Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

Le numerose specie di animali selvatici nelle Alpi Prealpi Orobie e specificatamente in Valle Brembana
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

Messaggio da IW2LBR »

pluto ha scritto:uno in Val Brembana.
se... figures, comè battuta la Valle Brembana in questo periodo non ci scappa nemmeno una lepre!!
a meno che si fa di tutto per nascondere e non far sapere i casini che fa!
e dall'esperienza in altre zone vicine se un orso gira nei dintorni sicuramente i danni li fa eccome!!
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

Messaggio da IW2LBR »

dal Corriere del Trentino

«Con l’orso vicino ho paura per i miei figli»
VAL RENDENA. «Da quando hanno reintrodotto l’orso non sono più tranquilla», chi parla è Paola Mosca sposata a Strembo con Paolo, e giovane madre di tre figli di 11, 9 e 7 anni.

Quando sono iniziati i suoi problemi?
I miei problemi con l’orso sono iniziati nel 2012, quando i miei vicini l’hanno fotografato a mezzogiorno che transitava vicino a casa mia, dove giocano i bambini. Lì ho iniziato a preoccuparmi davvero.

E l’orso?
Con l’orso c’è poco da scherzare, si avvicina alle case, abbatte le porte, uccide gli animali e attacca l’uomo.

Cosa ha fatto con l’orso fuori casa?
Ho contattato i forestali chiedendo sicurezza, ma ho capito che è complicato. All’epoca avevo diversi animali, visto il pericolo li abbiamo ceduti.

Avete avuto altri animali?
Sì, a distanza di due anni, la scorsa primavera avevamo deciso di tenere tre pecore, poi ai primi d’agosto, sentite le scorribande dell’orso ce ne siamo liberati un’altra volta, per non trovarle morte. E aggiungo per fortuna, perché di lì a pochi giorni l’orso ha ucciso pecore, asini e capre vicino a noi.

Com’è la convivenza con l’orso?
Io ho paura a lasciare i miei figli da soli a giocare fuori. Paura di incontrare l’orso. Io insegno a mio figlio ad attraversare la strada e questo non mi preoccupa più, ma come posso insegnargli a gestire l’incontro con l’orso se, nemmeno un adulto può controllarla? Di questo mi spiace, perché viviamo un territorio splendido e i nostri figli non possono godere appieno della montagna.

E quindi ha rinunciato al bosco?
Dopo quello che è successo a Daniele Maturi, non vado nemmeno da sola per funghi.

Cosa fa coi bambini?
Quando giocano fuori dalla casa d’abitazione a Strembo o da quella da monte vicina al paese di Bocenago, sono in apprensione. Li controllo di continuo, li chiamo e incessantemente devo vedere dove sono. Che vita è questa?

Come vede il rapporto orso-territorio?
Non siamo più liberi. Non scordiamocelo, il prato vicino a casa è nostro, lo viviamo, lo curiamo, l’orso che noi non abbiamo voluto, non dovrebbe nemmeno venirci. Il prato è mio, non del Progetto Orso o della Provincia.

Ma l’orso c’è?
A pochi metri dalla mia casa da monte a Bocenago l’orso passa regolarmente, lì pascolano gli yak del Marcello, un anno fa l’orso ne ha ucciso uno, pochi giorni gli ha ucciso una capra.

Quindi?
L’orso è un problema, mi ha tolto liberà e sicurezza. Non lo voglio morto, anche se è stato introdotto e se ne sono lavati le mani.
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

Messaggio da IW2LBR »

tratto da Ruralpini di Michele Corti

Riflessioni sul Trentino e gli orsi
(mentre nel Parco dell'orso proseguono senza sosta le devastazioni ambientali)

