Re: Variante abitato di Zogno
Inviato: martedì 3 febbraio 2015, 8:01
Eco di Bergamo di Fausta Morandi
L’Ance: «I Comuni hanno fermi cantieri per 150 milioni di euro»
Il presidente Bettineschi: se il governo sblocca il Patto di stabilità l’elenco di opere da avviare c’è già, meglio quelle medio-piccole
I lavori che si avviano vanno finiti:
ora per la variante di Zogno si devono trovare le risorse. In generale però, soprattutto in questo periodo, la priorità va data alle manutenzioni, piuttosto che alle grandi opere: da qui, dai piccoli lavori sul territorio, l’economia può ripartire». E l’Ance, l’associazione dei costruttori di Bergamo, presieduta da Ottorino Bettineschi, ha già l’elenco pronto da inviare a Roma: piccoli e medi cantieri pubblici per almeno 150 milioni di euro, su e giù per i Comuni della Bergamasca, che potrebbero essere avviati in breve tempo se venissero sbloccate le risorse per gli enti locali. Presidente Bettineschi, cosa ci dice la vicenda della variante di Zogno, i cui lavori si sono ora fermati in attesadi recuperare i fondi mancanti? «Di certo, ora è fondamentale terminarla. Purtroppo, in generale,nel nostro Paese accade anche che partano cantieri che alla fine non si riescono a chiudere, per le lungaggini della burocrazia e per la mancanza di finanziamenti. Il Patto di stabilità ha la sua parte di colpa. Ma può essere un problema anche la programmazione: bisogna fare le scelte sulla base delle risorse che si hanno».
C’è pure un tema di progettazione e gestione delle opere pubbliche?
«L’imprevisto può sempre succedere,lo sappiamo bene. Ma (e parlo in generale, non conosco nello specifico la situazione di Zogno) dobbiamo anche focalizzarci su una seria progettazione ed esecuzione dei lavori, facendo ognuno la propria parte». E ripartendo, dite voi, da manutenzioni e interventi medio-piccoli. «Abbiamo già l’elenco pronto: aderendo a un’iniziativa di Ance nazionale, proprio in queste settimane abbiamo portato avanti con gli enti locali un censimento di interventi pubblici che sul nostro territorio sarebbero subito cantierabili. Ce ne sono decine, si va dalla difesa del suolo alla messa in sicurezza di strutture pubbliche, per esempio scuole e municipi».
Di che cifre stiamo parlando?
«Il quadro va completato con i dati della Provincia e del Comune di Bergamo, che stiamo attendendo, ma già confrontandoci con i Comuni e le Comunità montane abbiamo stilato una lista di progetti esecutivi per circa 150 milioni di euro. Cantieri che si aggirano in media sui 300-500 mila euro ciascuno, e che potrebbero partire in breve tempo. Questa settimana invieremo alla nostra associazione nazionale, che sta gestendo il dialogo con il governo, i risultati: l’obiettivo èottenere dallo Stato uno sblocco di risorse». Insomma, allentamenti «puntuali» del Patto di stabilità? «Non si tratterebbe di uno sblocco generalizzato, ma basato su precisi interventi, già progettati, che possono rimettere in moto l’economia. In alcuni casi gli enti hanno già i fondi, che vanno solo liberati dai vincoli di spesa. Nelle altre situazioni, la richiesta sarà che l’esecutivo metta in campo anche dei finanziamenti». Per ridare respiro a un mercato chenegli ultimi anni ha frenato bruscamente. «Dal 2008 a oggi, in Bergamasca, gli appalti pubblici sono diminuiti del 50%. E non è che non ci siano opere da fare. L’assurdo è che a volte, per via della burocrazia, non si riescono a usare nemmeno i soldi che ci sono. Per fare un esempio, cinque anni fa sono stati stanziati oltre 3 miliardi di euro a livello nazionale per interventi di difesa del suolo. Ad oggi, soprattutto per lungaggini burocratiche, sono conclusi solo il 20% di quei cantieri». È arcinoto il problema del ritardo nei pagamenti della pubblica amministrazione. A che punto siamo in Bergamasca? «La media è intorno ai cinque-sei mesi, nonostante un decreto nazionale abbia recepito le direttive europee che impongono i pagamentia 30, massimo 60 giorni. Alcuni Comuni, va detto, stanno pagando, altri sono ancora in ritardo. La Provincia alla fine dello scorso anno ha saldato le fatture fino a giugno, ma ora è di nuovo tra i “ritardatari”: l’ente ha i soldi in cassa, ma bloccati dai vincoli. In generale, sui tempi di attesa siamo in linea con la situazione nazionale. E questo sta creando gravi problemi alle imprese, che si trovano di fatto a pagare i problemi e le carenze dello Stato».
