Tra me e lui c’è uno strano rapporto, fatto di rispetto e di paure, di desiderio e di rimpianti, di avvicinamenti e fughe, di parole non dette e di silenzi che ambedue, ognuno a modo nostro, vorremmo infrangere. Sto alla finestra della mia vita e accetto come un dono raro le sue quasi quotidiane apparizioni, ben conscia che ho il suo amore ma non lo potrò mai possedere.
D’inverno il gelo serra il prato in una morsa, e la Cintura di Orione sembra illuminare le sue mille sorelle che riverberano sui fili d’erba. Il fuoco nel camino non scioglie il freddo del cuore. Ma, come d’incanto, sento il suo roco richiamo di maschio in calore. Mi affaccio e lui è là, superbo, selvaggio, alla periferia della mia esistenza. Gusta lentamente il cibo che, con amore e dedizione, gli preparo. Si lascia ammirare senza concedersi mai. Mi guarda come a dirmi: “Amami se vuoi, ma non mi avrai”. Ogni sera ritorna per poi andarsene, clandestino, padrone della notte. E nel buio, dal profondo del bosco, sento il suo richiamo, un secco colpo di tosse a ricordarmi che è lui il padrone del mio immaginario.
A volte, quando il sole illumina il bosco, vado ad accarezzare le foglie morte sulle quali si sdraia, e mi rimane tra le dita la sua usta, maschia, muschiata. E nei recessi della mia anima antica si sveglia il ricordo di un tempo che viene prima del tempo, quando forse anch’io ero altro da me, filo d’erba, foglia morta, piccola ombra rossa che corre nel crepuscolo, padrona del buio e della mia vita, cellula divina di Madre Natura.
Grazie, amore mio, mio magnifico maschio, che tanto desidero proprio perché non ti avrò mai. Grazie di esistere e di ricordarmi chi sono e da dove vengo. Grazie di accettare i miei poveri doni, le mie attese, le mie inutili parole. Grazie di esserci, amico delle mie pensose solitudini. Grazie di esistere, anche solo alla periferia della mia vita, piccola volpe…
Laura Rangoni (strega)