Non si può capire il fallimento del progetto Life Ursus se non si parte dalle sue motivazioni, da chi lo ha promosso, da chi ne ha tratto vantaggio e chi danni. Se non si comprendono le contraddizioni tra l'immagine sbandierata dell'orso "Signore della Foresta" (come era presentato dallo stesso Servizio Foreste del Trentino) e realtà come la mela Melinda, proveniente da quella val di Non che è sì una culla dell'orso ma anche la culla di una delle peggiori monocolture intensive e chimiche che si conoscano o come le nuove devastanti piste da sci e impianti per l'innevamento artificiale realizzati nel Parco Adamello Brenta, il Parco dell'orso, con il consenso e la benedizione del Parco stesso. Le contraddizioni esplosive che caratterizzano Life Ursus e il suo proseguimento hanno prodotto una situazione del tutto sfuggita di controllo. Da anni la Provincia autonoma di Trento, dopo averlo fatto proprio, ha "rinnegato" Life Ursus ma - e qui si aggiunge contraddizione a contraddizione - mantenendo in capo alla gestione della "partita orsi" i promotori di Life Ursus, lasciando che la linea politica di Life Ursus continuasse ad improntare la comunicazione, i rapporti con le popolazioni, la gestione concreta degli orsi e dell'impatto degli orsi con la popolazione, i contadini, gli apicoltori, i pastori, chi riene curati i masi.

La strategia comunicativa che ha sfruttato spregiudicatamente l'immaginario collettivo disneyano non è mai stata "rinnegata" dalla Provincia. Il perché è facile da intuirsi: questo marketing dell'orso faceva molto comodo a molti; a un "blocco sociale" localmente potente: agli esperti e ai consulenti, a chi - grazie all'orso - ha ottenuto ottimi posti di lavoro garantiti nell'apparato pubblico, a chi era incaricato di "vendere" il Trentino (le varie agenzie come Trentino s.p.a), agli albergatori delle più grosse località sciistiche, agli immobiliaristi, alle società degli impianti sciistici, a Melinda (la mela dei 40 trattamenti con pesticidi). Ora chi ha furbescamente lisciato il pelo all'animalismo emotivo, ha di che dolersi amaramente. Chi semina vento... raccoglie tempesta. Se presenti l'orso come un peluche vivente non puoi aspettarti che il pubblico urbano (e urbanizzato) dei documentari naturalistici possa accettare che si abbattano animali così simpatici, così teneri e inoffensivi. Se il Parco Naturale Adamello Brenta mette in commercio il peluche di Daniza (firmato Trudy) non puoi pretendere che in città capiscano che il peluche, la mamma orsa, possa essere pericoloso e vada rimosso. Se lo tocchi si incazzano di brutto. E non hanno tutti i torti, poveretti.

La Provincia di Trento si è ampiamente tirata la zappa sui piedi perché ha fatto di tutto per convincere la gente che gli orsi sono innocui, non pericolosi, una manna turistica, una risorsa di marketing fenomenale. Ha anche commesso, con molta probabilità,degli abusi attraverso il personale del Servizio Foreste. Non sono pochi, infatti, sono i cittadini trentini che hanno lamentato di essere stati indotti dai forestali a non divulgare alla stampa episodi di predazione e, quello che è peggio, di attacchi alle persone o comunquesituazioni di pericolo di cui erano stati protagonisti o testimoni. Tutto questa la Provincia furbastra lo sta pagando con gli interessi. Il problema è che vi è il rischio che paghino anche coloro che in Trentino non hanno avuto alcun beneficio dal programma di reintroduzione dell'orso e che, al contrario, gli interessi forti - che hanno lucrato bellamente sull'immagine dell'orso - ne escano senza danni. Come è possibile? Vediamo di capirlo.

Chi ha perso e chi ha guadagnato

Per capire perché le cose siano finite male (ma Daniza è solo l'inizio...) è sufficiente constatare che chi contribuisce al danno ambientale (nuove piste da sci che devastano aree di elevato valore naturalistico, agricoltura chimica con l'uso di pesticidi più elevato d'Italia) ha usato l'orso per un marketing territoriale che premiava le sue iniziative e i suoi prodotti. Chi - come i pastori, i malghesi, la gente di montagna che sfalcia i masi e tiene qualche capo di bestiame - contribuisce, invece, a conservare con tanti sacrifici (e senza riconoscimenti e sostegni) l'ambiente di montagna, ha avuto gravi danni tanto da abbandonare malghe, cessare l'attività di allevamento. Ma più di tutti hanno pagato i poveri orsi (lo abbiamo detto in tempi non sospetti con un articolo di Ruralpini del 2012 ripreso da l'Adige) Poteva reggere l'equivoco? Il business dell'orso così impostato con quell'assimmetria di ripartizione sociale tra costi e benefici poteva continuare?

