A Carona c'è un Folletto dei Boschi, custodisce un luogo magico: chi è fortunato può vederlo giocherellare sul Sentiero delle Cascate, compare e scompare tra macigni e pozze cristalline, tra alberi e saltelli canterini. Noi l'abbiamo visto e lui ha visto noi, gli siamo simpatici, ha voglia di guidarci, lo fa a modo suo: scappa avanti e torna indietro, ci spinge nel cortiletto della Baita Tarlo per farci ammirare dall'alto la sua Carona, corre come un pazzo nei vicoli di Pagliari sbucando all'improvviso dietro gli angoli per farci spaventare, ma lui vuole solo giocare, non è mai cattivo, i suoi piccoli dispetti mettono allegria al cuore. Se gli chiedi qualcosa sembra ignorarti scanzonato, poi tenerissimo ti risponde con vocetta sottile: conosce il nome di ogni cosa, di ogni montagna, di ogni baita, capisce tutto al volo e risponde solo in dialetto.
Ha capito che siamo in viaggio verso la neve, gli brilla lo sguardo mentre oltrepassiamo Prà Nisola, dice che anche in alto troveremo le "moie", quando arriviamo al rifugio Calvi siamo un po' increduli di vedere che il terreno non è tutto bello "gualìf", ma basta che da una nuvola scappino inaspettati due piccoli fiocchi di neve e lui si scatena in un'irrefrenabile corsa gioiosa, spiccando salti agilissimi per non schiacciare i "maròsòi", poi "spernùsét" da far ridere si ferma in cima ad una collinetta dove col cenno della mano ci invita a raggiungerlo, i suoi occhi sprizzano la stessa felicità che riempie i nostri. La sua magia più sorprendente è che a secondo del suo stato d'animo lascia sul terreno le impronte dei più svariati animali, mai le sue, ed è capace di imitare persino le tracce dei nostri scarponi.
Anche se lui è ghiotto di "chisol" accetta timidamente i nostri biscotti, ringrazia educato: è un attimo, il suo arrivederci ci coglie impreparati, abbiamo solo il tempo di ringraziare frettolosamente mentre lo vediamo correre lontano, la sua risata allegra svanisce nell'ombra di un larice, disegnata dal primissimo raggio di sole che finalmente è riuscito a bucare e nuvole. E' così che va, il sole lo trasforma in un'ombra, può essere dappertutto e non te ne accorgi, la magia dice che per rivederlo bisognerà aspettare un nuovo giorno: noi però lo cerchiamo lo stesso a lungo con lo sguardo, nel tornare a valle ci aspettiamo di vederlo ricomparire dietro ogni albero, ogni sasso, ogni curva, resta invisibile ma sappiamo che ci guarda e questo ci rende felici. Sono pochissimi quelli che hanno avuto la fortuna di vederlo, se è successo è perchè lui l'ha voluto, ti ha scelto come amico, gli altri non lo vedranno ma tu sì: ogni volta che ti incamminerai sul Sentiero delle Cascate ti accoglierà festante al Pùt dela Paràda, ospite d'onore nella magica dimora di un piccolo Folletto dei Boschi.
Carona, la giornata comincia così così, tante nuvole, ha smesso di piovere da poche ore: il lago è bello bagnato ma basso di livello, sullo sfondo il Vacca Peak...
( Ah, dimenticavo: sui titoli di coda metterò il significato delle parole virgolettate, pota non le conoscevo...)
