Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
ho setacciato nelll'ultimo mese in una serie di escursioni tutto il territorio dal Passo San Marco fin al Legnone niente orso purtroppo
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Poveri orsi, vittime dei loro finti amici
tratto dal sito ruralpini di Michele Corti
Poveri orsi, vittime dei loro finti amici

Sono grottesche e amare le storie degli orsi trentini. Dalle orse del "centro faunistico educativo" di Spormaggiore, castrate dopo le visite amorose di un maschio acrobata, agli orsi morti a seguito della narcosi utilizzata per catturarli e "controllarli". Le notizie degli ultimi giorni parlano di un Comitato pro orsi nato a Trento per rintuzzare le prese di posizione del presidente della provincia Dellai (che vorrebbe "tagliare" della metà la popolazione ursina trentina) ma, soprattutto controbattere le preannunciate mosse del Comitati anti orsi che raccoglie consensi non solo in val Rendena ma anche in tutte le Giudicarie e nelle terre nonese e solandre. A chi segue con attenzione la "saga dell'orso trentino" non sarà sfuggito che l'ammucchiata animal-ambientalista vede, a fianco delle organizzazioni più oltranziste, la Legambiente delle speculazioni sulle "rinnovabili" e di altri business ma l'assenza del WWF.
Oggi anche all'interno del mondo ambientalista si apre una riflessione critica sulla gestione dell'orso e i rischi della deriva zoolatra
Non è un caso perché in occasione della recrudescenza delle polemiche sulla gestione degli orsi trentini il WWF trentino aveva sorpreso molti sostenendo che l'abbattimento degli orsi pericolosi potrebbe essere utile per garantire una presenza meno problematica del plantigrado. Riflessioni simili sono comuni all'estero (non è necessario andare lontano, basta seguire il dibattito in corso in Francia all'interno delle stesse organizzazioni ambientaliste sul controllo del lupo). In Italia, dove la cultura ambientalista è nata tardi ed è maggiormente condizionata da una radicata cultura urbanocentrica (che "apre" alla caccia e alla dimensione selvatica solo in chiavi filtrate dal retaggio aristocratico), la posizione del WWF trentino è stata "uno shock". In realtà da anni, da quando è nato il progetto Life Ursus non sono mancate le voci "dissidenti", provenienti dall'ambiente dei naturalisti ma anche degli animalisti e degli ecologisti. Voci isolate. Almeno sinora.
La svolta del 2012
Nella primavera 2012 una serie di episodi hanno innescato una prima riflessione autocritica anche nelle cerchie ambientaliste. Non ci sono solo i segni di insofferenza sempre più forti da parte delle popolazioni valligiane e l'allarme sociale creato dalle "prodezze" degli orsi, i risultati delle indagini demoscopiche che hanno confermato il calo a picco della "popolarità" egli orsi, la morte di due orsi a distanza di poche settimane in due distinti incidenti stradali, la morte di un altro orso a in seguito alla narcosi cui era stato sottoposto dopo la cattura in una trappola "a tubo" (lo scopo è sempre quello di radiocollarare e "controllare" gli orsi pudicamente definiti "problematici"). C'è dell'altro. Il diluvio di commenti in calce agli articoli dei siti di informazione, nei blog, nei forum indica come gli "adepti dell'orso" abbiano o stiano superando la soglia pericolosa oltre cui all'umanizzazione dell'orso, dell'ex-predatore, dell'ex-nocivo segue (ma è inevitabile oltre un certo limite), la disumanizzazione dell'uomo. Per chi ha involontariamente investito gli orsi con la propria auto (peraltro distrutta nell'impatto) si chiede senza mezze misure la "pena di morte" mentre i più "moderati" tra gli adepti si limitano a osservare che "sarebbe stato meglio che nell'incidente fossero morti gli automobilisti e si fosse salvato l'orso". Sono in molti a proclamare la loro nuova morale: "La vita di un animale vale di più della vita di un uomo" e ad operare un vero e proprio ribaltamento: "l'unico animale nocivo è l'uomo". magari auspicando l'apocalisse nucleare come rinnovata "igiene del mondo". Molti tra questi invasati (nella maggior parte dei casi inoffensivi pantofolai per fortuna) sarebbero disposti a sacrificare la vita umana, sino ad uccidere, per salvare i loro protetti. Qualcuno si sta forse rendendo conto di quanto questa deriva sia corrosiva per la convivenza sociale. Un po' tardi. Ferinitas e humanitas si scambiano di ruolo. L'humanitas è riservata alla fiera, all'uomo può essere applicata la ferinitas (come nei Gulag).
Il mondo alla rovescia (ma nel tempo ordinario)
Il nuovo status dell'orso, quello che abolisce per decreto lo status di "fiera", lo proclama un peluche vivente, un "timidone", un "vegano". Così si dichiarano cessate unilateralmente le ostilità (l'orso non lo sa e ne approfitta come può), viene abbattuta quella barriera ontologica tra dimensione selvatica e domestica faticosamente costruita in decine di migliaia di anni di cultura dell' Homo sapiens per proteggere dal disordine e dal caos la vita sociale nella sua dimensione reale e simbolica. I confini potevano essere violati solo in determinati contesti rituali (lupercali, carnevale) o da parte di iniziati (sciamani, guerrieri-lupo, guerrieri-orso). Oggi l'inversione è quotidiana. L'orso può aggirarsi in mezzo ai paesi senza rischiare la pelliccia (in paesi con una coscienza ecologica più salda questo non avviene), può fare ogni sorta di danno ("tanto ci sono gli indennizzi"). Alla soggettivizzazione dell'orso, assurto a vindice della natura violata, a catalizzatore di pulsioni e aspirazioni represse, corrisponde l'oggettivizzazione, la perdita di valore di cose un tempo preziose: i beni necessari a procurare il sostentamento. Oggi disprezzati e monetizzati.
Il paradosso della wilderness che diventa totalizzante controllo urbano (tecnologico, capitalistico)
All'orso, assurto di nuovo a divinità sull'onda di caricature di neo-paganesimo e del disorientamento che colpisce anche la Chiesa, vengono offerti generosi olocausti (tanto più generosi tanto più essi sono offerti non dagli adepti ma vengo imposti a "gente dappoco", gretta, dalla mente ottusa, incapace di aprirsi alla nuova religione). Gli animali domestici sono le prime vittime dell'inversione e della caduta della barriera tra domestico e selvatico. La protezione, la considerazione di cui hanno goduto per 10 mila anni lasciano il posto ad un "mondo alla rovescia" in cui l'uomo gioiosamente e spontaneamente offre in pasto alla fiera gli svalutati animali domestici. Un modo di tagliare il ramo dove si è seduti. Ma il nichilismo è anche questo. Gli animali e le coltivazioni sono svalutate perché nel "nuovo pensiero selvaggio" diventano obsoleti, residuo di un passato di cui vergognarsi. La società è ridotta a una sola dimensione: l'urbs che, divorato l'ager (ritenuto ormai superfluo in una società ultratecnologica, sino a ieri, con grandi risorse di energia fossile a buon mercato), ha trasformato il saltus e l'ager stesso in silva e opera la trasformazione della silva stessa in un appendice dell'urbs. Non è solo una silva pensata nei termini della domesticità e della trasformazione di "parco giochi urbano". È anche una silva, una ferinitas controllata, gestita, monitorata. Usata per il business (se non c'è questa molla oltre quella della "distinzione sociaciale", dell'esibizione dell'adesione a valori che marcano la superiorità sociale, è difficile che certe tendenze attecchiscano...)
