da Il Messaggero Veneto
Orsi in Friuli? È un ritorno dalla preistoria
GORIZIA. Qualche tempo fa il TG Regionale mandava in onda un servizio dal titolo L'orso nei boschi del Friuli e commentava: «Il Friuli Venezia Giulia sta diventando una meta ambita degli orsi con 11 avvistamenti negli ultimi anni». Arrivano dalla Croazia attraversando i boschi della Slovenia. Non per nulla nella foresta di Tarnova, percorrendo le strade secondarie, da diversi anni si può incontrare il cartello stradale con l'indicazione obmocje medveda (attenti all'orso). In realtà si tratta di un ritorno, facendo un balzo indietro fino alla preistoria. Che tra i monti della Carniola fino a quelli del Friuli abbia abitato l'uomo preistorico, in compagnia di tutti i mammiferi di quei tempi (orsi compresi), nessuno ha mai avuto dubbi. Qua e là si sono trovate tracce e resti, ma tutti di modesta entità, dalle valli del Natisone in poi, verso oriente.
In tempi relativamente recenti però è stato scoperto un luogo dove questi resti preistorici hanno proporzioni a dir poco enormi. Si chiama Divje Babe. Ci troviamo nella valle dell'Idrijca, nel comune sloveno di Cerkno (Circhina secondo la toponomastica prebellica ovvero Kirchheim secondo i nostalgici asburgici), a 450 metri sul livello del mare. Lo ho scoperto grazie a un’uscita organizzata dal Gruppo Seniores Slow Trekking del Cai di Gorizia, del quale sono responsabile. Lasciata la macchina ai piedi di una ripida parete rocciosa, siamo saliti lungo un erto sentiero fin sull'altopiano di Sebrelje. Accanto alla chiesetta di Sv.
Ivan ci aspettava una guida locale la quale, per prima cosa, ci ha spiegato che di un vero e proprio sito archeologico si tratta e che il suo simbolo (o logo) è un flauto. Infatti tra i resti di un focolare dell'uomo di Neanderthal (circa 45.000 anni fa) nel 1995 fu ritrovato un oggetto in osso, ricavato dalla tibia di un giovane orso delle caverne, e perforato a distanze regolari in modo da tapparli con le dita del suonatore: quindi un flauto. Trattandosi di reperti antichissimi non tutti gli scienziati e gli archeologici sono d'accordo sul significato di quest'osso, ma recenti studi pubblicati anche da National Geographic a fine 2011 ne hanno confermato il senso: è proprio un flauto. Scesi lungo un breve sentiero ricavato a ridosso della verticale parete rocciosa siamo arrivati all'ingresso della grotta preistorica di Divje Babe, ben chiusa a chiave e protetta da grossi portoni: è aperta al pubblico solo dal 2005 e unicamente in strette fasce orarie. All'esterno, tabelloni scritti anche in inglese e in italiano narrano la storia dei ritrovamenti archeologici.
All'interno, superato un muro protettivo di placidi pipistrelli, appare un'alta parete terrosa, risultato di crolli succedutisi nel corso dei millenni. Solo una parte di quest'area franosa è stata scavata dagli archeologi, ma ovunque spuntano quelli che sembrano spezzoni di tronchi conficcati nella parete oppure sassi tondeggianti frammisti a terriccio. In realtà si tratta di ossa di animali preistorici. Ne sono stati catalogati appartenenti a 50 tipi di specie. Ma il protagonista è l'orso delle caverne (ursus speleus): gli scavi hanno permesso di rinvenire centinaia di ossa, tanto che numerose sono abbandonate nella caverna perché danneggiate o spezzate. Si possono prendere in mano e immaginare di aver sgranocchiato una coscia d'orso preistorico. E centinaia di altre ossa aspettano di essere scavate nei cumuli di terriccio, depositatisi nel corso dei millenni. Insomma un'emozione forte. Fuori, sull'altopiano di Sebrelje la vita scorre tranquilla, apparentemente uguale da secoli: una chiesetta, poche case, prati verdissimi: un'atmosfera amena, un contadino si lascia fotografare con una gigantesca gerla sulle spalle. Ci saluta sorridendo e prosegue il suo cammino.
Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
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Orsi in Friuli? È un ritorno dalla preistoria
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
Oggi andando per boschi tra Fraggio e Reggetto penso di essermi imbattuto nelle tracce dell'orso transitato in queste zone qualche tempo fa... un grattatoio ?

ho pensato a questo animale visto che le tracce lasciate sull'albero erano a circa 150 cm da terra.


ho pensato a questo animale visto che le tracce lasciate sull'albero erano a circa 150 cm da terra.
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"tra i monti Alben e Regaduro nel canalone i suoi compagni lo trasportarono per sentieri scoscesi tra boschi e pascoli fino a Sottochiesa, adagiato su una rozza scala a pioli ricoperta di fronde"
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Attaccato da orso, salvato 36 ore dopo
Attaccato da orso, salvato 36 ore dopo
(ANSA) - ROMA, 18 AGO - E' sopravvissuto ben 36 ore in una landa ghiacciata dell'Alaska dopo essere stato attaccato e gravemente ferito da un orso. James Tuttle, guida esperta, stava partecipando ad una partita di caccia quando è stato attaccato dall' orso a circa 35 miglia a nord di Anaktuvuk Pass. L'elicottero dei soccorsi, giunto in prossimità del campo,ha provato ad atterrare varie volte senza riuscirci per la fitta nebbia.Tuttle è stato recuperato intorno alle 3 del mattino. Ora è in ospedale in condizioni stabili.
(ANSA) - ROMA, 18 AGO - E' sopravvissuto ben 36 ore in una landa ghiacciata dell'Alaska dopo essere stato attaccato e gravemente ferito da un orso. James Tuttle, guida esperta, stava partecipando ad una partita di caccia quando è stato attaccato dall' orso a circa 35 miglia a nord di Anaktuvuk Pass. L'elicottero dei soccorsi, giunto in prossimità del campo,ha provato ad atterrare varie volte senza riuscirci per la fitta nebbia.Tuttle è stato recuperato intorno alle 3 del mattino. Ora è in ospedale in condizioni stabili.
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A pochi metri dall'orso di notte, nuovo avvistamento
dal Corriere della Sera
A pochi metri dall'orso di notte, nuovo avvistamento a Picinisco
Quattro donne che a tarda serata avevano deciso di fare una camminata lungo via San Martino hanno avvistato il plantigrado
PICINISCO (Frosinone) - Stavano passeggiando al centro del paese quando si sono trovate davanti a un orso. E’ successo nella serata di venerdì a Picinisco, località turistica della Valcomino, sui monti del parco nazionale d’Abruzzo, in provincia di Frosinone. L’esperienza è stata vissuta da quattro signore che a tarda serata avevano deciso di fare una camminata lungo via San Martino, proprio nelle vicinanze della caserma dei carabinieri. E’ l’ennesimo avvistamento negli ultimi mesi di un orso marsicano in Ciociaria.
Quella che doveva essere una tranquilla passeggiata al fresco di Picinisco è stata così caratterizzata da momenti di ansia. Le quattro donne si sono trovate a pochi metri dal plantigrado e, in un primo momento, hanno avuto un po’ di paura. Poi l’orso si è allontanato immergendosi nei boschi e facendo perdere così le sue tracce. La presenza dell’animale è stata confermata anche dai carabinieri della locale stazione.
RAZZIA NELLA FATTORIA - Solo pochi giorni fa, nella notte tra il 6 e 7 agosto, un altro orso marsicano era comparso di nuovo a San Donato Valcomino, dove in un agriturismo con fattoria didattica aveva sbranato in pochi minuti due pecore sbranate e quindici conigli uccisi in pochi minuti. Un attacco che si è aggiunto a quello di alcune settimane prima quando aveva sbranato una pecora in un terreno di un allevatore della zona ed era stato poi immortalato con un telefonino da alcuni giovani mentre fuggiva lungo le strade del centro abitato. Un altro avvistamento, sempre a San Donato, c’era stato nel centro storico del paese, dove la presenza del plantigrado ha richiamato in questi giorni curiosi e turisti.
