Appena sentito a Teleuinica ad Arzo sopra Morbegno 5 pecore morte.
al lavoro gli esperti per vedere se sia opera dell' orso o cani inselvatichiti
Trovate cinque pecore morte: si riaccende il giallo dell'orso
Morbegno, 27 agosto 2012 - Si riaccende il giallo dell'orso in Valtellina. In un ovile della frazione Arzo, nel territorio comunale di Morbegno, in provincia di Sondrio, sono state trovate morte cinque pecore. Secondo i primi accertamenti gli ovini potrebbero essere stati uccisi da un orso che da qualche tempo si aggira nei boschi delle alpi Orobie, al confine tra Valtellina e provincia di Bergamo. La notizia è stata diffusa in serata. Il fatto risale alla notte scorsa. Sull'episodio verranno effettuati accertamenti da parte degli agenti della Polizia Provinciale.
Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
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I frati di S.Romedio: L’orso? Non siamo noi a volerlo
dal Local Trentino
I frati di S.Romedio: L’orso? Non siamo noi a volerlo
SAN ROMEDIO. Il dibattito sull'orso a San Romedio torna ad infuocarsi, domenica ne ha scritto, con un servizio di mezza pagina, il quotidiano “Repubblica” tirando in ballo i pro e i contro. Tra gli intervistati il priore padre Fabio Scarsato che, anche a nome della Diocesi, ha ricordato che il Santuario mette a disposizione l'area del recinto per l' orso «in comodato alla Comunità di valle», ma ha anche precisato che «come frati di un orso in carne ed ossa ne farebbero volentieri a meno». «Nessun cambio di rotta, sono concetti e ragionamenti che ufficialmente noi Frati e la Diocesi che è proprietaria del santuario, diciamo pari pari da più di due anni, ed è inutile che favorevoli e contrari all'orso, con le campagne contrapposte di firme pro e contro, cerchino di tirarci da una parte o dall'altra», precisa padre Fabio, che abbiamo sentito ieri. E spiega: «San Romedio, come santuario e luogo di devozione, ha altro di cui occuparsi che dell'orso, e sta in piedi benissimo e è meta di pellegrini anche senza la presenza del plantigrado». In fondo, l'orso a San Romedio – fa notare padre Fabio - è qui da poco, appena mezzo secolo fa. Era il 1958 infatti quanto è arrivato il vecchio Charlie (così chiamato perché nel circo da cui era stato prelevato andava in bicicletta, e quelli erano gli anni del grande Charlie Gaul …) donato al Santuario dal Conte Giacomo Gallarati Scotti, uno dei pionieri del Wwf e fondatore, nel 1957, dell'Ordine di san Romedio per la protezione dell'orso bruno. «Prima c'era solo la tradizione e la leggenda, non l'orso in carne ed ossa», sottolinea il frate.
Ma il consenso dei frati al ritorno dell'orso a San Romedio c'è o no? «Questo è un discorso diverso. Se c'è un orso che starebbe meglio qui a San Romedio rispetto al posto dove è attualmente (leggi la gabbia di Pescasseroli ndr) così come ci è stato prospettato, il Santuario e la Diocesi non hanno obiezioni. I tecnici ci dicono che qui quell'orso starebbe meglio di dove è adesso, non vedo perché non dobbiamo fidarci, per questo è stato sottoscritto il contratto di comodato che mette l'area del recinto orso a disposizione della Comunità Valle di Non. I lavori di adeguamento richiesti per sistemare la gabbia mi risulta che sono stati fatti come da prescrizioni di chi di dovere. Il resto non compete a noi».
Quello che è certo, e padre Fabio lo sottolinea senza mezze parole, è che a far davvero male al santuario di San Romedio ed alla sua immagine è stata la vicenda dell'orsa Jurka, plantigrado nato e vissuto libero e poi imprigionato proprio all'ombra del Santo che dell'orso è il protettore. «Effettivamente non è stata una gran scelta, anche se cerco di mettermi nei panni di chi allora ha dovuto decidere in merito alla problematicità dell'orsa vagabonda». L'orso dunque a San Romedio arriverà anche se con qualche ritardo rispetto ad agosto, come era stato annunciato. Questa almeno la certezza del presidente della Comunità di valle, Sergio Menapace.