L’Ance: «I Comuni hanno fermi cantieri per 150 milioni di euro»
Il presidente Bettineschi: se il governo sblocca il Patto di stabilità l’elenco di opere da avviare c’è già, meglio quelle medio-piccole
I lavori che si avviano vanno finiti:
ora per la variante di Zogno si devono trovare le risorse. In generale però, soprattutto in questo periodo, la priorità va data alle manutenzioni, piuttosto che alle grandi opere: da qui, dai piccoli lavori sul territorio, l’economia può ripartire». E l’Ance, l’associazione dei costruttori di Bergamo, presieduta da Ottorino Bettineschi, ha già l’elenco pronto da inviare a Roma: piccoli e medi cantieri pubblici per almeno 150 milioni di euro, su e giù per i Comuni della Bergamasca, che potrebbero essere avviati in breve tempo se venissero sbloccate le risorse per gli enti locali. Presidente Bettineschi, cosa ci dice la vicenda della variante di Zogno, i cui lavori si sono ora fermati in attesadi recuperare i fondi mancanti? «Di certo, ora è fondamentale terminarla. Purtroppo, in generale,nel nostro Paese accade anche che partano cantieri che alla fine non si riescono a chiudere, per le lungaggini della burocrazia e per la mancanza di finanziamenti. Il Patto di stabilità ha la sua parte di colpa. Ma può essere un problema anche la programmazione: bisogna fare le scelte sulla base delle risorse che si hanno».
C’è pure un tema di progettazione e gestione delle opere pubbliche?
«L’imprevisto può sempre succedere,lo sappiamo bene. Ma (e parlo in generale, non conosco nello specifico la situazione di Zogno) dobbiamo anche focalizzarci su una seria progettazione ed esecuzione dei lavori, facendo ognuno la propria parte». E ripartendo, dite voi, da manutenzioni e interventi medio-piccoli. «Abbiamo già l’elenco pronto: aderendo a un’iniziativa di Ance nazionale, proprio in queste settimane abbiamo portato avanti con gli enti locali un censimento di interventi pubblici che sul nostro territorio sarebbero subito cantierabili. Ce ne sono decine, si va dalla difesa del suolo alla messa in sicurezza di strutture pubbliche, per esempio scuole e municipi».
Di che cifre stiamo parlando?
«Il quadro va completato con i dati della Provincia e del Comune di Bergamo, che stiamo attendendo, ma già confrontandoci con i Comuni e le Comunità montane abbiamo stilato una lista di progetti esecutivi per circa 150 milioni di euro. Cantieri che si aggirano in media sui 300-500 mila euro ciascuno, e che potrebbero partire in breve tempo. Questa settimana invieremo alla nostra associazione nazionale, che sta gestendo il dialogo con il governo, i risultati: l’obiettivo èottenere dallo Stato uno sblocco di risorse». Insomma, allentamenti «puntuali» del Patto di stabilità? «Non si tratterebbe di uno sblocco generalizzato, ma basato su precisi interventi, già progettati, che possono rimettere in moto l’economia. In alcuni casi gli enti hanno già i fondi, che vanno solo liberati dai vincoli di spesa. Nelle altre situazioni, la richiesta sarà che l’esecutivo metta in campo anche dei finanziamenti». Per ridare respiro a un mercato chenegli ultimi anni ha frenato bruscamente. «Dal 2008 a oggi, in Bergamasca, gli appalti pubblici sono diminuiti del 50%. E non è che non ci siano opere da fare. L’assurdo è che a volte, per via della burocrazia, non si riescono a usare nemmeno i soldi che ci sono. Per fare un esempio, cinque anni fa sono stati stanziati oltre 3 miliardi di euro a livello nazionale per interventi di difesa del suolo. Ad oggi, soprattutto per lungaggini burocratiche, sono conclusi solo il 20% di quei cantieri». È arcinoto il problema del ritardo nei pagamenti della pubblica amministrazione. A che punto siamo in Bergamasca? «La media è intorno ai cinque-sei mesi, nonostante un decreto nazionale abbia recepito le direttive europee che impongono i pagamentia 30, massimo 60 giorni. Alcuni Comuni, va detto, stanno pagando, altri sono ancora in ritardo. La Provincia alla fine dello scorso anno ha saldato le fatture fino a giugno, ma ora è di nuovo tra i “ritardatari”: l’ente ha i soldi in cassa, ma bloccati dai vincoli. In generale, sui tempi di attesa siamo in linea con la situazione nazionale. E questo sta creando gravi problemi alle imprese, che si trovano di fatto a pagare i problemi e le carenze dello Stato».