Il deserto pensato ma violato
L'orso attira nella "solitudine" nei recessi nemorosi (sic) torme di adepti che ardono dal desiderio di piazzare trappole fotografiche, di fare i guardoni, di possedere i loro feticci. Non è lo spazio della meditazione e delle prove iniziatiche dei guerrieri, diventa un luogo da webcam. Una foto, meglio se un po' ritoccata con Photo shop, un ciuffo di pelo, una fatta. Le squadre dei forestali intanto girano per i boschi per piazzare trappole, per "monitorare" gli orsi (tanto la benzina la paga pantalone). Li "allontanano" con l'elicottero (che non funziona ancora a pannelli solari ...), con i pedardi, con le pallottole di gomma. Li "dissuadono" in mille maniere, sempre alle calcagna di queste "fiere solitarie". Il povero orso diventa un ibrido (sensu Bruno Latour) , metà essere biologico e metà tecnologico. Emette segnali gsm, radiofrequenza, è bardato di radiocollari e Gps. In attesa del cyber-orso. Che wilderness!
Come se non bastasse la riduzione della fiera ad ibrido c'è la vecchia classica esibizione della fiera nel serraglio. Che pena. Poveri orsi.
Tre siti in cui i "liberi orsi" stanno in gabbia
In Trentino esistono tre strutture per la detenzione in cattività degli orsi: due sono anche strutture "didattiche" ovvero recinti dove l'orso in gabbia si mostra ai suoi ammiratori (almeno quelli di bocca buona). I comuni dell'alta Val di Non hanno fatto carte false per riattivare la "buca" dell'orso, il recinto (piccolino) presso l'eremo francescano dove fino a qualche anno fa veniva tenuto un povero orso per la gioia dei turisti e a ricordo del prodigio di San Romedio che impose all'orso che gli aveva sbranato il cavallo di fungere lui da cavalcatura. Poi c'è il Casteller, una struttura faunistica presso Trento dove a spese della Provincia è stata sistemata la prigione degli orsi "birichini". Ma la struttura che ha la finalità di far vedere gli orsi al pubblico e che si ammanta di seri connotati didattico-educativi è il Parco faunistico di Spormaggiore gestito dal PNAB (Parco Nazionale Adamello Brenta, il Parco dell'orso). Sopra la bellissima struttura in tubi Innocenti che regge un enorme telone segnaletico. Dopo decenni di criminalizzazione degli zoo a Spormaggiore il Parco oltre agli orsi ha portato i lupi e sta per arrivare la lince. È il format dei Centri grandi carnivori che, per non farsi mancare nulla, fanno leva sul richiamo e dal "fascino" dei "Grandi predatori" nel loro insieme (scommettiamo che al Centro del lupo di Entraque in Valle Gesso a Cuneo arriveranno presto orsi e linci?).
Boccaccio 2000
La storia delle orse del "Centro di Spormaggiore" è istruttiva ed esemplare. Una storia boccaccesca e grottesca. Nel 2006 le due orse Cleo e Kora (l'assegnazione di un nome è palese strategia linguistica di umanizzazione) che si trovano nell' Area Orsi erano diventate un' attrattiva troppo forte per gli orsi che vivono in (pseudo) libertà. Uno dei quali, in primavera, preso dalla fregola aveva scavalcato il recinto da consumato acrobata per accoppiarsi con loro (tutte, alcune?) Avranno preso i tamponi vaginali? Un episodio di quelli che rafforzano nell'immaginario collettivo l' ambigua identificazione che l'uomo nella sua storia ha sviluppato nei confronti dell'orso, un alter-ego bipede, peloso ma forte, guerriero e sessualmente insaziabile (il successo degli animali "carismatici": orso, lupo aquila, risiede in larga misura, ancora oggi come presso i nostri antenati paleolitici, in questi meccanismi di autoidentificazione).
Il Parco dell'Adamello Brenta, signore delle orse e demiurgo di tutta l'operazione di ripopolamento ursino, degno successore dei signori feudali e fedele esecutore testamentario del "papà degli orsi trentini" (il senatore milanese Gian Giacomo Gallarati Scotti dei principi di Molfetta), decise - previo parere "scientifico" dell'Istituto Nazionale della fauna Selvatica (ci mancherebbe), di castrare le orse. Le 1000 firme contro la sterilizzazione non vennero invece prese in considerazione. Vi era il rischio della presenza di focosi maschi presso la recinzione (per il personale e per i visitatori, l'orso è un peluche, però non si sa mai...) e non si potevano moltiplicare gli orsi per mancanza di spazio (oltre che per non urtare la suscettibilità etica dei puristi conservazionisti). Sull'esito dell'operazione chirurgica delle due orse l'Ansa del 28 settembre 2006 si preoccupò di emettere un comunicato per tranquillizzare che temeva con ansia per le orse:
"L' intervento di sterilizzazione delle due orse è stato effettuato ieri sera con un' operazione di ovariectomia (asportazione delle ovaie). L'intervento, realizzato in anestesia totale, ha avuto successo, dicono i veterinari, e già in serata le orse si sono risvegliate. L' operazione e' stata svolta attraverso chirurgia laparoscopica da un'equipe di esperti coordinata dal dottor Friedrich, con l'assistenza della dottoressa Fraquelli". Come precisa inequivocabilmente l'Ansa si trattò di castrazione (= asportazione delle gonadi maschili o femminili che siano). Ovviamente la "parolaccia" non venne mai pronunciata. La castrazione (anche senza scomodare Freud) è operazione che come poche segna la perdita della ferinitas tanto che nelle culture venatorie tradizionali era spesso praticata sulla preda uccisa per poterla "incorporare" all'universo domestico e quindi consumarla. Che analogie!
Jurka libera: la prigioniera è incinta (il rispetto dei diritti ursini)
Le firme contra la castrazione delle orse di Spormaggiore furono poche rispetto alle 18 mila che, l'anno successivo (2007), chiedevano la "liberazione" di Jurka (l'orsa più birichina di tutta la storia di Life Ursus). Per appoggiare questo obiettivo politico si tenne anche una manifestazione nazionale a Trento. Il linguaggio e gli slogan utilizzati erano identici a quelli usati per chiedere la liberazione dei prigionieri politici (ma senza il minimo di auto-ironia). Per mesi sui blog animalisti ci si chiedeva angosciati (e un po' morbosi) se la detenuta fosse anche "incinta". In questo caso a maggior ragione avrebbe dovuto essere liberata per non condannare alla prigione anche il piccolo. Poi anch'essa venne castrata con la buona pace degli adepti. I casi delle orse libidinose di Spormaggiore e di Jurka non sono i soli che inducono a riflettere su questa gestione dell'orso che, per poter mettere in scena una rappresentazione buonista della wilderness e della ferinitas, si ritorce amaramente contro gli orsi empirici che pagano lo scotto delle rappresentazioni sociali che li riguardano. Loro malgrado.
Galeotto fu il cassonetto dell'albergo di lusso
Nel 2008 si decise di catturare un'orsa che aveva preso il vizietto di rovistare nei cassonetti di un albergo di Molveno elegante località turistica (fosse accaduto in un paesino...). Anche in questo caso l'obiettivo era di controllarla. Dovevano solo addormentarla per infilarle il radiocollare , ma quando l' orsa ha sentito la freccia narcotizzante entrarle nel fianco è fuggita verso il lago dove è morta annegata probabilmente dopo essere caduta in acqua da una scarpata quando l' anestesia ha fatto effetto. Questi sono gli episodi più eclatanti ma in questi anni le cronache trentine sono piene di notizie sugli interventi della "Squadre speciale orsi" (a quando una serie televisiva?), alla periferia di Trento, presso i campi giochi dei paesi. E in tutti i casi l'orso viene "dissuaso" in maniere più o meno invasive.
Chi sono gli amici degli orsi? Chi, come i rurali (già compatiti come specie primitiva in definitiva via di estinzione) ma anche una parte degli ambientalisti, ritiene che le frontiere tra domestico e selvatico vadano, almeno in parte, ripristinate o gli arctolatri e licolatri (adepti beceramente nichilisti della nuova religione antiumanista) e con loro gli "imprenditori della wilderness" che vedono nell'orso (fin che dura e non succede un fattaccio) una gallina dalle uova d'oro?