A pochi metri dall'orso di notte, nuovo avvistamento a Picinisco
Quattro donne che a tarda serata avevano deciso di fare una camminata lungo via San Martino hanno avvistato il plantigrado
PICINISCO (Frosinone) - Stavano passeggiando al centro del paese quando si sono trovate davanti a un orso. E’ successo nella serata di venerdì a Picinisco, località turistica della Valcomino, sui monti del parco nazionale d’Abruzzo, in provincia di Frosinone. L’esperienza è stata vissuta da quattro signore che a tarda serata avevano deciso di fare una camminata lungo via San Martino, proprio nelle vicinanze della caserma dei carabinieri. E’ l’ennesimo avvistamento negli ultimi mesi di un orso marsicano in Ciociaria.
Quella che doveva essere una tranquilla passeggiata al fresco di Picinisco è stata così caratterizzata da momenti di ansia. Le quattro donne si sono trovate a pochi metri dal plantigrado e, in un primo momento, hanno avuto un po’ di paura. Poi l’orso si è allontanato immergendosi nei boschi e facendo perdere così le sue tracce. La presenza dell’animale è stata confermata anche dai carabinieri della locale stazione.
RAZZIA NELLA FATTORIA - Solo pochi giorni fa, nella notte tra il 6 e 7 agosto, un altro orso marsicano era comparso di nuovo a San Donato Valcomino, dove in un agriturismo con fattoria didattica aveva sbranato in pochi minuti due pecore sbranate e quindici conigli uccisi in pochi minuti. Un attacco che si è aggiunto a quello di alcune settimane prima quando aveva sbranato una pecora in un terreno di un allevatore della zona ed era stato poi immortalato con un telefonino da alcuni giovani mentre fuggiva lungo le strade del centro abitato. Un altro avvistamento, sempre a San Donato, c’era stato nel centro storico del paese, dove la presenza del plantigrado ha richiamato in questi giorni curiosi e turisti.
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Gli orsi che varcano i confini italiani rischiano la pelle
da Tiscali NEWS
Gli orsi che varcano i confini italiani rischiano la pelle
Sarà bene che gli orsi acquistino un Tom Tom aggiornato, perché diventa vitale, per loro, sapere quando varcano il confine con la Svizzera, l’Austria, la Germania, la Slovenia ecc. Il progetto di reintroduzione dell’orso nel comprensorio alpino, portato avanti dall’Italia che ha acquistato orsi in Slovenia e li ha liberati sulle Alpi, non ha mai trovato il gradimento delle popolazioni teutoniche e dei loro amministratori, sensibili come in ogni parte del mondo, al fascino del voto. Se il popolo mugugna è un conto, ma se minaccia di toglierti il voto, allora la faccenda si fa molto seria. Nonostante la nutrita presenza dei “grunen” i verdi d’oltralpe, per quanto riguarda gli orsi le discussioni sono state azzerate dalle canne dei fucili. Qualcuno forse ricorderà l’orso Bruno che aveva sconfinato in Baviera. Lo avevano avvertito di non creare casini, di non avvicinarsi troppo alle greggi e meno che meno all’uomo. Non li ha voluti ascoltare e si è fatto vedere un po’ troppo vicino ai centri abitati.
Verdi o rossi, la popolazione ha convocato gli amministratori e, sventolando la tessera elettorale, gli ha fatto capire che la presenza di Yoghi non era affatto gradita. Tempo due giorni e un gruppetto di cacciatori ha fatto un lavoretto pulito pulito. Ora, Bruno è impagliato e fa bella mostra di sé davanti a un museo di Monaco. Poi è stata la volta di una femmina che aveva sconfinato ed era stata giudicata problematica. Ignoro dove faccia bella mostra adesso, ma comunque è impagliata di sicuro all’entrata di qualche museo di storia naturale. Negli ultimi giorni si è acuita la polemica tra Svizzera e Italia. Il governo cantonale dei Grigioni ha comunicato che spetta all’Italia abbattere gli orsi “problematici” prima che attraversino il confine elvetico. Altrimenti ci penseranno loro e senza tentennamenti. Di qua dal confine s’intende scongiurare l’estinzione dell’orso, di là lo vogliono imbalsamato in una baita alpina.
