Serata sul rapporto tra l'orso e la valle
Inviato: mercoledì 4 agosto 2010, 13:13
Serata sul rapporto tra l'orso e la valle
È in programma per mercoledì 4 agosto alle 21 a Vilminore di Scalve l’ultima delle 7 serate dedicate alla flora e alla fauna promosse dal Parco delle Orobie Bergamasche all’interno di Parco Vivo 2010. Protagonista il secolare legame tra l’orso e la Val di Scalve e la personale esperienza dei ricercatori del Parco vissuta nel 2008 sulle tracce di JJ5. Orso e lupi saranno al centro dell’attenzione anche venerdì 6 agosto nella Sala Polivalente di Roncobello in occasione della serata organizzata con la biblioteca comunale per celebrare l’anno internazionale della biodiversità, proclamato dall’ONU per il 2010. E’ un rapporto molto particolare quello unisce l’orso e la Val di Scalve. Per secoli, fino alla sua scomparsa alla fine dell’800, è stato uno degli animali più temuti e per questo cacciato con ferocia dalla popolazione locale. Proprio in virtù della sua forza, all’orso si attribuivano poteri soprannaturali e molte sono le leggende popolari che lo vedono protagonista. Una di queste spiegherebbe anche il nome dato allo spuntone roccioso a metà strada tra Vareno e il Passo della Cantoniera, nel cuore della Presolana: Castel Orsetto. La leggenda infatti narra che qui alcuni giovani pastori portarono un intruglio di latte di capra rossa e sangue di falco, seguendo le indicazioni di uno scoiattolo, nella vana speranza che un loro amico, partito alla caccia di un feroce orso bruno che viveva sulle pendici della Presolana, facesse ritorno. La stratta vicinanza dell’orso alla cultura della Val di Scalve è anche testimoniata dalla sua presenza nello stemma di Vilminore di Scalve, una delle località più famose della Valle. E’ qui che stasera mercoledì 4 agosto la giovane ricercatrice del Parco delle Orobie, Chiara Crotti, spiegherà il secolare legame tra l’orso e queste splendide montagne dominate dalla regina delle Orobie, la Presolana. L’appuntamento è alle 21 a Palazzo Pretorio, sede della Comunità Montana, per l’ultima delle 7 serate dedicate alla flora e alla fauna promosse dal Parco delle Orobie Bergamasche all’interno di Parco Vivo 2010. Chiara Crotti racconterà anche la sua personale esperienza quando, nel 2008, fresca di laurea, seguì gli spostamenti di JJ5 sulle Orobie, il primo esemplare di orso tornato sulle nostre valli più di un secolo dopo l’uccisione dell’ultimo esemplare, avvenuta, pare, nel 1886 a Piazzatorre.
“JJ5 veniva dal Trentino, dove è stata fatta un’opera di reintroduzione – spiega il presidente del Parco delle Orobie Bergamasche Franco Grassi -. Probabilmente è da qui che proviene anche l’esemplare che in questo periodo è stato avvistato nella zona del Passo San Marco. Con il Dipartimento di Biologia Animale dell’Università di Pavia siamo alla ricerca di tracce che ci permettano di analizzare il suo DNA e capire meglio con chi abbiamo a che fare. Queste informazioni, insieme a quelle relative agli altri due esemplari che hanno stanziato nei mesi scorsi sulle nostre montagne, ci permetterà di mappare il territorio e, attraverso un’attenta analisi statistica dei dati e delle segnalazioni, di conoscere meglio le sue abitudini e il suo comportamento. Conoscere questi animali è fondamentale anche per dare ai cittadini informazioni chiare e attendibili, che scaccino paure infondate per arrivare così alla salvaguardia di una specie temuta per secoli, ma che in realtà rappresenta una grande risorsa per il nostro territorio” . Il principale artefice della scomparsa dell’orso dalle nostre montagne è stato proprio l’uomo e il suo timore verso questo animale, a causa soprattutto della sua abitudine di attaccare gli allevamenti, in passato principale alimento e fonte di sostentamento per molte famiglie. Ma a dispetto di quanto tramandato dalla cultura popolare, l’orso è un animale molto schivo, che esce allo scoperto soprattutto nelle ore notturne e per questo molto difficile da incontrare o anche solo avvistare. Inoltre, grazie alla sua abitudine di cibarsi delle carcasse degli animali, la sua presenza è molto utile per mantenere un ecosistema più equilibrato ed evitare pericolose epidemie.
