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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
Inviato: giovedì 24 maggio 2012, 18:26
da passovalcava
l'orso lecchese ha colpito ancora martedi
certo che se è lo stesso della valchiavenna come ha fatto ad attraversare il fondovalle il pian di spagna senza essere visto da nessuno ci saranno 10 km da un sponda all' altra: c'è l' adda, strade, ponti, ferrovia, superstrada case fabbriche.
dalla Provincia di Lecco
Dopo i recenti episodi che hanno coinvolto la nostra provincia a causa della presenza di un orso bruno, l’Assessore all’Ambiente, Caccia e Pesca Carlo Signorelli e l’Assessore all’Agricoltura Fabio Dadati hanno ritenuto necessario tranquillizzare la popolazione fornendo dettagli ed informazioni in merito. Oltre agli assessori provinciali sono intervenuti anche Pietro Gatti, referente per la Provincia di Lecco del progetto LIFE Arctos per la conservazione dell'orso bruno, rappresentanti della Polizia Provinciale (nucleo faunistico) e dell’ASL della Provincia di Lecco.
E’ certo che le due pecore uccise a Mandello martedì scorso sono vittime dell’aggressione di un orso, forse lo stesso avvistato qualche giorno fa in Valsassina. Non risulta invece alcuna aggressione a caprioli o a altri animali selvatici. Questa in sintesi la conclusione di esperti faunistici, Polizia provinciale e veterinari dell’ASL di Lecco dopo gli accurati sopralluoghi svoltisi martedì e mercoledì. Sulla base del protocollo al quale la Provincia di Lecco aderisce sono state fatte le opportune segnalazioni in Regione, anche al fine di garantire il risarcimento per i capi colpiti che spetta ai proprietari degli animali.
Il fatto
A Mandello, in località Somana, a circa 400 metri sul livello del mare, nella notte tra lunedì 21 e martedì 22 maggio, un orso, ha aggredito quattro pecore, due delle quali sono rimaste ferite e poi curate dal Servizio veterinario dell’ASL, allertato dall’allevatore. L’aggressione a capi di bestiame, quasi sempre notturna, non è frequente, ma accade quando l’orso ha bisogno di integrare l’alimentazione, di solito vegetale, con proteine; è più frequente il danneggiamento di alveari o di piante da frutto in quanto l’orso si nutre per circa l’80% di vegetali.
La specie e il progetto di monitoraggio
L’Orso bruno (Ursus arctos) è una specie di interesse comunitario inserita nella Convenzione di Berna, ratificata dall’Italia con la Legge 503/81, quale specie di fauna rigorosamente protetta. Il quadro normativo comunitario, europeo e nazionale impone dunque allo Stato Italiano la responsabilità di assicurare uno stato di conservazione soddisfacente alle popolazioni di orso bruno presenti sul territorio nazionale e ai loro habitat, e impegna le Regioni a mettere in atto le azioni di tutela, gestione e monitoraggio delle stesse. La Provincia di Lecco partecipa al progetto Life ARCTOS per la conservazione sulle Alpi Centro orientali dell’orso bruno, una specie a rischio di estinzione, che sembra scongiurata dopo le immissioni della fine degli anni ‘90. Il progetto, promosso dalla Regione Lombardia e finanziato dalla Unione Europea, ha lo scopo di monitorare la presenza dell’orso in Lombardia e di informare la popolazione con particolare riguardo agli agricoltori e agli allevatori, in modo da porre le basi per la conoscenza della specie e la sua convivenza con l’uomo. Vi partecipano anche le Province di Bergamo, Brescia, Sondrio e i Parchi di Stelvio, Adamello, Alto Garda Bresciano, Orobie bergamasche e Orobie valtellinesi. La Provincia di Lecco organizzerà a breve incontri informativi con allevatori, agricoltori e popolazione; sarà inoltre intensificata l’attività di monitoraggio e di sorveglianza.
