da Il Jurnal
Che fine hanno fatto i 10 milioni di euro per l’orso marsicano?
L’Ue avvia un’indagine
Spendere 10 milioni di soldi pubblici per proteggere gli orsi marsicani e vederli diminuire ulteriormente di numero: ora sono appena una quarantina. Ci dev’essere qualcosa che non va. Infatti la Commissione Europea ha avviato un’indagine perchè 5 di quei 10 milioni sono fondi Ue. Gli altri vengono direttamente dalle nostre tasche. Gli orsi marsicani abitano sugli Appennini a cavallo di Abruzzo, Lazio e Molise e in nessun altro luogo al mondo. Il Parco nazionale che ospita la quasi totalità della popolazione stima in 40 circa il numero degli esemplari. Solo un paio di anni fa la stima era di 50 animali. Nel 2001 gli orsi marsicani erano 100-120: praticamente il triplo. Si riproducono felicemente, hanno cibo a sufficienza ma muoiono. Muoiono soprattutto per opera diretta – o per il disturbo – arrecato dall’uomo. E l’Ue vuole vederci chiaro. L’avvio dell’indagine sugli orsi è stato annunciato la settimana scorsa dal commissario europeo all’Ambiente Janez Potočnik, nell’ambito della risposta ad un’interpellanza di un eurodeputato italiano, Andrea Zanoni.
A Potočnik forse la situazione degli orsi non era tanto chiara. Infatti ha ringraziato (testuale) l’onorevole per aver fatto presente che il loro numero è diminuito di due terzi in appena 10 anni; che muoiono di incidenti stradali e di bocconi avvelenati; che sono soggetti al pericoloso disturbo provocato dal pascolo semi brado e dalle battute di caccia al cinghiale. Con l’occasione il commissario europeo, in risposta alle domande contenute nell’interrogazione, ha tirato giù i conti. L’orso marsicano è una specie considerata prioritaria dalla direttiva europea Habitat, e dunque.
Dal 2007 ad oggi hanno beneficiato di un finanziamento nell’ambito del programma LIFE+ tre progetti riguardanti l’orso bruno marsicano (ed altri carnivori), per un costo totale stimato a 10.224.707 euro, di cui 5.168.356 euro di contributo LIFE+ (…)La Commissione ha già avviato un’indagine (EU Pilot 3202/12/ENVI) per verificare che in tutte le zone dell’Abruzzo in cui è presente l’orso marsicano (Ursus arctos marsicanus) siano effettivamente vietate certe pratiche venatorie che potrebbero minacciare questa specie protetta.
Una notiziola di cronaca aiuta ad avere un’idea più chiara della situazione. E’ stato necessario un ricorso al Tar (Tribunale amministrativo regionale) da parte delle associazioni ambientaliste perchè la Regione Abruzzo vietasse la caccia nelle aree tutelate in seguito alla presenza degli orsi.
Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
- IW2LBR
- Site Admin
- Messaggi: 77145
- Iscritto il: mercoledì 24 agosto 2005, 19:57
- Località: Media Val Brembana (600m)
- Contatta:
Che fine hanno fatto i 10 milioni per l’orso marsicano?
Valanga - VLBNET Rete Wireless - News Valle Brembana - Valle Brembana - Fotografie della Valle Brembana
Specialist SEO, search engine optimization & marketing
Specialist SEO, search engine optimization & marketing
- IW2LBR
- Site Admin
- Messaggi: 77145
- Iscritto il: mercoledì 24 agosto 2005, 19:57
- Località: Media Val Brembana (600m)
- Contatta:
Monte Jouf, l’orso sbrana cinque pecore
da Il Messaggero Veneto
Monte Jouf, l’orso sbrana cinque pecore
MANIAGO. Un orso ha scelto la casera monte Jouf, nel comune di Maniago, a quota 1.108 metri, per le sue incursioni e a farne le spese sono state cinque pecore, e forse anche di più, del gregge di Doriano Mazzoli, proprietario dell’omonima azienda agricola. A sferrare l’attacco è stato un maschio adulto, con ogni probabilità lo stesso esemplare che è stato immortalato dalle fototrappole della guardia forestale, due settimane fa. Gli attacchi al gregge di Mazzoli, che conta un centinaio di capi tra pecore e capre, si sono verificati la scorsa settimana, tant’è che il pastore aveva iniziato a notare un calo nel numero degli animali, ma soltanto negli ultimi giorni ha fatto la spiacevole scoperta, rinvenendo le carcasse delle prime quattro pecore sbranate. In seguito a questi ritrovamenti, Mazzoli ha avvisato gli uomini della Forestale, che, di notte, hanno effettuato alcuni sopralluoghi, nel corso dei quali hanno rinvenuto la quinta carcassa e trovato le tracce inconfondibili del passaggio del plantigrado. «Non mi sarai mai aspettato una simile sorpresa – ha affermato Mazzoli –. In 20 anni di attività in quella malga, che ho in gestione perché è di proprietà di altri, non mi era mai successo una cosa simile. Mi sono accorto che qualcosa non andava già una settimana fa, quando ho notato non soltanto che mancava qualche capo di bestiame, ma soprattutto che gli animali erano molto impauriti: di solito, quando li chiamo si avvicinano, invece, in questi giorni, una volta sentita la mia voce, si allontanavano. Per il momento, i capi sbranati sono cinque, ma soltanto una volta effettuato il censimento saprò il numero preciso: sicuramente, l’orso ne ha uccisi di più. Entro stasera – ha concluso –, provvederò a trasferire al sicuro tutto il gregge nella mia azienda».
Ma a colpire la guardia forestale è stato il modus operandi del plantigrado: da ben tre animali su cinque, l’orso ha rimosso gli escrementi interni al ventre e li ha seppelliti, con terra e fogliame. Un fatto alquanto insolito, che non rispecchia di certo la consuetudine, ricollegabile a una strana volontà di questo plantigrado di celare, per quanto possibile, le tracce delle sue vittime. In realtà, l’orso, oltre alle impronte sul terreno, ha lasciato diversi segni delle sue scorrerie: non ha, infatti, divorato completamente le pecore, ma ha selezionato accuratamente soltanto le parti più tenere».
