Antonio Percassi
Inviato: venerdì 22 giugno 2007, 10:03
«Porteremo il mondo a San Pellegrino Terme»
Chiusa la trattativa con il colosso Nestlè: ora Antonio Percassi svela i piani per il rilancio del complesso «Il turismo è la sfida del secolo, una rivoluzione per la Bergamasca». E pensa anche a un hotel a 7 stelle
«Secondo me è la sfida del secolo per la Bergamasca, una nuova rivoluzione». Antonio Percassi ha gli occhi felici di un bambino a Natale: di sfide ne ha giocate tante e molte le ha vinte lasciando il segno, ma questa è un'altra cosa. «Con la firma di oggi (ieri, ndr) con San Pellegrino spa (Gruppo Nestlè, ndr) si conclude una lunga negoziazione: ora sono proprietario di tutto il comparto immobiliare». Ed è anche ora di svelare una strategia che potrebbe lasciare il segno in Valle Brembana e non solo.
Da dove cominciamo?
«Da una bottiglia di acqua San Pellegrino. Sa quante ce ne sono ogni giorno sulle migliori tavole di tutto il mondo? Un milione e 600 mila. E non è un semplice spot pubblicitario che passa e va, perché la bottiglia resta lì sul tavolo fino a fine pasto: è un veicolo formidabile, ed è già sul mercato, questo è l'incredibile».
Quindi la bottiglia San Pellegrino che promuove la località San Pellegrino?
«Esattamente: partendo dalla bottiglia studieremo un modo per far capire che San Pellegrino è anche e soprattutto un posto dove andare e vedere».
Che cosa?
«Per esempio le terme più belle del mondo che vogliamo costruire qui. Un modello l'abbiamo trovato: una struttura termale in una località montana dell'India, una cosa pazzesca. Per la progettazione metteremo in concorrenza grandi architetti di fama mondiale insieme a giovani emergenti».
La firma di oggi (ieri -ndr) è stato l'ultimo passo di un lungo cammino: ora le terme e l'area dell'ex stabilimento sono vostre. Ma la sua strada e quella di San Pellegrino spa potrebbero tornare a incrociarsi...
«Infatti. Abbiamo presentato il progetto complessivo e la società si è detta pronta a rientrare nell'operazione termale e alberghiera, sia come proprietà che come gestione. È decisamente un segnale forte in linea con il nostro progetto: vogliamo ridare a San Pellegrino qualcosa di altissimo livello».
Tutta offerta a cinque stelle?
«Il nuovo albergo sarà così, ma per il Grand Hotel stiamo pensando a qualcosa di più».
Prego?
«Un albergo a sette stelle, come il Burj Al Atab di Dubai: sarebbe il secondo del mondo. Può sembrare una provocazione ma non è così: mi passi il gioco di parole, ma per il Grand Hotel serve davvero qualcosa di grande. Una proposta scioccante, e ci stiamo lavorando».
Perché scioccare per forza?
«Perché San Pellegrino deve diventare un'attrazione, un posto dove venire assolutamente. Pensiamo al liberty, a un Casinò che diventerà una grande struttura per convegni, al teatro che stiamo trasformando in uno spazio per spettacoli e in un cinema con una prima visione ogni tre giorni. E poi le terme, le residenze collegate al nuovo albergo che potranno fruire su richiesta di un servizio 24 ore su 24 ore di ristorazione...».
Las Vegas in Valle Brembana?
«Quello è kitsch, il nostro è invece un progetto molto chic. Anche se una similitudine con Las Vegas può esserci nel modello di gestione dei turisti: farli arrivare spendendo poco con i voli low cost e offrire poi servizi di livello, così i soldi spesi restano comunque sul territorio».
Quindi bisogna lavorare in sinergia con Orio al Serio?
«Assolutamente sì, ma stiamo anche avendo contatti con il Golf Club dell'Albenza ed è chiaro che in questo progetto di rilancio complessivo ci stanno dentro gli impianti sciistici della Valle Brembana, ma anche Città Alta».
Lei pensa a un turismo di gente con il portafogli pieno...