"Abbiamo ragione di credere - interviene Signorelli - che l'orso presente nella nostra provincia provenga dal Trentino dove sono stati censiti den 40 esemplari. L'orso di per se è vegetariano per l'80%, mentre per il restante 20% abbisogna di proteine e quindi può cacciare per reperire della carne. Presumiamo che sia un esemplare sui 100 kili, ma non sappiamo il sesso. E' un animale poco mobile e quindi difficilmente aggredisce prede veloci. Nel caso di specie si è trattato di pecore chiuse nel recinto e da qui la riuscita della caccia da parte del plantigrado. Il primo avvistamento è avvenuto a Ballabio nella notte tra il 17 ed il 18 maggio. Nella notte stessa si sono rinvenute delle tracce tra Dervio e Vestreno. Quindi l'animale aveva percorso 40/50 km nella notte. Lunedì e martedì l'episodio a Mandello. Poi un nostro tecnico forestale ha rinvenuto delle tracce a Bedolesso, sui monti di Colico".
"L'orso ci lega fondamentalmente a due temi - interviene Dadati. Il primo riguarda l'agricoltura ed su questo fronte come Provincia ci eravamo mossi già da tempo in quanto avevamo notizia che l'orso avrebbe potuto raggiungere i nostri territori. Il secondo aspetto riguarda più precisamente il turismo. In Trentino dove è stato stimato che vi siano 40 esemplari circa l'orso rappresenta una fonte attrattiva per il turismo ed è sotto questo aspetto che dovremmo valorizzare la sua presenza nel nostro territorio".
"Abbiamo coordinato - prosegue Galbiati - il primo intervento a Somana (Mandello Del Lario) recandoci sul luogo verificando la causa della morte dei due ovini. Dall'esame delle pecore morte rinvenute si è concluso che queste presentavano delle lacerazioni tipiche di un animale cacciatore e più precisamente di un orso e non di cani selvatici o randagi, che tra l'altro sono molto più pericolosi. Infatti l'orso sfugge l'uomo e qualora l'uomo scoprisse l'orso nell'intento di cacciare gli animali di allevamento basta un colpo di fucile sparato in aria per allontanarlo. Non serve sparargli".
"Presumibilmente l'orso ha seguito un percorso ad anello - conclude Gatti - partendo da Piazza Torre nella Bergamasca, passando per la Val Chiavenna ed arrivare infine nella nostra provincia. Ci aspettavamo il suo arrivo. L'orso è un animale che vive isolato, solo la femmina vive con i suoi piccoli per un periodo di circa 1 anno e mezzo due. La nostra intenzione è divulgare al massimo la conoscenza di questo animale, che non è pericoloso per l'uomo, tutelarne la specie ed anche qualora dovesse aggredire degli animali da allevamento i proprietari vengono rimborsati".
Nessun pericolo per l’uomo
In Italia negli ultimi 150 anni non sono state documentate aggressioni dell’orso bruno nei confronti dell’uomo. Quando l’orso incontra l'uomo si comporta in modo schivo e timoroso. Quindi se si avvista un orso si può godere tranquillamente di questa rara opportunità senza pericoli, anche se è opportuno non avvicinarsi. Nelle Alpi orientali, dove l’orso è più comune (se ne stimano 35/40 capi) sono state segnalate alcune aggressioni ad animali quali capre, pecore, asini, maiali, bovini e galline, ma mai all’uomo. In Italia l'orso bruno, che ha una vita media di 20 anni, frequenta fasce altimetriche comprese tra i 300 e i 1500 metri di quota e, a causa del territorio molto antropizzato, preferisce i boschi fitti uscendo raramente allo scoperto.
Colico, altre tracce dell'orso trovate sul monte Bedolesso
Inviato: giovedì 24 maggio 2012, 22:34
da IW2LBR
Dalla Provincia di Lecco
Colico, altre tracce dell'orso trovate sul monte Bedolesso
e in un agriturismo di Somana brana 2 pecore!!
Colico - Si trattarebbe di un unico esemplare alla ricerca di una casa, di passaggio e proveniente dalla Bergamasca. Dopo gli avvistamenti di Vestreno e Ballabio, le pecore trovate uccise a Mandello, dalla Provincia arriva la notizia di altri avvistamenti nella zona del Bedolesso tra Dorio e Colico da parte di un tecnico della forestale. In località "Col" nell'allevamento che Massimo Padovan gestisce insieme alla moglie Angela De Marcellis, il noto agriturismo sopra Somana, martedì mattina sono stati rinvenuti i resti di due pecore e altri due ovini feriti, di cui uno in condizioni critiche. Non sembrerebbero esserci dubbi: la responsabilità è di un orso.
