Il Mulino della Val Parina
E finalmente siamo riusciti a sapere a che cosa serviva quel mulino (ora rudere) dopo gli orridi.
cultura-storia-valle-brembana-f84/disce ... t3165.html
Mulino che serviva per dare energia alla teleferica che scendeva da Valpiana di Serina
Realizzato negli anni 1930 in una zona selvaggia senza case, niente prati, solo per portare a valle il legname
e ancor di più sorprende lo sbarramento e la centralina elettrica nella parte alta della Parina che alimentava la teleferica
che portava il legname dei boschi dell’Ortighera alla sella di Valpiana.
La Goggia la Chiave della Val Parina
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Re: nella cruna dell'Ago...
Finalmente vediamo la Gogia dall'interno!
Ma come fa ad essere così verde l'erba??IW2LBR ha scritto:
Andrea Carminati, brembano; moderatore forum
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Sfruttamento della Val Parina
Premessa storica generale.
Le montagne si sono formate e trasformate in ere geologiche di milioni di anni senza la presenza dell’uomo. I boschi si sviluppavano naturalmente in modo continuo e con le essenze vocazionali ai diversi suoli, pendenze e quote altimetriche. I prati di fondovalle non esistevano e i pascoli erano solo nella fascia alpina. Con l’insediamento massiccio dell’uomo nelle valli sono state disboscati i larghi fondovalli e le pendici morbide creando pascoli e coltivi. Un lavoro di disboscamento e lavorazione del terreno per aumentare la produttività della terra per il valligiano dall’800 al 1600. La toponomastica testimonia questa fase dei disboscamenti: Tagliata, Roncola, Spino, Piazzo. Arale, Bosco, Olmo, Peghera, In quel periodi di economia di auto sussistenza la valle poteva sfamare ancora pochi valligiani e già nel 1100 molti valligiani soprattutto uomini forti emigravano stagionalmente e il fenomeno resterà elemento di sopravvivenza per molte famiglie.
I coltivi, i pascoli, i boschi venivano utilizzati in tutti i possibili modi che permettessero del reddito. Il legname d’opera veniva tagliata, trascinata escivolato lungo i canaloni delle montagne e portato alla pianura tramite il Brembo per fluitazione. Le perdici aspre, strapiombanti venivano sfruttate con la pascolazione di capre e pecore, falciando i paglioni e il fieno magro sui piccoli pianori; il legname scomodo e lontano dagli abitati, trasformato sul posto in carbone di legna. La valle era punteggiata da carbonaie, spiazzi per i “Poiat”, il carbone di legna veniva portato a valle in sacchi a spalla e a dorso di mulo con una ragnatela di sentierini ancora oggi individuabili su fianchi delle valli. Nel 1900 con le tecniche di teleferiche e i trasporti ferroviari di fondovalle è iniziato uno sfruttamento in grande scala dei boschi in valli laterali non sfruttate come la bassa val Parina. All’inizio 900 la popolazione era cresciuta con le innovazioni delle colture della patata, granoturco e gli sfruttamenti minerari ed idroelettrici. La fame e la necessità di valorizzare e sfruttare il possibile mette d’accordo in val Parina tanti comuni e decine di famiglie proprietari di tanti mappali, realizzando viabilità e trasporti che sono durati 40 anni. Il legname da sfruttare era tanto ed è stata costruita la ferrovia e la teleferica per Valpiana., si trasportò principalmente legname, anche barite, poi marmo e infine sabbia e ghiaia per le strade.
I tagli dalla prima guerra mondiale sino agli anni 50, non sono stati toccati i faggi giganteschi in quota che facevano da corona agli alpeggi, perché erano di difesa del suolo e poi troppo grandi per portare a valle e oggi hanno raggiunto dimensioni monumentali. Nella valle dei Ross sopra la grotta di Corna sono stati lasciati dei carpini adulti che attualmente sono a dimensione record. Gigantesco l’Olmo sopra la grotta di Corna.
Mario.barba
Le montagne si sono formate e trasformate in ere geologiche di milioni di anni senza la presenza dell’uomo. I boschi si sviluppavano naturalmente in modo continuo e con le essenze vocazionali ai diversi suoli, pendenze e quote altimetriche. I prati di fondovalle non esistevano e i pascoli erano solo nella fascia alpina. Con l’insediamento massiccio dell’uomo nelle valli sono state disboscati i larghi fondovalli e le pendici morbide creando pascoli e coltivi. Un lavoro di disboscamento e lavorazione del terreno per aumentare la produttività della terra per il valligiano dall’800 al 1600. La toponomastica testimonia questa fase dei disboscamenti: Tagliata, Roncola, Spino, Piazzo. Arale, Bosco, Olmo, Peghera, In quel periodi di economia di auto sussistenza la valle poteva sfamare ancora pochi valligiani e già nel 1100 molti valligiani soprattutto uomini forti emigravano stagionalmente e il fenomeno resterà elemento di sopravvivenza per molte famiglie.
I coltivi, i pascoli, i boschi venivano utilizzati in tutti i possibili modi che permettessero del reddito. Il legname d’opera veniva tagliata, trascinata escivolato lungo i canaloni delle montagne e portato alla pianura tramite il Brembo per fluitazione. Le perdici aspre, strapiombanti venivano sfruttate con la pascolazione di capre e pecore, falciando i paglioni e il fieno magro sui piccoli pianori; il legname scomodo e lontano dagli abitati, trasformato sul posto in carbone di legna. La valle era punteggiata da carbonaie, spiazzi per i “Poiat”, il carbone di legna veniva portato a valle in sacchi a spalla e a dorso di mulo con una ragnatela di sentierini ancora oggi individuabili su fianchi delle valli. Nel 1900 con le tecniche di teleferiche e i trasporti ferroviari di fondovalle è iniziato uno sfruttamento in grande scala dei boschi in valli laterali non sfruttate come la bassa val Parina. All’inizio 900 la popolazione era cresciuta con le innovazioni delle colture della patata, granoturco e gli sfruttamenti minerari ed idroelettrici. La fame e la necessità di valorizzare e sfruttare il possibile mette d’accordo in val Parina tanti comuni e decine di famiglie proprietari di tanti mappali, realizzando viabilità e trasporti che sono durati 40 anni. Il legname da sfruttare era tanto ed è stata costruita la ferrovia e la teleferica per Valpiana., si trasportò principalmente legname, anche barite, poi marmo e infine sabbia e ghiaia per le strade.
