Variante di Zogno

Condizioni strade, progetti futuri, strade agro-pastorali, e varianti in costruzione in Valle Brembana provincia di Bergamo.
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Re: Variante abitato di Zogno

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Il cantiere è fermo da febbraio: ripresa promessa per l’estate

Mentre la Corte dei conti indaga sui costi lievitati (24 milioni di euro: 16 per le opere in variante e 7,8 per gli impianti e la «variantina» verso il Monte di Zogno) e la Provincia ha costituito la «commissione speciale (bipartisan) di indagine e di inchiesta» per decidere come procedere, in valle sale la preoccupazione per la variante di Zogno. L’attesa è per la ripresa dei lavori, che gli enti coinvolti avevano annunciato tra maggio e giugno. Regione e Via Tasso, infatti, una volta divise le spese (per il 2015 5 milioni dalla Giunta Maroni e un milione dall’amministrazione Rossi; il resto spalmato sui prossimi tre anni: entro il 2016 la Regione ne verserà altri 5 e la Provincia 3, e nel 2017 altri 6 il pirellone e 3,8 Via Tasso, che potrà diluirli fino al 2018, termine dei pagamenti, mentre l’opera dovrebbe concludersi nel 2017), avevano dato per certa la riapertura del cantiere con l’inizio dell’estate. L’obiettivo è mantenere questa scadenza, che già comporta comunque gravi ritardi per un’opera che inizialmente doveva essere consegnata entro quest’anno, anno dell’Expo. Ora, se tutto va come deve andare, si parla del 2017, ma senza aver fatto i conti con le procedure. Se infatti bisognerà rifare la gara d’appalto, i tempisi allungheranno ancora. Sembra lontana l’estate del 2013: era giugno, quando il presidente della Regione Roberto Maroni era arrivato per l’abbattimento del diaframma della prima galleria; a dicembre di quell’anno si conclude la seconda. Poi, lo scorso settembre, la brutta sorpresa: servono altri 24 milioni per concludere i lavori. L’allora presidente della Provincia, Ettore Pirovano, assicura che non sarà necessario fermare il cantiere. Ma non sarà così. A inizio 2015 il cantiere viene smantellato. All’inizio di febbraio, infatti, le imprese hanno portato via gli ultimi materiali all’ingresso della galleria sud. Lo striscione stesso dell’Itinera - la società che tramite la subappaltatrice Cogesud stava lavorando - è stato rimosso. Il cantiere, consegnato nell’estate del 2011, è quindi oggi in stato di abbandono.
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Re: Variante abitato di Zogno

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Itinera è del Gruppo Gavio Piedi di piombo in Via Tasso

Il rischio delle grandi opere è che vengano affidate a imprese inaffidabili. Non è il caso della variante di Zogno. Ad aggiudicarsi l’appalto è stata Itinera, non una società qualunque. Itinera, infatti, è una società del Gruppo Gavio, il secondo operatore autostradale in Italia con ricavi annui pari a circa 3 miliardi di euro, e si posiziona tra le principali imprese italiane nella realizzazione di grandi opere infrastrutturali e di edilizia civile. Qualche numero in pillole dà l’idea della portata della società. Itinera annovera un miliardo di euro di ricavi (previsione 2014); un portafoglio lavori di 4,3 miliardi di euro; gallerie per oltre cento chilometri e strade e ferrovie per oltre mille chilometri; oltre a contare 2.900 dipendenti. Tra le opere realizzate, la metropolitana di Torino e di Napoli, la costruzione delle gallerie di Avigliana (Torino) e Le Trojane (in Slovenia), solo per citarne alcune. La Provincia, quindi, deve andare con i piedi di piombo anche nel risolvere i rapporti con la società che si è aggiudicata i lavori per la variante di Zogno. Nel valutare se procedere con un affidamento diretto dei lavori rimanenti alla stessa Itinera o fare una nuova gara dovrà infatti tenere conto del «peso» di Itinera. Non solo perché fa parte del Gruppo Gavio (strategico nella partita autostradale) ma anche perché il rischio è che i lavori possano andare nelle mani di imprese meno solide e affidabili (magari del Sud, come si è visto in altri casi finiti mali) con ribassi che pregiudicherebbero ulteriormente la conclusione dei lavori.
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da L'Eco di Bergamo di Benedetta Ravizza

