Prima Salita 18 Novembre 2018 - Marco e Luca Serafini ed Emanuele Cavenati (a comando alternato)
Difficolt: 65-70 gradi su neve, passaggi di misto fino a M3+
Dislivello: 150 m, 3 chiodi usati e 4 chf, 0 lasciati, usate corde da 60 m e vari friends, nuts ed eccentrici medio-piccoli.
Roccia: scisti friabili nella parte bassa, granito compatto del fioraro nella parte alta
Tempo impiegato: ore 3:00 dall'attacco alla vetta
Avvicinamento: raggiunta l'alta conca della val Pedena, ci si porta alla base della parete in corrispondenza della verticale della spalla ovest sulla cresta NO del Fioraro, circa 100 m a destra (O) di quel marcato canalino che incide obliquamente la parete N del Fioraro da sinistra a destra, sboccando sulla cresta NO tra la spalla e la vetta. L'attacco si trova a quota circa 2260 m, in corrispondenza di un breve saltino roccioso che sbarra l'accesso ad un aperto pendio canale adducente ad un salto verticale di rocce rotte.
Dalla S0 si supera il saltino roccioso tramite un intagliato canalino e si prosegue sul pendio aperto fino alla base del salto roccioso verticale (S1 malagevole su chiodi, 55 m, 50-60¡, passi di M3). Si prosegue ora obliquando a sinistra fino al margine sinistro del salto verticale di rocce, superandolo in traverso a sinistra a guadagnare un pendio aperto (S2 su friends e spuntone, 55 m, 60-70¡, passi di M3). Risalire direttamente il pendio su pendenze sostenute fino a guadagnare la base di un salto verticale che sbarra l'uscita alla cresta (S3, 55 m, 60-70¡). Da qui traversare a sinistra a prendere un obliquo diedro che parte al di sotto di uno strapiombo e si insinua a sinistra a guadagnare una successione di magnifiche rocce a blocchi di granito del fioraro, da superare atleticamente fino ad un comodo terrazzo in cresta a quota circa 2410 m (S4, 55 m, fino a M3+). Da qui seguendo brevemente la cresta NO, e passando prima da un grande ometto, poi in corrispondenza dell'intaglio ove sbocca il canalino obliquo, si perviene alla vetta (100 m, elementare).
Trovate ottime condizioni di neve rigelata e compatta, rari tratti di ghiaccio. Salita effettuata con nebbia e visibilit estremamente ridotta: minima 10 metri, massima 50-60 metri. La scelta del settore di parete da salire è stata del tutto casuale, al raggiungimento della parete nella nebbia, con parete completamente invisibile dal basso.

Prendo in prestito una foto del report di "un Passante" poichè il versante nord-ovest del Fioraro si è nascosto alla vista tutto il giorno alpinismo-arrampicare-valle-brembana-f1 ... t9426.html
Partiti alle 7:30 dal passo di San Marco, risaliamo alle pendici del Fioraro nella nebbia fitta, aspettando di sbucare da un momento all'altro sopra le nuvole. Di fatto, non usciremo mai dalle nuvole e sbatteremo contro la parete in un punto non ben definito che ipotizziamo essere circa in linea con la vetta. Alzando lo sguardo si vedono i primi 20 metri, poi potrebbe esserci qualsiasi cosa.
Confortati dal fatto che non ci sono salti verticali sulla parete, partiamo alla cieca cercando di guadagnare dislivello fino ad incrociare la cresta o uscire dalle nuvole quanto basta per orientarsi. Salgo il primo risalto e mi trovo in un canale di neve sui 60° che seguo restando nel mezzo fino a sbattere il naso contro una fascia rocciosa. Qui la visibilità aumenta quanto basta per alzare lo sguardo e vedere che non siamo in uno dei canali che solcano la parete, bensì in un anfiteatro dalle pareti scoscese dove si esaurisce il canalino.
Sosto su due chiodi che entrano neanche per metà lunghezza e attendo i compagni per decidere come proseguire.
Usciamo dalla conca rocciosa obliquando a sinistra fino a sormontare il costone sinistro e sostando sulle prime protezioni buone della via; una serie di friend in rocce rotte e tenute insieme solo dal ghiaccio. Da qui parte Emanuele per un bel tiro sui 70° su neve dura e qualche chiazza di ghiaccio, che ci porta fin sotto il salto roccioso sommitale. A questo punto sappiamo di essere ad un tiro di corda dalla cresta quindi ci rilassiamo e infiliamo un bel diedro roccioso dove graffiamo il granito con i ramponi e incastriamo le picche tra i blocchi e le fessure.
Usciamo sulla cresta appena sotto la vetta, dove la nebbia si apre quanto basta per indicarci la croce e la cresta di discesa.



L'imbocco del diedro del quarto tiro
Ultimi metri di misto