...è precipitato in montagna...
Un'immagine di pace, uno stambecco arruffato che volge lo sguardo come solo per vedere, non gli interessa capire.
Un castello di rocce da far sognare, erba spinosa a volte traditrice, ma la salita è li che ci prende.
Cerchiamo la via con altri, ma con la mente siamo soli. I più svariati pensieri ci ronzano in testa, ma mano a mano il tutto vaporizza in bellezza.
Ci duole un piede per il calzino non adatto, il sudore ci invade e la camicia ci si appiccica alla pelle. Progrediamo e ci mancano sempre meno cose.
Tutto ci basta, tutto diviene bello, si riempiono i polmoni in affanno, la testa si svuota e seguiamo chissà cosa, il sentiero o la cima?
Ormai le mani son gonfie e calde, non sentono più i graffi della roccia, anzi ci piace toccarla, poi usarla e affidarci a lei con fiducia.
Insomma siamo invincibili, ancora una volta proviamo solo sentimenti di piacere, ci manca solo un sorso d'acqua dalla borraccia mentre sostiamo e guardiamo in giù o guardiamo il cielo.
Quel sole che ci abbaglia mentre strizziamo gli occhi dal sudore salato in fronte.
Oggi ho visto, l'ho rivisto in foto, quasi una roccia, le stesse rughe, le stesse macchie, gli stessi colori.
Un ineluttabile storia, come tante, come tante mal commentate, magari tanto criticate a cercare un perchè, un inopportuna osservazione.
Tante volte ho pensato che fosse bello cosi, si dice, si pensa, ma non è mai giusto. Cosa ci è capitato? Abbiamo sentito il brivido giù per la schiena?
Questa volta non siam più riusciti solo a scivolare o a riacciuffare l'appiglio?
Il vento ora diventa volo, diventa aria.
Un amico disse nel pieno dello stupore "ma cosa succed"...la "e" gli era rimasta in gola.
Non sapevamo che era il giorno, non doveva capitare, non sapevamo, manco immaginavamo, non si poteva sapere!