
La situazione peggiore, a maggior rischio è quella della ex Cava Carale, anche per la presenza dell’abitato omonimo immediatamente a valle e della strada provinciale nella zona a monte con un volume di 60.000-70.000 mc d’acqua immediatamente a monte. Nel cantiere l’estrazione è avvenuta su quattro livelli, di cui tre al di sotto della superficie di falda, per cui l’acqua veniva pompata fuori durante i lavori. Il cantiere è stato chiuso nel 1972 e la situazione si è aggravata nel tempo, dato che due livelli restano ancora completamente allagati, con un volume di vuoti, riempiti dall’acqua dell’ordine di 60.000-70.000 mc. Il versante soprastante presenta fenomeni di sprofondamento legati al franamento delle calotte oltre una serie di frane per il rilascio tensionale dei terreni di copertura. In aggiunta l’aspetto più preoccupante è che l’acqua continua a circolare nel sottosuolo, con i conseguenti fenomeni di degrado delle rocce evaporitiche, con un peggioramento ed un aggravamento dei rischi nel tempo.