Variante di Zogno 14 milioni al k, le altre costano 50 «Com’è possibile?»
Confronto con le strade in galleria simili: dalla Liguria ad Aosta il prezzo è più del doppio Ipotesi sul riavvio: affidamento diretto e gara

Zogno - Un’opera «low cost». Basta farsi un giro «virtuale» tra le gallerie del Nord Italia - dalla Liguria alla Valle d’Aosta, passando ad esempio dalla provincia di Sondrio -, cercando online il «listino prezzi », per scoprire che la variante di Zogno (4,5 chilometri di lunghezza) è tra le meno care. Se, dopo i travagli di questi mesi, con il blocco del cantiere e la ripartenza che si allontana, l’infrastruttura brembana arrivasse al termine con gli attuali preventivi, costerebbe 14 milioni di euro al chilometro. Il calcolo si basa sui 44 milioni di euro con cui l’appalto è stato aggiudicato alla società Itinera, sommati ai 23,8 di extracosti per gli intoppi idrogeologici durante gli scavi e per il secondo lotto di impianti. Il risparmio, però, in questo caso non è per forza positivo. Uno, appunto, perché non si sa con certezza come e quando l’opera ripartirà (si profila pure una nuova impennata da 23,8 a 32 milioni in più, con un +72% sull’appalto). Due, perché dando uno sguardo vicino a noi, le infrastrutture con caratteristiche simili (varianti in galleria realizzate in zone montane), al chilometro costano almeno il doppio. Anzi, la media è tra i 30 e i 50 milioni al chilometro. Qualche esempio? La variante di Capo Noli costa 40 milioni per un chilometro; 50 la galleria sotto il Forte di Bard, Aosta; 29 la variante di Morbegno; 32 per la variante di Etroubles, sempre ad Aosta. A questo punto la domanda sorge spontanea: è vero che scavando non si sa mai cosa si trova, ma come è stato possibile aggiudicare la variante di Zogno (stimata inizialmente a 60 milioni di euro, quindi in linea con le altre opere) con un ribasso che l’ha portata a 44 milioni, senza porsi il problema che a un certo punto i soldi sarebbero potuti non bastare? Qualcuno, per spiegare il meccanismo, usa una metafora semplice ma efficace: «È come se si insistesse per portare a casa un’auto che costa 30 mila euro a 20 mila. A un certo punto il concessionario cede e te la dà, ma quando arrivi a casa ti accorgi che non ci sono né i cerchioni né il motore, e l’auto non parte».

In pratica, a chi è del settore pare evidente che con quei 44 milioni di euro non si sarebbe potuto costruire una strada con le caratteristiche della variante di Zogno. Quindi cosa è successo? Azzardo della politica, che è voluta partire a tutti costi? Distrazione dei progettisti, che hanno sottostimato i rischi idrogeologici? Anche la Corte dei conti, che ha acquisito i documenti, vuole vederci chiaro. «La vedo dura che si sia partiti al ribasso per poi vedere in itinere come andava. È difficile che si sia partiti con questa intenzione: i lavori pubblici sono sempre in salita, e se si parte così, in un caso su due, ci si lascia le penne. Certo è che se negli appalti capita di vedere sconti del 30-40% e poi si cerca di recuperare in corso d’opera, molto più raro è partire con 14 per poi raddoppiare, in questi casi è durissima», spiegano gli addetti ai lavori.