Sbagliato e dannoso reintrodurre l'orso
Inviato: venerdì 25 maggio 2012, 6:44
da IW2LBR
tratto da ruralpini
Sbagliato e dannoso reintrodurre l'orso
di Marco Bosetti (Docente e gestore del rifugio Carè Alto di Pelugo in Val rendena)
L' orso ha straziato e ucciso la mia asina «Rasa» che si trovava in montagna, in Val Rendena, in un ampio pascolo recintato assieme alla figlia Rasina di 10 mesi e al maschio delle mie capre Cosmos. L'orso, giustamente, si comporta da orso. Anch'esso, come i miei e altrui animali, con i rispettivi allevatori, si trova vittima di un disegno scriteriato che ha previsto la sua introduzione. È stato introdotto d'imperio in un ambiente non più adatto alle sue esigenze e, naturalmente, cerca di arrangiarsi come meglio può, facendo incursioni non solo nei pascoli di montagna, ma anche nei paesi, in cerca di cibo. In altre parole si è ritenuto opportuno costruire una casa partendo dal tetto.
La mia, o meglio la nostra Rasa, taglia grande, 12 anni, ci ha aiutati nei trasporti in malga, è cresciuta con i miei figli, si può dire faceva parte della famiglia e, sicuramente, nella sua vita ha smentito la nomea affibbiata agli asini dalla presunzione umana. Lascio immaginare le sensazioni che abbiamo provato nel vederla ridotta in quelle condizioni; fra le varie cose ho pensato anche agli artefici di tutto ciò, seduti alle loro comode scrivanie, agli accondiscendenti ecologisti da salotto sulle loro calde poltrone, a tutti coloro che hanno ritenuto e ritengono che il mio asino sia meno importante del loro orso. E che la distruzione di apiari che sta continuando in questi giorni, peraltro da me stesso subita qualche anno fa, e la distruzione di animali in genere sia risolvibile con un semplice indennizzo; ho pensato alle condizioni in cui ci troviamo, impossibilitati a portare il bestiame al pascolo con tutto ciò che ne deriva anche in termini ambientali, e ho pensato anche a coloro che da tutto questo traggono stipendi dal denaro pubblico, nel quale rientra anche quello che verso io.
Ma il mio caso personale non è altro che la manifestazione di un problema più generale: l'espropriazione del territorio della gente di montagna a vantaggio di una sovrastruttura che, se valutata in termini di costi e benefici (collettivi), non ha ragione di esistere. Il progressivo distacco della maggior parte delle persone dall'ambiente naturale e il diffondersi di una visione idilliaca della montagna, nonché di una concezione ideologica dell'ambiente e di un approccio «scientifico» presuntuoso che non tiene conto dei saperi derivanti dall'esperienza di secoli, ha portato a una prevaricazione da parte di modelli cittadini assunti anche a livello amministrativo. Per cui assistiamo da un lato a situazioni in cui tutto è vietato in nome dell'integrità e, dall'altro, nei centri abitati di fondovalle, al proliferare di costruzioni, centri commerciali compresi, che nulla hanno a che fare con una gestione oculata dell'ambiente, e all'adozione di modelli economici a lungo andare deleteri. Risultato: distruzione del paesaggio su entrambi i fronti.
Le malghe, sempre più sfuggono di mano ai locali, per passare agli speculatori; chi decide di portare in montagna i propri animali sui propri appezzamenti svolge servizio viveri per l'orso: gran bel risultato per l'economia locale, la popolazione e l'ambiente. La responsabilità ritengo sia non solo a livello provinciale, ma anche dei residenti che, adagiandosi a più agevoli ritmi di vita e alle lusinghe del denaro, hanno perso di vista che il governo e la salvaguardia del proprio territorio è fondamentale per la sopravvivenza nostra, dei nostri figli e nipoti, dilapidando un patrimonio non solo materiale ma anche, soprattutto, culturale; di coloro che hanno amministrato e amministrano il territorio, i quali con scarsa lungimiranza e più o meno consapevolezza hanno permesso che questo avvenisse.
Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
Inviato: venerdì 25 maggio 2012, 9:09
da claudio valce
Da l' eco di Bergamo on line:
filmato l'Orso delle Orobie - Mi guardava incuriosito
Ecco l'orso delle Orobie: è stato fotografato nella notte tra giovedì 24 e venerdì 25 maggio sulla provinciale di Ardesio da un lettore, Luca Bosio, che ci ha inviato una foto e il filmato: dura pochi secondi, ma si vede l'orso che corre addirittura lungo la provinciale presso la valzella di Ardesio. Luca è un 29enne di Ardesio che gestisce il rifugio Mirtillo di Lizzola e giovedì notte stava rientrando a casa verso le 3,15, dopo una serata trascorsa con amici, quando si è imbattuto in quello che in lontananza sembrava un enorme cane e che invece si è rivelato un orso.
«È stata un'emozione indescrivibile, non avevo mai visto un orso dal vivo. Continuava ad andare su e giù, dalla strada al bosco e viceversa, come se stesse cercando qualcosa. È rimasto nei pressi della provinciale per circa una mezzoretta. Era tutto tranne che aggressivo e pericoloso, era molto incuriosito, quasi era più lui che guardava noi che noi lui». «C'è stato un momento in cui si è seduto per osservarmi, io ho tirato fuori l'iPhone per filmarlo, ma per l'emozione non ho schiacciato la partenza del video, così sono riuscito a riprenderlo con il telefonino soltanto dopo, mentre correva lungo la provinciale».
«Mi ha impressionato molto la sua stazza, non è tanto alto, ma è davvero grosso. In uno scontro con un'auto penso che la distruggerebbe. Con me si sono fermate altre persone, c'erano anche operai dell'impresa Paccani. È stato deciso di allertare i carabinieri di Ponte Nossa proprio perché un animale così sulla strada potrebbe essere molto pericoloso. E perché li vicino ci sono delle case. Comunque, alla fine l'orso si è dileguato nel bosco». Proprio nei giorni scorsi, uno degli orsi (o l'orso, se fosse solo uno, perché ancora non è chiaro quanti siano) che da fine marzo si aggira sulle Orobie finalmente ha un nome. Dopo JJ5, protagonista delle scorribande dal 2008 al 2009, ora abbiamo «M7». Che non sappiamo però se sia quello avvistato ad Ardesio.
A rivelarlo sono i risultati degli esami genetici effettuati sui peli ritrovati nella predazione di un'arnia il 2 maggio scorso, a Vilminore di Scalve. Lunedì l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha comunicato i risultati alla Regione Lombardia. Si tratta, quindi, del primo esemplare identificato nella nostra provincia (naturalmente dopo il caso di JJ5 quattro anni fa, orso che ora ha sei anni ed è tornato in Trentino). M7 è un giovane maschio di tre anni, figlio di DJ3, nata a sua volta da Joze e Daniza, due degli esemplari provenienti dalla Slovenia e introdotti in Trentino tra il 1999 e il 2002. Joze era anche il papà di JJ5, nato da Jurka (quindi JJ5 è zio di M7 solo dalla parte di Joze).
«Fino al 2008 - spiega Claudio Groff, del servizio faunistico della Provincia di Trento - gli orsi venivano chiamati con le iniziali dei genitori: così JJ5 era il quinto figlio di Jurka e Joze e DJ3 il terzo di Daniza e Joze. Poi si è iniziato a identificare i nuovi esemplari con il sesso e l'ordine di ritrovamento: quindi M7 rappresenta il settimo maschio individuato dal 2008, seconda generazione di quelli introdotti nel Parco Adamello-Brenta a inizio del progetto».
Il breve filmato dell' orso:
http://www.ecodibergamo.it/videos/Video/19563/
Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
Inviato: venerdì 25 maggio 2012, 11:22
da Subiot
Luca Bosio, uno dei pochi bergamaschi che ha avuto la "sventura" di incontare un orso, dice :
«È stata un'emozione indescrivibile, non avevo mai visto un orso dal vivo. Continuava ad andare su e giù, dalla strada al bosco e viceversa, come se stesse cercando qualcosa. È rimasto nei pressi della provinciale per circa una mezzoretta. Era tutto tranne che aggressivo e pericoloso, era molto incuriosito, quasi era più lui che guardava noi che noi lui». «C'è stato un momento in cui si è seduto per osservarmi, io ho tirato fuori l'iPhone per filmarlo, ma per l'emozione non ho schiacciato la partenza del video, così sono riuscito a riprenderlo con il telefonino soltanto dopo, mentre correva lungo la provinciale».