I frati di S.Romedio: L’orso? Non siamo noi a volerlo
SAN ROMEDIO. Il dibattito sull'orso a San Romedio torna ad infuocarsi, domenica ne ha scritto, con un servizio di mezza pagina, il quotidiano “Repubblica” tirando in ballo i pro e i contro. Tra gli intervistati il priore padre Fabio Scarsato che, anche a nome della Diocesi, ha ricordato che il Santuario mette a disposizione l'area del recinto per l' orso «in comodato alla Comunità di valle», ma ha anche precisato che «come frati di un orso in carne ed ossa ne farebbero volentieri a meno». «Nessun cambio di rotta, sono concetti e ragionamenti che ufficialmente noi Frati e la Diocesi che è proprietaria del santuario, diciamo pari pari da più di due anni, ed è inutile che favorevoli e contrari all'orso, con le campagne contrapposte di firme pro e contro, cerchino di tirarci da una parte o dall'altra», precisa padre Fabio, che abbiamo sentito ieri. E spiega: «San Romedio, come santuario e luogo di devozione, ha altro di cui occuparsi che dell'orso, e sta in piedi benissimo e è meta di pellegrini anche senza la presenza del plantigrado». In fondo, l'orso a San Romedio – fa notare padre Fabio - è qui da poco, appena mezzo secolo fa. Era il 1958 infatti quanto è arrivato il vecchio Charlie (così chiamato perché nel circo da cui era stato prelevato andava in bicicletta, e quelli erano gli anni del grande Charlie Gaul …) donato al Santuario dal Conte Giacomo Gallarati Scotti, uno dei pionieri del Wwf e fondatore, nel 1957, dell'Ordine di san Romedio per la protezione dell'orso bruno. «Prima c'era solo la tradizione e la leggenda, non l'orso in carne ed ossa», sottolinea il frate.
Ma il consenso dei frati al ritorno dell'orso a San Romedio c'è o no? «Questo è un discorso diverso. Se c'è un orso che starebbe meglio qui a San Romedio rispetto al posto dove è attualmente (leggi la gabbia di Pescasseroli ndr) così come ci è stato prospettato, il Santuario e la Diocesi non hanno obiezioni. I tecnici ci dicono che qui quell'orso starebbe meglio di dove è adesso, non vedo perché non dobbiamo fidarci, per questo è stato sottoscritto il contratto di comodato che mette l'area del recinto orso a disposizione della Comunità Valle di Non. I lavori di adeguamento richiesti per sistemare la gabbia mi risulta che sono stati fatti come da prescrizioni di chi di dovere. Il resto non compete a noi».
Quello che è certo, e padre Fabio lo sottolinea senza mezze parole, è che a far davvero male al santuario di San Romedio ed alla sua immagine è stata la vicenda dell'orsa Jurka, plantigrado nato e vissuto libero e poi imprigionato proprio all'ombra del Santo che dell'orso è il protettore. «Effettivamente non è stata una gran scelta, anche se cerco di mettermi nei panni di chi allora ha dovuto decidere in merito alla problematicità dell'orsa vagabonda». L'orso dunque a San Romedio arriverà anche se con qualche ritardo rispetto ad agosto, come era stato annunciato. Questa almeno la certezza del presidente della Comunità di valle, Sergio Menapace.
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
Dal quotidiano la provincia di Sondrio 28 agosto 2012
Morbegno Arzo pecore uccise dall'orso
Cinque pecore azzannate tra le sette rinchiuse nel recinto dell'azienda agricola "Sempreverde" di Arzo, frazione orobica di Morbegno a circa 800 metri di quota.