Monte Jouf, l’orso sbrana cinque pecore
MANIAGO. Un orso ha scelto la casera monte Jouf, nel comune di Maniago, a quota 1.108 metri, per le sue incursioni e a farne le spese sono state cinque pecore, e forse anche di più, del gregge di Doriano Mazzoli, proprietario dell’omonima azienda agricola. A sferrare l’attacco è stato un maschio adulto, con ogni probabilità lo stesso esemplare che è stato immortalato dalle fototrappole della guardia forestale, due settimane fa. Gli attacchi al gregge di Mazzoli, che conta un centinaio di capi tra pecore e capre, si sono verificati la scorsa settimana, tant’è che il pastore aveva iniziato a notare un calo nel numero degli animali, ma soltanto negli ultimi giorni ha fatto la spiacevole scoperta, rinvenendo le carcasse delle prime quattro pecore sbranate. In seguito a questi ritrovamenti, Mazzoli ha avvisato gli uomini della Forestale, che, di notte, hanno effettuato alcuni sopralluoghi, nel corso dei quali hanno rinvenuto la quinta carcassa e trovato le tracce inconfondibili del passaggio del plantigrado. «Non mi sarai mai aspettato una simile sorpresa – ha affermato Mazzoli –. In 20 anni di attività in quella malga, che ho in gestione perché è di proprietà di altri, non mi era mai successo una cosa simile. Mi sono accorto che qualcosa non andava già una settimana fa, quando ho notato non soltanto che mancava qualche capo di bestiame, ma soprattutto che gli animali erano molto impauriti: di solito, quando li chiamo si avvicinano, invece, in questi giorni, una volta sentita la mia voce, si allontanavano. Per il momento, i capi sbranati sono cinque, ma soltanto una volta effettuato il censimento saprò il numero preciso: sicuramente, l’orso ne ha uccisi di più. Entro stasera – ha concluso –, provvederò a trasferire al sicuro tutto il gregge nella mia azienda».
Ma a colpire la guardia forestale è stato il modus operandi del plantigrado: da ben tre animali su cinque, l’orso ha rimosso gli escrementi interni al ventre e li ha seppelliti, con terra e fogliame. Un fatto alquanto insolito, che non rispecchia di certo la consuetudine, ricollegabile a una strana volontà di questo plantigrado di celare, per quanto possibile, le tracce delle sue vittime. In realtà, l’orso, oltre alle impronte sul terreno, ha lasciato diversi segni delle sue scorrerie: non ha, infatti, divorato completamente le pecore, ma ha selezionato accuratamente soltanto le parti più tenere».
Valanga - VLBNET Rete Wireless - News Valle Brembana - Valle Brembana - Fotografie della Valle Brembana
Specialist SEO, search engine optimization & marketing
Specialist SEO, search engine optimization & marketing
- IW2LBR
- Site Admin
- Messaggi: 77145
- Iscritto il: mercoledì 24 agosto 2005, 19:57
- Località: Media Val Brembana (600m)
- Contatta:
Troppe pecore morte, forse a ucciderle sono stati due orsi
dal Messaggero Veneto
Troppe pecore morte, forse a ucciderle sono stati due orsi
MANIAGO. Al gregge di Doriano Mazzoli mancano all’appello 12 capi, 11 pecore e una capra, ma non è detto che siano state tutte sbranate dall’orso, o addirittura dagli orsi, che si sta aggirando sul monte Jouf di Maniago. Potrebbero essere, infatti, ancora vive: per ora, i capi di cui sono state ritrovate le carcasse, nel raggio di 400 metri dalla casera, restano cinque. «Sto cercando i capi mancanti, ma non li ho ancora trovati – racconta Mazzoli, che sabato sera ha portato al sicuro il suo gregge, che prima dell’incursione contava 70 pecore e 30 capre –. Non so se siano stati mangiati pure loro dall’orso o se siano scappati perché spaventati e si trovino nel bosco. Cerco di essere ottimista e spero di ritrovarli vivi al più presto, anche perché diverse pecore sono gravide e devono partorire entro metà novembre». Se anche gli altri sette capi fossero rimasti vittima dell’orso, si può parlare di vera razzia e c’è già chi dubita che, anche per uccidere soltanto cinque pecore, l’orso abbia agito da solo. Si ipotizza, infatti, la presenza di più di un plantigrado, magari una vera e propria famiglia. Appare strano che in così pochi giorni un orso abbia sbranato un così elevato numero di animali e, soprattutto, si sia nutrito di così tanta carne. Il plantigrado, infatti, pur appartenendo all’ordine dei carnivori, ha una dieta onnivora ed è intorno a maggio e giugno che ha la massima necessità di proteine animali e in quei mesi, dunque, si registra il maggior numero di incursioni.
Inoltre, come ha spiegato il pastore Mazzoli, le sue pecore adulte sono di razza bergamasca, considerata la migliore specie italiana per la produzione di carne, e di taglia, quindi, medio-grande, con un peso tra gli 80 e i 90 chili, bottino troppo ricco per un solo orso. Sarebbe stata anche la mole di questi capi, a renderli facili prede per il plantigrado, per la loro lentezza negli spostamenti. E’ evidente che spetterà agli esperti stabilire se siano presenti più esemplari. Senza creare allarmismi, è naturale, però, l’invito alla prudenza: il monte Jouf, infatti, nei week-end è molto frequentato non soltanto dagli appassionati della montagna, ma da famiglie con i loro bambini. «Per il prossimo anno valuterò attentamente se riportare di nuovo le bestie nella casera del monte Jouf – dice Mazzoli –. Devo ammettere che dopo 20 anni che ho in gestione la malga mi dispiace, anche perché gli animali erano abituati e non c’erano mai stati problemi prima d’ora». In casi come questi, il pastore ha diritto a un risarcimento per i capi sottratti, ma è indispensabile ritrovarne i resti e, com’è facile intuire, non sempre è possibile. L’orso del Jouf pare sia lo stesso esemplare immortalato qualche settimana fa dalle fototrappole della forestale a Claut e, forse, a fargli compagnia potrebbero esserci i plantigradi avvistati ad agosto a Tramonti di Sopra, un maschio adulto e un esemplare femmina con due cuccioli, a quest’ora ormai già cresciuti.
Troppe pecore morte, forse a ucciderle sono stati due orsi
MANIAGO. Al gregge di Doriano Mazzoli mancano all’appello 12 capi, 11 pecore e una capra, ma non è detto che siano state tutte sbranate dall’orso, o addirittura dagli orsi, che si sta aggirando sul monte Jouf di Maniago. Potrebbero essere, infatti, ancora vive: per ora, i capi di cui sono state ritrovate le carcasse, nel raggio di 400 metri dalla casera, restano cinque. «Sto cercando i capi mancanti, ma non li ho ancora trovati – racconta Mazzoli, che sabato sera ha portato al sicuro il suo gregge, che prima dell’incursione contava 70 pecore e 30 capre –. Non so se siano stati mangiati pure loro dall’orso o se siano scappati perché spaventati e si trovino nel bosco. Cerco di essere ottimista e spero di ritrovarli vivi al più presto, anche perché diverse pecore sono gravide e devono partorire entro metà novembre». Se anche gli altri sette capi fossero rimasti vittima dell’orso, si può parlare di vera razzia e c’è già chi dubita che, anche per uccidere soltanto cinque pecore, l’orso abbia agito da solo. Si ipotizza, infatti, la presenza di più di un plantigrado, magari una vera e propria famiglia. Appare strano che in così pochi giorni un orso abbia sbranato un così elevato numero di animali e, soprattutto, si sia nutrito di così tanta carne. Il plantigrado, infatti, pur appartenendo all’ordine dei carnivori, ha una dieta onnivora ed è intorno a maggio e giugno che ha la massima necessità di proteine animali e in quei mesi, dunque, si registra il maggior numero di incursioni.