Poveri orsi, vittime dei loro finti amici

Sono grottesche e amare le storie degli orsi trentini. Dalle orse del "centro faunistico educativo" di Spormaggiore, castrate dopo le visite amorose di un maschio acrobata, agli orsi morti a seguito della narcosi utilizzata per catturarli e "controllarli". Le notizie degli ultimi giorni parlano di un Comitato pro orsi nato a Trento per rintuzzare le prese di posizione del presidente della provincia Dellai (che vorrebbe "tagliare" della metà la popolazione ursina trentina) ma, soprattutto controbattere le preannunciate mosse del Comitati anti orsi che raccoglie consensi non solo in val Rendena ma anche in tutte le Giudicarie e nelle terre nonese e solandre. A chi segue con attenzione la "saga dell'orso trentino" non sarà sfuggito che l'ammucchiata animal-ambientalista vede, a fianco delle organizzazioni più oltranziste, la Legambiente delle speculazioni sulle "rinnovabili" e di altri business ma l'assenza del WWF.
Oggi anche all'interno del mondo ambientalista si apre una riflessione critica sulla gestione dell'orso e i rischi della deriva zoolatra
Non è un caso perché in occasione della recrudescenza delle polemiche sulla gestione degli orsi trentini il WWF trentino aveva sorpreso molti sostenendo che l'abbattimento degli orsi pericolosi potrebbe essere utile per garantire una presenza meno problematica del plantigrado. Riflessioni simili sono comuni all'estero (non è necessario andare lontano, basta seguire il dibattito in corso in Francia all'interno delle stesse organizzazioni ambientaliste sul controllo del lupo). In Italia, dove la cultura ambientalista è nata tardi ed è maggiormente condizionata da una radicata cultura urbanocentrica (che "apre" alla caccia e alla dimensione selvatica solo in chiavi filtrate dal retaggio aristocratico), la posizione del WWF trentino è stata "uno shock". In realtà da anni, da quando è nato il progetto Life Ursus non sono mancate le voci "dissidenti", provenienti dall'ambiente dei naturalisti ma anche degli animalisti e degli ecologisti. Voci isolate. Almeno sinora.
La svolta del 2012
Nella primavera 2012 una serie di episodi hanno innescato una prima riflessione autocritica anche nelle cerchie ambientaliste. Non ci sono solo i segni di insofferenza sempre più forti da parte delle popolazioni valligiane e l'allarme sociale creato dalle "prodezze" degli orsi, i risultati delle indagini demoscopiche che hanno confermato il calo a picco della "popolarità" egli orsi, la morte di due orsi a distanza di poche settimane in due distinti incidenti stradali, la morte di un altro orso a in seguito alla narcosi cui era stato sottoposto dopo la cattura in una trappola "a tubo" (lo scopo è sempre quello di radiocollarare e "controllare" gli orsi pudicamente definiti "problematici"). C'è dell'altro. Il diluvio di commenti in calce agli articoli dei siti di informazione, nei blog, nei forum indica come gli "adepti dell'orso" abbiano o stiano superando la soglia pericolosa oltre cui all'umanizzazione dell'orso, dell'ex-predatore, dell'ex-nocivo segue (ma è inevitabile oltre un certo limite), la disumanizzazione dell'uomo. Per chi ha involontariamente investito gli orsi con la propria auto (peraltro distrutta nell'impatto) si chiede senza mezze misure la "pena di morte" mentre i più "moderati" tra gli adepti si limitano a osservare che "sarebbe stato meglio che nell'incidente fossero morti gli automobilisti e si fosse salvato l'orso". Sono in molti a proclamare la loro nuova morale: "La vita di un animale vale di più della vita di un uomo" e ad operare un vero e proprio ribaltamento: "l'unico animale nocivo è l'uomo". magari auspicando l'apocalisse nucleare come rinnovata "igiene del mondo". Molti tra questi invasati (nella maggior parte dei casi inoffensivi pantofolai per fortuna) sarebbero disposti a sacrificare la vita umana, sino ad uccidere, per salvare i loro protetti. Qualcuno si sta forse rendendo conto di quanto questa deriva sia corrosiva per la convivenza sociale. Un po' tardi. Ferinitas e humanitas si scambiano di ruolo. L'humanitas è riservata alla fiera, all'uomo può essere applicata la ferinitas (come nei Gulag).
Il mondo alla rovescia (ma nel tempo ordinario)
Il nuovo status dell'orso, quello che abolisce per decreto lo status di "fiera", lo proclama un peluche vivente, un "timidone", un "vegano". Così si dichiarano cessate unilateralmente le ostilità (l'orso non lo sa e ne approfitta come può), viene abbattuta quella barriera ontologica tra dimensione selvatica e domestica faticosamente costruita in decine di migliaia di anni di cultura dell' Homo sapiens per proteggere dal disordine e dal caos la vita sociale nella sua dimensione reale e simbolica. I confini potevano essere violati solo in determinati contesti rituali (lupercali, carnevale) o da parte di iniziati (sciamani, guerrieri-lupo, guerrieri-orso). Oggi l'inversione è quotidiana. L'orso può aggirarsi in mezzo ai paesi senza rischiare la pelliccia (in paesi con una coscienza ecologica più salda questo non avviene), può fare ogni sorta di danno ("tanto ci sono gli indennizzi"). Alla soggettivizzazione dell'orso, assurto a vindice della natura violata, a catalizzatore di pulsioni e aspirazioni represse, corrisponde l'oggettivizzazione, la perdita di valore di cose un tempo preziose: i beni necessari a procurare il sostentamento. Oggi disprezzati e monetizzati.
Il paradosso della wilderness che diventa totalizzante controllo urbano (tecnologico, capitalistico)
All'orso, assurto di nuovo a divinità sull'onda di caricature di neo-paganesimo e del disorientamento che colpisce anche la Chiesa, vengono offerti generosi olocausti (tanto più generosi tanto più essi sono offerti non dagli adepti ma vengo imposti a "gente dappoco", gretta, dalla mente ottusa, incapace di aprirsi alla nuova religione). Gli animali domestici sono le prime vittime dell'inversione e della caduta della barriera tra domestico e selvatico. La protezione, la considerazione di cui hanno goduto per 10 mila anni lasciano il posto ad un "mondo alla rovescia" in cui l'uomo gioiosamente e spontaneamente offre in pasto alla fiera gli svalutati animali domestici. Un modo di tagliare il ramo dove si è seduti. Ma il nichilismo è anche questo. Gli animali e le coltivazioni sono svalutate perché nel "nuovo pensiero selvaggio" diventano obsoleti, residuo di un passato di cui vergognarsi. La società è ridotta a una sola dimensione: l'urbs che, divorato l'ager (ritenuto ormai superfluo in una società ultratecnologica, sino a ieri, con grandi risorse di energia fossile a buon mercato), ha trasformato il saltus e l'ager stesso in silva e opera la trasformazione della silva stessa in un appendice dell'urbs. Non è solo una silva pensata nei termini della domesticità e della trasformazione di "parco giochi urbano". È anche una silva, una ferinitas controllata, gestita, monitorata. Usata per il business (se non c'è questa molla oltre quella della "distinzione sociaciale", dell'esibizione dell'adesione a valori che marcano la superiorità sociale, è difficile che certe tendenze attecchiscano...)