L'assalto al gregge, secondo quanto ha potuto accertare il veterinario dell'Asl di Sondrio intervenuto sul posto, risale alla notte tra giovedì e venerdì scorsi, ma Karen Gianola, la titolare dell'azienda, la brutta scoperta l'ha fatta soltanto sabato mattina, a oltre 24 ore dall'accaduto. Un lasso di tempo abbastanza lungo, sufficiente a cancellare le tracce dell'aggressore che potrebbero essere uno o più cani randagi, o forse l'orso bruno che in queste settimane circola tra le due sponde, valtellinese e bergamasca, delle Orobie. «Le pecore erano nel nostro recinto, in località Faj, sopra Arzo - dice Gianola - le abbiamo sempre lasciate lì e non è mai successo nulla di strano in questi anni, fino alla settimana scorsa, quando il recinto è stato distrutto e le pecore tutte azzannate alla gola».
Sul posto gli agenti della polizia provinciale non hanno ritrovato resti organici di animali selvatici e nemmeno tracce che possano confermare il passaggio del plantigrado che aveva già attaccato altre pecore, alcune settimane fa, in Val Gerola. «Purtroppo anche i cani abbandonati rischiano di creare grossi danni agli animali domestici, ma anche alla selvaggina - sostiene il comandante della polizia provinciale Graziano Simonini - in questo caso non possiamo assumere la paternità dell'attacco all'orso visto al momento l'assenza di prove certe, quindi restiamo in attesa della relazione definitiva del veterinario che dovrebbe arrivare a giorni».
Chi vive nella zona dice di non aver notato cani randagi circolare in questi giorni, ma qualcuno si è accorto che i cani di casa erano insolitamente tesi e non si allontanavano dall'uscio. Nel recinto quattro pecore sono state trovate morte, altre due vive, ma impaurite. Una quinta è stata rinvenuta nei boschi, dove deve aver tentato una fuga repentina, finita, purtroppo per lei, nel peggiore dei modi. L'orso potrebbe essere tornato nel Morbegnese, dopo qualche settimana di assenza, oppure all'origine dell'attacco potrebbe esserci un branco di cani randagi, ridotti alla fame dopo essere stati abbandonati dai loro padroni. Il plantigrado a metà giugno si era spinto fino nel cuore della cittadina del Bitto.

Morbegno Arzo pecore uccise dall'orso
Cinque pecore azzannate tra le sette rinchiuse nel recinto dell'azienda agricola "Sempreverde" di Arzo, frazione orobica di Morbegno a circa 800 metri di quota.
L'assalto al gregge, secondo quanto ha potuto accertare il veterinario dell'Asl di Sondrio intervenuto sul posto, risale alla notte tra giovedì e venerdì scorsi, ma Karen Gianola, la titolare dell'azienda, la brutta scoperta l'ha fatta soltanto sabato mattina, a oltre 24 ore dall'accaduto. Un lasso di tempo abbastanza lungo, sufficiente a cancellare le tracce dell'aggressore che potrebbero essere uno o più cani randagi, o forse l'orso bruno che in queste settimane circola tra le due sponde, valtellinese e bergamasca, delle Orobie. «Le pecore erano nel nostro recinto, in località Faj, sopra Arzo - dice Gianola - le abbiamo sempre lasciate lì e non è mai successo nulla di strano in questi anni, fino alla settimana scorsa, quando il recinto è stato distrutto e le pecore tutte azzannate alla gola».
Sul posto gli agenti della polizia provinciale non hanno ritrovato resti organici di animali selvatici e nemmeno tracce che possano confermare il passaggio del plantigrado che aveva già attaccato altre pecore, alcune settimane fa, in Val Gerola. «Purtroppo anche i cani abbandonati rischiano di creare grossi danni agli animali domestici, ma anche alla selvaggina - sostiene il comandante della polizia provinciale Graziano Simonini - in questo caso non possiamo assumere la paternità dell'attacco all'orso visto al momento l'assenza di prove certe, quindi restiamo in attesa della relazione definitiva del veterinario che dovrebbe arrivare a giorni».
Chi vive nella zona dice di non aver notato cani randagi circolare in questi giorni, ma qualcuno si è accorto che i cani di casa erano insolitamente tesi e non si allontanavano dall'uscio. Nel recinto quattro pecore sono state trovate morte, altre due vive, ma impaurite. Una quinta è stata rinvenuta nei boschi, dove deve aver tentato una fuga repentina, finita, purtroppo per lei, nel peggiore dei modi. L'orso potrebbe essere tornato nel Morbegnese, dopo qualche settimana di assenza, oppure all'origine dell'attacco potrebbe esserci un branco di cani randagi, ridotti alla fame dopo essere stati abbandonati dai loro padroni. Il plantigrado a metà giugno si era spinto fino nel cuore della cittadina del Bitto.