Da una parte la propaganda della stessa provincia di Trento ha presentato l'orso come un peluche inoffensivo, la panacea per tutti i mali dell'ambiente, il vindice della natura incontaminata che ritorna e pretende spazio e risarcimento, l'automatico re guaritore che con i suoi poteri taumaturgici "guarisce" l'ambiente malato. Un sovraccarico esplosivo. Dall'altra chi vive in Trentino ha potuto toccare con mano che l'orso è stato usato come foglia di fico da interessi economici forti mentre non vi è stata alcuna sensibilità per l'impatto sociale dell'introduzione piuttosto brutale dei plantigradi, mentre non si è fatto nulla per costruire un'accettazione partecipata. Non ci volevano scienziati per capire come andava a finire.

Dopo un sondaggio demoscopico Doxa che comprendeva anche Trento città (ed eseguito tanto per accontentare la Ue) si sono comprati gli orsi in Slovenia e li si è lanciati nel PNAB. Poi il Dr. Groff ha organizzato degli incontri pubblici per spiegare che l'orso non è pericoloso ecc. In questi "il pubblico ha la possibilità di intervenire" (ma le relazioni, gli input informativi sono a senso unico e si "dimenticano" anche incontrovertibili informazioni scientifiche su casi recenti di incidenti mortali in Europa). Non c'è mai stato alcun contradditorio con chi sosteneva posizioni non gradite al Servizio Foreste (chissà se ora faranno un po' di autocritica).

Risultato (certo e prevedibile come 1 + 1 = 2):

1) l'accettazione sociale dell'orso in Trentino è crollata gradualmente ma inesorabilmente, la gente delle valli non crede alla Provincia ed è convinta che essa tenga nascoste delle prove sulla pericolosità degli orsi (si parla anche di due fungaioli precipitati in un dirupo in circostanze non chiarite). Così chiede - anche perché nel frattempo i turisti hanno paura e hanno cominciato a disertare o a manifestare inquietudine - che gli orsi vengano eliminati sino all'ultimo o, nell'ipotesi più moderata (di cui si è fatto interprete lo stesso Presidente della provincia) ridotti del 50%.

2) fuori dal Trentino, sollecitato da media e gruppi ambiental-animalisti, è crescito un movimento ombelicale pro orsi - oggi cavalcato da tutti i partiti politici e dal Palazzo - che pretende che essi siano intoccabili e che accusa la Provincia di Trento e la gente trentina senza distinzioni di incompetenza e crudeltà incitando al boicottaggio di tutto ciò che è trentino.

Morale una situazione ingestibile e senza soluzione politica. La Provincia è tra due fuochi: valligiani sempre più incazzati, animalisti sempre più incazzati. Tra i due fronti nessuna possibilità di dialogo perché le relative posizioni dal rispettivo punto di vista sono "giuste". Aggiungasi che la politica romana sta cavalcato il tutto chiedendo la rimessa in discussione dell'autonomia del Trentino (non dei privilegi, ma di quella autonomia di cui ha sacrosanto diritto e che - semmai - andrebbe estesa a Belluno, Sondrio, Ossola ecc.). Il Trentino (o meglio la sua classe politica) ha fatto anche l'errore di non cercare credibilmente alleanze con gli altri montanari e di rifiutare di condividere l'autonomia speciale con i vicini (dellai aveva fatto delle mosse puramente propagandistiche e tattiche prima di andare a Roma).

