Onorato mi riferisce che nella zona delle “Grotte delle Meraviglie” è capitato più volte che il treno deragliasse. Le cause erano dovute a smottamenti di terreno o sassi caduti sul sedime. Ricorda che una volta ha visto sette vagoni merci ribaltati.
Ponticello sopra il canale della Centrale Idroelettrica Conti
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Per l’amico Gianfranco il ricordo del treno è legato alla descrizione di un incidente ferroviario nella zona d’ingresso dell’area Falk, vissuto in prima persona dal nonno e dal padre. L’evento è successo negli anni 55 o 56, racconta che una sera il nonno guardando dal balcone di casa (posta in una posizione soprelevata) , ha notato che erano state eseguite erroneamente le operazione per il passaggio in sicurezza del treno. Iniziò a gridare “ Fermet!! Fermet!!! Fermet!!!” … un autocarro stava attraversando i binari, l’impatto con il treno è stato inevitabile, la cabina di guida è stata troncata e trascinata a decine di metri di distanza. Il padre svegliato dalle urla del nonno è accorso subito sul luogo dell’incidente, vista la gravità delle ferite riportate, fermano sulla strada il primo automezzo che passa (pochi in circolazione a quell’epoca), su un camion carico di bombole caricano la barella con il ferito per trasportarlo alla clinica di San Pellegrino. Durante il tragitto il camionista ancora cosciente, esprime la volontà di cambiare il prima possibile il lavoro, per fare felice la morosa … non sapendo che quello in realtà era il suo ultimo viaggio.
Ultima modifica di Rugetor il martedì 3 maggio 2011, 23:53, modificato 1 volta in totale.
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Il tracciato è parallelo alla Via A. Locatelli (S.S. 470)
Rina, che da ragazza abitava in Via A.Locatelli, mi racconta di quando aspettava il fratello che tornava dal lavoro in Francia; conosceva l’orario di arrivo e lo attendeva in prossimità dell’attuale distributore; qui il treno rallentava la marcia perché doveva poi fermarsi alla stazione di Zogno. Il fratello ne approfittava per lanciare la sua valigia dal treno ed evitare poi di portare a casa il bagaglio. Mio padre ha avuto la fortuna di non dover emigrare all’estero, ma per diversi anni ha fatto il pendolare su questo treno, prima a Bergamo come giardiniere e poi successivamente per andare a lavorare alla Falk di Sesto San Giovanni
Il treno dell'emigrante
Non è grossa, non è pesante
la valigia dell'emigrante...
C'è un po' di terra del mio villaggio
per non restare solo in viaggio...
Un vestito, un pane, un frutto,
e questo è tutto.
Ma il cuore no, non l'ho portato:
nella valigia non c'è entrato.
Troppa pena aveva a partire,
oltre il mare non vuol venire.
Lui resta, fedele come un cane,
nella terra che non mi dà pane:
un piccolo campo, proprio lassù...
ma il treno corre: non si vede più.
Gianni Rodari
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