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Ragazzo aggredito dall’orso
da Giornalettismo - 30 Agosto 2012
Ragazzo aggredito dall’orso
Nei boschi di Fiume, è ritornato l’allarme orso. Martedì mattina un giovane di 28 anni, Igor Ulmer, è stato aggredito da un plantigrado mentre passeggiava con il suo cane, colpito da morsi e zampate. L’episodio è avvenuto, per la precisione, in una località boschiva nelle vicinanze di Clana alle spalle di Fiume.
I MORSI E LE ZAMPATE – Racconta Andrea Marsanich oggi sul quotidiano Il Piccolo:
Il giovane è stato morso e colpito da zampate agli arti inferiori e all’addome ed è ricoverato nel reparto di traumatologia del Centro clinico–ospedaliero di Fiume, dove è stato sottoposto a intervento chirurgico. Le sue condizioni sono stabili e non è in pericolo di vita, stando a quanto confermato dal dottor Darko Ekl, chirurgo e traumatologo. Da quanto raccontato da Ulmer, l’attacco è stato portato da un’orsa che probabilmente aveva nelle vicinanze uno o due cuccioli. L’uomo, dopo aver visto il bestione che si avvicinava minaccioso, ha cercato scampo arrampicandosi su un albero, ma è stato buttato giù dall’orsa che quindi lo ha colpito e morso più volte. A quel punto Bobi è entrato coraggiosamente in azione, affrontando l’ animale con latrati e ringhi ma senza venire ferito. Il comportamento del cane ha evitato al suo padrone di riportare ferite ancora più gravi e forse gli ha salvato la vita. Lo sfortunato è stato quindi trasportato in ospedale a Fiume da un uomo accorso nel luogo dell’ incidente perché attirato dal trambusto originato dall’ aggressione.
Ragazzo aggredito dall’orso
Nei boschi di Fiume, è ritornato l’allarme orso. Martedì mattina un giovane di 28 anni, Igor Ulmer, è stato aggredito da un plantigrado mentre passeggiava con il suo cane, colpito da morsi e zampate. L’episodio è avvenuto, per la precisione, in una località boschiva nelle vicinanze di Clana alle spalle di Fiume.
I MORSI E LE ZAMPATE – Racconta Andrea Marsanich oggi sul quotidiano Il Piccolo:
Il giovane è stato morso e colpito da zampate agli arti inferiori e all’addome ed è ricoverato nel reparto di traumatologia del Centro clinico–ospedaliero di Fiume, dove è stato sottoposto a intervento chirurgico. Le sue condizioni sono stabili e non è in pericolo di vita, stando a quanto confermato dal dottor Darko Ekl, chirurgo e traumatologo. Da quanto raccontato da Ulmer, l’attacco è stato portato da un’orsa che probabilmente aveva nelle vicinanze uno o due cuccioli. L’uomo, dopo aver visto il bestione che si avvicinava minaccioso, ha cercato scampo arrampicandosi su un albero, ma è stato buttato giù dall’orsa che quindi lo ha colpito e morso più volte. A quel punto Bobi è entrato coraggiosamente in azione, affrontando l’ animale con latrati e ringhi ma senza venire ferito. Il comportamento del cane ha evitato al suo padrone di riportare ferite ancora più gravi e forse gli ha salvato la vita. Lo sfortunato è stato quindi trasportato in ospedale a Fiume da un uomo accorso nel luogo dell’ incidente perché attirato dal trambusto originato dall’ aggressione.