I tagli dalla prima guerra mondiale sino agli anni 50, non sono stati toccati i faggi giganteschi in quota che facevano da corona agli alpeggi, perché erano di difesa del suolo e poi troppo grandi per portare a valle e oggi hanno raggiunto dimensioni monumentali. Nella valle dei Ross sopra la grotta di Corna sono stati lasciati dei carpini adulti che attualmente sono a dimensione record. Gigantesco l’Olmo sopra la grotta di Corna.
Mario.barba
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La vera storia del büs dè la Gögia
Riceviamo da Lorenzo di Lenna e pubblichiamo...
La vera storia del büs dè la gögia.
Nella curva a gomito posta tra Camerata e la Baracca, sulla ex statale, c'era un grotta/antro. Leggermente a quota inferiore rispetto alla sede stradale attuale. Nessun problema per il transito a piedi o con carri piccoli. Con il miglioramento dei mezzi, carri con + cavalli e carichi più lunghi svoltavano con grande fatica. I lunghi tronchi toccavano in punta e in coda. Su iniziativa degli imprenditori della valle di mezzoldo furono eseguiti i lavori di demolizione di questo buco. La viabilità migliorò tantissimo ed il buco, nella formazione quaternaria, scomparve e con esso il famosissimo büs dè la gögia. Pur discosto dalla strada principale, si racconta che molti forestieri sceglievano questo percorso, compatibilmente con la piena del Brembo, per provare l'emozione di passare nel
büs dè la gögia.
Mi permetto di osservare come assai improbabile il servizio attualmente sul vostro sito.
Al termine dello studio, speriamo presto, si forniranno i disegni, il punto e la bibliografia. Speriamo.
In sostanza vi era un unico buco, da cui il nome. I pinnacoli sono numerosissimi, ancor più se si pensa all'assenza del bosco e quindi più visibili.
Ora si tende a porre la gogia alla confluenza del torrente Parina con il Brembo, tuttavia è un falso storico.
cordiali saluti Lorenzo
La vera storia del büs dè la gögia.
Nella curva a gomito posta tra Camerata e la Baracca, sulla ex statale, c'era un grotta/antro. Leggermente a quota inferiore rispetto alla sede stradale attuale. Nessun problema per il transito a piedi o con carri piccoli. Con il miglioramento dei mezzi, carri con + cavalli e carichi più lunghi svoltavano con grande fatica. I lunghi tronchi toccavano in punta e in coda. Su iniziativa degli imprenditori della valle di mezzoldo furono eseguiti i lavori di demolizione di questo buco. La viabilità migliorò tantissimo ed il buco, nella formazione quaternaria, scomparve e con esso il famosissimo büs dè la gögia. Pur discosto dalla strada principale, si racconta che molti forestieri sceglievano questo percorso, compatibilmente con la piena del Brembo, per provare l'emozione di passare nel
büs dè la gögia.
Mi permetto di osservare come assai improbabile il servizio attualmente sul vostro sito.
Al termine dello studio, speriamo presto, si forniranno i disegni, il punto e la bibliografia. Speriamo.
In sostanza vi era un unico buco, da cui il nome. I pinnacoli sono numerosissimi, ancor più se si pensa all'assenza del bosco e quindi più visibili.
Ora si tende a porre la gogia alla confluenza del torrente Parina con il Brembo, tuttavia è un falso storico.
cordiali saluti Lorenzo
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Re: La Goggia la Chiave della Val Parina
è possibile dare indicazioni più precise su dove imboccare questo sentiero, ossia bisogna attraversare il brembo nell'ansa dove inizia la val Parina ? Grazie
..viaggio senza meta…
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Re: La Goggia la Chiave della Val Parina
Prima della grande piena del Brembo (1987).. si poteva attraversare alla Pozza della Val Parina, dal ponte della piccola ferrovia che portava la legna, il minerale e il marmo.. ora bisogna attraversare il fiume alla passerella del Ferdy (Piani di Scalvino)... e prendere il sentiero CAI ben segnato..TARCI.HAPPYCIENCY ha scritto:è possibile dare indicazioni più precise su dove imboccare questo sentiero, ossia bisogna attraversare il brembo nell'ansa dove inizia la val Parina ? Grazie
.......... si attraversa il ponte in ferro che scavalca il Fiume Brembo e si gira a dx e si passa sopra un ponticello di legno e si percorre il bordo del prato sotto un filare di abeti, si aggira a monte la casa dei Fienili e si attraversa la valletta e si risale lo sperone di conglomerato. Il sentiero della Val Parina va in direzione sud ed è più alto rispetto al fiume di 30 - 50 mt. Si cammina sul fianco ovest del monte Ortighera. Al primo sperone si osservano sul sentiero i sassi di rotolamento rossi compressi con ghiaiotto rotondo tipico del fondo del fiume alluvionale. Dopo 5 minuti di cammino si attraversa un canale che è la risorgiva dei Riviù” un sifone spumeggiante che getta acqua solo dopo intense precipitazioni.... http://www.vallibergamasche.info/itiner ... arina.html
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