«E per raggiungere questa clientela non servono cose normali, ma speciali».
Non si corre il rischio di snaturare la Valle?
«Non la penso così: noi partiamo con questi investimenti, ma se il sistema funziona il processo è di quelli irreversibili. Ci sarà l'albergo a 7 stelle accanto a quello con 5, ma per fare fronte alle differenti richieste ci sarà chi costruirà quelli a 4 e 3 stelle e chi penserà ai bed and breakfast e alle pensioni. La scommessa è questa...».
Creare cioè un'industria del turismo?
«Al di là delle enormi potenzialità del territorio, direi che le trasformazioni socioeconomiche la stanno facendo diventare una necessità. Per troppo tempo i bergamaschi hanno relegato il turismo in secondo piano a favore di attività considerate più redditizie: ma questa è una miniera d'oro, e l'esempio di altre regioni italiane ed europee è lì a dimostrarlo».
Un'operazione del genere quanti posti di lavoro può creare?
«Migliaia, se consideriamo l'indotto».
E la gente come ci arriva in Val Brembana, in coda?
«Bella domanda. È un grosso problema, ma vedo che la Provincia si sta dando molto da fare e questo mi fa ben sperare. La cosa che possiamo fare è ragionare su una compartecipazione per un collegamento ferroviario da Orio a Bergamo ed eventualmente una linea fino alla Valle Brembana».
Siete disponibili ad investire su questi progetti?
«Sì, perché mai come ora è necessario ragionare in un'ottica di sistema: San Pellegrino vuole dire Bergamo, vuole dire sport, arte... Dobbiamo portarci un mondo, quello che atterra a Orio e poi se ne va altrove...».
Magari a Brescia a vedere le mostre sull'impressionismo... «Ecco, ma lì quanto spendono per promozione e marketing? Una cifra pazzesca. Invece qui il marchio giusto ce l'abbiamo già, e sta nell'etichetta di una bottiglia che già da sola gira per il mondo. Io dico che per Bergamo può essere una rivoluzione, qualcosa in grado di cambiare dopo decenni il volto del territorio. In meglio».
Chiusa la trattativa con il colosso Nestlè: ora Antonio Percassi svela i piani per il rilancio del complesso «Il turismo è la sfida del secolo, una rivoluzione per la Bergamasca». E pensa anche a un hotel a 7 stelle
«Secondo me è la sfida del secolo per la Bergamasca, una nuova rivoluzione». Antonio Percassi ha gli occhi felici di un bambino a Natale: di sfide ne ha giocate tante e molte le ha vinte lasciando il segno, ma questa è un'altra cosa. «Con la firma di oggi (ieri, ndr) con San Pellegrino spa (Gruppo Nestlè, ndr) si conclude una lunga negoziazione: ora sono proprietario di tutto il comparto immobiliare». Ed è anche ora di svelare una strategia che potrebbe lasciare il segno in Valle Brembana e non solo.
Da dove cominciamo?
«Da una bottiglia di acqua San Pellegrino. Sa quante ce ne sono ogni giorno sulle migliori tavole di tutto il mondo? Un milione e 600 mila. E non è un semplice spot pubblicitario che passa e va, perché la bottiglia resta lì sul tavolo fino a fine pasto: è un veicolo formidabile, ed è già sul mercato, questo è l'incredibile».
Quindi la bottiglia San Pellegrino che promuove la località San Pellegrino?
«Esattamente: partendo dalla bottiglia studieremo un modo per far capire che San Pellegrino è anche e soprattutto un posto dove andare e vedere».
Che cosa?
«Per esempio le terme più belle del mondo che vogliamo costruire qui. Un modello l'abbiamo trovato: una struttura termale in una località montana dell'India, una cosa pazzesca. Per la progettazione metteremo in concorrenza grandi architetti di fama mondiale insieme a giovani emergenti».
La firma di oggi (ieri -ndr) è stato l'ultimo passo di un lungo cammino: ora le terme e l'area dell'ex stabilimento sono vostre. Ma la sua strada e quella di San Pellegrino spa potrebbero tornare a incrociarsi...