1-0 Per l'Orso , palla al centro ....

In Trentino la protesta contro gli orsi si organizza
Inviato: venerdì 25 maggio 2012, 11:39
da greggio
In Trentino la protesta contro gli orsi si organizza
Basta subire! Nasce il Comitato-anti orsi esteso non solo alle Giudicarie ma a tutto il Trentino e anche alle provincie e regioni limitrofe dove gli orsi provocano non solo danni ma anche crescente paura nelle popolazioni dei piccoli centri di montagna. In questi giorni in Val Rendena la sequenza di cinque episodi di predazione di asini da parte dell'orso ha creato un clima di esasperazione. Sono anni che la gente subisce danni ed è involontaria protagonista di spiacevoli incontri ravvicinati con il plantigrado. Altrove, nei paesi civili e democratici - dove la vita e i beni delle persone sono più rispettati - quando un orso prende a frequentare zone abitate viene quasi automaticamente abbattuto. In Italia le cose stanno molto diversamente. Alla tutela assoluta del plantigrado l'aristocrazia del potere (che non coincide con i politici) ha deciso che può essere sacrificato molto. Anche la sicurezza delle persone. Le stesse "birichinate" che in Svizzera, Austria, Germania costano all'orso la sua pelliccia, in Italia determinano solo la cattura della bestiola e il suo spostamento. Ma se un orso è pericoloso che senso ha limitarsi a spostarlo? Forse che se qualcuno gli chiede gentilmente di restare in una certa località esso obbedisce?
Solo in qualche rarissimo caso l'orso è stato "messo in prigione" scatenando le proteste degli animalisti. Va subito detto che in Val Rendena c'è la "centrale dell'orso": quel Parco Adamello Brenta che ha concepito tutta la strategia della reintroduzione dell'orso e che ha scritto con gli esperti del "gruppo orso" che gravitano intorno ad esso le "regole del gioco" della gestione del plantigrado, regole che valgono non solo in Trentino ma su tutte le Alpi. La gente della Rendena e delle Giudicarie lo sa bene, sa che i dirigenti e gli esperti del Parco sono i "signori dell'orso" e quando succede qualcosa è con loro che se la prende. Del resto chi ha voluto il "circo dell'orso" chi ha spettacolarizzato il progetto Life Ursus? Chi ne ha tratto vantaggio? Loro.
Dov'è la nuova politica dell'orso con più tutela per la popolazione?
Il progetto Life Ursus ha avuto sin troppo successo; gli orsi si sono moltiplicati più del previsto e oggi li si vede vicino ai paesi, attraversare le strade, penetrare ovunque trovino una facile preda. Gli incontri ravvicinati con il plantigrado sono ormai numerosi e sono causa di grandi spaventi negli abitanti. Non sempre gli episodi finiscono sui giornali. Questo stato di tensione viene tenuto in gran parte sotto traccia anche per non influenzare il turismo. Nel marketing turistico del Trentino l'orso, "la terra dell'orso" è un asso nella manica giocato molto spregiudicatamente (per far dimenticare i pesticidi di Melinda, i liquami e il biogas delle stalle intensive simil-padane, l'acciaieria di Borgo Valsugana, le discariche abusive di rifiuti pericolosi, l'incombente inceneritore di Trento). Nell'estate del 2010 il presidente Dellai a seguito delle proteste da varie parti del Trentino (Val di Sole, Primiero) annunciava una "svolta", un giro di vite che avrebbe dovuto far scattare più facilmente la cattura degli orsi. A giudicare da quanto avvenuto in questi giorni parrebbe che le promesse di Dellai siano cadute nel vuoto. Solo dopo cinque asini sbranati in dieci giorni e una clamorosa protesta si lascia trapelare che - forse - la provincia sta pensando di "spostare" l'orso responsabile della strage.
Un gesto dimostrativo che segna una rottura
Ora, però, la rabbia della gente del Trentino occidentale, che da tempo cova sotto la cenere, comincia ad esplodere. È stata sinora tenuto a bada da un sistema di controllo sociale paternalistico e clientelare che fa del Trentino una delle plaghe europee dove la società è più irreggimentata, dove tutti temano di prendere posizioni anticonformiste contro le istituzioni e i centri di potere in genere. La gente ha paura a protestare perché teme di perdere il posto, il contributo, il fido, l'autorizzazione. L'autonomia non fa rima con democrazia, tanto meno con democrazia partecipata. Fa circolare tanti soldi ma crea anche una tela di ragno di dipendenza, prima di tutto psicologica. Autonomia per chi? Per la casta, non per i cittadini che sono ben poco "autonomi" nei loro comportamenti sociali e politici.