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Re: Variante abitato di Zogno

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da L'Eco di Bergamo

Pirovano: «No pressing politico - Tocca ai progettisti verificare»
L’ex presidente di Via Tasso: i tecnici dovevano accorgersi dei costi
«Sarebbe stato criminale partire sapendo che non l’avremmo finita»


Nell’estate del 2013 erano brindisi, ora sono brividi. Allora il presidente della Regione Roberto Maroni e il presidente della Provincia Ettore Pirovano, con tutto lo stato maggiore della Lega, festeggiavano la fine del primo tunnel della variante di Zogno. A quasi due anni di distanza, i soldi sono finiti e le ruspe sono ferme. Pirovano non siede più in Via Tasso, ma risponde su quell’infrastruttura, per cui dichiarò «Ho messo sul tavolo la mia presidenza », a indicare quanto dovesse essere il simbolo del suo mandato. Pirovano, il costo medio di un’opera con caratteristiche simili a quella della variante di Zogno è di 50 milioni al chilometro; la variante (compresi gli extracosti) arriva a 14 milioni di euro al chilometro.

Non vi siete accorti di questo scarto?
«I progettisti dovevano accorgersene, non certo la politica».

Quali progettisti?
«Quelli di Abm2, la società partecipata dalla Provincia, fatta da professionisti ben pagati, che ha scodellato il progetto che è poi arrivato agli uffici tecnici di Via Tasso. E quelli dei partecipanti alla gara d’appalto, che è poi stata vinta da una tra le società leader in Europa, Itinera. Itinera, come tutti gli altri partecipanti, tra i suoi compiti, oltre a fare l’offerta, aveva quello di verificare la fondatezza del progetto. E l’ha ritenuto talmente fondato che ha fatto pure uno sconto sulla base d’asta».

Non c’è stato quindi nessun pressing politico per forzare la partenza di un’opera che altrimenti rischiava di restare ferma per anni, magari intuendo che i 44 milioni preventivati non sarebbero bastati?
«Ma stiamo scherzando?».
La Lega non voleva mettere a tutti i costi una bandierina in Valle Brembana? «Cosa c’entra la Lega?» L’amministrazione di Zogno è della Lega, il presidente della Regione è della Lega, e pure lei che, sempre nell’estate del 2013, dichiarava: «È la vittoria di tutti, ma soprattutto della Lega». «Se la logica fosse stata quella di far partire qualcosa sapendo che poi non avrebbe funzionato, sarebbe stato davvero da criminali».

Quindi non c’è stata nessuna imprudenza da parte della politica?
«Semmai c’è stata una “fregatura”. La Regione, anziché lasciare lì il ribasso d’asta per eventuali emergenze, ha preferito tenersi per sé i 24 milioni, perché le servivano. Così siamo rimasti senza ruota di scorta». La responsabilità per lei è tecnica? «Non spetta a me dire di chi sono le responsabilità. Posso solo ricostruire i passaggi tecnici che ci sono stati».

Quali sono stati?
«La Provincia ha lavorato col progetto fatto da Abm2, la società partecipata nata praticamente per progettare la variante di Zogno, e che poi, per volontà politica, è stata chiusa. Un progetto che è poi stato modificato in corso d’opera, perché nel frattempo erano cambiate le norme».

Un progetto nato vecchio, quindi?
«Nato vecchio almeno per quanto riguarda la pendenza della galleria, che è stata portata dal 5% al 4% per ridurre l’inquinamento e il consumo di carburante. Proprio per ridurre la pendenza, si è reso necessario allungare il tunnel».