Bergamo NEWS
È in programma per mercoledì 4 agosto alle 21 a Vilminore di Scalve l’ultima delle 7 serate dedicate alla flora e alla fauna promosse dal Parco delle Orobie Bergamasche all’interno di Parco Vivo 2010. Protagonista il secolare legame tra l’orso e la Val di Scalve e la personale esperienza dei ricercatori del Parco vissuta nel 2008 sulle tracce di JJ5. Orso e lupi saranno al centro dell’attenzione anche venerdì 6 agosto nella Sala Polivalente di Roncobello in occasione della serata organizzata con la biblioteca comunale per celebrare l’anno internazionale della biodiversità, proclamato dall’ONU per il 2010. E’ un rapporto molto particolare quello unisce l’orso e la Val di Scalve. Per secoli, fino alla sua scomparsa alla fine dell’800, è stato uno degli animali più temuti e per questo cacciato con ferocia dalla popolazione locale. Proprio in virtù della sua forza, all’orso si attribuivano poteri soprannaturali e molte sono le leggende popolari che lo vedono protagonista. Una di queste spiegherebbe anche il nome dato allo spuntone roccioso a metà strada tra Vareno e il Passo della Cantoniera, nel cuore della Presolana: Castel Orsetto. La leggenda infatti narra che qui alcuni giovani pastori portarono un intruglio di latte di capra rossa e sangue di falco, seguendo le indicazioni di uno scoiattolo, nella vana speranza che un loro amico, partito alla caccia di un feroce orso bruno che viveva sulle pendici della Presolana, facesse ritorno. La stratta vicinanza dell’orso alla cultura della Val di Scalve è anche testimoniata dalla sua presenza nello stemma di Vilminore di Scalve, una delle località più famose della Valle. E’ qui che stasera mercoledì 4 agosto la giovane ricercatrice del Parco delle Orobie, Chiara Crotti, spiegherà il secolare legame tra l’orso e queste splendide montagne dominate dalla regina delle Orobie, la Presolana. L’appuntamento è alle 21 a Palazzo Pretorio, sede della Comunità Montana, per l’ultima delle 7 serate dedicate alla flora e alla fauna promosse dal Parco delle Orobie Bergamasche all’interno di Parco Vivo 2010. Chiara Crotti racconterà anche la sua personale esperienza quando, nel 2008, fresca di laurea, seguì gli spostamenti di JJ5 sulle Orobie, il primo esemplare di orso tornato sulle nostre valli più di un secolo dopo l’uccisione dell’ultimo esemplare, avvenuta, pare, nel 1886 a Piazzatorre.
“JJ5 veniva dal Trentino, dove è stata fatta un’opera di reintroduzione – spiega il presidente del Parco delle Orobie Bergamasche Franco Grassi -. Probabilmente è da qui che proviene anche l’esemplare che in questo periodo è stato avvistato nella zona del Passo San Marco. Con il Dipartimento di Biologia Animale dell’Università di Pavia siamo alla ricerca di tracce che ci permettano di analizzare il suo DNA e capire meglio con chi abbiamo a che fare. Queste informazioni, insieme a quelle relative agli altri due esemplari che hanno stanziato nei mesi scorsi sulle nostre montagne, ci permetterà di mappare il territorio e, attraverso un’attenta analisi statistica dei dati e delle segnalazioni, di conoscere meglio le sue abitudini e il suo comportamento. Conoscere questi animali è fondamentale anche per dare ai cittadini informazioni chiare e attendibili, che scaccino paure infondate per arrivare così alla salvaguardia di una specie temuta per secoli, ma che in realtà rappresenta una grande risorsa per il nostro territorio” . Il principale artefice della scomparsa dell’orso dalle nostre montagne è stato proprio l’uomo e il suo timore verso questo animale, a causa soprattutto della sua abitudine di attaccare gli allevamenti, in passato principale alimento e fonte di sostentamento per molte famiglie. Ma a dispetto di quanto tramandato dalla cultura popolare, l’orso è un animale molto schivo, che esce allo scoperto soprattutto nelle ore notturne e per questo molto difficile da incontrare o anche solo avvistare. Inoltre, grazie alla sua abitudine di cibarsi delle carcasse degli animali, la sua presenza è molto utile per mantenere un ecosistema più equilibrato ed evitare pericolose epidemie.
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