Così oggi, di fronte all'offensiva centralista, il Trentino dei furbi rischia di essere solo. Prima ancora di Daniza la destra al governo in Lombardia e Veneto (regioni che hanno non pochi motivi di risentimento con il Trentino) si è sparato addosso alla Provincia usando l'argomento degli orsi ("In Lombardia vogliamo il paradiso degli orsi, sono delusa dal Trentino che non mostra sensibbilità per questi animali" diceva l'assessora Terzi, leghista cui forse nessuno ha ricordato che la Lega ha organizzato banchetti a base di carne ursina), similiter Zaia, il doge in sedicesimo. In questi giorni di isteria collettiva, di rito di espiazione per la morte della Grande Madre ursina, parlamentari di "destra" e di "sinistra" hanno fatto a gara per lapidare il Trentino e chiedere che il Corpo Forestale dello Stato entri nella provincia autonoma come un corpo di occupazione militare in terra straniera e, armi alla mano, difenda gli orsi sostituendosi ai forestali trentini. Non è Rossi che deve dimettersi (si è trovato in mano il cerino) ma sono i suoi predecessori che dovrebbero presentarsi davanti alle telecamere e prendersi le loro responsabilità, che dovrebbero dire: "abbiamo fatto i furbastri, eravamo bamba".
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dal Corriere delle Alpi

Sbranate quattro pecore a Sovramonte: sospetta azione dell'orso

SOVRAMONTE. Un altro orso?
L’allarme tra gli allevatori feltrini si era diffuso rapidamente, ma alla fine sembra essere rientrato, anche se non c’è niente di scontato.

Quattro pecore sono state trovate morte sabato sera in un terreno in località Campagna, a Sorriva. Chi le ha uccise? Visto il trambusto che si è creato negli ultimi giorni attorno all’uccisione della povera “Daniza” e alla ricomparsa di “Madi” in Cansiglio, logico puntare il dito contro un nuovo orso, magari quello presente ormai da tempo sull’altipiano di Asiago. Ma ad ucciderle, probabilmente, è stato un gruppo di cani randagi o forse qualche altro animale, come le faine.

Il proprietario Maurizio Manfroi ha saputo sabato sera alle 18.30 della brutta fine capitata a quattro dei suoi ovini, ha subito inviato la segnalazione alla Forestale, che l’indomani si è recata nella zona dell’assalto, località Molino. Del gregge non era rimasto che ossa e pelli. «Avevo sette pecore: due non le trovo più. Solo una è viva, è stata aggredita assieme alle altre, ma forse riesco a salvarla», riferisce l’allevatore. Dall’analisi delle carcasse, che con il passare delle ore sono diventate cibo per gli animali selvatici, si è dedotto che probabilmente le povere bestie (tre adulte e una piccola) sono state attaccate tra mercoledì e giovedì. Ieri mattina le guardie del Pian d’Avena e gli uomini della Forestale di Belluno hanno svolto i loro controlli. L’orso è stato scagionato per mancanza di prove. Nessuna traccia tangibile, infatti, del suo reale passaggio, anche se le volpi potrebbero aver cancellato le orme e gli eventuali segni di un’aggressione. Secondo quanto hanno riferito le autorità a Manfroi, nella nostra provincia gli orsi sono presenti, ma sono stati localizzati in Asiago e in Alpago. Ma visto che questi animali riescono a macinare moltissimi chilometri, percorrendo lunghe distanze anche in poche ore, potrebbe essere accaduto che un esemplare, magari senza collare, sia scappato e abbia fatto irruzione in comune di Sovramonte. Insieme all’orso, nell’elenco degli indagati, è finito anche il lupo, ma questa ipotesi sembra molto improbabile.
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le Giudicarie

Pinzolo, gli animalisti cercano lo scontro, ma trovano un paese fantasma

Hanno cercato la provocazione. Ma, non l'hanno avuta. Questa volta Pinzolo non ha fatto l'errore del 23 agosto. Non è sceso in piazza per difendere "Carnera", il proprio concittadino aggredito dall'orso, e l'onore del paese. E' rimasto dietro le quinte. Un paese fantasma: popolato solo dalle forze dell'ordine, predisposte a ogni angolo delle vie e delle piazze, per prevenire possibili disordini. Disordini, che non ci sono stati. Grazie, bisogna dirlo, al buon senso dei "Pinzoleri" che non hanno accettato provocazioni. E di carabinieri, polizia e vigili urbani che hanno saputo contenere le intemperanze di chi ha cercato a tutti i costi lo scontro. Si è chiusa, com'era iniziata, tra urli e insulti rivolti verso gli abitanti di Pinzolo, le autorità, le istituzioni, colpevoli di aver ammazzato "volutamente" e "vigliaccamente", l'orso più famoso d'Italia e del web, la terza manifestazione in val Rendena, inscenata dal fronte animalista in difesa di Daniza. Prima da viva. Per cui, si chiedeva tutela. Ora da morta, per chiedere, giustizia per lei e protezione per i cuccioli.