«Infatti. Abbiamo presentato il progetto complessivo e la società si è detta pronta a rientrare nell'operazione termale e alberghiera, sia come proprietà che come gestione. È decisamente un segnale forte in linea con il nostro progetto: vogliamo ridare a San Pellegrino qualcosa di altissimo livello».
Tutta offerta a cinque stelle?
«Il nuovo albergo sarà così, ma per il Grand Hotel stiamo pensando a qualcosa di più».
Prego?
«Un albergo a sette stelle, come il Burj Al Atab di Dubai: sarebbe il secondo del mondo. Può sembrare una provocazione ma non è così: mi passi il gioco di parole, ma per il Grand Hotel serve davvero qualcosa di grande. Una proposta scioccante, e ci stiamo lavorando».
Perché scioccare per forza?
«Perché San Pellegrino deve diventare un'attrazione, un posto dove venire assolutamente. Pensiamo al liberty, a un Casinò che diventerà una grande struttura per convegni, al teatro che stiamo trasformando in uno spazio per spettacoli e in un cinema con una prima visione ogni tre giorni. E poi le terme, le residenze collegate al nuovo albergo che potranno fruire su richiesta di un servizio 24 ore su 24 ore di ristorazione...».
Las Vegas in Valle Brembana?
«Quello è kitsch, il nostro è invece un progetto molto chic. Anche se una similitudine con Las Vegas può esserci nel modello di gestione dei turisti: farli arrivare spendendo poco con i voli low cost e offrire poi servizi di livello, così i soldi spesi restano comunque sul territorio».
Quindi bisogna lavorare in sinergia con Orio al Serio?
«Assolutamente sì, ma stiamo anche avendo contatti con il Golf Club dell'Albenza ed è chiaro che in questo progetto di rilancio complessivo ci stanno dentro gli impianti sciistici della Valle Brembana, ma anche Città Alta».
Lei pensa a un turismo di gente con il portafogli pieno...
«E per raggiungere questa clientela non servono cose normali, ma speciali».
Non si corre il rischio di snaturare la Valle?
«Non la penso così: noi partiamo con questi investimenti, ma se il sistema funziona il processo è di quelli irreversibili. Ci sarà l'albergo a 7 stelle accanto a quello con 5, ma per fare fronte alle differenti richieste ci sarà chi costruirà quelli a 4 e 3 stelle e chi penserà ai bed and breakfast e alle pensioni. La scommessa è questa...».
Creare cioè un'industria del turismo?
«Al di là delle enormi potenzialità del territorio, direi che le trasformazioni socioeconomiche la stanno facendo diventare una necessità. Per troppo tempo i bergamaschi hanno relegato il turismo in secondo piano a favore di attività considerate più redditizie: ma questa è una miniera d'oro, e l'esempio di altre regioni italiane ed europee è lì a dimostrarlo».
Un'operazione del genere quanti posti di lavoro può creare?
«Migliaia, se consideriamo l'indotto».
E la gente come ci arriva in Val Brembana, in coda?
«Bella domanda. È un grosso problema, ma vedo che la Provincia si sta dando molto da fare e questo mi fa ben sperare. La cosa che possiamo fare è ragionare su una compartecipazione per un collegamento ferroviario da Orio a Bergamo ed eventualmente una linea fino alla Valle Brembana».
Siete disponibili ad investire su questi progetti?
«Sì, perché mai come ora è necessario ragionare in un'ottica di sistema: San Pellegrino vuole dire Bergamo, vuole dire sport, arte... Dobbiamo portarci un mondo, quello che atterra a Orio e poi se ne va altrove...».
Magari a Brescia a vedere le mostre sull'impressionismo... «Ecco, ma lì quanto spendono per promozione e marketing? Una cifra pazzesca. Invece qui il marchio giusto ce l'abbiamo già, e sta nell'etichetta di una bottiglia che già da sola gira per il mondo. Io dico che per Bergamo può essere una rivoluzione, qualcosa in grado di cambiare dopo decenni il volto del territorio. In meglio».