Il deserto pensato ma violato
L'orso attira nella "solitudine" nei recessi nemorosi (sic) torme di adepti che ardono dal desiderio di piazzare trappole fotografiche, di fare i guardoni, di possedere i loro feticci. Non è lo spazio della meditazione e delle prove iniziatiche dei guerrieri, diventa un luogo da webcam. Una foto, meglio se un po' ritoccata con Photo shop, un ciuffo di pelo, una fatta. Le squadre dei forestali intanto girano per i boschi per piazzare trappole, per "monitorare" gli orsi (tanto la benzina la paga pantalone). Li "allontanano" con l'elicottero (che non funziona ancora a pannelli solari ...), con i pedardi, con le pallottole di gomma. Li "dissuadono" in mille maniere, sempre alle calcagna di queste "fiere solitarie". Il povero orso diventa un ibrido (sensu Bruno Latour) , metà essere biologico e metà tecnologico. Emette segnali gsm, radiofrequenza, è bardato di radiocollari e Gps. In attesa del cyber-orso. Che wilderness!
Come se non bastasse la riduzione della fiera ad ibrido c'è la vecchia classica esibizione della fiera nel serraglio. Che pena. Poveri orsi.
Tre siti in cui i "liberi orsi" stanno in gabbia
In Trentino esistono tre strutture per la detenzione in cattività degli orsi: due sono anche strutture "didattiche" ovvero recinti dove l'orso in gabbia si mostra ai suoi ammiratori (almeno quelli di bocca buona). I comuni dell'alta Val di Non hanno fatto carte false per riattivare la "buca" dell'orso, il recinto (piccolino) presso l'eremo francescano dove fino a qualche anno fa veniva tenuto un povero orso per la gioia dei turisti e a ricordo del prodigio di San Romedio che impose all'orso che gli aveva sbranato il cavallo di fungere lui da cavalcatura. Poi c'è il Casteller, una struttura faunistica presso Trento dove a spese della Provincia è stata sistemata la prigione degli orsi "birichini". Ma la struttura che ha la finalità di far vedere gli orsi al pubblico e che si ammanta di seri connotati didattico-educativi è il Parco faunistico di Spormaggiore gestito dal PNAB (Parco Nazionale Adamello Brenta, il Parco dell'orso). Sopra la bellissima struttura in tubi Innocenti che regge un enorme telone segnaletico. Dopo decenni di criminalizzazione degli zoo a Spormaggiore il Parco oltre agli orsi ha portato i lupi e sta per arrivare la lince. È il format dei Centri grandi carnivori che, per non farsi mancare nulla, fanno leva sul richiamo e dal "fascino" dei "Grandi predatori" nel loro insieme (scommettiamo che al Centro del lupo di Entraque in Valle Gesso a Cuneo arriveranno presto orsi e linci?).
Boccaccio 2000
La storia delle orse del "Centro di Spormaggiore" è istruttiva ed esemplare. Una storia boccaccesca e grottesca. Nel 2006 le due orse Cleo e Kora (l'assegnazione di un nome è palese strategia linguistica di umanizzazione) che si trovano nell' Area Orsi erano diventate un' attrattiva troppo forte per gli orsi che vivono in (pseudo) libertà. Uno dei quali, in primavera, preso dalla fregola aveva scavalcato il recinto da consumato acrobata per accoppiarsi con loro (tutte, alcune?) Avranno preso i tamponi vaginali? Un episodio di quelli che rafforzano nell'immaginario collettivo l' ambigua identificazione che l'uomo nella sua storia ha sviluppato nei confronti dell'orso, un alter-ego bipede, peloso ma forte, guerriero e sessualmente insaziabile (il successo degli animali "carismatici": orso, lupo aquila, risiede in larga misura, ancora oggi come presso i nostri antenati paleolitici, in questi meccanismi di autoidentificazione).
Il Parco dell'Adamello Brenta, signore delle orse e demiurgo di tutta l'operazione di ripopolamento ursino, degno successore dei signori feudali e fedele esecutore testamentario del "papà degli orsi trentini" (il senatore milanese Gian Giacomo Gallarati Scotti dei principi di Molfetta), decise - previo parere "scientifico" dell'Istituto Nazionale della fauna Selvatica (ci mancherebbe), di castrare le orse. Le 1000 firme contro la sterilizzazione non vennero invece prese in considerazione. Vi era il rischio della presenza di focosi maschi presso la recinzione (per il personale e per i visitatori, l'orso è un peluche, però non si sa mai...) e non si potevano moltiplicare gli orsi per mancanza di spazio (oltre che per non urtare la suscettibilità etica dei puristi conservazionisti). Sull'esito dell'operazione chirurgica delle due orse l'Ansa del 28 settembre 2006 si preoccupò di emettere un comunicato per tranquillizzare che temeva con ansia per le orse:
"L' intervento di sterilizzazione delle due orse è stato effettuato ieri sera con un' operazione di ovariectomia (asportazione delle ovaie). L'intervento, realizzato in anestesia totale, ha avuto successo, dicono i veterinari, e già in serata le orse si sono risvegliate. L' operazione e' stata svolta attraverso chirurgia laparoscopica da un'equipe di esperti coordinata dal dottor Friedrich, con l'assistenza della dottoressa Fraquelli". Come precisa inequivocabilmente l'Ansa si trattò di castrazione (= asportazione delle gonadi maschili o femminili che siano). Ovviamente la "parolaccia" non venne mai pronunciata. La castrazione (anche senza scomodare Freud) è operazione che come poche segna la perdita della ferinitas tanto che nelle culture venatorie tradizionali era spesso praticata sulla preda uccisa per poterla "incorporare" all'universo domestico e quindi consumarla. Che analogie!
Jurka libera: la prigioniera è incinta (il rispetto dei diritti ursini)
Le firme contra la castrazione delle orse di Spormaggiore furono poche rispetto alle 18 mila che, l'anno successivo (2007), chiedevano la "liberazione" di Jurka (l'orsa più birichina di tutta la storia di Life Ursus). Per appoggiare questo obiettivo politico si tenne anche una manifestazione nazionale a Trento. Il linguaggio e gli slogan utilizzati erano identici a quelli usati per chiedere la liberazione dei prigionieri politici (ma senza il minimo di auto-ironia). Per mesi sui blog animalisti ci si chiedeva angosciati (e un po' morbosi) se la detenuta fosse anche "incinta". In questo caso a maggior ragione avrebbe dovuto essere liberata per non condannare alla prigione anche il piccolo. Poi anch'essa venne castrata con la buona pace degli adepti. I casi delle orse libidinose di Spormaggiore e di Jurka non sono i soli che inducono a riflettere su questa gestione dell'orso che, per poter mettere in scena una rappresentazione buonista della wilderness e della ferinitas, si ritorce amaramente contro gli orsi empirici che pagano lo scotto delle rappresentazioni sociali che li riguardano. Loro malgrado.
Galeotto fu il cassonetto dell'albergo di lusso
Nel 2008 si decise di catturare un'orsa che aveva preso il vizietto di rovistare nei cassonetti di un albergo di Molveno elegante località turistica (fosse accaduto in un paesino...). Anche in questo caso l'obiettivo era di controllarla. Dovevano solo addormentarla per infilarle il radiocollare , ma quando l' orsa ha sentito la freccia narcotizzante entrarle nel fianco è fuggita verso il lago dove è morta annegata probabilmente dopo essere caduta in acqua da una scarpata quando l' anestesia ha fatto effetto. Questi sono gli episodi più eclatanti ma in questi anni le cronache trentine sono piene di notizie sugli interventi della "Squadre speciale orsi" (a quando una serie televisiva?), alla periferia di Trento, presso i campi giochi dei paesi. E in tutti i casi l'orso viene "dissuaso" in maniere più o meno invasive.
Chi sono gli amici degli orsi? Chi, come i rurali (già compatiti come specie primitiva in definitiva via di estinzione) ma anche una parte degli ambientalisti, ritiene che le frontiere tra domestico e selvatico vadano, almeno in parte, ripristinate o gli arctolatri e licolatri (adepti beceramente nichilisti della nuova religione antiumanista) e con loro gli "imprenditori della wilderness" che vedono nell'orso (fin che dura e non succede un fattaccio) una gallina dalle uova d'oro?