Inoltre, come ha spiegato il pastore Mazzoli, le sue pecore adulte sono di razza bergamasca, considerata la migliore specie italiana per la produzione di carne, e di taglia, quindi, medio-grande, con un peso tra gli 80 e i 90 chili, bottino troppo ricco per un solo orso. Sarebbe stata anche la mole di questi capi, a renderli facili prede per il plantigrado, per la loro lentezza negli spostamenti. E’ evidente che spetterà agli esperti stabilire se siano presenti più esemplari. Senza creare allarmismi, è naturale, però, l’invito alla prudenza: il monte Jouf, infatti, nei week-end è molto frequentato non soltanto dagli appassionati della montagna, ma da famiglie con i loro bambini. «Per il prossimo anno valuterò attentamente se riportare di nuovo le bestie nella casera del monte Jouf – dice Mazzoli –. Devo ammettere che dopo 20 anni che ho in gestione la malga mi dispiace, anche perché gli animali erano abituati e non c’erano mai stati problemi prima d’ora». In casi come questi, il pastore ha diritto a un risarcimento per i capi sottratti, ma è indispensabile ritrovarne i resti e, com’è facile intuire, non sempre è possibile. L’orso del Jouf pare sia lo stesso esemplare immortalato qualche settimana fa dalle fototrappole della forestale a Claut e, forse, a fargli compagnia potrebbero esserci i plantigradi avvistati ad agosto a Tramonti di Sopra, un maschio adulto e un esemplare femmina con due cuccioli, a quest’ora ormai già cresciuti.
Valanga - VLBNET Rete Wireless - News Valle Brembana - Valle Brembana - Fotografie della Valle Brembana
Specialist SEO, search engine optimization & marketing
Specialist SEO, search engine optimization & marketing
- IW2LBR
- Site Admin
- Messaggi: 77145
- Iscritto il: mercoledì 24 agosto 2005, 19:57
- Località: Media Val Brembana (600m)
- Contatta:
Il sindaco di Avio con la Lega: Via l’orso dal Baldo
dal Local Trentino
Il sindaco di Avio con la Lega: Via l’orso dal Baldo
AVIO. Hanno risposto in trecento all’invito della Lega Nord di Avio a protestare contro la presenza dell’orso sul monte Baldo. Una protesta che fa seguito alla mozione presentata in consiglio comunale (e che verrà discussa il 5 novrembre) per chiedere la cattura e l’allontanamento del plantigrado dopo gli attacchi e l’uccisione di pecore, di un’asina e di una mucca. E tra residenti, pastori, amministratori comunali (da Malcesine a Ferrara Monte Baldo) c’erano anche il sindaco di Avio Sandro Borghetti, il vicesindaco Federico Secchi e il presidente del consiglio comunale Gianpaolo Campostrini.
E proprio a sostegno dell’iniziativa della Lega si è schierato il sindaco Borghetti: «Sono d’accordo per far portare via l’orso dalle nostre montagne. La sua presenza non porta alcun vantaggio dal punto di vista turistico ma crea soltanto gravi problemi di sicurezza. Lo hanno testimoniato i pastori, che hanno visto uccise le loro pecore, ma anche gli albergatori che si lamentano perché i turisti hanno paura e scelgono altre località per le loro vacanze. La Provincia - afferma Borghetti - deve muoversi per tutelare le persone soprattutto. E’ ben vero che l’orso fino ad ora non ha attaccato le persone, ma so che ormai in tanti rinunciano anche ad una passeggiata o ad andare per funghi nei boschi proprio per la paura di imbattersi nell’animale che non si sa quale reazione possa avere». Duro Maurizio Fugatti, vicecapogruppo della Lega nord alla Camera oltre che consigliere comunale ad Avio: «Il presidente Dellai deve prendere atto del fallimento politico del progetto Life Ursus e chiudere ufficialmente il programma per la reintroduzione dell’orso sulle nostre Alpi: il protocollo con il ministero (che prevede la reintroduzione di ogni esemplare catturato per metterlo in cattività) deve essere rivosto. Si tratta di un problema di sicurezza delle persone, ma anche di rischio di spopolamento della montagna e di abbandono dei pascoli perché gli allevatori, presidio del territorio, sono orami esasperati dai ripetuti attacchi».
Il sindaco di Avio con la Lega: Via l’orso dal Baldo
AVIO. Hanno risposto in trecento all’invito della Lega Nord di Avio a protestare contro la presenza dell’orso sul monte Baldo. Una protesta che fa seguito alla mozione presentata in consiglio comunale (e che verrà discussa il 5 novrembre) per chiedere la cattura e l’allontanamento del plantigrado dopo gli attacchi e l’uccisione di pecore, di un’asina e di una mucca. E tra residenti, pastori, amministratori comunali (da Malcesine a Ferrara Monte Baldo) c’erano anche il sindaco di Avio Sandro Borghetti, il vicesindaco Federico Secchi e il presidente del consiglio comunale Gianpaolo Campostrini.
E proprio a sostegno dell’iniziativa della Lega si è schierato il sindaco Borghetti: «Sono d’accordo per far portare via l’orso dalle nostre montagne. La sua presenza non porta alcun vantaggio dal punto di vista turistico ma crea soltanto gravi problemi di sicurezza. Lo hanno testimoniato i pastori, che hanno visto uccise le loro pecore, ma anche gli albergatori che si lamentano perché i turisti hanno paura e scelgono altre località per le loro vacanze. La Provincia - afferma Borghetti - deve muoversi per tutelare le persone soprattutto. E’ ben vero che l’orso fino ad ora non ha attaccato le persone, ma so che ormai in tanti rinunciano anche ad una passeggiata o ad andare per funghi nei boschi proprio per la paura di imbattersi nell’animale che non si sa quale reazione possa avere». Duro Maurizio Fugatti, vicecapogruppo della Lega nord alla Camera oltre che consigliere comunale ad Avio: «Il presidente Dellai deve prendere atto del fallimento politico del progetto Life Ursus e chiudere ufficialmente il programma per la reintroduzione dell’orso sulle nostre Alpi: il protocollo con il ministero (che prevede la reintroduzione di ogni esemplare catturato per metterlo in cattività) deve essere rivosto. Si tratta di un problema di sicurezza delle persone, ma anche di rischio di spopolamento della montagna e di abbandono dei pascoli perché gli allevatori, presidio del territorio, sono orami esasperati dai ripetuti attacchi».
