Da Poschiavo un segnale di portata storica
Inviato: lunedì 25 marzo 2013, 16:27
tratto da Ruralpini di Michele Corti
Da Poschiavo un segnale di portata storica
Quello che è successo a Poschiavo, dove sabato 16 marzo è stata fondata l'associazione "per un territorio senza grandi predatori" (ATsenzaGP), sarà ricordato come un fatto storico. Da una piccola (ma per vari aspetti strategica) valle alpina è arrivato un No chiaro e netto alla politica tecnocratica di gestione delle Alpi. Gli interessi urbani vorrebbero trasformare in una grande Yellowstone (ovviamenteper i propri fini e non certo per l'amore di una "natura" che continuano a compromettere ogni giorno) . Ma le Alpi sono al cuore della civiltà europea, punto di incontro e di scambio di tradizioni, culture e lingue
Perché il segnale di resistenza viene da Poschiavo?
In val Poschiavo, la montagna è ancora abitata e coltivata capillarmente (agricoltura biologica quasi al 100%) e la gente non rinuncia a conservare e utilizzare le baite in quota. Questo spiega solo in parte quello che sta succedendo a Poschiavo dove la maggioranza della popolazione (attraverso vari sondaggi) si è dichiarata contraria alla presenza degli orsi ma, fatto ancor più significativo, è nata fondata un'associazione "per un territorio senza grandi predatori". L'altra parte della spiegazione riguarda la geopolitica, parola grossa ma che non è improprio scomodare per capire quanto sta succedendo a Poschiavo.
La val Poschiavo è in Svizzera, un paese dove la democrazia diretta non ha mai cessato di essere praticata, ma - per di più - è una valle di frontiera e in una condizione di minoranza linguistica. La sua posizione gli ha insegnato dal medioevo a difendere gelosamente i margini di autogoverno anche in forza di quanto è avvenuto e avviene a pochi chilometri di distanza, ovvero in Valtellina. Qui - come in tutta Italia - il cittadino è suddito e la "democrazia" è partitocrazia, lo stato è un duro padrone che si porta via metà del reddito prodotto ed è impensabile un referendum su materie fiscali. In forza di tutte queste ragioni, in forza di una pratica della democrazia mai venuta meno, di una densa rete di associazionismo, del mantenimento di una sostanziale tenuta della coesione comunitaria, l'arrivo dei grandi predatori ha trovato un muro. Quel muro che in realtà socialmente disgregate, segnate dalla rarefazione demografica e dalla passività politica o dalla sudditanza clientelare non si riesce ad erigere. W la Svizzera quindi e W la val Poschiavo che sta dando la sveglia a tutte le Alpi.
Una risposta di popolo
All'incontro del 16 marzo erano presenti 86 soci che hanno seguito con attenzione i lavori dell'assemblea di fondazione e versato la quota di adesione. Altre 57 persone, pur non essendo potute intervenire, avevano compilato la richiesta di adesione. In seguito gli aderenti sono saliti a 200. Tutto nel giro di pochi giorni. La risposta della comunità di Poschiavo e dell'intera valle (3500 abitanti a Poschiavo, 1100 a Brusio) è stata dunque straordinaria. Colpisce il fatto che, al di là dei numeri, l'adesione alla nuova associazione coinvolga, ben al di là di allevatori e contadini, tutte le categorie sociali ed anche alcuni rappresentanti nelle istituzioni politiche locali e delle numerose associazioni in cui si articola il corpo sociale. Significativo che, oltre al Consiglio di 7 membri, sia previsto anche un Consiglio allargato di altri 14 componenti per i quali non si è fatto fatica a reperire candidati.
I lavori dell'assemblea si sono svolti in modo molto ordinato ma senza togliere spazio al dibattito. La proposta di statuto, presentata dal "gruppo per una informazione oggettiva" è stata in alcuni unti modificata sulla base di proposte venute dall'assemblea. Non sono mancate alcune votazioni. Il tutto senza perdite di tempo in discussioni capziose anche se nel rispetto scrupoloso della correttezza formale. Il clima democratico ma, al tempo stesso, operativo e pragmatico della riunione è frutto di un intenso lavoro preparatorio, della tenuta sostanziale della coesione comunitaria della realtà poschiavina (che da fuori appare come una grande famiglia dove tutti si conoscono), ma anche di una consuetudine alla democrazia diretta che distingue la Svizzera. La considerazione che viene spontanea (e che ho anche esposto nel mio intervento di saluto e di aggiornamento sul fronte dei grandi predatori) è che una comunità sana è capace di produrre anticorpi contro ciò che viene percepito come una minaccia. Dove la comunità è disgregata si può imporre alla massa informe quello che si vuole.