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Animali: orsa che allatta due cuccioli filmata in Trentino
dall'ANSA
Animali: orsa che allatta due cuccioli filmata in Trentino
TRENTO, 9 LUG - Un'orsa che allatta due cuccioli in Trentino e' stata filmata dal servizio Foreste e fauna della Provincia autonoma di Trento, in Val Rendena. Il filmato d'archivio, girato a giugno di quest'anno, riguarda l'orsa Daniza ed e' stato diffuso sul sito provinciale dedicato proprio all'orso, insieme al report di giugno sulla presenza del plantigrado sul territorio, e sulla web tv della Provincia. Il report rivela che anche a giugno e' stato rilevato un discreto numero di danni al patrimonio zootecnico e a quello delle api. Ma anche che in primavera sono state osservate almeno cinque cucciolate, mentre sono stati due gli animali investiti, di cui uno morto e un altro di cui non e' nota la sorte. Deceduto un terzo durante cattura.
[youtube]Lb9dExSX0wI[/youtube]
Animali: orsa che allatta due cuccioli filmata in Trentino
TRENTO, 9 LUG - Un'orsa che allatta due cuccioli in Trentino e' stata filmata dal servizio Foreste e fauna della Provincia autonoma di Trento, in Val Rendena. Il filmato d'archivio, girato a giugno di quest'anno, riguarda l'orsa Daniza ed e' stato diffuso sul sito provinciale dedicato proprio all'orso, insieme al report di giugno sulla presenza del plantigrado sul territorio, e sulla web tv della Provincia. Il report rivela che anche a giugno e' stato rilevato un discreto numero di danni al patrimonio zootecnico e a quello delle api. Ma anche che in primavera sono state osservate almeno cinque cucciolate, mentre sono stati due gli animali investiti, di cui uno morto e un altro di cui non e' nota la sorte. Deceduto un terzo durante cattura.
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Riappare l'orso in Valle: ora passeggia nel centro di Tirano
dal quotidiano Il Giorno - di Sondrio - Gabriella Garbellini
Riappare l'orso in Valle: ora passeggia nel centro di Tirano
Una coppia lo ha incrociato di notte in Via Repubblica in centro di Tirano
Numerose segnalazioni in questi mesi dell’orso dalla Valchiavenna dove è stato fotografato, a Morbegno, in Albaredo dove ha sbranato pecore

Tirano, 10 luglio 2012 — Chi lo ha visto da vicino, con i propri occhi, assicura fosse più grosso di un vitello. Si tratta di un orso che alle prime luci dell’alba di ieri ha scelto di farsi una passeggiatina proprio in via Repubblica a Tirano, giusto a pochi metri dal centro storico cittadino. E’ probabile sia sceso dai monti sopra il tiranese, forse Trivigno. Potrebbe essere passato anche da Cologna. Al momento però non è dato sapere con precisione il tragitto effettuato dal plantigrado. Certo è che la singolare comparsa ha destato attenzione, comprensibile curiosità, ma parecchio allarme. Anche qualche timore, per la verità, fra i residenti che alla mattina hanno appreso la singolare notizia. Un grande spavento di certo lo deve aver provato la coppia di valtellinesi che nella notte fra domenica e lunedì si trovava a transitare lungo via Repubblica. Due giovani intenzionati a trascorrere la loro serata in piena tranquillità e normalità che a un certo punto si sono trovati di fronte un grosso orso scuro. I due hanno immediatamente avvisato vigili del fuoco, carabinieri, guardiacaccia. E le forze dell’ordine si sono subito dirette sul posto dell’avvistamento. Le ricerche si sono quindi concentrate a 360 gradi in via Repubblica e nelle aree limitrofe.
Non è stato necessario attendere molto però poichè l’orso è sbucato all’improvviso. I presenti lo hanno visto bene e quasi non ci hanno creduto. Non si è trattato solo di una impronta, ma di un vero e proprio animale gigante che è transitato come se nulla fosse da una parte all’altra della strada di Tirano sotto gli occhi sbalorditi delle persone. Poi il grande plantigrado, dopo un veloce sguardo ai presenti, ha attraversato in fretta e furia la Statale raggiungendo il negozio Pensini Moto e facendo perdere le proprie tracce. Un avvistamento che ha dell’incredibile in quanto è davvero singolare che un orso si avvicini così tanto all’abitato. Non è certo, ma molto probabile che si tratti dell’orso o degli stessi orsi, quindi più di un esemplare che da alcuni mesi scorrazzano per l’intera valle. I suoi avvistamenti sono infatti numerosi. Ad Albaredo il plantigrado sceso dai monti aveva divorato due pecore, ma anche altri capi di bestiame sono stati attaccati dall’orso sempre sui monti sopra Morbegno. Nella città di Bitto il plantigrado era stato avvistato lungo la via Priula vicino al tempietto degli alpini. E poi ancora in Valchiavenna dove è stato fotografato a Prata Camportaccio. Per prevenire qualsiasi problema a Morbegno è stato promosso recentemente un incontro con la cittadinanza promosso da Regione Lombardia con esperti e tecnici che aveva visto la presenza di più di cento persone. Sulla pericolosità vi sono state rassicurazioni: sono oltre 150 anni che l’orso non aggredisce persone (si tratta di un onnivoro al 70%) a parte qualche rara eccezione.
Riappare l'orso in Valle: ora passeggia nel centro di Tirano
Una coppia lo ha incrociato di notte in Via Repubblica in centro di Tirano
Numerose segnalazioni in questi mesi dell’orso dalla Valchiavenna dove è stato fotografato, a Morbegno, in Albaredo dove ha sbranato pecore

Tirano, 10 luglio 2012 — Chi lo ha visto da vicino, con i propri occhi, assicura fosse più grosso di un vitello. Si tratta di un orso che alle prime luci dell’alba di ieri ha scelto di farsi una passeggiatina proprio in via Repubblica a Tirano, giusto a pochi metri dal centro storico cittadino. E’ probabile sia sceso dai monti sopra il tiranese, forse Trivigno. Potrebbe essere passato anche da Cologna. Al momento però non è dato sapere con precisione il tragitto effettuato dal plantigrado. Certo è che la singolare comparsa ha destato attenzione, comprensibile curiosità, ma parecchio allarme. Anche qualche timore, per la verità, fra i residenti che alla mattina hanno appreso la singolare notizia. Un grande spavento di certo lo deve aver provato la coppia di valtellinesi che nella notte fra domenica e lunedì si trovava a transitare lungo via Repubblica. Due giovani intenzionati a trascorrere la loro serata in piena tranquillità e normalità che a un certo punto si sono trovati di fronte un grosso orso scuro. I due hanno immediatamente avvisato vigili del fuoco, carabinieri, guardiacaccia. E le forze dell’ordine si sono subito dirette sul posto dell’avvistamento. Le ricerche si sono quindi concentrate a 360 gradi in via Repubblica e nelle aree limitrofe.