Personalmente mi fa molto piacere che ci siano associazioni come Life Arctos e regioni come la Lombardia che si danno da fare per reintrodurre nei loro habitat alcuni predatori che noi stessi siamo riusciti a estinguere, però è necessario un accordo ben chiaro fra tutte le nazioni interessate, ovvero quelle che hanno confini valicabili dai plantigradi. Fino a quando i tedeschi pensano che l’unico orso buono sia quello morto e gli svizzeri che l’unico buono è quello che se ne sta a 300 metrid’altezza e guai se scende di 50, ci troveremo a spendere un sacco di soldi in progetti molto interessanti e meritevoli sulla carta che finiscono poi nel tripudio dei cacciatori che non vedono l’ora di sparare a prede desiderate nei sogni notturni. Non sarà facile mettere d’accordo “testoni”(absit iniuria verbo) come austriaci, tedeschi e svizzeri su cosa sia un orso “problematico”. Ora, capisco che trovarsi un orso che bussa alla porta e chiede una pecora sia “problematico” ma se lo è anche l’orso che si vede nell’alto bosco col binocolo a un chilometro, allora meglio sospenderne l’introduzione, perché, o sanno usare il Tom Tom, o sono tutti morti.
Gli orsi che varcano i confini italiani rischiano la pelle
Sarà bene che gli orsi acquistino un Tom Tom aggiornato, perché diventa vitale, per loro, sapere quando varcano il confine con la Svizzera, l’Austria, la Germania, la Slovenia ecc. Il progetto di reintroduzione dell’orso nel comprensorio alpino, portato avanti dall’Italia che ha acquistato orsi in Slovenia e li ha liberati sulle Alpi, non ha mai trovato il gradimento delle popolazioni teutoniche e dei loro amministratori, sensibili come in ogni parte del mondo, al fascino del voto. Se il popolo mugugna è un conto, ma se minaccia di toglierti il voto, allora la faccenda si fa molto seria. Nonostante la nutrita presenza dei “grunen” i verdi d’oltralpe, per quanto riguarda gli orsi le discussioni sono state azzerate dalle canne dei fucili. Qualcuno forse ricorderà l’orso Bruno che aveva sconfinato in Baviera. Lo avevano avvertito di non creare casini, di non avvicinarsi troppo alle greggi e meno che meno all’uomo. Non li ha voluti ascoltare e si è fatto vedere un po’ troppo vicino ai centri abitati.
Verdi o rossi, la popolazione ha convocato gli amministratori e, sventolando la tessera elettorale, gli ha fatto capire che la presenza di Yoghi non era affatto gradita. Tempo due giorni e un gruppetto di cacciatori ha fatto un lavoretto pulito pulito. Ora, Bruno è impagliato e fa bella mostra di sé davanti a un museo di Monaco. Poi è stata la volta di una femmina che aveva sconfinato ed era stata giudicata problematica. Ignoro dove faccia bella mostra adesso, ma comunque è impagliata di sicuro all’entrata di qualche museo di storia naturale. Negli ultimi giorni si è acuita la polemica tra Svizzera e Italia. Il governo cantonale dei Grigioni ha comunicato che spetta all’Italia abbattere gli orsi “problematici” prima che attraversino il confine elvetico. Altrimenti ci penseranno loro e senza tentennamenti. Di qua dal confine s’intende scongiurare l’estinzione dell’orso, di là lo vogliono imbalsamato in una baita alpina.