Poi?
«Poi abbiamo fatto la gara d’appalto e sono partiti i lavori. Tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014 sono iniziati i problemi durante gli scavi in galleria. E qui la parte amministrativa non ha più avuto voce in capitolo, non c’è neanche una delibera. È stata la parte tecnica che ha deciso di mettere 5-6 milioni di euro per rinforzare il terreno della galleria. Sono stati presi dall’intera somma stanziata per la variante, per poi dirci che i soldi non bastavano più».
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Re: Variante abitato di Zogno

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dal Corriere della Sera di Armando di Landro

I soldi e la variante di Zogno, La trasparenza viaggia in coda

Curiose dichiarazioni politiche risalgono di recente la Val Brembana e il tracciato della variante di Zogno, con i cantieri fermi. Il copyright spetta all’ex assessore ed ex vicepresidente della Provincia Giuliano Capetti, che nella primavera scorsa ha lasciato Via Tasso dopo 15 anni di onorato servizio: «Adesso chi ha trovato i fondi e ha fatto partire un’opera finisce anche sotto accusa. Basta con la caccia ai colpevoli». Parole di 10 giorni fa. Quasi a ruota, giusto ieri, il consigliere delegato alla Viabilità Pasquale Gandolfi (Pd): «Più che accertare eventuali responsabilità ci interessa far ripartire il cantiere», sono state le sue parole, quasi in contraddizione con l’istituzione di una commissione d’inchiesta (che si chiama così per motivi precisi) proprio sulla variante.

Perché «basta con la caccia al colpevole»? Perché «non ci interessa»? La gravità di quanto accaduto non ha bisogno di commenti, bastano i numeri: un’opera con costi stimati di 60 milioni di euro, aggiudicata con un ribasso sensibile, a 44 milioni, alla società Itinera del gruppo Gavio. Lavori iniziati nel 2011, ma congelati a cavallo tra l’amministrazione di Ettore Pirovano e l’arrivo del nuovo presidente Matteo Rossi. Perché, improvvisamente, «mancano i soldi».
Non pochi: ne servono 24 in più, è stata la prima stima, ma ora potrebbero diventare 32, vale a dire il 72% di quei 44 con cui è scattato l’appalto. Un quadro che sa quasi di fantascienza, più che di meri calcoli sbagliati. C’è un incubo che si materializza, da una valle all’altra. Forse non è bastata, alla politica locale, la lezione della superstrada della Val Seriana, realizzata dall’Anas con tempi biblici, in appalto per la prima volta nel 1992 e inaugurata nel 2007: 15 anni di lavori a rilento, di soldi esauriti a più riprese, di appalti da rifare, mentre i pendolari restavano in coda lungo il fiume.

Oggi in coda, dopo decenni, c’è ancora la Val Brembana. La variante sarebbe un’occasione di rilancio, non solo uno strumento per snellire il traffico. È un sogno, ancora vivo, che rischia di franare in un pasticcio. In un quadro così deprimente sarebbe un errore grossolano sottovalutare l’importanza della trasparenza, della verità. Chi ha sbagliato? Ci sono errori nel progetto di Abm2? Il controllo sullo stato d’avanzamento lavori c’è stato? E una verifica sul ribasso d’asta? Forse si può tralasciare l’espressione «caccia al colpevole», ma le responsabilità esistono, di sicuro: individuarle non è un mero esercizio di forma, ma un punto di partenza per evitare altri errori e per tutelare le casse di un ente, la Provincia, già dissanguato di suo.
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Re: Variante abitato di Zogno

Messaggio da Vialocatelli »

PROCESSO
VERBALE DI CONSEGNA
(Art. 154 comma 6 D.P.R. 207 del 2010 ex. art. 130 comma 6 di cui al d.P.R. 21 dicembre 1999 n.554)
Progetto: Definitivo redatto nell'anno 2009 dell'importo complessivo di Euro 61.400.000,00 approvato con deliberazione della Giunta Provinciale n° 649 in data 04.12.2009. Affidamento: con Determina Dirigenziale n° 2348 in data 16.08.2010 è stato affidato l'appalto integrato.