Non è stato necessario attendere molto però poichè l’orso è sbucato all’improvviso. I presenti lo hanno visto bene e quasi non ci hanno creduto. Non si è trattato solo di una impronta, ma di un vero e proprio animale gigante che è transitato come se nulla fosse da una parte all’altra della strada di Tirano sotto gli occhi sbalorditi delle persone. Poi il grande plantigrado, dopo un veloce sguardo ai presenti, ha attraversato in fretta e furia la Statale raggiungendo il negozio Pensini Moto e facendo perdere le proprie tracce. Un avvistamento che ha dell’incredibile in quanto è davvero singolare che un orso si avvicini così tanto all’abitato. Non è certo, ma molto probabile che si tratti dell’orso o degli stessi orsi, quindi più di un esemplare che da alcuni mesi scorrazzano per l’intera valle. I suoi avvistamenti sono infatti numerosi. Ad Albaredo il plantigrado sceso dai monti aveva divorato due pecore, ma anche altri capi di bestiame sono stati attaccati dall’orso sempre sui monti sopra Morbegno. Nella città di Bitto il plantigrado era stato avvistato lungo la via Priula vicino al tempietto degli alpini. E poi ancora in Valchiavenna dove è stato fotografato a Prata Camportaccio. Per prevenire qualsiasi problema a Morbegno è stato promosso recentemente un incontro con la cittadinanza promosso da Regione Lombardia con esperti e tecnici che aveva visto la presenza di più di cento persone. Sulla pericolosità vi sono state rassicurazioni: sono oltre 150 anni che l’orso non aggredisce persone (si tratta di un onnivoro al 70%) a parte qualche rara eccezione.
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Villalago, orso fa strage di galline
dal quotidiano L'Aquila di Massimiliano Lavillotti
Villalago, orso fa strage di galline
VILLALAGO. Mamma orsa a spasso con i cuccioli nel centro di Villalago dopo aver cenato con «pollo» e insalata. È successo nella notte tra giovedì e venerdì, ma i tre animali si erano già fatti intravedere qualche sera prima. Verso l'una di notte mamma orsa con i suoi due cuccioli sono apparsi nel centro abitato del paese e si sono diretti nei pressi dell'albergo «La tana dell'Orso», situato a poche centinaia di metri dalla piazza principale di Villalago. Si sono così fermati a ristorarsi prima in un piccolo pollaio e poi in un grande orto.
Il grosso orso è salito sul tetto di una casetta, ha cominciato a scoperchiarla rimuovendo alcune tavole con molta tranquillità ed è entrato dentro il pollaio uccidendo o portando via quindici galline. I rumori causati dalla distruzione del tetto della casetta ad opera di mamma orsa hanno richiamato l'attenzione dei vicini, che una volta svegliatisi hanno visto tutta la scena. Gli inquilini dell'abitazione che si trova vicino l'albergo, dopo aver osservato incuriositi gli orsi che gironzolavano sotto il proprio balcone, hanno cercato di scacciarli urlando. Ma mamma orsa si è allontanata assieme agli orsetti che la stavano aspettando solo dopo aver finito di mangiare le galline ed ha terminato il pranzo «degustando» insalata, sempre in compagnia dei cuccioli, nel vicino orto. L'episodio fa seguito ad altri avvistamenti fatti da altre persone nei giorni scorsi. Ma se da un lato le sempre più frequenti apparizioni degli orsi nei centri abitati di Scanno e Villalago destano curiosità tra i residenti e i turisti, dall'altro stanno nuovamente creando più di qualche problema agli amministratori comunali.
Questi animali non hanno più paura dell'uomo e si avvicinano nei centri abitati, fino a scorrazzare liberamente davanti i portoni di ingresso delle abitazioni. Per assicurare migliori condizioni di tranquillità della fauna selvatica, ma anche di turisti e residenti, il sindaco F ernando Gatta ha emesso un'ordinanza che stabilisce il divieto assoluto di utilizzare lampade, fari ed altri strumenti che possono arrecare disturbo agli animali «confidenti». Il Parco nazionale ha anche iniziato a monitorare gli spostamenti degli animali con dei «radiocollari» elettrici.
Villalago, orso fa strage di galline
VILLALAGO. Mamma orsa a spasso con i cuccioli nel centro di Villalago dopo aver cenato con «pollo» e insalata. È successo nella notte tra giovedì e venerdì, ma i tre animali si erano già fatti intravedere qualche sera prima. Verso l'una di notte mamma orsa con i suoi due cuccioli sono apparsi nel centro abitato del paese e si sono diretti nei pressi dell'albergo «La tana dell'Orso», situato a poche centinaia di metri dalla piazza principale di Villalago. Si sono così fermati a ristorarsi prima in un piccolo pollaio e poi in un grande orto.
Il grosso orso è salito sul tetto di una casetta, ha cominciato a scoperchiarla rimuovendo alcune tavole con molta tranquillità ed è entrato dentro il pollaio uccidendo o portando via quindici galline. I rumori causati dalla distruzione del tetto della casetta ad opera di mamma orsa hanno richiamato l'attenzione dei vicini, che una volta svegliatisi hanno visto tutta la scena. Gli inquilini dell'abitazione che si trova vicino l'albergo, dopo aver osservato incuriositi gli orsi che gironzolavano sotto il proprio balcone, hanno cercato di scacciarli urlando. Ma mamma orsa si è allontanata assieme agli orsetti che la stavano aspettando solo dopo aver finito di mangiare le galline ed ha terminato il pranzo «degustando» insalata, sempre in compagnia dei cuccioli, nel vicino orto. L'episodio fa seguito ad altri avvistamenti fatti da altre persone nei giorni scorsi. Ma se da un lato le sempre più frequenti apparizioni degli orsi nei centri abitati di Scanno e Villalago destano curiosità tra i residenti e i turisti, dall'altro stanno nuovamente creando più di qualche problema agli amministratori comunali.
Questi animali non hanno più paura dell'uomo e si avvicinano nei centri abitati, fino a scorrazzare liberamente davanti i portoni di ingresso delle abitazioni. Per assicurare migliori condizioni di tranquillità della fauna selvatica, ma anche di turisti e residenti, il sindaco F ernando Gatta ha emesso un'ordinanza che stabilisce il divieto assoluto di utilizzare lampade, fari ed altri strumenti che possono arrecare disturbo agli animali «confidenti». Il Parco nazionale ha anche iniziato a monitorare gli spostamenti degli animali con dei «radiocollari» elettrici.
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Scanno, l’orsa Gemma torna fa strage di galline
dal quitidiano L'Aquila div Massimiliano Lavillotti
Scanno, l’orsa Gemma torna fa strage di 30 galline
Incursione nelle stalle della zona in compagnia dei suoi due cuccioli. Gli allevatori protestano e il Parco è pronto a catturare il plantigrado
SCANNO. L'orsa Gemma ne ha combinata un'altra delle sue, sempre in compagnia dei due cuccioli. L’altra notte è entrata in un pollaio a 500 metri dal centro abitato di Scanno, uccidendo una trentina di galline e riducendo in fin di vita un maiale. Sarà il veterinario a decidere la sorte dell'animale. La gran parte delle galline le ha aperte e divorate all’interno nelle interiora, forse anche per insegnare ai cuccioli come gustare i polli. Intanto il "brutto vizio" di Gemma, che nelle notti scorse si aggirava nella piazza principale di Villalago, questa volta ha fatto scattare la protesta degli allevatori locali e degli amministratori di Scanno. Il sindaco Patrizio Giammarco ha invitato in paese il presidente del Pna Giuseppe Rossi, che sarà a Scanno oggi per partecipare ad una riunione con gli amministratori municipali. E' probabile che l'orsa Gemma venga catturata per essere dotata di un radiocollare che permetterebbe alle guardie del Parco di controllarne con più facilità gli spostamenti. Intanto l'allevatore Nunzio Consalvo chiede di riavere i suoi animali.