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Giovane aggredito da un orso nei boschi alle spalle di Fiume
dal quotidiano Il Piccolo di Trieste di Andrea Marsanich
Giovane aggredito da un orso nei boschi alle spalle di Fiume

FIUME. Torna l’ incubo orsi nei dintorni di Fiume. Martedì mattina un giovane di 28 anni, Igor Ulmer, è stato aggredito da un plantigrado mentre portava a passeggio il suo cane, Bobi, in un’area boschiva nelle vicinanze di Klana, località poco alle spalle di Fiume. Il giovane è stato morso e colpito da zampate agli arti inferiori e all’addome ed è ricoverato nel reparto di traumatologia del Centro clinico–ospedaliero di Fiume, dove è stato sottoposto a intervento chirurgico. Le sue condizioni sono stabili e non è in pericolo di vita, stando a quanto confermato dal dottor Darko Ekl, chirurgo e traumatologo. Da quanto raccontato da Ulmer, l’attacco è stato portato da un’orsa che probabilmente aveva nelle vicinanze uno o due cuccioli. L’uomo, dopo aver visto il bestione che si avvicinava minaccioso, ha cercato scampo arrampicandosi su un albero, ma è stato buttato giù dall’orsa che quindi lo ha colpito e morso più volte.
A quel punto Bobi è entrato coraggiosamente in azione, affrontando l’ animale con latrati e ringhi ma senza venire ferito. Il comportamento del cane ha evitato al suo padrone di riportare ferite ancora più gravi e forse gli ha salvato la vita. Lo sfortunato è stato quindi trasportato in ospedale a Fiume da un uomo accorso nel luogo dell’ incidente perché attirato dal trambusto originato dall’ aggressione. Negli ultimi anni è il terzo attacco di orso all’ uomo nel territorio di Klana, abitato a poca distanza dalla strada che collega Fiume e Trieste. Nel novembre di due anni fa un cacciatore di 82 anni era stato aggredito da un’orsa nel bosco di Breza, a metà strada tra Castua e Klana, finendo al reparto di terapia intensiva dell’ Ospedale fiumano. L’anziano aveva trascorso diverse settimane in ospedale. L’anno scorso, in località Lisac (Klana), al confine con la Slovenia, c’è stato l’attacco ad un raccoglitore di funghi che ha riportato lesioni guaribili in un paio di settimane. Intanto dalla società venatoria Zec di Klana è stato fatto sapere che le doppiette locali non hanno il permesso per l’abbattimento di orsi.
Giovane aggredito da un orso nei boschi alle spalle di Fiume
FIUME. Torna l’ incubo orsi nei dintorni di Fiume. Martedì mattina un giovane di 28 anni, Igor Ulmer, è stato aggredito da un plantigrado mentre portava a passeggio il suo cane, Bobi, in un’area boschiva nelle vicinanze di Klana, località poco alle spalle di Fiume. Il giovane è stato morso e colpito da zampate agli arti inferiori e all’addome ed è ricoverato nel reparto di traumatologia del Centro clinico–ospedaliero di Fiume, dove è stato sottoposto a intervento chirurgico. Le sue condizioni sono stabili e non è in pericolo di vita, stando a quanto confermato dal dottor Darko Ekl, chirurgo e traumatologo. Da quanto raccontato da Ulmer, l’attacco è stato portato da un’orsa che probabilmente aveva nelle vicinanze uno o due cuccioli. L’uomo, dopo aver visto il bestione che si avvicinava minaccioso, ha cercato scampo arrampicandosi su un albero, ma è stato buttato giù dall’orsa che quindi lo ha colpito e morso più volte.
A quel punto Bobi è entrato coraggiosamente in azione, affrontando l’ animale con latrati e ringhi ma senza venire ferito. Il comportamento del cane ha evitato al suo padrone di riportare ferite ancora più gravi e forse gli ha salvato la vita. Lo sfortunato è stato quindi trasportato in ospedale a Fiume da un uomo accorso nel luogo dell’ incidente perché attirato dal trambusto originato dall’ aggressione. Negli ultimi anni è il terzo attacco di orso all’ uomo nel territorio di Klana, abitato a poca distanza dalla strada che collega Fiume e Trieste. Nel novembre di due anni fa un cacciatore di 82 anni era stato aggredito da un’orsa nel bosco di Breza, a metà strada tra Castua e Klana, finendo al reparto di terapia intensiva dell’ Ospedale fiumano. L’anziano aveva trascorso diverse settimane in ospedale. L’anno scorso, in località Lisac (Klana), al confine con la Slovenia, c’è stato l’attacco ad un raccoglitore di funghi che ha riportato lesioni guaribili in un paio di settimane. Intanto dalla società venatoria Zec di Klana è stato fatto sapere che le doppiette locali non hanno il permesso per l’abbattimento di orsi.