Contratto: Stipulato in data 22 settembre 2010 di Rep. N" 65 dell'importo complessivo di €. 28.778.646.84.
determina del contratto lavori affidati per 28 milioni quindi costo al km 7 milioni!!!!!!!
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Re: Variante abitato di Zogno

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da L'Eco di Bergamo

Il sindaco: all’oscuro degli extracosti «Siamo nelle mani di Regione e Provincia»

«Di sicuro non c’è stata molta chiarezza sui numeri, su quei soldi che c’erano e non c’erano. Quello che chiediamo alla commissione d’inchiesta è di far luce anche su questo». Il sindaco di Zogno Giuliano Ghisalberti si fa portavoce della sua comunità, in attesa di un’opera fondamentale per tutta la valle. «Durante i lavori – continua - siamo rimasti un po’ all’oscuro di quanto stava accadendo. Anche perché noi non siamo stati partecipi della progettazione, potevamo solo controllare direttamente l’andamento del cantiere. Fino al 2013, quando le due gallerie finite, erano già state aperte, non c’era nulla. Solo a inizio 2014 abbiamo saputo che c’erano alcune problematiche. Si poteva pensare che ci sarebbero stati dei costi ulteriori manon certo delle dimensioni che poi sono emerse. E non c’era ancora nulla di ufficiale, di nero su bianco. Sapevamo che c’erano problemi di pagamento per il patto di stabilità, ma che poi si erano risolti». Poi, però, sono scoppiati proprio quei costi ulteriori: in particolare i 16 milioni derivanti da «sorprese» di natura geologica che potrebbero essere anche di più a seconda del ribasso d’asta che verrà applicato. L’ipotesi della Provincia, infatti, è quella di proseguire con 1,3 milioni di euro di lavori da affidare subito a Itinera, quindi ad altre due gare d’appalto per gli altri lavori rimanenti (i 7,8 milioni di euro per l’impiantistica, e gli altri 14,7 per finire gallerie e rondò, ma con basi d’asta superiori). «Ora l’auspicio nostro e della valle – conclude il sindaco di Zogno – è che Provincia e Regione mettano in campo quelle risorse che hanno detto di avere per portare a termine la variante, in tempi naturalmente ragionevoli».
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Re: Variante abitato di Zogno

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da Bergamo NEWS

"Variante di Zogno, per portarla a termine sarà sacrificata Cisano?"
Pubblichiamo l'intervento di Marconio, un lettore ben informato che pone più di un dubbio sul futuro di due opere fondamentali per la provincia di Bergamo: la variante di Zogno e la variante di Cisano bergamasco, infrastrutture molto attese dai cittadini.

A guardarle sulle carte, al di là della definizione di “variante” e della finalità di eliminare dai centri abitati il passaggio di migliaia di veicoli, le due varianti avrebbero poco altro in comune, quantomeno dal punto di vista tecnico. Sono opere differenti, realizzate in zone della nostra provincia lontane tra loro e con esigenze diverse, tuttavia sono due opere accomunate dallo stesso destino o meglio ancora dalla stessa madre: la Provincia, inteso sia come ente sia come classe politica che l’ha governato. Ma andiamo con ordine. Le vicende e i percorsi di entrambe le opere sono noti, visto che sono da anni al centro del dibattito territoriale. Meno noto e molto più incerto è invece il destino di entrambe. La Variante di Zogno è lì, visibile con le sue gallerie e il taglio della strada nella montagna, ferma, immobile, senza alcun operaio che vi lavori, simile a tante altre opere italiane, iniziate e non ancora finite, talvolta mai finite.

Su Zogno si è già detto degli extracosti (24 milioni), delle promesse di far ripartire il cantiere entro maggio 2015 per terminare l’opera nel 2017, per proseguire ora con la doccia gelata di un ulteriore intoppo che potrebbe bloccare l’opera: la necessità di una ulteriore gara d’appalto per assegnare i lavori rimanenti. La nuova gara d’appalto porterebbe gli extracosti da 24 a 32 milioni, portando i costi nel loro complessivo a 76 milioni (16 milioni sopra la prima gara che prevedeva il costo dell’opera in 60 milioni, un aumento del 27% circa). Il problema non risiederebbe solo nello slittamento dei tempi dovuti ad una nuova gara (6 mesi dice la politica, almeno 10 dicono gli addetti ai lavori) ma negli 8 milioni di euro mancanti per giungere alla cifra di 32 milioni. Infatti già oggi gli enti (Regione e Provincia) hanno faticato a coprire i 24 milioni mancanti e non li hanno ancora coperti (la quota della Provincia è ancora mancante).