Una minaccia concreta
Negli interventi la gente della valle ha spiegato con chiarezza le ragioni dell'opposizione alla presenza dei grandi predatori. Basti pensare che in comune di Poschiavo esistono ben 1000 baite che durante l'estate sono abitate almeno nel fine settimana. Sono spesso collocate a quote piuttosto alte ma non manca quasi mai l'orto. Anche chi non possiede animali partecipa quindi della realtà rurale ed alpestre. La manutenzione di questo patrimonio rurale di rustici da lavoro a parecchie ditte artigiane locali. Il timore che la presenza di orsi e lupi scoraggi l'uso della montagna e il mantenimento delle abitazioni secondarie è colto come una concreta minaccia economica. Lo stesso allevamento ovino ha una dimensione importante. Sono 2500 gli ovini in valle che vengono estivati su 20 piccoli alpeggi. Sul versante sinistro la valle non dispone di grandi pascolii. Tranne due grossi greggi gli altri non superano i 100 capi per il semplice fatto che non esistono pascoli abbastanza grandi per raggruppare unità più grandi. Non è neppure pensabile di custodire di notte i capi considerato che non esistono gli spazi idonei. La conclusione è che la presenza dei grandi predatori metterebbe in crisi la struttura agricola della valle basata molto sul pascolo e su piccole-medie aziende. Ovviamente sono anche gli allevatori di bovini a temere i grandi predatori consapevoli di quanto sta accadendo in Piemonte.
Tutte queste considerazioni non sono motivo di proteste emotive e scomposte. Tutt'altro. Molto razionalmente l'associazione si propone di sostenere la richiesta alla giunta comunale affinché si faccia promotrice di una seria indagine volta a quantificare i danni socio-economici che la presenza dei grandi predatori determinerebbe.
Da Poschiavo un segnale di portata storica
Quello che è successo a Poschiavo, dove sabato 16 marzo è stata fondata l'associazione "per un territorio senza grandi predatori" (ATsenzaGP), sarà ricordato come un fatto storico. Da una piccola (ma per vari aspetti strategica) valle alpina è arrivato un No chiaro e netto alla politica tecnocratica di gestione delle Alpi. Gli interessi urbani vorrebbero trasformare in una grande Yellowstone (ovviamenteper i propri fini e non certo per l'amore di una "natura" che continuano a compromettere ogni giorno) . Ma le Alpi sono al cuore della civiltà europea, punto di incontro e di scambio di tradizioni, culture e lingue
Perché il segnale di resistenza viene da Poschiavo?
In val Poschiavo, la montagna è ancora abitata e coltivata capillarmente (agricoltura biologica quasi al 100%) e la gente non rinuncia a conservare e utilizzare le baite in quota. Questo spiega solo in parte quello che sta succedendo a Poschiavo dove la maggioranza della popolazione (attraverso vari sondaggi) si è dichiarata contraria alla presenza degli orsi ma, fatto ancor più significativo, è nata fondata un'associazione "per un territorio senza grandi predatori". L'altra parte della spiegazione riguarda la geopolitica, parola grossa ma che non è improprio scomodare per capire quanto sta succedendo a Poschiavo.
La val Poschiavo è in Svizzera, un paese dove la democrazia diretta non ha mai cessato di essere praticata, ma - per di più - è una valle di frontiera e in una condizione di minoranza linguistica. La sua posizione gli ha insegnato dal medioevo a difendere gelosamente i margini di autogoverno anche in forza di quanto è avvenuto e avviene a pochi chilometri di distanza, ovvero in Valtellina. Qui - come in tutta Italia - il cittadino è suddito e la "democrazia" è partitocrazia, lo stato è un duro padrone che si porta via metà del reddito prodotto ed è impensabile un referendum su materie fiscali. In forza di tutte queste ragioni, in forza di una pratica della democrazia mai venuta meno, di una densa rete di associazionismo, del mantenimento di una sostanziale tenuta della coesione comunitaria, l'arrivo dei grandi predatori ha trovato un muro. Quel muro che in realtà socialmente disgregate, segnate dalla rarefazione demografica e dalla passività politica o dalla sudditanza clientelare non si riesce ad erigere. W la Svizzera quindi e W la val Poschiavo che sta dando la sveglia a tutte le Alpi.