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Re: Ragazzo aggredito dall’orso
ma nel decalogo della "perfetta vittima da orso", gli espertoni non erano contrari all'uso del cane???...che innervosiva l'orso ecc...o mi sbaglio ?!IW2LBR ha scritto:da Giornalettismo - 30 Agosto 2012
Ragazzo aggredito dall’orso
Nei boschi di Fiume, è ritornato l’allarme orso. Martedì mattina un giovane di 28 anni, Igor Ulmer, è stato aggredito da un plantigrado mentre passeggiava con il suo cane...Il comportamento del cane ha evitato al suo padrone di riportare ferite ancora più gravi e forse gli ha salvato la vita...




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"tra i monti Alben e Regaduro nel canalone i suoi compagni lo trasportarono per sentieri scoscesi tra boschi e pascoli fino a Sottochiesa, adagiato su una rozza scala a pioli ricoperta di fronde"
"tra i monti Alben e Regaduro nel canalone i suoi compagni lo trasportarono per sentieri scoscesi tra boschi e pascoli fino a Sottochiesa, adagiato su una rozza scala a pioli ricoperta di fronde"
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
ero a rijeka (fiume) settimana scorsa ma niente orsi nemmeno li e si che ne hanno un migliaio in tutta la croazia!
sono sfortunato
sono sfortunato
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Il nostro orso da predatore a sponsor delle Orobie
da L'Eco di Bergamo di Giovanni Ghisalberti
Il nostro orso da predatore a sponsor delle Orobie
E l'orso, alla fine, divenne sponsor delle Orobie. Prima o poi qualcuno ci avrebbe pensato. Amato dai più, temuto da qualcuno, soprattutto allevatori e alpeggiatori, il plantigrado che, con qualche mese di pausa, abita le Orobie, anche bergamasche, dal 2008, si appresta a diventare una sorta di «mascotte» ufficiale delle nostre montagne. Il progetto è del Parco che, in queste settimane, sta andando alla ricerca di ogni cosa che nella nostra provincia abbia a che fare con l'orso, dalla preistoria a oggi. A iniziare dalla toponomastica, per passare all'araldica e alle testimonianze scritte della sua presenza nel lontano passato, fino ai luoghi in cui è stato avvistato o segnalato di recente. Il tutto per dimostrare che l'orso ha sempre fatto parte della nostra storia e, quello di questi ultimi anni, è semplicemente un ritorno. E poi, una volta mappata la sua presenza, per «sfruttarlo» turisticamente in vista dell'Expo del 2015. Insomma l'orso più che far scappare dovrà attirare.
«Parte della nostra storia»
«Diventerà una delle immagini simbolo delle Orobie – spiega il presidente del Parco Yvan Caccia –. L'orso è sempre stato parte della nostra terra e ancora oggi, nelle iniziative che organizziamo su di lui, c'è tantissimo interesse. Sarà una delle principali attrattive attorno al quale costruire percorsi guidati e iniziative a supporto del nostro patrimonio ambientale, storico e artistico. Porteremo il turista nei "luoghi dell'orso", perché lì il plantigrado è passato, o perché c'è un toponimo che lo ricorda. E in questo modo faremo conoscere le nostre ricchezze turistiche, naturalmente coinvolgendo gli operatori del settore».