La Variante di Cisano è invece ancora sulla carta, ma i suoi costi, in anni di attesa, sono aumentati, giungendo ai 40 milioni di oggi. Contro la realizzazione di Cisano ci sono due fattori: da una parte la mancanza di risorse, mancherebbe solo 1 milione, ma dovrebbe garantirlo la provincia (che non ne ha) e dall’altra il tempo, perché la maggior parte dei soldi arriva dal CIPE e per non perdere il finanziamento nazionale, è necessario arrivare entro giugno quantomeno ad aver appaltato la gara (4 mesi alla scadenza in un paese normale sarebbero più che sufficienti, ma nel nostro, fatto di pareri, perizie, delibere e approvazioni di più enti è come voler terminare una maratona in 1 ora).

Ma cosa accomuna Cisano e Zogno, visto che paiono due vicende separate e distinte? Le accomuna la Provincia o come si è detto la classe politica della Provincia e gli errori politici di questa, errori trasversali alle amministrazioni e ai partiti. Già perché sono due opere nate tempo addietro, con una progettazione, nel caso di Zogno che fa acqua da tutte le parti, nel caso di Cisano dove i costi, a forza di tenere l’opera sulla carta, sono lievitati ancor prima di iniziare. Tuttavia l’errore della classe politica nostrana, dalle amministrazioni Bettoni, passando per quella Pirovano fino all’ultima di Rossi, è la tendenza a rinviare ad un domani i problemi. Cisano ha ottenuto il finanziamento governativo all’epoca di Bettoni, grazie all’interessamento dell’allora Vice Ministro Castelli che, ad oggi, pare sia l’unico politico che abbia lottato per salvare la variante di Cisano (è grazie ai suoi interventi se il finanziamento Cipe non è stato mai ritirato ed è stato confermato anche nello Sblocca Italia). Ma all’impegno di Castelli non ha corrisposto identica volontà e forza d’animo dei Presidenti Bettoni e Pirovano e dei loro assessori alla partita, in particolare Giuliano Capetti, ora promosso a capo di gabinetto dell’Assessorato Infrastrutture e Trasporti di Regione Lombardia. Perché Cisano è rimasta ferma per anni sulla carta se a Roma i fondi c’erano e se in Regione i fondi erano già garantiti? Per il semplice motivo che fin dall’inizio i fondi non bastavano, servivano nuove risorse e la Provincia nel 2009, dopo aver ereditato da Bettoni la partita, ha atteso che fossero Roma e Milano a risolvere il nodo finanziamento. Nel frattempo avanzava la Variante di Zogno e la sua gara d’appalto. Iniziava così nel 2009 per Zogno un braccio di ferro tra Bergamo e Regione (entrambe governate dagli stessi partiti) per i 60 milioni di gara d’appalto.

La Provincia in quel momento preferì privilegiare Zogno, consapevole che Regione Lombardia non avrebbe elargito altri fondi sulla programmazione delle opere viabilistiche provinciali a Bergamo, viste le esigue risorse regionali e le necessità di altre 11 province. In più a Bergamo stava nascendo Brebemi ed era in fase finale di progettazione la TAV con tutte le loro compensazioni ambientali e viabilistiche nella bassa, e ciò, agli occhi dei regionali, sembrava più che sufficiente per dire che 60 milioni per Zogno erano più che sufficienti. Pirovano e Capetti scelsero Zogno e lasciarono Cisano al suo destino, rinviando ad un domani il problema di reperire le risorse. Fecero una scelta politica e ci sta, scelsero l’uovo oggi invece della gallina domani.

