da L'Eco di Bergamo di Andrea Filisetti
Trovato un orso morto sulle Alpi Orobie
I resti in stato di decomposizione rinvenuti da un cacciatore in un dirupo della Val Sedornia (Gandellino)
Il decesso forse in primavera e per la caduta in un canalone. Test del dna per risalire all'identità
I resti di un orso, ormai in avanzato stato di decomposizione, sono stati rinvenuti sabato scorso nei boschi della Val Sedornia, nel comune di Gandellino, intorno ai 1.950 metri di quota, in località Calvera. Il ritrovamento grazie a un cacciatore, in giro con il cane, che ha scorto una carcassa di un animale di grandi dimensioni. L'uomo ha quindi chiamato la Polizia provinciale, che ha inviato sul posto una pattuglia del nucleo ittico venatorio. I resti da subito hanno fatto pensare a un orso. Pelo, zampe e cranio (anche se quest'ultimo già in parte scarnificato) erano con evidenza di un plantigrado. I resti sono stati raccolti e portati all'istituto zooprofilattico sperimentale di Bergamo e alcuni tessuti destinati a Bologna, all'Ispra, per l'esame genetico. Con il test del dna si potrà stabilire di quale esemplare si tratti di quelli introdotti nel Parco Adamello-Brenta e poi diffusisi sull'arco alpino.
Nella zona una predazione
Non dovrebbe essere un orso classificato come problematico, non è stato infatti trovato il radiocollare. Da un primo esame sembra che si tratti di un maschio, morto in primavera probabilmente per cause naturali. Da come è stato trovata la carcassa, in un canalone, potrebbe essere precipitato. Risulta difficile pensare che sia stato abbattuto visto che in primavera le doppiette rimangono ferme. Da escludere una valanga, durante l'ultimo inverno non si è accumulata neve a sufficienza. A ulteriore prova del fatto che il decesso sia riconducibile prima dell'inizio della scorsa estate la certificazione del decesso di un capriolo predato da un orso nella zona, proprio in quel periodo. Il ritrovamento ha subito fatto attivare tutti gli enti preposti al controllo di questa specie, Provincia, Regione, Forestale e Parco delle Orobie. Il presidente del Parco Yvan Caccia, che durante le scorse settimane ha presentato un progetto di promozione turistica del territorio legato proprio al plantigrado, segue la vicenda. «Vogliamo essere cauti – ha commentato –. Solo gli esami ci permetteranno di capire con certezza di quale esemplare si tratti e come sia morto. Ci piacerebbe inoltre che anche i nostri tecnici fossero invitati a seguire l'autopsia. È per noi un ritrovamento importante». Oltre al valore scientifico la scoperta della carcassa assume anche un altro significato. «La presenza di questo animale – continua Caccia – diversamente da quanto afferma qualcuno, non è poi così sporadica. Chiariamo, non vogliamo portare l'orso sulle Orobie, intendiamo usare l'orso, per tutto quello che rappresenta, ai fini di attrazione turistica».
Primo decesso in Lombardia
Il non facile recupero, per via del luogo impervio in cui sono stati trovati i resti, ha suscitato la soddisfazione dell'assessore alla Polizia provinciale Fausto Carrara. «Siamo compiaciuti dal lavoro svolto – commenta – non solo per il recupero, ma per tutto il monitoraggio fatto su questa specie. L'attività dei nostri uomini è stata intensa: hanno avuto a che fare anche con un gran numero di segnalazioni. Con la crescita della popolazione di orsi nella provincia di Trento ormai ci sembra evidente che questi animali possono arrivare con facilità anche da noi. Voglio inoltre evidenziare il fatto che non siano state trovate tracce di bracconaggio». Potrebbe trattarsi di uno dei primi decessi di animali di questa specie nella nostra regione. In provincia di Trento, dove la popolazione è più numerosa, gli episodi sono più frequenti. Proprio sabato una donna ha scorto i resti di un giovane esemplare nei boschi sopra Caderzone Terme.
Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
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Trovato un orso morto sulle Alpi Orobie
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
per i più coraggiosi consiglio tendate notturne in val lesina in zona stavello, luserna
visto che i pastori continuano a lamentarsi che spariscono ovini
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
Riccardo Testoni ha scritto:Salve a tutti, sono Riccardo Testoni, studente dell'iis agrario di bergamo, volevo informarvi che col progetto bergamoscienza 2012, il mio istituto dovrebbe fare una presentazione del ritorno dell'orso nei nostri territori, è ancora solo in via di progettazione, ma vi terrò aggiornati per darvi le date e gli orari di quando esporremo il progetto, cordiali saluti a tutti!
