, come ad esempio M13 o JJ3. In questi casi il rischio che accada qualcosa è grande. Non solo a causa della curiosità di questi animali, ma soprattutto per i nostri comportamenti poco rispettosi nei loro confronti. Quando ad esempio ci avviciniamo troppo perché vogliamo fotografarli ad ogni costo o perfino dar loro da mangiare. Queste circostanze disastrose creano spesso una dipendenza dell'orso nei confronti dell'uomo e del suo cibo e finiscono sempre con la morte dell'animale. Ma gli orsi attivi di notte, che evitano il contatto con gli esseri umani, hanno un futuro anche alle nostre latitudini.
swissinfo.ch: La Svizzera non è troppo piccola e troppo popolata per garantire uno spazio vitale all'orso?
D.B.: Naturalmente, il nostro paesaggio è coltivato e le zone selvagge non esistono praticamente più. Eppure ci sono ancora regioni naturali intatte, soprattutto nei Grigioni, in Ticino e nel Vallese. Ci sarebbe sufficiente spazio vitale per alcuni predatori, o per una piccola popolazione autosufficiente.
swissinfo.ch: Cosa bisognerebbe fare per garantire all'orso uno spazio vitale in Svizzera e tenerlo lontano dalle zone abitate?
D.B.: La cosa più importante è che spetta a noi decidere se vogliamo dare una chance all'orso oppure no. Se la maggior parte della popolazione accetta la presenza di questo animale, soprattutto le persone coinvolte da vicino, allora la convivenza è possibile. Ma bisogna prevedere anche delle misure di protezione appropriate delle greggi, come i cani, le recinzioni elettriche – soprattutto per il piccolo bestiame e le api – e la copertura dei rifiuti negli agglomerati. Ci vorrà però ancora del tempo prima che la prima femmina trovi la strada per la Svizzera e che i suoi cuccioli si ambientino. Per il momento il fenomeno si limiterà a brevi visite di giovani maschi solitari.
Gli orsi vanno trattati con rispetto
Prima di essere sterminato nel 1904, l'orso ha fatto a lungo parte del paesaggio svizzero. Oggi è tornato ad aggirarsi alle nostre latitudini, non senza qualche difficoltà. Il biologo David Bittner è convinto che una coabitazione tra l'uomo e l'orso sia possibile, anche se a certe condizioni. David Bittner sa di cosa parla: da anni vive regolarmente a stretto contatto con gli orsi selvatici nel cuore dell'Alaska. Un'esperienza che gli ha permesso di instaurare un rapporto di fiducia con i "suoi" plantigradi e di nutrire un profondo rispetto nei loro confronti. Felice del loro ritorno in Svizzera, il ricercatore bernese riconosce tuttavia il rischio di un potenziale conflitto. Secondo lui, spetta alla popolazione decidere se intende dare agli orsi una nuova chance oppure no. Intervista.
swissinfo.ch: Da dieci anni trascorre un paio di mesi l'anno in Alaska, solo in mezzo agli orsi. Come è cominciata questa avventura?
David Bittner: Per puro caso. Ho sempre trascorso le miei vacanze fuori dai sentieri battuti, alla ricerca di nuove avventure in paesi lontani. L'Alaska e le sue foreste incontaminate sono sempre state in cima alla mia lista. All'inizio ci andavo per i salmoni, ora per gli orsi.
swissinfo.ch: Da dove nasce la passione per gli orsi?
D.B.: Da incontri occasionali. All'inizio avevo una paura tremenda, naturalmente. Sapevo che dove ci sono i salmoni, ci sono anche gli orsi. E così è stato. Ho avuto due o tre incontri ravvicinati con gli orsi bruni e mi hanno subito conquistato.
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D.B.: Senza alcuna aggressività, perché bisogna trattare questi animali con il dovuto rispetto. È chiaro che all'inizio non avevo alcuna esperienza e devo ammettere che in più di un'occasione ho avuto molta fortuna. Da allora ho trascorso talmente tanto tempo con gli orsi che ho imparato a comportarmi nel modo giusto.
swissinfo.ch: Col tempo è riuscito a sviluppare quasi un rapporto di fiducia con questi plantigradi. Non ci sono momenti rischiosi?
D.B.: Gli orsi Kodiak sono più grandi dei loro cugini europei. In piedi, sulle zampe posteriori, un maschio può raggiungere i quattro metri e pesare più di 800 chilogrammi. Ci sono orsi che non conosco. In casi simili bisogna agire con prudenza, evitare di avvicinarsi, restare in disparte. Poi ci sono quelli che tornano ogni anno nella stessa zona in cerca di cibo. Ormai ho imparato a conoscerli ed ho instaurato un rapporto di fiducia.
swissinfo.ch: Come si prova quando ci si trova a pochi metri da questi giganti?