Personalmente mi fa molto piacere che ci siano associazioni come Life Arctos e regioni come la Lombardia che si danno da fare per reintrodurre nei loro habitat alcuni predatori che noi stessi siamo riusciti a estinguere, però è necessario un accordo ben chiaro fra tutte le nazioni interessate, ovvero quelle che hanno confini valicabili dai plantigradi. Fino a quando i tedeschi pensano che l’unico orso buono sia quello morto e gli svizzeri che l’unico buono è quello che se ne sta a 300 metrid’altezza e guai se scende di 50, ci troveremo a spendere un sacco di soldi in progetti molto interessanti e meritevoli sulla carta che finiscono poi nel tripudio dei cacciatori che non vedono l’ora di sparare a prede desiderate nei sogni notturni. Non sarà facile mettere d’accordo “testoni”(absit iniuria verbo) come austriaci, tedeschi e svizzeri su cosa sia un orso “problematico”. Ora, capisco che trovarsi un orso che bussa alla porta e chiede una pecora sia “problematico” ma se lo è anche l’orso che si vede nell’alto bosco col binocolo a un chilometro, allora meglio sospenderne l’introduzione, perché, o sanno usare il Tom Tom, o sono tutti morti.
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Paura per un automobilista nella notte, si trova un orso dav
dal Gazzettino
Paura per un automobilista nella notte, si trova un orso davanti e lo investe
TRENTO - L'automobilista se l'è trovato davanti all'improvviso, nel cuore della notte e non è riuscito ad evitarlo: ad essere investito un orso, solo tanta paura per il conducente. L'incidente è avvenuto la scorsa notte lungo la strada che collega Andalo a Molveno, nelle Dolomiti del Brenta. L'urto non dovrebbe avere avuto serie conseguenze neppure per il plantigrado che si è allontanato nel bosco. I tecnici del Servizio foreste della Provincia, utilizzando i cani, hanno trovato alcune tracce lasciate dall'animale, ma non segni di sangue. In 11 anni sono stati 19 gli investimenti di orsi, uno dei quali mortale per il plantigrado.
Paura per un automobilista nella notte, si trova un orso davanti e lo investe
TRENTO - L'automobilista se l'è trovato davanti all'improvviso, nel cuore della notte e non è riuscito ad evitarlo: ad essere investito un orso, solo tanta paura per il conducente. L'incidente è avvenuto la scorsa notte lungo la strada che collega Andalo a Molveno, nelle Dolomiti del Brenta. L'urto non dovrebbe avere avuto serie conseguenze neppure per il plantigrado che si è allontanato nel bosco. I tecnici del Servizio foreste della Provincia, utilizzando i cani, hanno trovato alcune tracce lasciate dall'animale, ma non segni di sangue. In 11 anni sono stati 19 gli investimenti di orsi, uno dei quali mortale per il plantigrado.
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Incontro ravvicinato la notte scorsa fra l'orsa Gemma
da rete5
Incontro ravvicinato la notte scorsa fra l'orsa Gemma e un turista.
SCANNO - Incontro ravvicinato la notte scorsa fra l'orsa Gemma e un turista. Quest'ultimo stava dormendo nel suo sacco a pelo nelle vicinanze della stazione della seggiovia, quando è stato svegliato da un respiro molto affannoso: credendo che si trattasse di un cinghiale ha aperto il suo sacco e si è ritrovato a circa un metro di distanza dall'orsa. Il plantigrado, dopo averlo annusato e lasciato impietrito, si è allontanato. Il turista si è recato in un vicino albergo per dare l'allerta, ma si è sentito rispondere che l'orsa è un abituè di quelle zone!
Incontro ravvicinato la notte scorsa fra l'orsa Gemma e un turista.
SCANNO - Incontro ravvicinato la notte scorsa fra l'orsa Gemma e un turista. Quest'ultimo stava dormendo nel suo sacco a pelo nelle vicinanze della stazione della seggiovia, quando è stato svegliato da un respiro molto affannoso: credendo che si trattasse di un cinghiale ha aperto il suo sacco e si è ritrovato a circa un metro di distanza dall'orsa. Il plantigrado, dopo averlo annusato e lasciato impietrito, si è allontanato. Il turista si è recato in un vicino albergo per dare l'allerta, ma si è sentito rispondere che l'orsa è un abituè di quelle zone!