Valanga - VLBNET Rete Wireless - News Valle Brembana - Valle Brembana - Fotografie della Valle Brembana
Specialist SEO, search engine optimization & marketing
Specialist SEO, search engine optimization & marketing
- IW2LBR
- Site Admin
- Messaggi: 77145
- Iscritto il: mercoledì 24 agosto 2005, 19:57
- Località: Media Val Brembana (600m)
- Contatta:
Tracce di orso anche sul San Lorenzo
da Il Messaggero Veneto
Tracce di orso anche sul San Lorenzo
MANIAGO. Un orso ha passeggiato su un altro monte di Maniago, il San Lorenzo. Dopo l’incursione di un esemplare di maschio adulto nella casera del monte Jouf, dove a farne le spese sono state 5 pecore, o forse di più, dato che all’appello ne mancano altre 7, del gregge di Doriano Mazzoli, le orme di un plantigrado sono state scoperte e immortalate in una foto da un abitante di Cavasso Nuovo in quest’altro rilievo maniaghese, conosciuto soprattutto per le battaglie che l’omonimo comitato ambientalista ha fatto, per la sua tutela, contro le escavazioni della Zillo di Fanna. L’animale ha camminato per qualche tratto in una zona boschiva più alta, ma comunque abbastanza vicina al sito interessato dall’attività estrattiva del cementificio, lasciando le sue impronte in una porzione di terreno morbida, tant’è che si notano molto bene l’impronta della zampa e il segno delle unghie. A una prima analisi, l’orma di questo esemplare appare più piccola rispetto a quelle lasciate sul terreno sia dall’orso che ha sbranato le pecore sul monte Jouf sia da quello che, lo scorso agosto, ha passeggiato in località Selis, nel comune di Tramonti di Sopra, e le cui tracce sono state immortalate dal pescatore di Meduno Mario Verocai. Che si tratti, quindi, di uno dei cuccioli di plantigrado che sono stati avvistati a Redona, sempre nel corso dell’estate, da Stefano Del Bianco, un altro pescatore medunese? O che addirittura si tratti di un ulteriore esemplare che sta popolando i monti del Maniaghese e potrebbe aver fatto razzia di pecore assieme all’orso del monte Jouf? Considerato l’elevato numero di capi divorati pare, infatti, che l’incursione della scorsa settimana non sia opera di un solo plantigrado.
Spetterà alle autorità competenti valutare anche queste nuove tracce, per capire a quale tipologia di esemplare possano essere ricondotte, e ricercare, battendo la zona, altri reperti oggettivi, come escrementi e pelo, la cui analisi mitocondriale dà la mappatura genetica e il nome dell’esemplare, nonché stabilire se siano presenti più plantigradi. Senza creare allarmismi e innescare una vera e propria psicosi, è naturale, però, l’invito alla prudenza: come il monte Jouf, il San Lorenzo è molto frequentato non soltanto dai camion e dalle ruspe di coloro che, per lavoro, estraggono materiale, ma anche dagli appassionati della montagna. L’incontro con l’animale, infatti, come aveva sottolineato il Corpo forestale di Maniago ad agosto, in quanto imprevedibile, è sempre possibile.
Tracce di orso anche sul San Lorenzo
MANIAGO. Un orso ha passeggiato su un altro monte di Maniago, il San Lorenzo. Dopo l’incursione di un esemplare di maschio adulto nella casera del monte Jouf, dove a farne le spese sono state 5 pecore, o forse di più, dato che all’appello ne mancano altre 7, del gregge di Doriano Mazzoli, le orme di un plantigrado sono state scoperte e immortalate in una foto da un abitante di Cavasso Nuovo in quest’altro rilievo maniaghese, conosciuto soprattutto per le battaglie che l’omonimo comitato ambientalista ha fatto, per la sua tutela, contro le escavazioni della Zillo di Fanna. L’animale ha camminato per qualche tratto in una zona boschiva più alta, ma comunque abbastanza vicina al sito interessato dall’attività estrattiva del cementificio, lasciando le sue impronte in una porzione di terreno morbida, tant’è che si notano molto bene l’impronta della zampa e il segno delle unghie. A una prima analisi, l’orma di questo esemplare appare più piccola rispetto a quelle lasciate sul terreno sia dall’orso che ha sbranato le pecore sul monte Jouf sia da quello che, lo scorso agosto, ha passeggiato in località Selis, nel comune di Tramonti di Sopra, e le cui tracce sono state immortalate dal pescatore di Meduno Mario Verocai. Che si tratti, quindi, di uno dei cuccioli di plantigrado che sono stati avvistati a Redona, sempre nel corso dell’estate, da Stefano Del Bianco, un altro pescatore medunese? O che addirittura si tratti di un ulteriore esemplare che sta popolando i monti del Maniaghese e potrebbe aver fatto razzia di pecore assieme all’orso del monte Jouf? Considerato l’elevato numero di capi divorati pare, infatti, che l’incursione della scorsa settimana non sia opera di un solo plantigrado.
Spetterà alle autorità competenti valutare anche queste nuove tracce, per capire a quale tipologia di esemplare possano essere ricondotte, e ricercare, battendo la zona, altri reperti oggettivi, come escrementi e pelo, la cui analisi mitocondriale dà la mappatura genetica e il nome dell’esemplare, nonché stabilire se siano presenti più plantigradi. Senza creare allarmismi e innescare una vera e propria psicosi, è naturale, però, l’invito alla prudenza: come il monte Jouf, il San Lorenzo è molto frequentato non soltanto dai camion e dalle ruspe di coloro che, per lavoro, estraggono materiale, ma anche dagli appassionati della montagna. L’incontro con l’animale, infatti, come aveva sottolineato il Corpo forestale di Maniago ad agosto, in quanto imprevedibile, è sempre possibile.