Tuttavia in questa scelta c’è un “ma”, un “ma” enorme, un “ma” da 24 milioni (o forse 32) di extracosti di Zogno. Ai nostri amministratori erano noti gli extracosti della variante, se, come ammesso dalla nuova amministrazione Rossi, fin dal primo momento dopo l’assegnazione della gara, fu rivisto il progetto e furono allungate le gallerie, generando extracosti di 7,8 milioni di euro e che, per coprirli, fu firmato un accordo tra Provincia e Itinera (la società che ha vinto l’appalto) per stralciare tutta l’impiantistica dalla base di gara, con lo scopo di reperire successivamente le risorse per questa voce. Anche questa è stata una scelta politica, così come è stata una scelta continuare a sostenere nel febbraio 2014 che gli extracosti ammontavano a 4-5 milioni di euro, dovuti per lo più ai lavori in galleria, omettendo invece che nel corso d’opera ai 7,8 milioni iniziali si sono aggiunti ulteriori 5 milioni di euro per problemi di scavo nelle gallerie e ulteriori 9 milioni per la messa in sicurezza del versante montano, la cui tenuta era stata sovrastimata (un fronte friabile e franoso).

Mentre in valle, in provincia e a Milano già circolavano voci su extracosti intorno ai 20 milioni la politica bergamasca nascondeva lo sporco sotto il tappetto negando i problemi. Oggi, dopo gli annunci trionfali di Rossi (neo presidente) e di Sorte (neo assessore regionale) che i lavori a Zogno sarebbero ripartiti a maggio 2015, emerge, come detto, la necessità di assegnare i lavori con nuova gara. Tuttavia anche questa notizia era nota negli ambienti tecnici. Solo i politici non ne erano consapevoli? Alla fine i nodi vengono sempre al pettine e ora che la Provincia è veramente senza risorse si trova a dover reperire in tempi record 8 milioni di euro per Zogno (a cui potrebbero aggiungersi altri 8 milioni) e 1 milione per appaltare Cisano, oltre a dover correre per chiudere tutte le procedure. In totale 17 milioni, veramente troppo per un ente il cui destino è incerto.

Cosa accadrà? Zogno non potrà rimanere così, dovrà essere terminata! È la decisione più logica ma a farne le spese forse sarà Cisano, sacrificata per le scelte politiche di chi, quando poteva, non ha fatto, lasciando ad un domani la soluzione del problema. C’è chi chiede di non fare una caccia alle streghe e di non fare processi pubblici sugli extracosti di Zogno. Per carità, se vi sono responsabilità penali o amministrative nelle procedure, sarà compito della magistratura o della Corte dei Conti accertarle. È però d’altro canto doveroso sottolineare come la politica abbia fatto delle scelte e che tali scelte abbiano comportato delle conseguenze, ed è altrettanto doveroso che i cittadini sappiano chi le ha fatte in modo che possano giudicare.
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Re: Variante abitato di Zogno

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Vialocatelli ha scritto:PROCESSO VERBALE DI CONSEGNA
(Art. 154 comma 6 D.P.R. 207 del 2010 ex. art. 130 comma 6 di cui al d.P.R. 21 dicembre 1999 n.554) Progetto: Definitivo redatto nell'anno 2009 dell'importo complessivo di Euro 61.400.000,00 approvato con deliberazione della Giunta Provinciale n° 649 in data 04.12.2009. Affidamento: con Determina Dirigenziale n° 2348 in data 16.08.2010 è stato affidato l'appalto integrato. Contratto: Stipulato in data 22 settembre 2010 di Rep. N" 65 dell'importo complessivo di €. 28.778.646.84. determina del contratto lavori affidati per 28 milioni quindi costo al km 7 milioni!!!!!!!
non capisco dove vuoi andare a parare...ti metto comunque il dettaglio dal quale si possono rilevare i vari costi, lavori edili, iva, sicurezza, espropri, progetti, ecc. ecc.

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