D.B.: Lascio sempre che sia l'orso ad avvicinarsi e mai il contrario. Si sente tranquillo e sa che non gli farò nulla. E poi d'improvviso me lo ritrovo a due metri e poi a uno solo… Ho l'impressione che alcuni orsi vogliano conoscermi meglio, annusarmi, soprattutto quelli giovani. Per me è estremamente importante evitare di entrare in contatto corporale con gli orsi. È una frontiera simbolica nei confronti di questi animali selvatici.
swissinfo.ch: L'orso bruno ha vissuto in Svizzera per diversi secoli, prima di essere sterminato nel 1904 nella Val S-charl. Dal 2005, sette o otto orsi sono giunti in Engadina dal Trentino. Se ne rallegra?
D.B.: Certo, per me l'orso è simbolo di vita selvaggia, paesaggio vergine e natura intatta. Il fatto che l'orso stia tornando in Svizzera dimostra che c'è stata una riflessione. Questi animali sono stati messi sotto protezione, quando quasi ovunque venivano sterminati. La popolazione restante, una manciata di orsi, si è installata nel Trentino. E da lì ha lentamente riconquistato lo spazio alpino.
swissinfo.ch: L'ultimo orso giunto in Bassa Engadina (M13) non si è mostrato molto schivo nei confronti della gente. Dopo essere stato travolto da un treno, è tornato per qualche settimana nel Trentino per poi ricomparire nei Grigioni verso fine giugno. Invece nel 2008 JJ3 – un orso definito "problematico e pericoloso" - è stato abbattuto. La convivenza tra l'uomo e l'orso è dunque impossibile in Svizzera ?
D.B.: Francamente non credo. È chiaro che ci sono orsi problematici, come ad esempio M13 o JJ3. In questi casi il rischio che accada qualcosa è grande. Non solo a causa della curiosità di questi animali, ma soprattutto per i nostri comportamenti poco rispettosi nei loro confronti. Quando ad esempio ci avviciniamo troppo perché vogliamo fotografarli ad ogni costo o perfino dar loro da mangiare. Queste circostanze disastrose creano spesso una dipendenza dell'orso nei confronti dell'uomo e del suo cibo e finiscono sempre con la morte dell'animale. Ma gli orsi attivi di notte, che evitano il contatto con gli esseri umani, hanno un futuro anche alle nostre latitudini.
swissinfo.ch: La Svizzera non è troppo piccola e troppo popolata per garantire uno spazio vitale all'orso?
D.B.: Naturalmente, il nostro paesaggio è coltivato e le zone selvagge non esistono praticamente più. Eppure ci sono ancora regioni naturali intatte, soprattutto nei Grigioni, in Ticino e nel Vallese. Ci sarebbe sufficiente spazio vitale per alcuni predatori, o per una piccola popolazione autosufficiente.
swissinfo.ch: Cosa bisognerebbe fare per garantire all'orso uno spazio vitale in Svizzera e tenerlo lontano dalle zone abitate?
D.B.: La cosa più importante è che spetta a noi decidere se vogliamo dare una chance all'orso oppure no. Se la maggior parte della popolazione accetta la presenza di questo animale, soprattutto le persone coinvolte da vicino, allora la convivenza è possibile. Ma bisogna prevedere anche delle misure di protezione appropriate delle greggi, come i cani, le recinzioni elettriche – soprattutto per il piccolo bestiame e le api – e la copertura dei rifiuti negli agglomerati. Ci vorrà però ancora del tempo prima che la prima femmina trovi la strada per la Svizzera e che i suoi cuccioli si ambientino. Per il momento il fenomeno si limiterà a brevi visite di giovani maschi solitari.
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
ALLORA SE LO DICE LEI!!!!Subiot ha scritto:...Sono state pubblicate delle foto, dichiarando che erano tracce d'Orso, che sono state classificate come orme di un grosso cane.
La "sentenza" è stata emessa nientepopodimenoché da Chiara Crotti che di impronte se ne intende abbaastanza ........


Comunque, per la cronaca, in zona Alture S.Omobono erano CERTAMENTE presenti 40 ragazzi e bambini in campeggio con tende...


ste animalisti sfegatati, sempre pronti a proteggere solo l'orso

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"tra i monti Alben e Regaduro nel canalone i suoi compagni lo trasportarono per sentieri scoscesi tra boschi e pascoli fino a Sottochiesa, adagiato su una rozza scala a pioli ricoperta di fronde"
"tra i monti Alben e Regaduro nel canalone i suoi compagni lo trasportarono per sentieri scoscesi tra boschi e pascoli fino a Sottochiesa, adagiato su una rozza scala a pioli ricoperta di fronde"