Valanga - VLBNET Rete Wireless - News Valle Brembana - Valle Brembana - Fotografie della Valle Brembana
Specialist SEO, search engine optimization & marketing
Specialist SEO, search engine optimization & marketing
- IW2LBR
- Site Admin
- Messaggi: 77145
- Iscritto il: mercoledì 24 agosto 2005, 19:57
- Località: Media Val Brembana (600m)
- Contatta:
In caso di nuove predazioni gli orsi andranno spostati
da Arena .it di Barbara Bertasi
In caso di nuove predazioni gli orsi andranno spostati
Monte Baldo. La Comunità montana del Baldo si schiera con gli allevatori, pronta a chiedere alla Provincia di far allontanare l'orso se le predazioni continueranno. Domani l'assessore alle politiche faunistiche e vicepresidente della Provincia, Fabio Venturi, sarà a Malcesine per incontrare sul tema l'amministrazione. Fa sapere il presidente e sindaco di Caprino, Stefano Sandri, dopo il raduno della Lega Nord Trentino a Prà Alpesina, dove si sono raccolte firme contro la presenza dell'orso sul Baldo: «La preoccupazione degli allevatori per tale presenza è condivisa dalla Comunità montana del Baldo, i cui interventi sono sempre stati a favore di chi vive e lavora in montagna». «Colgo preoccupazione negli allevatori, conosco le persone che hanno denunciato le recenti perdite di ovini e bovini e altri pastori che tengono il gregge in alpeggio a Novezza e a Malga Cerbiolo a Brentino Belluno». Sulla petizione sottoscritta da molti baldensi, che, come hanno spiegato il segretario della Lega Nord trentina Maurizio Fugatti e il consigliere provinciale Claudio Civettini, chiede alla loro giunta «di rivedere il progetto Life Ursus, avviato nel 1999 nel Parco Adamello Brenta per ricostituire un nucleo vitale di orsi», Sandri aggiunge: «A prescindere dall'iniziativa, promossa da un partito della Provincia autonoma di Trento, ove non incidiamo politicamente, pare proprio che la situazione sia sfuggita di mano». Ossia? «Sono accaduti fatti che lasciano presumere che le bestie trovate morte sbranate siano state aggredite dall'orso. Ciò è spesso accaduto accanto alle dimore di famiglie dedite all'allevamento, che potrebbero rischiare aggressioni.
Sarebbe opportuno che polizia provinciale e corpo forestale dello Stato, con la Provincia autonoma di Trento, capissero quanti orsi si muovono effettivamente sul versante veronese. Fatto ciò tali esemplari andrebbero monitorati per garantire la sicurezza di chi vive in montagna e dei loro animali, loro unica fonte di reddito. Gli episodi di presunte predazioni fanno pensare che la superficie del territorio in cui gli orsi si muovono sia insufficinte: andrebbero spostati. Contatterò i sindaci della Comunità per scrivere al presidente della Provincia, Giovanni Miozzi, perché si attivi». Virgilio Asileppi, sindaco d Brentino Belluno e vicepresidente: «La presenza dell'orso indica che la qualità del territorio del Baldo è buona, tuttavia desidero fare alcune considerazioni sul Progetto Life Ursus», premette. «L'idea iniziale della Provincia di Trento, nell'avviarlo, era stata di promuovere il territorio trentino. Non devono però aver tenuto conto che il plantigrado si sarebbe moltiplicato e che sarebbe stato costretto a uscire dagli ambiti provinciali, creando problemi nei territori contigui, come le numerose predazioni che si stanno ora verificando. Simile situazione deve impegnare la Provincia a riportare il fenomeni nelle giuste proporzioni». «Si parla di un centinaio di orsi nell'intera provincia trentina», prosegue Asileppi, «numero sproporzionato rispetto a territorio.
Ciò rischia di creare negatività anche sul turismo che la presenza dell'orso avrebbe dovuto assicurare. Chiediamo più coordinamento di vigilanza affinché la gente si senta tranquilla e che, in caso di predazioni, siano assicurati i rimborsi». Sulla petizione: «Visto quanto accade, la ritengo condivisibile poiché chiede di rivedere il Progetto Ursus». Michele Benamati, sindaco di Malcesine: «A Prà Alpesina è andato il nostro consigliere alla montagna Arnaldo Lombardi. Abbiamo invitato l'assessore provinciale Fabio Venturi a Malcesine per ragionare sul problema.Vedremo se organizzare incontri con esperti, la gente è preoccupata per la perdita dei propri animali e l'incolumità delle persone. Il Baldo è frequentato anche dai turisti: ogni potenziale causa di pericolo va eliminata». Il sindaco di Ferrara Paolo Rossi: «L'eventuale introduzione definitiva dell'orso sul Baldo va fatta molto seriamente per tutelare le persone e gli interessi delle attività agricole e turistiche della montagna».
In caso di nuove predazioni gli orsi andranno spostati
Monte Baldo. La Comunità montana del Baldo si schiera con gli allevatori, pronta a chiedere alla Provincia di far allontanare l'orso se le predazioni continueranno. Domani l'assessore alle politiche faunistiche e vicepresidente della Provincia, Fabio Venturi, sarà a Malcesine per incontrare sul tema l'amministrazione. Fa sapere il presidente e sindaco di Caprino, Stefano Sandri, dopo il raduno della Lega Nord Trentino a Prà Alpesina, dove si sono raccolte firme contro la presenza dell'orso sul Baldo: «La preoccupazione degli allevatori per tale presenza è condivisa dalla Comunità montana del Baldo, i cui interventi sono sempre stati a favore di chi vive e lavora in montagna». «Colgo preoccupazione negli allevatori, conosco le persone che hanno denunciato le recenti perdite di ovini e bovini e altri pastori che tengono il gregge in alpeggio a Novezza e a Malga Cerbiolo a Brentino Belluno». Sulla petizione sottoscritta da molti baldensi, che, come hanno spiegato il segretario della Lega Nord trentina Maurizio Fugatti e il consigliere provinciale Claudio Civettini, chiede alla loro giunta «di rivedere il progetto Life Ursus, avviato nel 1999 nel Parco Adamello Brenta per ricostituire un nucleo vitale di orsi», Sandri aggiunge: «A prescindere dall'iniziativa, promossa da un partito della Provincia autonoma di Trento, ove non incidiamo politicamente, pare proprio che la situazione sia sfuggita di mano». Ossia? «Sono accaduti fatti che lasciano presumere che le bestie trovate morte sbranate siano state aggredite dall'orso. Ciò è spesso accaduto accanto alle dimore di famiglie dedite all'allevamento, che potrebbero rischiare aggressioni.