Una risposta di popolo
All'incontro del 16 marzo erano presenti 86 soci che hanno seguito con attenzione i lavori dell'assemblea di fondazione e versato la quota di adesione. Altre 57 persone, pur non essendo potute intervenire, avevano compilato la richiesta di adesione. In seguito gli aderenti sono saliti a 200. Tutto nel giro di pochi giorni. La risposta della comunità di Poschiavo e dell'intera valle (3500 abitanti a Poschiavo, 1100 a Brusio) è stata dunque straordinaria. Colpisce il fatto che, al di là dei numeri, l'adesione alla nuova associazione coinvolga, ben al di là di allevatori e contadini, tutte le categorie sociali ed anche alcuni rappresentanti nelle istituzioni politiche locali e delle numerose associazioni in cui si articola il corpo sociale. Significativo che, oltre al Consiglio di 7 membri, sia previsto anche un Consiglio allargato di altri 14 componenti per i quali non si è fatto fatica a reperire candidati.
I lavori dell'assemblea si sono svolti in modo molto ordinato ma senza togliere spazio al dibattito. La proposta di statuto, presentata dal "gruppo per una informazione oggettiva" è stata in alcuni unti modificata sulla base di proposte venute dall'assemblea. Non sono mancate alcune votazioni. Il tutto senza perdite di tempo in discussioni capziose anche se nel rispetto scrupoloso della correttezza formale. Il clima democratico ma, al tempo stesso, operativo e pragmatico della riunione è frutto di un intenso lavoro preparatorio, della tenuta sostanziale della coesione comunitaria della realtà poschiavina (che da fuori appare come una grande famiglia dove tutti si conoscono), ma anche di una consuetudine alla democrazia diretta che distingue la Svizzera. La considerazione che viene spontanea (e che ho anche esposto nel mio intervento di saluto e di aggiornamento sul fronte dei grandi predatori) è che una comunità sana è capace di produrre anticorpi contro ciò che viene percepito come una minaccia. Dove la comunità è disgregata si può imporre alla massa informe quello che si vuole.
Una minaccia concreta
Negli interventi la gente della valle ha spiegato con chiarezza le ragioni dell'opposizione alla presenza dei grandi predatori. Basti pensare che in comune di Poschiavo esistono ben 1000 baite che durante l'estate sono abitate almeno nel fine settimana. Sono spesso collocate a quote piuttosto alte ma non manca quasi mai l'orto. Anche chi non possiede animali partecipa quindi della realtà rurale ed alpestre. La manutenzione di questo patrimonio rurale di rustici da lavoro a parecchie ditte artigiane locali. Il timore che la presenza di orsi e lupi scoraggi l'uso della montagna e il mantenimento delle abitazioni secondarie è colto come una concreta minaccia economica. Lo stesso allevamento ovino ha una dimensione importante. Sono 2500 gli ovini in valle che vengono estivati su 20 piccoli alpeggi. Sul versante sinistro la valle non dispone di grandi pascolii. Tranne due grossi greggi gli altri non superano i 100 capi per il semplice fatto che non esistono pascoli abbastanza grandi per raggruppare unità più grandi. Non è neppure pensabile di custodire di notte i capi considerato che non esistono gli spazi idonei. La conclusione è che la presenza dei grandi predatori metterebbe in crisi la struttura agricola della valle basata molto sul pascolo e su piccole-medie aziende. Ovviamente sono anche gli allevatori di bovini a temere i grandi predatori consapevoli di quanto sta accadendo in Piemonte.
Tutte queste considerazioni non sono motivo di proteste emotive e scomposte. Tutt'altro. Molto razionalmente l'associazione si propone di sostenere la richiesta alla giunta comunale affinché si faccia promotrice di una seria indagine volta a quantificare i danni socio-economici che la presenza dei grandi predatori determinerebbe.