Ciao Riccardo, complimenti per la tua scelta scolastica innanzitutto e poi grazie per la tua informazione.


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"tra i monti Alben e Regaduro nel canalone i suoi compagni lo trasportarono per sentieri scoscesi tra boschi e pascoli fino a Sottochiesa, adagiato su una rozza scala a pioli ricoperta di fronde"
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Ci vogliono i cani x salvare le greggi dalla fame dell’orso
dal Trentino Local
Ci vogliono i cani per salvare le greggi dalla fame dell’orso
MONTESTIVO. «E' improbabile che sia stato l'orso biondo, che ho ripreso ormai molte volte nel suo vagare sullo Stivo quest'estate, il responsabile dell'uccisione delle due pecore. Semplicemente perché è troppo giovane: non è ancora in grado di farlo e vive quella fase in cui l'orso si nutre soprattutto di insetti (da cui il nome popolare di orso formigar) e frutti del sottobosco. Molto più probabile che ad assalire il gregge sia stato un orso adulto meno “celebre” dell'orso biondo: ne girano parecchi ormai anche sui monti della bassa Vallagarina. Forse la madre del «biondo», vista ormai più volte assieme a tre nuovi cuccioli, uno dei quali di nuovo di pelo molto chiaro». Andrea Frapporti interviene all'indomani della notizia delle due pecore uccise dall'orso nella zona del rifugio Marchetti sullo Stivo. E lo fa per rilanciare un discorso che porta avanti ormai da anni: visto che gli orsi ci sono, e da ambientalista e amante del Trentino è anche felice che ci siano, va affrontato il problema di come farli convivere con le attività e le presenze umane in montagna. Prima che il ripetersi, sempre più frequente, di danneggiamenti e situazioni percepite dall'opinione pubblica come pericolose finisca per portare a soluzioni drastiche, come il ridimensionamento della presenza di orsi o l’eliminazione degli esemplari più confidenti con l'uomo.
«L'orso è un predatore opportunista – dice Frapporti – ed è ovvio che una pecora o un vitello sono più facili da catturare di un camoscio o di un cervo. Ma la soluzione è semplice: ovunque l'orso ci sia ancora, sono i cani a tenerlo lontano dal bestiame. Ovviamente non cagnolini da compagnia, ma pastori maremmani o abruzzesi sono in grado di tener lontano l'orso dagli animali al pascolo. Disabituandolo in fretta a cercare cibo facile aggredendo gli animali domestici. Più difficile adottare lo stesso sistema per impedire agli orsi di avvicinarsi troppo alle zone abitate per cibarsi degli infiniti rifiuti che l'uomo mette a loro disposizione. Ma anche per questo una soluzione c'è: dare agli orsi, in alta montagna, dei punti di riferimento dove trovare cibo nelle due stagioni – inizio primavera e autunno – in cui hanno bisogno di mangiare molto e in fretta, perché appena usciti dal letargo o perché si preparano ad entrarci. Nel resto dell'anno trovano nei boschi tutto quello di cui hanno bisogno, ma in quei due momenti critici no e sono spinti pur andando contro la loro natura ad avvicinarsi agli uomini». Quindi, cani per il bestiame e carnai. «E' l'unico modo efficace ed è anche molto meno costoso del sistema paradossale di oggi. Paghiamo decine di persone per controllare dove si trovano in ogni momento gli orsi, come se ci cambiasse qualcosa saperlo. E poi risarciamo danni per aggressioni a bestiame evitabilissime. In questo modo prima o poi l'intero sistema si rivelerà insostenibile e a rimetterci saranno gli orsi, la natura e l'intero Trentino».