Mai, però, prima d'ora il centro turistico dell'alta val Rendena aveva vissuto una giornata così. "Assurda e immeritata", come ha commentato a margine il sindaco William Bonomi, questa volta saggiamente rimasto in disparte come del resto tutti i suoi concittadini. Il film della giornata si era annunciato tranquillo. I primi manifestanti, per lo più persone che autonomamente hanno raggiunto Pinzolo per manifestare il loro sdegno per l'uccisione di Daniza (c'è chi è giunto da Treviso, Vicenza, Verona, Napoli, Cremona, Mantova e altre città) avevano detto chiaramente di essere venuti per una testimonianza pacifica. Nessuno di loro, probabilmente si attendeva di trovarsi in mezzo ad una sfilata che ha mostrato di tutto. Meno che la volontà di palesare una protesta civile, e misurata. Alle 15,45, con quasi un'ora di ritardo sul tabellino di marcia, a ingrossare le file dei manifestanti ha fatto irruzione in piazza una cinquantina di militanti del Fronte Animalista, arrivati in pullman da Milano e da Biella. Gli stessi che giorni prima erano stati fermati a Tione. Con loro la dimostrazione ha assunto i toni dell'inciviltà.

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Della ricerca dello scontro, a ogni costo. Da piazza Carera, la sfilata è partita al grido di "Assassini", "Assassini", con gli striscioni e cartelli delle sigle animaliste presenti (ENPA, PPA, LIV, OIPA) tutte contro il Trentino e gli abitanti di Pinzolo. "Giustizia per Daniza". Ma, anche "Vergogna, Trentino assassino, la pagherete", "Mele insanguinate", "Ancora un anestetico killer". "Daniza abitava in un paese a due passi dalla viltà, e dalla civiltà". Ed è stato questo il lait motiv di una giornata alla ricerca della provocazione a suon d'insulti, contro i montanari incivili, buoni solo a sfruttare i poveri animali e incapaci di gestire il progetto Life Ursus. Per circa un'ora, il corteo è transitato per le vie del centro con slogan rivolti contro Daniele Maturi, contro il sindaco, contro i vertici della provincia. Attorno hanno fatto cordone le forze dell'ordine in tenuta antisommossa. Ai margini, defilati gli abitanti increduli di tanta volgarità e insulti così barbari e incivili.

Immagine

Qualche momento di tensione c'è stato. Ma, tutti sono stati prontamente contenuti dalle forze del'ordine guidate dal vice questore Maurizio Auriemma. Dopo la deposizione di una corona con al centro, la foto di Daniza e i suoi cuccioli, e il sit in davanti al Municipio, dove sono state scandite ad alta voce le richieste di dimissioni del sindaco, di Rossi e Dallapiccola, la tensione è cresciuta all'improvviso. Da quel momento le forze di polizia hanno dovuto fare barriera per contenere i più esagitati. Un momento di grande concitazione si è avuto sotto le finestre di Maturi. Accusato di aver addirittura simulato l'incidente con l'orso. Dopo circa due ore di strattoni e spintoni, dove qualcuno degli animalisti più arrabbiati ha cercato lo scontro, al grido di "torneremo", la manifestazione si è sciolta, nella stessa piazza da dove era partita.
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dall'ANSA

Daniza: a Pinzolo attimi di tensione
Circa 200 animalisti hanno preso parte al corteo

TRENTO, 14 SET - Attimi di tensione a Pinzolo durante la manifestazione per l'orsa Daniza, uccisa mercoledì durante le operazioni di cattura. Circa 200 animalisti hanno preso parte al corteo. Non sono avvenuti incidenti. Qualche manifestante esibiva cartelli con scritte come "Giustizia per Daniza", "Salviamo i suoi cuccioli. Grazie!" oppure anche "Mele insanguinate". "E' volata qualche parola di troppo", spiega il Questore di Trento Giorgio Iacobone, "qualcuno ha voluto gridare 'assassini, assassini'".
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

