Frana di Briolo, gli sfollati chiedono i danni
Inviato: martedì 2 ottobre 2007, 13:24
Dopo la frana 17 famiglie si costituiscono parte lesa: «Non vogliamo l'eliporto»
San Giovanni Bianco Le 17 famiglie (per 27 persone complessive) che nel maggio scorso erano state sfollate a seguito della frana di Briolo, a San Giovanni Bianco, ora chiedono un risarcimento economico per danni patrimoniali e morali. Come aveva già fatto il Comune, si sono costituite parte lesa, nominando un proprio avvocato difensore e un consulente di parte. E oggi, a San Giovanni Bianco, inizieranno le perizie del tecnico nominato dalla procura (Claudio Oggeri, docente al Politecnico di Torino) per accertare gli eventuali danni derivati dalla frana e le conseguenti responsabilità. Oltre al consulente del tribunale è probabile che prendano parte all'avvio delle operazioni i periti nominati dagli sfollati e dal Comune e gli incaricati dei sette indagati dalla Procura di Bergamo per disastro colposo. E naturalmente potranno esserci i rispettivi avvocati, delle parti offese (per gli sfollati e il Comune l'avvocato Flaminio Maffettini) e degli indagati.
la richiesta
«Chiediamo un risarcimento dei danni per quanto accaduto - spiegano gli sfollati della località Villaggio -. C'è chi ha avuto danneggiata la proprietà e ci sono case con crepe nei muri. E le abitazioni, a seguito del movimento franoso, si sono svalutate economicamente». Ma anche l'Amministrazione comunale si è costituita parte lesa. «C'è stato un danno al territorio, al Comune e al paese - spiega il sindaco Oscar Mostachetti -. Oltre a quando successo direttamente sul luogo della frana basti pensare a cosa tutto ciò ha comportato per gli uffici comunali: un rallentamento del normale lavoro e risorse umane e tempo impiegati altrove anziché nell'ordinaria amministrazione».
l'incarico
Partirà così oggi l'incarico del perito nominato dal tribunale (Ctu) che dovrà prendere in esame tutta la documentazione relativa al cantiere dell'eliporto, effettuare sopralluoghi, sentire testimoni e parti offese, quindi stabilire se siano derivati danni dallo smottamento e poi capire se sussista un nesso causale tra la costruzione dell'eliporto e la frana. Quindi dovrà verificare che i lavori siano stati eseguiti a regola d'arte indicando eventuali inosservanze della legge in materia e i responsabili. Sessanta i giorni che il perito avrà a disposizione, ma, vista la complessità della vicenda, molto probabilmente il termine sarà prorogato.
gli indagati
Coinvolti nel procedimento, ovviamente, anche i sette indagati dalla procura per il reato di disastro colposo: sono il presidente della Comunità montana Valle Brembana Piero Busi (ente committente per la realizzazione dell'eliporto), quindi il responsabile unico del procedimento Angelo Gotti di Zogno, il geologo Gianluca Boffelli di Piazza Brembana, il direttore dei lavori Ivano Barilli di Verbania, il coordinatore per l'esecuzione dei lavori Marco Maria Giudici di Cabiate (Como), il progettista Enrico Binda di Milano e Pietro Duci dell'impresa di Vilminore che ha eseguito i lavori.
Nel frattempo proseguono anche le indagini in sede civile, ovvero l'accertamento tecnico preventivo richiesto dalla Comunità montana Valle Brembana sempre per verificare eventuali responsabilità di quanto accaduto. Accertamento - come spiega l'avvocato Maffettini - al termine del quale non è detto che vi possa essere una causa. Dipenderà dalla volontà e dalla convenienza o meno dei soggetti coinvolti. Ma il sindaco di San Giovanni Bianco mette già le mani avanti.
In consiglio
«Durante l'ultimo Consiglio comunale - spiega Mostachetti - mi è stato chiesto dai banchi della minoranza come si comporterà il Comune nel prosieguo di questa vicenda. Ebbene quanto successo non dovrà assolutamente cadere nel nulla. Se anche il prossimo anno, in occasione del rinnovo dell'Amministrazione, non dovessi essere eletto, sono pronto a continuare nella causa».
Firme contro l'eliporto
Nel frattempo il comitato degli sfollati ha inviato al Comune, alla Comunità montana e all'Azienda ospedaliera di Treviglio un'istanza, sottoscritta da 367 persone, in cui si chiede che l'eliporto non sia più costruito al Villaggio, vengano riconosciuti i danni economici e morali, si metta in sicurezza l'intera area col ripristino allo stato originario e venga demolita la torretta realizzata come ascensore.
Nella petizione, inoltre, gli sfollati sostengono che anziché diminuire, «i tempi di trasporto del paziente si allungherebbero: dal campo di Briolo (dove oggi atterra l'elicottero, ndr) all'ospedale, l'ambulanza impiega 3 minuti e 20 secondi; dall'eliporto, causa l'utilizzo dell'ascensore, sono stati stimati otto minuti». Gli sfollati, quindi, ricordano l'«impatto ambientale dell'opera, i pericoli di ulteriori frane e di vivibilità» che deriverebbero al quartiere dalla costruzione dell'eliporto.