Sarebbe opportuno che polizia provinciale e corpo forestale dello Stato, con la Provincia autonoma di Trento, capissero quanti orsi si muovono effettivamente sul versante veronese. Fatto ciò tali esemplari andrebbero monitorati per garantire la sicurezza di chi vive in montagna e dei loro animali, loro unica fonte di reddito. Gli episodi di presunte predazioni fanno pensare che la superficie del territorio in cui gli orsi si muovono sia insufficinte: andrebbero spostati. Contatterò i sindaci della Comunità per scrivere al presidente della Provincia, Giovanni Miozzi, perché si attivi». Virgilio Asileppi, sindaco d Brentino Belluno e vicepresidente: «La presenza dell'orso indica che la qualità del territorio del Baldo è buona, tuttavia desidero fare alcune considerazioni sul Progetto Life Ursus», premette. «L'idea iniziale della Provincia di Trento, nell'avviarlo, era stata di promuovere il territorio trentino. Non devono però aver tenuto conto che il plantigrado si sarebbe moltiplicato e che sarebbe stato costretto a uscire dagli ambiti provinciali, creando problemi nei territori contigui, come le numerose predazioni che si stanno ora verificando. Simile situazione deve impegnare la Provincia a riportare il fenomeni nelle giuste proporzioni». «Si parla di un centinaio di orsi nell'intera provincia trentina», prosegue Asileppi, «numero sproporzionato rispetto a territorio.
Ciò rischia di creare negatività anche sul turismo che la presenza dell'orso avrebbe dovuto assicurare. Chiediamo più coordinamento di vigilanza affinché la gente si senta tranquilla e che, in caso di predazioni, siano assicurati i rimborsi». Sulla petizione: «Visto quanto accade, la ritengo condivisibile poiché chiede di rivedere il Progetto Ursus». Michele Benamati, sindaco di Malcesine: «A Prà Alpesina è andato il nostro consigliere alla montagna Arnaldo Lombardi. Abbiamo invitato l'assessore provinciale Fabio Venturi a Malcesine per ragionare sul problema.Vedremo se organizzare incontri con esperti, la gente è preoccupata per la perdita dei propri animali e l'incolumità delle persone. Il Baldo è frequentato anche dai turisti: ogni potenziale causa di pericolo va eliminata». Il sindaco di Ferrara Paolo Rossi: «L'eventuale introduzione definitiva dell'orso sul Baldo va fatta molto seriamente per tutelare le persone e gli interessi delle attività agricole e turistiche della montagna».
Valanga - VLBNET Rete Wireless - News Valle Brembana - Valle Brembana - Fotografie della Valle Brembana
Specialist SEO, search engine optimization & marketing
Specialist SEO, search engine optimization & marketing
- IW2LBR
- Site Admin
- Messaggi: 77145
- Iscritto il: mercoledì 24 agosto 2005, 19:57
- Località: Media Val Brembana (600m)
- Contatta:
Radiocollare e recinti elettrici e l’orso Bruno resta sul Ba
da il Corriere del Veneto di Annamaria Schiano
Radiocollare e recinti elettrici e l’orso Bruno resta sul Baldo
MALCESINE (Verona) — Gli allevatori di Malcesine vogliono «cacciare» l’orso Bruno dal monte Baldo, accusato di predare le loro mandrie di animali. Ma i dirigenti della Provincia ribadiscono che con l’orso si deve convivere, ci si può attrezzare alla difesa, ma non lo si può cacciare o molestare, -«giusto perché a qualcuno non frulli in testa l’idea di imbracciare qualche fucile» - è stato sottolineato. E ognuno deve fare la sua parte, istituzioni e allevatori, perché l’orso è un fenomeno naturale della montagna e l’intervento umano è concesso dal ministero solo in caso di gravissimo pericolo. E non lo si può nemmeno spostare in territorio trentino, perché un orso percorre anche 50 chilometri al giorno e quindi ritornerebbe indietro subito dopo. Gli si può, però, applicare un radiocollare, ma prima bisogna catturarlo e addormentarlo per applicarglielo. A difesa delle mandrie, invece, si possono elettrificare i recinti.
Questa la sostanza dell’incontro che si è svolto mercoledì pomeriggio in municipio a Malcesine, dove gli allevatori si sono confrontati piuttosto animatamente con il vicepresidente della Provincia e assessore all’Ambiente, Fabio Venturi, il biologo Ivano Confortini, la comandante della polizia provinciale Anna Maggio, il Sindaco di Malcesine Michele Benamati e il suo assessore con delega alla montagna, Arnaldo Lombardi. Ed è emerso pure il giallo di quanti siano effettivamente gli orsi sul Baldo: la Provincia ne ha accertato uno solo (adulto); gli allevatori sono sicuri che siano due. Gli allevatori di Malcesine hanno sottoscritto una petizione presentata dalla Lega Nord di Trento, per rivedere il progetto «Life Ursus», avviato nel 1996 e che ha portato al rilascio di orsi nell’area trentina.
Sono una quarantina i plantigradi che circolano nella Provincia autonoma di Trento. E ora gli allevatori vogliono garanzie sui risarcimenti danni. «Prima che subentrasse l’orso,- spiegano- le bestie brucavano libere in montagna, ora dobbiamo tenerle nelle stalle e fornire loro foraggio. Chi ci paga le spese?». E ancora: «Non possiamo stare di notte a guardia dei nostri animali e poi di giorno lavorare». Ma per controllare l’orso di notte, la polizia provinciale non ha né uomini, né mezzi. Venturi, così, ha chiuso l’incontro con la promessa di «incrementare i controlli, creare un supporto burocratico della Provincia per accedere ai risarcimenti che devono essere erogati agli allevatori dalla Regione Veneto. Quindi di incontrare a breve i dirigenti di Trento, per far "riperimetrare" il progetto Life Ursus e scoraggiare il passaggio di orsi nel territorio veronese».
Radiocollare e recinti elettrici e l’orso Bruno resta sul Baldo
MALCESINE (Verona) — Gli allevatori di Malcesine vogliono «cacciare» l’orso Bruno dal monte Baldo, accusato di predare le loro mandrie di animali. Ma i dirigenti della Provincia ribadiscono che con l’orso si deve convivere, ci si può attrezzare alla difesa, ma non lo si può cacciare o molestare, -«giusto perché a qualcuno non frulli in testa l’idea di imbracciare qualche fucile» - è stato sottolineato. E ognuno deve fare la sua parte, istituzioni e allevatori, perché l’orso è un fenomeno naturale della montagna e l’intervento umano è concesso dal ministero solo in caso di gravissimo pericolo. E non lo si può nemmeno spostare in territorio trentino, perché un orso percorre anche 50 chilometri al giorno e quindi ritornerebbe indietro subito dopo. Gli si può, però, applicare un radiocollare, ma prima bisogna catturarlo e addormentarlo per applicarglielo. A difesa delle mandrie, invece, si possono elettrificare i recinti.