Ieri a Stembo, però, si è rotto qualcosa
Sinora c'erano state lettere ai giornali, raccolte firme, interrogazioni in consiglio provinciale. Wanda Moser, una battagliera imprenditrice, ha portato la carcassa del suo asino Beppo davanti alla sede del Parco Adamello Brenta e con un gesto ha inciso di più di tanti articoli e di tante parole. Il gesto, di grande grande valore simbolico ha avuto una grande eco. Che va oltre la pur significativa prima pagina de "il Trentino" e gli articoli dedicati tra oggi e ieri anche dall'altro quotidiano trentino, "l'Adige"..
La rabbia covava sotto la cenere
In realtà quella che fa notizia è la determinazione della signora Wanda che oltre ad organizzare la sua protesta si è anche recata dal giornalista e il Trentino, Walter Facchinelli, per dire la sua senza aspettare di essere intervistata. La signora aveva anche chiesto un aiuto per guidare il piccolo mezzo agricolo. "L'uomo grande e grosso cui avevo chiesto di guidare il mezzo si è tirato indietro per paura. Mi ha detto che non voleva mettersi contro il Parco che dà da mangiare a parecchi qui in paese". Wanda non è stata aiutata neppure dal sindaco, amzi... "Il sindaco mi ha minacciata di denuncia; per fortuna che ho avuto l'accortezza di parcheggiare il mezzo in uno spazio privato". Nonostante questi ostacoli la protesta della signora Wanda ha visto la partecipazione spontanea di numerose persone del paese, tutte proprietarie di animali, che sono accorse quando si è sparsa la voce della manifestazione.
Se viene a mangiare le nostre pecore ghe sbaro
Facchinelli riferisce che mentre i forestali della squadra speciale orsi cercavano di convincere i presenti che la migliore difesa dall'orso è rappresentata dalla prevenzione un bimbo di soli sette anni commentava: "Se viene a mangiare le nostre pecore ghe sbaro!". Altri bimbi - a dimostrazione che la voglia di protestare stava già covando indossavano delle T-shirt con le scritte: "adesso basta orsi" e "stop agli orsi". Al di là della estemporanea per quanto incisiva protesta la signora Moser ha deciso che fosse giunto il momento di dare vita al Comitato anti-orsi. "Mi hanno telefonato decine di persone, tutte desiderose di fare parte del comitato. A chi mi chiedeva se era limitato alle nostre valli ho risposto che è esteso a tutto il Trentino ma anche alle altre province e regioni dove hanno il problema dell'orso".
Parlando con Wanda si capisce anche il perché di tanta determinazione.
"Sono preoccupata perché per sbranare l'asino l'orso ha scavalcato con un'agilità incredibile una recinzione di rete metallica, sormontata da tre fili spinati, alta 2 metri. Ormai ha imparato e non lo ferma più nessuna recinzione. Può entrare ovunque. E se un giorno comincia a mangiare un bambino invece che un asino? Non vogliamo aspettare che la situazione cambi solo dopo che ci sarà stato il morto. Vogliamo prevenire. Queste cose sono pronta ad andare a dirgliele a Dellai". Alla fine le ho chiesto se non avesse paura degli animalisti dopo questa sua coraggiosa protesta: "Non ci penso nemmeno ad aver paura di quella gente".
Per adesioni al Comitato telefonare a Wanda al 3483641940
Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
Inviato: venerdì 25 maggio 2012, 11:45
da carlocortinovis
Leggo dell'orso che l'anno visto, anche io e il mio socio la notte abbiamo cercato l'orso ma non ha attraversato le strade, eravamo pronti con la telecamera sul casco che d'opera quando fa i salti co la moto. Quello che l'ha visto e' stato sfortunato si e accorto alla fine che non aveva fatto partire il filmato, era bello vedere mezzora di filmato dell'orso.