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dal Tempo

Malore dopo l’incontro con l’orso. L’allevatore chiede i danni al Parco

L’AQUILA Mentre gli animalisti mettono taglie sul «killer» dell’orso e chiedono giustizia, sull’altro fronte l’allevatore che si è trovato faccia a faccia con il plantigrado accusando un malore per la paura adesso chiede i danni. «Il mio cliente non dorme da due giorni e lunedì (oggi per chi legge ndr) si recherà dal neurologo per una visita specialistica con cui stabilire la gravità della patologia. Lo spaventoè’ stato molto forte, l’orso è arrivato ad un metro di distanza da lui, poi molto probabilmente avendo visto il tentativo di fuggire dell’allevatore ed essendo poi caduto a terra svenuto, lo ha convinto a fare dietro front». L’avvocato Valentino Zurlo è intenzionato a chiedere il risarcimento dei danni subiti dall’allevatore di 57 anni, residente nella frazione di Ponte d’Arce nel comune di Pettorano sul Gizio, rimasto ferito con una prognosi di 15 giorni dopo aver avuto, due giorni fa, un incontro ravvicinato con un orso. Il legale ha predisposto un risarcimento per danni fisici e materiali a tutela degli interessi dell’allevatore, avendo l’orso anche ucciso una ventina di animali da cortile. la richiesta verrà inoltrata alla Regione Abruzzo ma anche al Parco. Zurlo ha precisato che «al di là del fatto che non ci sia stata un’aggressione diretta da parte dell’animale, ci sono state delle conseguenze derivanti dal fatto». Il legale non ha voluto rivelare la somma quantificata dei danni. L’allevatore si era diretto verso il pollaio dopo che la figlia in piena notte aveva sentito dei rumori. Da dietro un cespuglio era spuntato un orso e lui nell’indietreggiare per la paura è caduto battendo la testa e perdendo i sensi.

E nella giornata di domani, dopo tutti gli esami di laboratorio, si potrà conoscere la causa reale che ha portato alla morte dell’orso bruno marsicano rinvenuto ieri l’altro nelle campagne di Pettorano sul Gizio. Nel frattempo proseguono a ritmo serrato le indagini degli uomini del Corpo forestale alla ricerca di eventuali responsabilità che possono aver determinato la morte dell’animale. Intanto sull’accaduto il parlamentare abruzzese di Sel, Gianni Melilla, un’interrogazione al ministro per l’Ambiente per conoscere «quali iniziative intenda assumere il governo per sostenere l’azione dell’Ente Parco Nazionale d’Abruzzo a tutela della conservazione dell’orso bruno marsicano e in particolare se non ritenga necessario adottare in tempi brevi la costituzione di una banca del seme». Per il direttore della riserva naturale regionale Monte Genzana alto Gizio «quello che è accaduto è comunque una sconfitta di tutti ed evidenzia la necessità di politiche di conservazione più incisive e concrete». Le unità cinofile antiveleno del Corpo forestale dello Stato continuano a perlustrare l'intera area. Vengono utilizzati due cani e un conduttore, altamente specializzato nella ricerca e nel rinvenimento di eventuali bocconi avvelenati e sostanze tossiche.
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da Vicenza Report

Basta ricerche dell’ orso in Altopiano? La rabbia di Coldiretti

Era solo questione di tempo, c’era da aspettarselo. La morte, in Trentino, dell’orsa Daniza non poteva non avere ripercussioni sulla vicenda che riguarda un altro esemplare di questa specie, quello che sta facendo molto discutere dalle nostre parti, ovvero l’ orso M4, da mesi libero sull’Altopiano di Asiago e autore di molti danni agli allevatori. Sembra che la principale ripercussione sia data da un allentamento delle ricerche, magari proprio per paura di causare un altro caso nazionale tentando la cattura di M4 anche solo per mettergli il radio collare. Ci fa sapere tutto questo Coldiretti Vicenza, che ha sempre difeso a spada tratta, in questi mesi, gli allevatori che volevano porre fine al banchetto dell’ orso che ha sbranato diversi capi di bestiame.