Questa la sostanza dell’incontro che si è svolto mercoledì pomeriggio in municipio a Malcesine, dove gli allevatori si sono confrontati piuttosto animatamente con il vicepresidente della Provincia e assessore all’Ambiente, Fabio Venturi, il biologo Ivano Confortini, la comandante della polizia provinciale Anna Maggio, il Sindaco di Malcesine Michele Benamati e il suo assessore con delega alla montagna, Arnaldo Lombardi. Ed è emerso pure il giallo di quanti siano effettivamente gli orsi sul Baldo: la Provincia ne ha accertato uno solo (adulto); gli allevatori sono sicuri che siano due. Gli allevatori di Malcesine hanno sottoscritto una petizione presentata dalla Lega Nord di Trento, per rivedere il progetto «Life Ursus», avviato nel 1996 e che ha portato al rilascio di orsi nell’area trentina.
Sono una quarantina i plantigradi che circolano nella Provincia autonoma di Trento. E ora gli allevatori vogliono garanzie sui risarcimenti danni. «Prima che subentrasse l’orso,- spiegano- le bestie brucavano libere in montagna, ora dobbiamo tenerle nelle stalle e fornire loro foraggio. Chi ci paga le spese?». E ancora: «Non possiamo stare di notte a guardia dei nostri animali e poi di giorno lavorare». Ma per controllare l’orso di notte, la polizia provinciale non ha né uomini, né mezzi. Venturi, così, ha chiuso l’incontro con la promessa di «incrementare i controlli, creare un supporto burocratico della Provincia per accedere ai risarcimenti che devono essere erogati agli allevatori dalla Regione Veneto. Quindi di incontrare a breve i dirigenti di Trento, per far "riperimetrare" il progetto Life Ursus e scoraggiare il passaggio di orsi nel territorio veronese».
Valanga - VLBNET Rete Wireless - News Valle Brembana - Valle Brembana - Fotografie della Valle Brembana
Specialist SEO, search engine optimization & marketing
Specialist SEO, search engine optimization & marketing
- IW2LBR
- Site Admin
- Messaggi: 77145
- Iscritto il: mercoledì 24 agosto 2005, 19:57
- Località: Media Val Brembana (600m)
- Contatta:
Orso, l'esperto tranquillizza: Situazione sotto controllo
dal quotidiano l'Area di Verona
Orso, l'esperto tranquillizza: Situazione sotto controllo
Monte Baldo. Dove c'è l'orso qualche danno si può verificare, ma vanno cercate le misure per conviverci. Gli allarmismi non servono a nessuno. È il «succo» del messaggio lanciato da Claudio Groff, referente della Provincia Autonoma di Trento per la gestione dell'orso, interpellato in merito alle proteste che stanno scoppiando sul Baldo, a seguito di una serie di presunte predazioni del plantigrado. Proteste culminate sabato scorso durante un incontro organizzato a Prà Alpesina dalla Lega Nord del Trentino, che sta raccogliendo firme «contro la presenza dell'Orso sul Baldo». «Premetto che il progetto Life Ursus è iniziato nel 1996, che i rilasci sono stati tra il 1999 e il 2002, che tale progetto si è concluso nel 2004, momento in cui è cominciata la gestione ordinaria, curata dalla Provincia che gestisce anche il resto della fauna selvatica», precisa Groff. La situazione, a differenza di quanti molti temono, è definita «assolutamente controllata» e la popolazione degli orsi è conosciuta e monitorata. «A fine 2011 i capi erano dai 33 ai 36 in Trentino, compresi gli esemplari presenti in Alto Adige, Veneto e in Lombardia», spiega Groff. E sul Baldo non ci sarebbero più di due orsi: «Qui i plantigradi geneticamente individuati sono due: M11, che ha quasi due anni, e M4, che ne ha quattro. Potrebbe esserci qualche esemplare in più, ma crediamo di no. Dobbiamo però ricordare che gli orsi vanno e vengono, per cui è possibile che un terzo sia passato.
In ogni caso la situazione è chiara: il numero accertato è di due esemplari», assicura. Una situazione dunque che non è sfuggita di mano, come alcuni amministratori temono. «Siamo molto attenti a questi animali»,prosegue Groff. «Per seguire i movimenti di M11, ad esempio, lo abbiamo catturato e dotato di marche auricolari trasmittenti, cosicché ne possiamo conoscere meglio il comportamento». Quanto ai timori che stanno assalendo allevatori e pastori aggiunge: «C'è la massima attenzione e il massimo supporto nei loro confronti. A Trento è appena stata fatta una riunione con i rappresentati degli allevatori e con gli apicoltori proprio per conoscerne le istanze e cercare le migliori soluzioni ai loro problemi». La Provincia Autonoma di Trento è al corrente dei casi di predazione, o presunte tali, verificatesi da noi: «Non ci risulta che i bovini trovati morti a Malcesine siano stati predati dall'orso. In base agli accertamenti fatti dai colleghi veneti e dai nostri tecnici sono stati consumati post mortem. Anche da noi», aggiunge, «molte vacche sono morte in montagna e il plantigrado, che è anche un necrofago, se ne è cibato dopo. Sono invece stati certamente predati un asino e alcuni ovini, sempre a Malcesine. I danni dunque sono questi, quantificabili e si possono verificare dove ci sono animali domestici che durante la notte non sono custoditi da recinzioni elettriche, che, pur non eliminando del tutto i danni, sono un buon sistema per prevenirli». Inutile sarebbe spostare gli orsi, come suggerito dalla Lega Nord Trentino e da qualche amministratore locale: «Non è possibile allontanarli. Non avrebbe senso. Anche se li riportassimo in Trentino, potrebbero tornare. Questo sistema è adottato raramente in Nord America, dove gli animali sono portati a migliaia di chilometri, non certo da noi dove le distanze sono contenute». In merito agli indennizzi chiude ricordando che ai danni, nel Veronese, pensa la Regione Veneto.
Orso, l'esperto tranquillizza: Situazione sotto controllo
Monte Baldo. Dove c'è l'orso qualche danno si può verificare, ma vanno cercate le misure per conviverci. Gli allarmismi non servono a nessuno. È il «succo» del messaggio lanciato da Claudio Groff, referente della Provincia Autonoma di Trento per la gestione dell'orso, interpellato in merito alle proteste che stanno scoppiando sul Baldo, a seguito di una serie di presunte predazioni del plantigrado. Proteste culminate sabato scorso durante un incontro organizzato a Prà Alpesina dalla Lega Nord del Trentino, che sta raccogliendo firme «contro la presenza dell'Orso sul Baldo». «Premetto che il progetto Life Ursus è iniziato nel 1996, che i rilasci sono stati tra il 1999 e il 2002, che tale progetto si è concluso nel 2004, momento in cui è cominciata la gestione ordinaria, curata dalla Provincia che gestisce anche il resto della fauna selvatica», precisa Groff. La situazione, a differenza di quanti molti temono, è definita «assolutamente controllata» e la popolazione degli orsi è conosciuta e monitorata. «A fine 2011 i capi erano dai 33 ai 36 in Trentino, compresi gli esemplari presenti in Alto Adige, Veneto e in Lombardia», spiega Groff. E sul Baldo non ci sarebbero più di due orsi: «Qui i plantigradi geneticamente individuati sono due: M11, che ha quasi due anni, e M4, che ne ha quattro. Potrebbe esserci qualche esemplare in più, ma crediamo di no. Dobbiamo però ricordare che gli orsi vanno e vengono, per cui è possibile che un terzo sia passato.