Scanno, l’orsa Gemma torna fa strage di 30 galline
Incursione nelle stalle della zona in compagnia dei suoi due cuccioli. Gli allevatori protestano e il Parco è pronto a catturare il plantigrado
SCANNO. L'orsa Gemma ne ha combinata un'altra delle sue, sempre in compagnia dei due cuccioli. L’altra notte è entrata in un pollaio a 500 metri dal centro abitato di Scanno, uccidendo una trentina di galline e riducendo in fin di vita un maiale. Sarà il veterinario a decidere la sorte dell'animale. La gran parte delle galline le ha aperte e divorate all’interno nelle interiora, forse anche per insegnare ai cuccioli come gustare i polli. Intanto il "brutto vizio" di Gemma, che nelle notti scorse si aggirava nella piazza principale di Villalago, questa volta ha fatto scattare la protesta degli allevatori locali e degli amministratori di Scanno. Il sindaco Patrizio Giammarco ha invitato in paese il presidente del Pna Giuseppe Rossi, che sarà a Scanno oggi per partecipare ad una riunione con gli amministratori municipali. E' probabile che l'orsa Gemma venga catturata per essere dotata di un radiocollare che permetterebbe alle guardie del Parco di controllarne con più facilità gli spostamenti. Intanto l'allevatore Nunzio Consalvo chiede di riavere i suoi animali.
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Orsi marsicani nei paesi ordinanza dei sindaci contro i fari
da Gaia NEWS di Federica di Leonardo
Orsi marsicani nei paesi: ordinanza dei sindaci contro l’uso dei fari
L’orsa Gemma è stata vista più volte a Scanno nell’ultima settimana: la buona notizia è che con lei ci sono i suoi due cuccioli di quest’anno. L’altra notte invece l’orsa ha fatto incursione in un pollaio; le squadre di pronto intervento del Parco stanno organizzando la cattura per radiocollararla. Sono già diversi i video postati su youtube dell’orsa con i cuccioli, che rivelano purtroppo la scarsa sensibilità dei videoamatori. Uno è già stato riportato da Corriere.it e ritrae Gemma coi suoi piccoli inseguita dai fari di una macchina. E’ per questo che i comuni di Scanno e Villalago hanno emesso un’ordinanza che vieta l’uso dei fari. Chi utilizzerà i fari per inseguire gli orsi nei paesi sarà perseguibile per reato penale.
La notte fra l’8 e il 9 luglio, come riportato da IlCentro.it, Gemma ha fatto un’incursione in un pollaio, uccidendo trenta galline e riducendo in fin di vita un maiale. Il pollaio era fra quelli difiniti “a rischio” dal censimento previsto dal piano per gli orsi confidenti del progetto LIFE ARCTOS in fase di attuazione in questi mesi. I recinti previsti per questo pollaio sono già stati ordinati la settimana scorsa e arriveranno nei prossimi giorni. Il proprietario però, come riporta il Centro.it, rivuole i suoi animali. Com’è suo diritto e come previsto dal regolamento, l’allevatore avrò riceverà sicuramente un indennizzo per il danno.
Il Protocollo per la Gestione degli orsi confidenti è già operativo; le squadre stanno già effettuando i turni di sorveglianza e si sta organizzando la cattura dell’orsa Gemma per dotarla di radiocollare: in questo modo sarà possibile seguirla e dissuaderla dall’entrare nei paesi con i metodi che le squadre hanno appreso durante un corso effettuato l’anno scorso. Nel frattempo sono diverse le iniziative di dialogo fra il Parco, le amministrazioni e i sindaci: infatti le incursioni di Gemma hanno fatto scattare le proteste degli allevatori, così come riportato da IlCentro.it. Oggi il direttore del Parco Dario Febbo incontrerà il sindaco e i cittadini di Scanno e domani il presidente del Parco Giuseppe Rossi incontrerà tutti i sindaci dei paesi che sono interessati dalle incursioni notturne dell’orsa. L’orsa Gemma è di vitale importanza per la popolazione di orsi marsicani in Abruzzo, ridotta a solo 40 individui. E’ una femmina prolifica e per questo la sua salute e quella dei suoi piccoli è fondamentale perchè questo prezioso mammifero non si estingua per sempre. Per questo è importante che l’orsa venga dissuasa dall’avvicinare i paesi, soprattutto quando ha con sè i piccoli: infatti questi potrebbero imparare atteggiamenti confidenti direttamente dalla madre con gravissime implicazioni sui loro comportamenti.
Orsi marsicani nei paesi: ordinanza dei sindaci contro l’uso dei fari
L’orsa Gemma è stata vista più volte a Scanno nell’ultima settimana: la buona notizia è che con lei ci sono i suoi due cuccioli di quest’anno. L’altra notte invece l’orsa ha fatto incursione in un pollaio; le squadre di pronto intervento del Parco stanno organizzando la cattura per radiocollararla. Sono già diversi i video postati su youtube dell’orsa con i cuccioli, che rivelano purtroppo la scarsa sensibilità dei videoamatori. Uno è già stato riportato da Corriere.it e ritrae Gemma coi suoi piccoli inseguita dai fari di una macchina. E’ per questo che i comuni di Scanno e Villalago hanno emesso un’ordinanza che vieta l’uso dei fari. Chi utilizzerà i fari per inseguire gli orsi nei paesi sarà perseguibile per reato penale.
La notte fra l’8 e il 9 luglio, come riportato da IlCentro.it, Gemma ha fatto un’incursione in un pollaio, uccidendo trenta galline e riducendo in fin di vita un maiale. Il pollaio era fra quelli difiniti “a rischio” dal censimento previsto dal piano per gli orsi confidenti del progetto LIFE ARCTOS in fase di attuazione in questi mesi. I recinti previsti per questo pollaio sono già stati ordinati la settimana scorsa e arriveranno nei prossimi giorni. Il proprietario però, come riporta il Centro.it, rivuole i suoi animali. Com’è suo diritto e come previsto dal regolamento, l’allevatore avrò riceverà sicuramente un indennizzo per il danno.
Il Protocollo per la Gestione degli orsi confidenti è già operativo; le squadre stanno già effettuando i turni di sorveglianza e si sta organizzando la cattura dell’orsa Gemma per dotarla di radiocollare: in questo modo sarà possibile seguirla e dissuaderla dall’entrare nei paesi con i metodi che le squadre hanno appreso durante un corso effettuato l’anno scorso. Nel frattempo sono diverse le iniziative di dialogo fra il Parco, le amministrazioni e i sindaci: infatti le incursioni di Gemma hanno fatto scattare le proteste degli allevatori, così come riportato da IlCentro.it. Oggi il direttore del Parco Dario Febbo incontrerà il sindaco e i cittadini di Scanno e domani il presidente del Parco Giuseppe Rossi incontrerà tutti i sindaci dei paesi che sono interessati dalle incursioni notturne dell’orsa. L’orsa Gemma è di vitale importanza per la popolazione di orsi marsicani in Abruzzo, ridotta a solo 40 individui. E’ una femmina prolifica e per questo la sua salute e quella dei suoi piccoli è fondamentale perchè questo prezioso mammifero non si estingua per sempre. Per questo è importante che l’orsa venga dissuasa dall’avvicinare i paesi, soprattutto quando ha con sè i piccoli: infatti questi potrebbero imparare atteggiamenti confidenti direttamente dalla madre con gravissime implicazioni sui loro comportamenti.
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
Non devi setacciare le montagne ma i centri urbani per trovare l'orsopassovalcava ha scritto:ho setacciato nelll'ultimo mese in una serie di escursioni tutto il territorio dal Passo San Marco fin al Legnone niente orso purtroppo

Non c'è più l'orso di una volta

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L'orso in città tra timori e curiosità, e scatta la solidari
Da il Giorno - Sondrio di Gabriella Garbellini
L'orso in città tra timori e curiosità, e scatta la solidarietà: Adottiamolo
Tirano, 11 luglio 2012 - Curiosità, ma anche timori per l’orso in città. L’arrivo dell’inaspettato ospite a «quattro zampe» nelle vie della cittadina aduana ha suscitato, come comprensibile, numerose e variegate reazioni fra residenti e villeggianti. A Tirano la notizia è presto passata di bocca in bocca. Nei bar ieri non si parlava d’altro. Del resto non accade tutti i giorni di avere in città un «turista» così speciale. E se c’è chi desidera «adottarlo», c’è anche chi si augura di non trovarselo di fronte «per nessuna ragione al mondo».