Il progetto è ancora alle fasi iniziali, sarà presentato poi alla Provincia per essere inserito tra i circuiti dell'Expo 2015. Ma la «mappa dell'orso» è già a buon punto. Oltre a tutti i luoghi già visitati da JJ5 o dai plantigradi che hanno attraversato le Orobie quest'anno, il Parco (con la zoologa Chiara Crotti) sta rilevando la presenza dell'orso nella toponomastica e nell'araldica. Alcuni esempi: la fonte dell'orso a Peghera di Taleggio, il passo dell'orso sulle montagne di Oltre il Colle e Lenna, lo storico affresco su una casa di Cassiglio piuttosto che gli stemmi comunali di Schilpario e Vilminore in cui l'animale è raffigurato. Ma anche le testimonianze scritte che, ricordano, per esempio, come, prima di JJ5, l'ultimo orso in Bergamasca venne catturato a Foppolo nel 1914. L'orso, dunque, tra i simboli delle Orobie seppure, in questo periodo la sua presenza non sia certa sulle nostre montagne. «Da giugno sulle Orobie bergamasche non abbiamo più avuto segnalazioni – dice Antonio Tagliaferri, responsabile regionale del progetto Life arctos in Lombardia, per la reintroduzione dell'orso sulle Alpi –. A oggi siamo certi che un orso (denominato M13) si trova in alta Valtellina: è dotato di radiocollare quindi è monitorato e va avanti e indietro tra l'alta Lombardia e la zona di Bolzano. C'è poi, molto probabilmente, un altro esemplare, sempre in Valtellina, di cui, però, non conosciamo l'identità».
Predazioni e aggressioni
Da tempo i sostenitori del progetto di reintroduzione dell'orso sostengono che il plantigrado difficilmente attacca l'uomo e la convivenza è possibile. Non tutti sono d'accordo, a iniziare da Michele Corti, già assessore regionale all'Agricoltura, docente universitario di Sistemi zootecnici e «ruralista», come ama definirsi. Contrarissimo al ritorno dell'orso, che sarebbe dannoso soprattutto per gli allevatori. E, naturalmente, a sostegno delle proprie tesi, i contrari riportano gli episodi di aggressioni ad altri animali o persone: il 27 agosto scorso, per esempio, in Valtellina, a Morbegno (Sondrio), sono state trovate cinque pecore morte, uccise da un orso. In Trentino, qualche tempo fa, fece rumore l'uccisione di alcuni asini. Altre notizie recenti ma più lontane: nei boschi di Fiume, in Istria, qualche giorno fa un giovane è stato ferito a zampate e morsi da un plantigrado. Ancora più lontano: la stampa, il 25 agosto, ha dato notizia che in un parco dell'Alaska un fotografo è stato assalito e ucciso da un grizzly.
Il nostro orso da predatore a sponsor delle Orobie
E l'orso, alla fine, divenne sponsor delle Orobie. Prima o poi qualcuno ci avrebbe pensato. Amato dai più, temuto da qualcuno, soprattutto allevatori e alpeggiatori, il plantigrado che, con qualche mese di pausa, abita le Orobie, anche bergamasche, dal 2008, si appresta a diventare una sorta di «mascotte» ufficiale delle nostre montagne. Il progetto è del Parco che, in queste settimane, sta andando alla ricerca di ogni cosa che nella nostra provincia abbia a che fare con l'orso, dalla preistoria a oggi. A iniziare dalla toponomastica, per passare all'araldica e alle testimonianze scritte della sua presenza nel lontano passato, fino ai luoghi in cui è stato avvistato o segnalato di recente. Il tutto per dimostrare che l'orso ha sempre fatto parte della nostra storia e, quello di questi ultimi anni, è semplicemente un ritorno. E poi, una volta mappata la sua presenza, per «sfruttarlo» turisticamente in vista dell'Expo del 2015. Insomma l'orso più che far scappare dovrà attirare.
«Parte della nostra storia»
«Diventerà una delle immagini simbolo delle Orobie – spiega il presidente del Parco Yvan Caccia –. L'orso è sempre stato parte della nostra terra e ancora oggi, nelle iniziative che organizziamo su di lui, c'è tantissimo interesse. Sarà una delle principali attrattive attorno al quale costruire percorsi guidati e iniziative a supporto del nostro patrimonio ambientale, storico e artistico. Porteremo il turista nei "luoghi dell'orso", perché lì il plantigrado è passato, o perché c'è un toponimo che lo ricorda. E in questo modo faremo conoscere le nostre ricchezze turistiche, naturalmente coinvolgendo gli operatori del settore».