In ogni caso la situazione è chiara: il numero accertato è di due esemplari», assicura. Una situazione dunque che non è sfuggita di mano, come alcuni amministratori temono. «Siamo molto attenti a questi animali»,prosegue Groff. «Per seguire i movimenti di M11, ad esempio, lo abbiamo catturato e dotato di marche auricolari trasmittenti, cosicché ne possiamo conoscere meglio il comportamento». Quanto ai timori che stanno assalendo allevatori e pastori aggiunge: «C'è la massima attenzione e il massimo supporto nei loro confronti. A Trento è appena stata fatta una riunione con i rappresentati degli allevatori e con gli apicoltori proprio per conoscerne le istanze e cercare le migliori soluzioni ai loro problemi». La Provincia Autonoma di Trento è al corrente dei casi di predazione, o presunte tali, verificatesi da noi: «Non ci risulta che i bovini trovati morti a Malcesine siano stati predati dall'orso. In base agli accertamenti fatti dai colleghi veneti e dai nostri tecnici sono stati consumati post mortem. Anche da noi», aggiunge, «molte vacche sono morte in montagna e il plantigrado, che è anche un necrofago, se ne è cibato dopo. Sono invece stati certamente predati un asino e alcuni ovini, sempre a Malcesine. I danni dunque sono questi, quantificabili e si possono verificare dove ci sono animali domestici che durante la notte non sono custoditi da recinzioni elettriche, che, pur non eliminando del tutto i danni, sono un buon sistema per prevenirli». Inutile sarebbe spostare gli orsi, come suggerito dalla Lega Nord Trentino e da qualche amministratore locale: «Non è possibile allontanarli. Non avrebbe senso. Anche se li riportassimo in Trentino, potrebbero tornare. Questo sistema è adottato raramente in Nord America, dove gli animali sono portati a migliaia di chilometri, non certo da noi dove le distanze sono contenute». In merito agli indennizzi chiude ricordando che ai danni, nel Veronese, pensa la Regione Veneto.
Valanga - VLBNET Rete Wireless - News Valle Brembana - Valle Brembana - Fotografie della Valle Brembana
Specialist SEO, search engine optimization & marketing
Specialist SEO, search engine optimization & marketing
- IW2LBR
- Site Admin
- Messaggi: 77145
- Iscritto il: mercoledì 24 agosto 2005, 19:57
- Località: Media Val Brembana (600m)
- Contatta:
Trecento firme per tenere lontani gli orsi da orti e pollai
da Il Centro di Pescara
Trecento firme per tenere lontani gli orsi da orti e pollai
Torna la paura nei comuni dell'Alta Valle del Sagittario per gli orsi “confidenti” che non hanno più paura dell'uomo e si addentrano nei centri abitati, fino a scorrazzare liberamente davanti ai portoni di ingresso delle abitazioni. Sono oltre 300 infatti le firme raccolte dai cittadini, tutti residenti a Scanno, Frattura e Villalago, che con una partecipata mozione popolare chiedono al prefetto dell'Aquila di adottare ogni opportuno provvedimento per porre fine alle incursioni degli orsi nei centri abitati. La sottoscrizione pubblica è stata depositata anche nell'ufficio del commissario del Comune di Scanno, Giuseppe Conti, e nei comandi della stazione dei carabinieri e del Corpo forestale dello Stato per chiedere a chiare lettere di intervenire e catturare immediatamente gli orsi “problematici” che stanno creando notevoli disagi alle popolazioni. «È da alcuni anni che alcuni orsi raggiungono, quasi quotidianamente, i paesi» è scritto nella nota dei cittadini «ma ora è il momento che le autorità competenti intervengano perché questi animali, oltre a rappresentare una potenziale minaccia per la sicurezza e l'ordine pubblico, continuano a cagionare ingenti danni agli allevatori e ai tanti coltivatori». Le guardie del Parco nazionale d'Abruzzo ultimamente hanno iniziato a monitorare gli spostamenti di alcuni plantigradi con dei “radiocollari”elettrici. Ma nei centri abitati dei comuni di Scanno, Frattura e Villalago sono sempre più frequenti le incursioni degli orsi, che quasi ogni notte continuano a danneggiare orti e pollai. In molti, nonostante abbiano fatto regolare domanda al Parco, attendono le recinzioni elettriche.
Trecento firme per tenere lontani gli orsi da orti e pollai
Torna la paura nei comuni dell'Alta Valle del Sagittario per gli orsi “confidenti” che non hanno più paura dell'uomo e si addentrano nei centri abitati, fino a scorrazzare liberamente davanti ai portoni di ingresso delle abitazioni. Sono oltre 300 infatti le firme raccolte dai cittadini, tutti residenti a Scanno, Frattura e Villalago, che con una partecipata mozione popolare chiedono al prefetto dell'Aquila di adottare ogni opportuno provvedimento per porre fine alle incursioni degli orsi nei centri abitati. La sottoscrizione pubblica è stata depositata anche nell'ufficio del commissario del Comune di Scanno, Giuseppe Conti, e nei comandi della stazione dei carabinieri e del Corpo forestale dello Stato per chiedere a chiare lettere di intervenire e catturare immediatamente gli orsi “problematici” che stanno creando notevoli disagi alle popolazioni. «È da alcuni anni che alcuni orsi raggiungono, quasi quotidianamente, i paesi» è scritto nella nota dei cittadini «ma ora è il momento che le autorità competenti intervengano perché questi animali, oltre a rappresentare una potenziale minaccia per la sicurezza e l'ordine pubblico, continuano a cagionare ingenti danni agli allevatori e ai tanti coltivatori». Le guardie del Parco nazionale d'Abruzzo ultimamente hanno iniziato a monitorare gli spostamenti di alcuni plantigradi con dei “radiocollari”elettrici. Ma nei centri abitati dei comuni di Scanno, Frattura e Villalago sono sempre più frequenti le incursioni degli orsi, che quasi ogni notte continuano a danneggiare orti e pollai. In molti, nonostante abbiano fatto regolare domanda al Parco, attendono le recinzioni elettriche.
Valanga - VLBNET Rete Wireless - News Valle Brembana - Valle Brembana - Fotografie della Valle Brembana
Specialist SEO, search engine optimization & marketing
Specialist SEO, search engine optimization & marketing