Valchiavenna, altri avvistamenti di orsi
Inviato: venerdì 25 maggio 2012, 13:04
da IW2LBR
Dal quotidiano Il Giorno
Valchiavenna, altri avvistamenti di orsi: «Erano a 2.000 metri»
Chiavenna, 24 maggio 2012 -Versi inequivocabili, riconducibili ad un orso sono stati uditi domenica mattina sui monti di Villa di Chiavenna da due escursionisti del posto. La notizia è trapelata solo ora in attesa di ulteriori riscontri e di avere una conferma sul fatto che possa essere stato proprio un orso ad assalire le pecore trovate sbranate non molto distante dal luogo dove i due villesi hanno udito spaventevoli versi che li hanno fatti allontanare in tutta fretta. Gianfranco Gini, quarantenne, grande passione per la montagna e gli animali e un diciassettenne che era con lui, hanno avuto paura e sono scesi, sincerandosi prima di tutto della loro sicurezza. L'episodio nel racconto del padre del diciassettenne Remo Martinoli: «Mio figlio era con Gianfranco Gini a circa 2.000 metri di altitudine sopra Villa per una camminata in quota. Ad un tratto hanno udito dei versi raccapriccianti, molto forti e inequivocabili e hanno visto une pecora correre all'impazzata. Subito hanno pensato alla presenza di un orso nelle vicinanze e sono scesi per evitare di correre rischi». I versi sono stati localizzati oltre il maggengo di Cantone tra il Monte Congen e le Corna di Droso. In una zona a quota più bassa erano state rinvenute pochi giorni prima quattro pecore sbranate. Sempre sul territorio di Villa di Chiavenna in località Scalotta era stato anche ritrovato tempo fa un capriolo senza testa, episodio che sulle prime era stato attribuito ad una lince.
L'orso compare di nuovo Immortalato da una foto
Inviato: venerdì 25 maggio 2012, 13:08
da IW2LBR
L'orso compare di nuovo Immortalato da una foto
VALDIDENTRO - Si sta divertendo a girare in lungo e in largo tra la valle di Cancano e il Livignese. È l'orso bruno avvistato circa quindici giorni fa a Cancano, all'interno del Parco nazionale dello Stelvio da una pattuglia del Corpo forestale dello Stato. Da quella sera numerosi gli avvistamenti segnalati e anche gli episodi che fanno ipotizzare la presenza in pianta stabile del plantigrado in Alta Valle. Anzi, a dir la verità potrebbe anche essere un altro esemplare (ipotesi più rara ma non da scartare) e la Forestale è impegnata pure nella verifica su peli d'orso e sterco dell'animale rivenuti in valle. Una zona particolarmente battuta è quella della Val Vezzola: qualche giorno fa, infatti, due alveari presenti al di sotto della Decauville sono stati trovati distrutti, un segno eloquente del passaggio dell'animale. Nei pressi di quest'area, inoltre, vi è una pozza d'acqua ai margini della quale sono state rinvenute delle impronte che non lasciano dubbi. Ma non è tutto. La "caccia" all'avvistamento dell'orso impazza anche su Facebook.
Ecco la foto pubblicata dal giovane Matteo Pienzi di Valdidentro, immagine di proprietà di un turista che nei giorni scorsi si è trovato a transitare verso la Forcola di Livigno. Dopo circa un secolo dalla sua scomparsa, da qualche primavera l'orso è tornato sui monti della provincia di Sondrio e del Parco nazionale dello Stelvio che sembra gradire particolarmente. Si tratta ancora di presenze sporadiche, dovute presumibilmente a giovani maschi in dispersione dal Trentino. «La loro sempre maggior frequenza - hanno evidenziato dal Parco - lascia però ben sperare in un futuro definitivo insediamento del plantigrado nei nostri boschi». E proprio per far chiarezza sulla situazione attuale che caratterizza il territorio lunedì alle 21 è in programma a Bormio, nella sala conferenze della Bps (via Roma 131), una serata su "La presenza dell'orso in provincia". L'iniziativa è stata organizzata dal Parco, dalla Provincia e da Ersaf Lombardia nell'ambito delle iniziative di comunicazione previste dal progetto Life +Arctos.
Interverranno Wolfgang Platter e Luca Pedrotti, direttore e coordinatore scientifico del Parco, l'esperto Carlo Frapporti (Wwf Italia) e Antonella Songia (Dg Sistemi verdi e Paesaggio - Regione Lombardia).