Il progetto è ancora alle fasi iniziali, sarà presentato poi alla Provincia per essere inserito tra i circuiti dell'Expo 2015. Ma la «mappa dell'orso» è già a buon punto. Oltre a tutti i luoghi già visitati da JJ5 o dai plantigradi che hanno attraversato le Orobie quest'anno, il Parco (con la zoologa Chiara Crotti) sta rilevando la presenza dell'orso nella toponomastica e nell'araldica. Alcuni esempi: la fonte dell'orso a Peghera di Taleggio, il passo dell'orso sulle montagne di Oltre il Colle e Lenna, lo storico affresco su una casa di Cassiglio piuttosto che gli stemmi comunali di Schilpario e Vilminore in cui l'animale è raffigurato. Ma anche le testimonianze scritte che, ricordano, per esempio, come, prima di JJ5, l'ultimo orso in Bergamasca venne catturato a Foppolo nel 1914. L'orso, dunque, tra i simboli delle Orobie seppure, in questo periodo la sua presenza non sia certa sulle nostre montagne. «Da giugno sulle Orobie bergamasche non abbiamo più avuto segnalazioni – dice Antonio Tagliaferri, responsabile regionale del progetto Life arctos in Lombardia, per la reintroduzione dell'orso sulle Alpi –. A oggi siamo certi che un orso (denominato M13) si trova in alta Valtellina: è dotato di radiocollare quindi è monitorato e va avanti e indietro tra l'alta Lombardia e la zona di Bolzano. C'è poi, molto probabilmente, un altro esemplare, sempre in Valtellina, di cui, però, non conosciamo l'identità».
Predazioni e aggressioni
Da tempo i sostenitori del progetto di reintroduzione dell'orso sostengono che il plantigrado difficilmente attacca l'uomo e la convivenza è possibile. Non tutti sono d'accordo, a iniziare da Michele Corti, già assessore regionale all'Agricoltura, docente universitario di Sistemi zootecnici e «ruralista», come ama definirsi. Contrarissimo al ritorno dell'orso, che sarebbe dannoso soprattutto per gli allevatori. E, naturalmente, a sostegno delle proprie tesi, i contrari riportano gli episodi di aggressioni ad altri animali o persone: il 27 agosto scorso, per esempio, in Valtellina, a Morbegno (Sondrio), sono state trovate cinque pecore morte, uccise da un orso. In Trentino, qualche tempo fa, fece rumore l'uccisione di alcuni asini. Altre notizie recenti ma più lontane: nei boschi di Fiume, in Istria, qualche giorno fa un giovane è stato ferito a zampate e morsi da un plantigrado. Ancora più lontano: la stampa, il 25 agosto, ha dato notizia che in un parco dell'Alaska un fotografo è stato assalito e ucciso da un grizzly.
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Re: Ragazzo aggredito dall’orso
Chissà se gli espertoni avranno ancora il coraggio di dire che non attacca l'uomo, nelle numerose serate per spiegare come ci si comporta con l'orso.elio.biava ha scritto:ma nel decalogo della "perfetta vittima da orso", gli espertoni non erano contrari all'uso del cane???...che innervosiva l'orso ecc...o mi sbaglio ?!
Avanti signori e signori, comincia il grande spettacolo al circo equestre del parco delle orobie!IW2LBR ha scritto:Il progetto è del Parco che, in queste settimane, sta andando alla ricerca di ogni cosa che nella nostra provincia abbia a che fare con l'orso, dalla preistoria a oggi. A iniziare dalla toponomastica, per passare all'araldica e alle testimonianze scritte della sua presenza nel lontano passato, fino ai luoghi in cui è stato avvistato o segnalato di recente. Il tutto per dimostrare che l'orso ha sempre fatto parte della nostra storia e, quello di questi ultimi anni, è semplicemente un ritorno. E poi, una volta mappata la sua presenza, per «sfruttarlo» turisticamente in vista dell'Expo del 2015. Insomma l'orso più che far scappare dovrà attirare.