Ci vogliono i cani per salvare le greggi dalla fame dell’orso
MONTESTIVO. «E' improbabile che sia stato l'orso biondo, che ho ripreso ormai molte volte nel suo vagare sullo Stivo quest'estate, il responsabile dell'uccisione delle due pecore. Semplicemente perché è troppo giovane: non è ancora in grado di farlo e vive quella fase in cui l'orso si nutre soprattutto di insetti (da cui il nome popolare di orso formigar) e frutti del sottobosco. Molto più probabile che ad assalire il gregge sia stato un orso adulto meno “celebre” dell'orso biondo: ne girano parecchi ormai anche sui monti della bassa Vallagarina. Forse la madre del «biondo», vista ormai più volte assieme a tre nuovi cuccioli, uno dei quali di nuovo di pelo molto chiaro». Andrea Frapporti interviene all'indomani della notizia delle due pecore uccise dall'orso nella zona del rifugio Marchetti sullo Stivo. E lo fa per rilanciare un discorso che porta avanti ormai da anni: visto che gli orsi ci sono, e da ambientalista e amante del Trentino è anche felice che ci siano, va affrontato il problema di come farli convivere con le attività e le presenze umane in montagna. Prima che il ripetersi, sempre più frequente, di danneggiamenti e situazioni percepite dall'opinione pubblica come pericolose finisca per portare a soluzioni drastiche, come il ridimensionamento della presenza di orsi o l’eliminazione degli esemplari più confidenti con l'uomo.
«L'orso è un predatore opportunista – dice Frapporti – ed è ovvio che una pecora o un vitello sono più facili da catturare di un camoscio o di un cervo. Ma la soluzione è semplice: ovunque l'orso ci sia ancora, sono i cani a tenerlo lontano dal bestiame. Ovviamente non cagnolini da compagnia, ma pastori maremmani o abruzzesi sono in grado di tener lontano l'orso dagli animali al pascolo. Disabituandolo in fretta a cercare cibo facile aggredendo gli animali domestici. Più difficile adottare lo stesso sistema per impedire agli orsi di avvicinarsi troppo alle zone abitate per cibarsi degli infiniti rifiuti che l'uomo mette a loro disposizione. Ma anche per questo una soluzione c'è: dare agli orsi, in alta montagna, dei punti di riferimento dove trovare cibo nelle due stagioni – inizio primavera e autunno – in cui hanno bisogno di mangiare molto e in fretta, perché appena usciti dal letargo o perché si preparano ad entrarci. Nel resto dell'anno trovano nei boschi tutto quello di cui hanno bisogno, ma in quei due momenti critici no e sono spinti pur andando contro la loro natura ad avvicinarsi agli uomini». Quindi, cani per il bestiame e carnai. «E' l'unico modo efficace ed è anche molto meno costoso del sistema paradossale di oggi. Paghiamo decine di persone per controllare dove si trovano in ogni momento gli orsi, come se ci cambiasse qualcosa saperlo. E poi risarciamo danni per aggressioni a bestiame evitabilissime. In questo modo prima o poi l'intero sistema si rivelerà insostenibile e a rimetterci saranno gli orsi, la natura e l'intero Trentino».
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
L'utilizzo di cani di grossa taglia e vocati per salvaguardare il bestiame, come il maremmano o l'abbruzzese, sono sicuramente efficaci, ma a dire il vero, la faccenda mi preoccupa un poco nel senso che possono rappresentare un pericolo anche per i numerosi escursionisti che spesso vengono a contatto con greggi o altro bestiame. Sono cani che svolgono egregiamente il loro dovere ma sono piuttosto "aggressivi". Mah...
Un saluto
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
Frapporti ha dichiarato:
Vedo con piacere che i concetti supposti dal sottoscritto, e da altri,all'epoca dell'arrivo di JJ5 in bergamasca stanno cominciando ad "entrare" nella testa di qualcuno .. Nel frattempo, però, sono passati mesi ..... Tempo perso o guadagnato?......"Ma anche per questo una soluzione c'è: dare agli orsi, in alta montagna, dei punti di riferimento dove trovare cibo nelle due stagioni – inizio primavera e autunno – in cui hanno bisogno di mangiare molto e in fretta, perché appena usciti dal letargo o perché si preparano ad entrarci. Nel resto dell'anno trovano nei boschi tutto quello di cui hanno bisogno, ma in quei due momenti critici no e sono spinti pur andando contro la loro natura ad avvicinarsi agli uomini». Quindi, cani per il bestiame e carnai. «E' l'unico modo efficace ed è anche molto meno costoso del sistema paradossale di oggi. Paghiamo decine di persone per controllare dove si trovano in ogni momento gli orsi, come se ci cambiasse qualcosa saperlo. E poi risarciamo danni per aggressioni a bestiame evitabilissime. In questo modo prima o poi l'intero sistema si rivelerà insostenibile e a rimetterci saranno gli orsi, la natura e l'intero Trentino
GIU' LE MANI DALL'ORSO..
