Giro in una zona spettacolare, sullo spartiacque tra la Valle Averara e la Valle di Mezzoldo: ecco una breve descrizioni corredata dalle splendide foto del Gogis. Partiamo con la nostra escursione dai Portici di Averara (650 metri), raggiungiamo l'antica Redivo passando da una delle due torri venete (o sono tre? leggi il seguito...

Redivo, la Dogana Veneta e, sullo sfondo, i bastioni dell'Avaro

Antica dimora signorile a Valle

Sfortunatamente perdiamo la strada (che non è segnata) e ci troviamo esattamente sullo spartiacque sopra citato, decidiamo quindi di salire sulla montagna sfruttando una evidente traccia in costa e, dopo un'oretta di sofferenze per le pendenze, raggiungiamo un'altura sovrastata da un roccolo circondato da muri circolari ben fatti; vista la posizione strategica fantastichiamo... è la Terza Torre Veneta di Averara? (a breve scriverò un approfondimento nelle news...

Ora è un roccolo...ma prima c'era una torre?!

Proseguiamo in maniera pianeggiante e, sempre in costa, raggiungiamo l'alpe del Faino sovrastata da una imponente baita.
La baita del Faino

Santa Brigida sovrastata dal Monte Disner e, sullo sfondo, il gruppo Zuccone Campelli-Corna Grande

Da qui saliamo ancora sfruttando il vecchio sentiero di mandriani verso i Grasselli; prima però di arrivare a questo sontuoso pascolo decidiamo di salire in vetta (arrancando tra cespugli e rocce, non c'è infatti sentiero) al Monte Faino (1562 metri, novecento in più della partenza di Averara): vista splendida su tutto il ramo ovest della Val Brembana, col Pegherolo dritto davanti a noi, e Piazzatorre e Piazzolo a strapiombo sotto di noi.
Piazzolo

Piazzatorre

Zoom sulla vetta del Pegherolo, con la cresta di salita da San Simone

Scendiamo dall'altro versante avventurandoci in aerei cocuzzoli rocciosi e ripidi canalini erbosi mentre alcuni splendidi camosci ci guardano perplessi. Riprendiamo il sentiero dei mandriani e arriviamo ai vastissimi e panoramici pascoli dei Grasselli (ci sono più di venti baite), vigilati da una precaria santella che andrebbe sistemata prima dell'oblio.
La Madonna dei Graséi

Dopo esserci fermati a bivaccare su questo terrazzo sfruttando un altra mulattiera scendiamo alla contrada dei Tai Mes, magistralmente sistemata, e da qui, per una precaria traccia, alle baite del Vedeschì Alto e Basso, anch'esse poste in amena posizione ma che ormai rischiano le ingiurie del tempo (AAA, cercasi restauro).
Il borgo del Tai Més

Scendendo ancora, arriviamo alla frazione Costa, abbarbicata sull'omonima cresta erbosa, per poi tornare alle nostre macchine nello storico centro di Averara. Escursione di grande soddisfazione ma su sentieri non segnati per cui è indicata una minima conoscenza della zona, anche se itinerari più brevi con obiettivo una o più di queste contrade sono alla portata di tutti; per ogni dubbio chiedere agli Averaresi, sempre cordiali e disponibili.