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L’orsa Gemma attacca il gregge di Pingue
dal Centro dell'Aquila
L’orsa Gemma attacca il gregge di Pingue
VILLALAGO. L’orsa Gemma non risparmia nemmeno le pecore del presidente di Confindustria L’Aquila, Fabio Spinosa Pingue (foto). Il plantigrado ha attaccato il gregge dell’imprenditore, in località colle Leone, nel territorio comunale di Villalago, uccidendone tre, mentre altre due risultano ancora disperse. Ma i danni potevano essere molto più pesanti visto che il gregge è composto da oltre 1.100 esemplari. A evitare una possibile strage di ovini sono stati gli uomini della Forestale di Sulmona, subito allertati dal pastore che stava vigilando il gregge. Alla vista del plantigrado il guardiano ha preso il telefonino e ha chiamato i forestali spiegando loro il punto esatto dove era avvenuto l’attacco dell’orso. Dopo una prima incursione a sorpresa in cui il plantigrado era riuscito a mettere gli artigli su tre pecore, l’animale non fuggito via restando in prossimità dello stazzo, pronto a effettuare un nuovo assalto. Ed è proprio in questo lasso di tempo che sono arrivati i forestali, guidati dal comandante Antonio Amatangelo, i quali sono riusciti a dissuadere l’orso da propositi bellicosi e a farlo allontanare dal luogo dove le pecore stavano pascolando. Scongiurato il pericolo, il pastore ha fatto la conta delle pecore e all’appello ne mancavano cinque. Non è la prima volta che il gregge di Spinosa Pingue è oggetto della particolare attenzione degli animali selvatici.
L’orsa Gemma attacca il gregge di Pingue
VILLALAGO. L’orsa Gemma non risparmia nemmeno le pecore del presidente di Confindustria L’Aquila, Fabio Spinosa Pingue (foto). Il plantigrado ha attaccato il gregge dell’imprenditore, in località colle Leone, nel territorio comunale di Villalago, uccidendone tre, mentre altre due risultano ancora disperse. Ma i danni potevano essere molto più pesanti visto che il gregge è composto da oltre 1.100 esemplari. A evitare una possibile strage di ovini sono stati gli uomini della Forestale di Sulmona, subito allertati dal pastore che stava vigilando il gregge. Alla vista del plantigrado il guardiano ha preso il telefonino e ha chiamato i forestali spiegando loro il punto esatto dove era avvenuto l’attacco dell’orso. Dopo una prima incursione a sorpresa in cui il plantigrado era riuscito a mettere gli artigli su tre pecore, l’animale non fuggito via restando in prossimità dello stazzo, pronto a effettuare un nuovo assalto. Ed è proprio in questo lasso di tempo che sono arrivati i forestali, guidati dal comandante Antonio Amatangelo, i quali sono riusciti a dissuadere l’orso da propositi bellicosi e a farlo allontanare dal luogo dove le pecore stavano pascolando. Scongiurato il pericolo, il pastore ha fatto la conta delle pecore e all’appello ne mancavano cinque. Non è la prima volta che il gregge di Spinosa Pingue è oggetto della particolare attenzione degli animali selvatici.
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
da cityrumors.it MARTEDÌ 03 SETTEMBRE 2013
Quando l'orso non fa notizia
Se un Orso marsicano muore, ucciso o per motivi naturali, tutti si scatenano a dire la loro; specie, poi, se c’è la certezza o anche solo il sospetto che la causa della morte sia addebitabile a cacciatori (mai successo negli ultimi 40 anni) o bracconieri. Quando invece l’Orso fa parlare di sé per altre questioni, forse più gravi ancora della morte di un individuo, perché ne sono all’origine, ed anzi ne sono la causa prima e, addirittura, prodromo di future morti, allora il silenzio è d’oro. Un ammissione di colpa va sempre taciuta! Quest’estate, e soprattutto negli ultimi giorni di questo infuocato agosto, i giornali locali hanno più volte parlato di orsi, sia in Abruzzo, sia in Molise, sia nel Lazio: ebbene, nessuna valanga di e-mail si è rovesciata sul web per protestare o stigmatizzare. Tutti allineati e... silenti (e magari anche plaudenti, per chi è andato a cercare di osservarli e/o fotografarli, come suggeriva qualche anno fa un ex Presidente del Parco, noto ambientalista, anziché vedere in quelle prime segnalazioni i sintomi di un problema!).