“Apprendiamo con stupore – dice Coldiretti – la decisione dei vertici del Corpo forestale dello Stato di sospendere le ricerche dell’orso M4, dopo il grande clamore suscitato dalla morte di Daniza. Fermo restando il profondo dispiacere per le circostanze, in via di chiarimento da parte delle autorità competenti, che hanno portato alla morte dell’orsa trentina, riteniamo opportuno che non venga interrotta l’attività di ricerca e monitoraggio di M4”. La nota di Coldiretti Vicenza è firmata dallo stesso presidente Martino Cerantola,che è molto duro nei confronti dei vertici della Forestale e della decisione di sospendere le ricerche dell’orso sull’altopiano.

“In due mesi e mezzo – continua Cerantola – il lavoro dei Forestali sull’Altopiano non è stato proficuo, non sono riusciti a dar seguito all’installazione del radiocollare autorizzata dal Ministero per il monitoraggio degli spostamenti del plantigrado. Ciò che emerge, purtroppo, è la scarsa propensione dei vertici del Corpo forestale dello Stato ad assumersi responsabilità, con conseguenze che si riflettono sulla collettività e, nel caso dell’ orso che sull’Altopiano ha predato una trentina di tra vacche, vitelli, asini e pecore, sugli allevamenti che generano economia in un’area altrimenti destinata all’abbandono. Un abbandono sul quale si rifletterà a lungo, a partire dalla prossima stagione monticatoria”. Secondo Coldiretti inoltre i Forestali non si sono mai prodigati nell’effettuare un’attività di ricerca accurata. “Trasferire – conclude infatti Cerantola – l’eventuale responsabilità sulla Provincia, attraverso la competente squadra di Polizia, come hanno annunciato i Forestali, denota l’esclusiva volontà di trasferire ad altri le proprie responsabilità e l’incapacità di proporre delle soluzioni allo specifico problema che perdura da mesi. Si dovrà aprire una discussione più ampia, nelle sedi opportune, affinché il personale dirigente, da cui dipende l’attività nei territori, svolga i propri compiti con maggior senso etico e di responsabilità, non perdendo di vista il bene della comunità e delle aziende che ne fanno parte integrante e contribuiscono al suo sviluppo”.
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

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gli orsi liberi e i borghi e paesi con le loro genti recintati!!! manca solo la scorta ai pulmini dei bambini che vanno a scuola poi siamo a posto!! a_39

Orso morto nell'aquilano: Parco, recinti per case e pollai

(ANSA) - PETTORANO SUL GIZIO (L'AQUILA), 13 SET - "Tra oggi e domani saranno attivate azioni di dissuasione mettendo a disposizione della popolazione recinti elettrificati efficaci per tenere lontani gli orsi dalle case e dai pollai". Lo garantisce il presidente del Parco nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise, Antonio Carrara, originario proprio di Pettorano sul Gizio, di ritorno dal Marocco dove ha appreso la notizia del ritrovamento dell'orso morto nel territorio del suo paese.

"Consiglierei prima molta prudenza - afferma Carrara - e dico che bisogna attendere i risultati delle analisi per capire se effettivamente si tratta di avvelenamento come causa di morte dell'orso. Questa mattina è stato effettuato il sopralluogo dagli uomini della Forestale con i cani antiveleno e non sono stati trovati bocconi avvelenati. È un dato. Prima di sollevare scudi, con taglie, bisogna andarci cauti. Non fa bene a nessuno creare allarmismi".
Carrara tiene a fare alcune precisazioni cominciando dal fatto che il suo paese non è un territorio ostile agli orsi e che l'area di Pettorano non fa parte del Parco nazionale d'Abruzzo. "Quando è stata investita Peppina, tutti hanno parlato di uccisione e non era vero; quando fu ritrovato il collare di Gemma si parlò ancora di uccisione e anche in quel caso non corrispondeva a verità. Ritengo quindi che occorre prudenza anche in questo caso". (ANSA)
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