L'Eco di Bergamo 2 ottobre 2007
San Giovanni Bianco Le 17 famiglie (per 27 persone complessive) che nel maggio scorso erano state sfollate a seguito della frana di Briolo, a San Giovanni Bianco, ora chiedono un risarcimento economico per danni patrimoniali e morali. Come aveva già fatto il Comune, si sono costituite parte lesa, nominando un proprio avvocato difensore e un consulente di parte. E oggi, a San Giovanni Bianco, inizieranno le perizie del tecnico nominato dalla procura (Claudio Oggeri, docente al Politecnico di Torino) per accertare gli eventuali danni derivati dalla frana e le conseguenti responsabilità. Oltre al consulente del tribunale è probabile che prendano parte all'avvio delle operazioni i periti nominati dagli sfollati e dal Comune e gli incaricati dei sette indagati dalla Procura di Bergamo per disastro colposo. E naturalmente potranno esserci i rispettivi avvocati, delle parti offese (per gli sfollati e il Comune l'avvocato Flaminio Maffettini) e degli indagati.
la richiesta
«Chiediamo un risarcimento dei danni per quanto accaduto - spiegano gli sfollati della località Villaggio -. C'è chi ha avuto danneggiata la proprietà e ci sono case con crepe nei muri. E le abitazioni, a seguito del movimento franoso, si sono svalutate economicamente». Ma anche l'Amministrazione comunale si è costituita parte lesa. «C'è stato un danno al territorio, al Comune e al paese - spiega il sindaco Oscar Mostachetti -. Oltre a quando successo direttamente sul luogo della frana basti pensare a cosa tutto ciò ha comportato per gli uffici comunali: un rallentamento del normale lavoro e risorse umane e tempo impiegati altrove anziché nell'ordinaria amministrazione».
l'incarico
Partirà così oggi l'incarico del perito nominato dal tribunale (Ctu) che dovrà prendere in esame tutta la documentazione relativa al cantiere dell'eliporto, effettuare sopralluoghi, sentire testimoni e parti offese, quindi stabilire se siano derivati danni dallo smottamento e poi capire se sussista un nesso causale tra la costruzione dell'eliporto e la frana. Quindi dovrà verificare che i lavori siano stati eseguiti a regola d'arte indicando eventuali inosservanze della legge in materia e i responsabili. Sessanta i giorni che il perito avrà a disposizione, ma, vista la complessità della vicenda, molto probabilmente il termine sarà prorogato.
gli indagati
Coinvolti nel procedimento, ovviamente, anche i sette indagati dalla procura per il reato di disastro colposo: sono il presidente della Comunità montana Valle Brembana Piero Busi (ente committente per la realizzazione dell'eliporto), quindi il responsabile unico del procedimento Angelo Gotti di Zogno, il geologo Gianluca Boffelli di Piazza Brembana, il direttore dei lavori Ivano Barilli di Verbania, il coordinatore per l'esecuzione dei lavori Marco Maria Giudici di Cabiate (Como), il progettista Enrico Binda di Milano e Pietro Duci dell'impresa di Vilminore che ha eseguito i lavori.
Nel frattempo proseguono anche le indagini in sede civile, ovvero l'accertamento tecnico preventivo richiesto dalla Comunità montana Valle Brembana sempre per verificare eventuali responsabilità di quanto accaduto. Accertamento - come spiega l'avvocato Maffettini - al termine del quale non è detto che vi possa essere una causa. Dipenderà dalla volontà e dalla convenienza o meno dei soggetti coinvolti. Ma il sindaco di San Giovanni Bianco mette già le mani avanti.
In consiglio
«Durante l'ultimo Consiglio comunale - spiega Mostachetti - mi è stato chiesto dai banchi della minoranza come si comporterà il Comune nel prosieguo di questa vicenda. Ebbene quanto successo non dovrà assolutamente cadere nel nulla. Se anche il prossimo anno, in occasione del rinnovo dell'Amministrazione, non dovessi essere eletto, sono pronto a continuare nella causa».
Firme contro l'eliporto
Nel frattempo il comitato degli sfollati ha inviato al Comune, alla Comunità montana e all'Azienda ospedaliera di Treviglio un'istanza, sottoscritta da 367 persone, in cui si chiede che l'eliporto non sia più costruito al Villaggio, vengano riconosciuti i danni economici e morali, si metta in sicurezza l'intera area col ripristino allo stato originario e venga demolita la torretta realizzata come ascensore.
Nella petizione, inoltre, gli sfollati sostengono che anziché diminuire, «i tempi di trasporto del paziente si allungherebbero: dal campo di Briolo (dove oggi atterra l'elicottero, ndr) all'ospedale, l'ambulanza impiega 3 minuti e 20 secondi; dall'eliporto, causa l'utilizzo dell'ascensore, sono stati stimati otto minuti». Gli sfollati, quindi, ricordano l'«impatto ambientale dell'opera, i pericoli di ulteriori frane e di vivibilità» che deriverebbero al quartiere dalla costruzione dell'eliporto.
L'Eco di Bergamo 2 ottobre 2007