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Orso bruno a rischio in Trentino
da Il Giorno - Mercoledi' 26 Settembre 2012
Orso bruno a rischio in Trentino
Recuperato senza vita un giovane maschio. Nella regione si moltiplicano i bracconieri
La popolazione di orso bruno che il coraggioso progetto Life Ursus, realizzato dal parco Adamello Brenta e dalla Provincia di Trento negli anni scorsi, intendeva riportare in Trentino Alto Adige rischia di finire male. Un giovane esemplare di orso bruno è stato trovato morto a Caderzone, in Val Rendena in Trentino, giovedì 20 settembre. Si tratta del quarto nel 2012. IL Presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza ha lanciato accuse precise: Le voci secondo le quali sarebbe forte il sospetto, nel caso dell'ultimo cadavere rinvenuto, che si tratti di bracconaggio non fanno che aumentare la gravità del quadro. Ci auguriamo che la Provincia implementi e migliori le azioni volte a salvaguardare una specie preziosa e simbolica per tutto l'arco alpino e per il Trentino.
SECONDO le stime riportate nel rapporto orso, lupo e lince del 2011 curato dalla Provincia di Trento, la popolazione di orsi bruni in Trentino e nelle province adiacenti consterebbe di 33 individui. Stando alle sole notizie accertate, nel 2012 un orso è deceduto per investimento, un cucciolo per cause non accertate, un altro esemplare sotto anestesia mentre veniva radiocollarato, e ora questo per cause ancora da accertare. Anche nel 2011 si erano registrate due perdite importanti nella popolazione ursina: le femmine adulte Dj1, deceduta, e Dj3, catturata e collocata in cattivita' presso il recinto provinciale del Casteller.
Orso bruno a rischio in Trentino
Recuperato senza vita un giovane maschio. Nella regione si moltiplicano i bracconieri
La popolazione di orso bruno che il coraggioso progetto Life Ursus, realizzato dal parco Adamello Brenta e dalla Provincia di Trento negli anni scorsi, intendeva riportare in Trentino Alto Adige rischia di finire male. Un giovane esemplare di orso bruno è stato trovato morto a Caderzone, in Val Rendena in Trentino, giovedì 20 settembre. Si tratta del quarto nel 2012. IL Presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza ha lanciato accuse precise: Le voci secondo le quali sarebbe forte il sospetto, nel caso dell'ultimo cadavere rinvenuto, che si tratti di bracconaggio non fanno che aumentare la gravità del quadro. Ci auguriamo che la Provincia implementi e migliori le azioni volte a salvaguardare una specie preziosa e simbolica per tutto l'arco alpino e per il Trentino.
SECONDO le stime riportate nel rapporto orso, lupo e lince del 2011 curato dalla Provincia di Trento, la popolazione di orsi bruni in Trentino e nelle province adiacenti consterebbe di 33 individui. Stando alle sole notizie accertate, nel 2012 un orso è deceduto per investimento, un cucciolo per cause non accertate, un altro esemplare sotto anestesia mentre veniva radiocollarato, e ora questo per cause ancora da accertare. Anche nel 2011 si erano registrate due perdite importanti nella popolazione ursina: le femmine adulte Dj1, deceduta, e Dj3, catturata e collocata in cattivita' presso il recinto provinciale del Casteller.
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
Questo di 'Frapporti' l'ha sempre detto dei carnai... ma quello del wwf non so come la pensi..Subiot ha scritto:Vedo con piacere che i concetti supposti dal sottoscritto, e da altri, all'epoca dell'arrivo di JJ5 in bergamasca stanno cominciando ad "entrare" nella testa di qualcuno.. Nel frattempo, però, sono passati mesi ..... Tempo perso o guadagnato?......
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
Veramente non vedo per niente convinti sui carnai, nemmeno i naturalisti difensori del progetto life arctos !...se leggi nel loro blog ( tipo Franco e company, che intervenivano anche qui...) criticano questo sistema "alla Slovena", in quanto solo un affare da "caccia grossa agli orsi" per cacciatori turisti. Ma nulla a che vedere con la rinaturalizzazione. Anche perchè loro ne hanno tanti, e non ne fanno un problema, se c' è da "stincarne" se necessario uno o più. Qui invece da noi l'orso diventa come una "vacca indiana" da idolatrare... (faccio un paragone stupido: sarebbe come dire che un laghetto di pesca sportiva, con trote salmonate allevate a mangime liquido e colesterolo, riproduce pari pari un sistema di fiume con fauna ittica selvaticaSubiot ha scritto:Frapporti ha dichiarato: ... carnai. «E' l'unico modo efficace ed è anche molto meno costoso del sistema paradossale di oggi......

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