«Gli esperti dicono che non bisogna assolutamente avere timore degli orsi e che raramente attaccano l’uomo — commenta Walter Rodigari —. Dicono che questi animali aggrediscono soltanto se spaventati. Che mangiano erbe, bacche e radici. Confesso che mi sarebbe davvero piaciuto vederlo. Sì, sarei rimasto affascinato, ma a debita distanza però poichè sarà anche tranquillo, ma pur sempre un orso è». Ci scherza su, invece, Angelo Pensini, meglio conosciuto come Mik. A lui l’orso ha fatto una visita privilegiata, una bella improvvisata proprio davanti alla sua proprietà lungo via Repubblica: «Sì. Avrei proprio voluto vederlo. È transitato quatto quatto fuori dal mio negozio e neppure si è mostrato: che scortese! Un’emozione... bestiale».
Meno coraggiosi di Pensini invece altri tiranesi le cui abitazioni sorgono anch’esse nei pressi delle vie calpestate dalle zampe dell’orso. «Insomma, non vorrei proprio mai trovarmelo davanti — dice convinta Antonietta Zonni —. Vado ad assistere una signora e lunedì sera stavo facendo la notte. Se solo penso che scendendo le scale potevo trovarmelo davanti agli occhi... Credo sarei svenuta». Dello stesso parere anche Wanda Natta: «A me gli animali piacciono tutti! E contro gli orsi non ho nulla, però è meglio e giusto che stiano nei loro ambienti naturali e non passeggino per le vie della città. Se lo avessi incontrato? Sarei certamente caduta per terra dal terrore». Avanza timori per la presenza del plantigrado anche Maurizio Pola in compagnia della nipotina Sofia. E come lui molti altri tiranesi. «A me preoccupa parecchio la presenza dell’orso nei paraggi, soprattutto per il timore di poterselo trovare di fronte all’improvviso — confessa —. Sono un cercatore di funghi e penso che se dovessi trovarmelo davanti in quel frangente mi si gelerebbe il sangue. Fanno paura anche i cinghiali. Speriamo non giunga più in città e che non ci sia pericolo. Penso anche ai bambini che a Tirano vanno spesso in giro da soli nei parchi. Ma anche a chi passeggia in montagna complici le belle giornate». Molto più serena e fatalista, invece, Alessandra Lanciani con la figlia Marzia: «È arrivato anche a Tirano e ce lo teniamo. Che ci possiamo fare? Avrà avuto fame povero. Quasi quasi lo adotto». L’orso non è quindi passato inosservato. Qualcuno giura, tra l’altro, che nei pressi della Torre Torelli vi siano ancora sul porfido le giganti impronte del suo passaggio. Altri sorridono e si lanciano in battute: «Sarà venuto per i saldi!», dicono strizzando l’occhio. E intanto i turisti si sono già armati di macchine fotografiche. l’animale è praticamente diventato una «star».
Ieri alcuni villeggianti sono rimasti in attesa nei pressi dell’area della Torre Torelli. «Speriamo di vederlo. Caspita che emozione. Siamo a Tirano da alcuni giorni e abbiamo letto sul giornale dell’arrivo dell’orso. Questa sì che è davvero una novità — affermano entusiasti alcuni turisti, senza mostrare il minimo timore —. Noi non ne abbiamo mai visti dal vivo e speriamo proprio di poterlo immortalare. Che bel ricordo. L’unico animale di montagna che abbiamo visto un po’ di anni fa è una marmotta, ma un orso è un orso. Noi ci appostiamo in attesa e chi lo sa che giunga ancora un’altra volta».
L'orso in città tra timori e curiosità, e scatta la solidarietà: Adottiamolo
Tirano, 11 luglio 2012 - Curiosità, ma anche timori per l’orso in città. L’arrivo dell’inaspettato ospite a «quattro zampe» nelle vie della cittadina aduana ha suscitato, come comprensibile, numerose e variegate reazioni fra residenti e villeggianti. A Tirano la notizia è presto passata di bocca in bocca. Nei bar ieri non si parlava d’altro. Del resto non accade tutti i giorni di avere in città un «turista» così speciale. E se c’è chi desidera «adottarlo», c’è anche chi si augura di non trovarselo di fronte «per nessuna ragione al mondo».
«Gli esperti dicono che non bisogna assolutamente avere timore degli orsi e che raramente attaccano l’uomo — commenta Walter Rodigari —. Dicono che questi animali aggrediscono soltanto se spaventati. Che mangiano erbe, bacche e radici. Confesso che mi sarebbe davvero piaciuto vederlo. Sì, sarei rimasto affascinato, ma a debita distanza però poichè sarà anche tranquillo, ma pur sempre un orso è». Ci scherza su, invece, Angelo Pensini, meglio conosciuto come Mik. A lui l’orso ha fatto una visita privilegiata, una bella improvvisata proprio davanti alla sua proprietà lungo via Repubblica: «Sì. Avrei proprio voluto vederlo. È transitato quatto quatto fuori dal mio negozio e neppure si è mostrato: che scortese! Un’emozione... bestiale».
Meno coraggiosi di Pensini invece altri tiranesi le cui abitazioni sorgono anch’esse nei pressi delle vie calpestate dalle zampe dell’orso. «Insomma, non vorrei proprio mai trovarmelo davanti — dice convinta Antonietta Zonni —. Vado ad assistere una signora e lunedì sera stavo facendo la notte. Se solo penso che scendendo le scale potevo trovarmelo davanti agli occhi... Credo sarei svenuta». Dello stesso parere anche Wanda Natta: «A me gli animali piacciono tutti! E contro gli orsi non ho nulla, però è meglio e giusto che stiano nei loro ambienti naturali e non passeggino per le vie della città. Se lo avessi incontrato? Sarei certamente caduta per terra dal terrore». Avanza timori per la presenza del plantigrado anche Maurizio Pola in compagnia della nipotina Sofia. E come lui molti altri tiranesi. «A me preoccupa parecchio la presenza dell’orso nei paraggi, soprattutto per il timore di poterselo trovare di fronte all’improvviso — confessa —. Sono un cercatore di funghi e penso che se dovessi trovarmelo davanti in quel frangente mi si gelerebbe il sangue. Fanno paura anche i cinghiali. Speriamo non giunga più in città e che non ci sia pericolo. Penso anche ai bambini che a Tirano vanno spesso in giro da soli nei parchi. Ma anche a chi passeggia in montagna complici le belle giornate». Molto più serena e fatalista, invece, Alessandra Lanciani con la figlia Marzia: «È arrivato anche a Tirano e ce lo teniamo. Che ci possiamo fare? Avrà avuto fame povero. Quasi quasi lo adotto». L’orso non è quindi passato inosservato. Qualcuno giura, tra l’altro, che nei pressi della Torre Torelli vi siano ancora sul porfido le giganti impronte del suo passaggio. Altri sorridono e si lanciano in battute: «Sarà venuto per i saldi!», dicono strizzando l’occhio. E intanto i turisti si sono già armati di macchine fotografiche. l’animale è praticamente diventato una «star».
Ieri alcuni villeggianti sono rimasti in attesa nei pressi dell’area della Torre Torelli. «Speriamo di vederlo. Caspita che emozione. Siamo a Tirano da alcuni giorni e abbiamo letto sul giornale dell’arrivo dell’orso. Questa sì che è davvero una novità — affermano entusiasti alcuni turisti, senza mostrare il minimo timore —. Noi non ne abbiamo mai visti dal vivo e speriamo proprio di poterlo immortalare. Che bel ricordo. L’unico animale di montagna che abbiamo visto un po’ di anni fa è una marmotta, ma un orso è un orso. Noi ci appostiamo in attesa e chi lo sa che giunga ancora un’altra volta».
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