Eppure sono queste le notizie che ci evidenziano un malessere, le vere ragioni del problema: il fatto che l’orso non trova più nel Parco quelle risorse alimentari che da generazioni, per non dire quasi da sempre, era abituato a trovare e che ora va a cercare altrove: col rischio che a questi altrove si abitui sempre più! Oggi, col trascorrere del tempo, la nascita di nuovi cuccioli e la morte di orsi adulti, ci stiamo sempre più avviando ad avere una popolazione di orsi con ben altri conoscenze e comportamenti indotti: il fatto che il cibo per loro non si trova più nelle zone selvagge del Parco Nazionale o nei loro pressi, ma nelle zone coltivate ed abitate di fondovalle, specie nei fondovalle esterni al Parco: Marsica e valle del Sagittario a nord, valli del medio Sangro ed alto Volturno ad est, e Val Comino e Ciociaria a sud.
Quegli orsi che in questi giorni hanno bazzicato i circondari di Scanno, Pizzone, Campoli Appennino, S. Donato Val Comino, Alvito, Picinisco e persino Casalvieri sono tutti a rischio: e se non sono ancora stati uccisi è solo perché la gente d’Abruzzo, del Molise e della Ciociaria amano quest’animale, e mai hanno voluto sterminarlo (come, invece, qualcuno per anni ha cercato di far credere!). Ma c’è un rischio, un grave rischio dietro a questi comportamenti “antropomorfi” dell’orso: che qualcuno decida comunque di farsi giustiziere per difendere le proprie cose e/o per la propria sicurezza.
Bisogna strillare ora, non quando questi fatti dovessero malauguratamente accadere. Perché bisogna cercare di capire il perché di ciò che avviene; per di più nella stagione di maturazione del fin troppo noto Ramno (dove il disturbo umano sta prendendo il sopravvento ai silenzi di una volta). Ma anche perché, parafrasando la Bibbia e la sua citazione sull’uomo, non di solo Ramno vive l’orso! Per cui mettere a dimora pianticelle di Ramno non serve a nulla, mentre servirebbe di più riprendere a coltivare quegli antichi campi di grano, mais, Lupinella ecc. che un tempo alimentavano l’orso in tutte le stagioni. E far sì che greggi di pecore pascolino ancora là dove oggi solo più vacche, cavalli, cervi e cinghiali la fanno da padroni; animali che l’orso è in grado di catturare molto raramente, per non dire mai, e che solo di qualche carcassa uccisa dai lupi può utilizzare: troppo poco, per non dire niente.
E allora, ecco perché gli orsi scendono nei paesi attorno al Parco. C’è solo un modo per impedire che ciò cessi di avvenire: iniziare quella campagna in grande stile di semine e distribuzione di pecore che da anni il sottoscritto e la scrivente associazione vanno proponendo. Che il Parco d’Abruzzo, con l’aiuto indispensabile del Ministero dell’Ambiente, metta a disposizione dei cospicui fondi a questo ESCLUSIVO FINE, magari stornandoli da quelli che per troppi anni sono stati messi a disposizione per studi e ricerche, studi e ricerche che non hanno risolto nulla, almeno per l’Orso. L’Orso marsicano va salvato nella sua terra, va salvato con individui i più selvatici possibile, facendo sì che trovino cibo abbondante nei sui stretti circondari e trovino quiete nelle sue oasi selvagge, non facendone un oggetto turistico per visitatori suoi amanti o supposti tali!
PS. E’ di quest’anno uno studio scientifico che dimostra come gli allevamenti di Leoni per ripopolare le zone d’Africa non servono a nulla, perché dove sono stati sperimentati si sono risolti solo in... “perdita di animali e di uomini”! Questo per svegliare chi ancora propone di salvare l’Orso marsicano allevandolo.
Associazione Italiana per la Wilderness (AIW)
Quando l'orso non fa notizia
Se un Orso marsicano muore, ucciso o per motivi naturali, tutti si scatenano a dire la loro; specie, poi, se c’è la certezza o anche solo il sospetto che la causa della morte sia addebitabile a cacciatori (mai successo negli ultimi 40 anni) o bracconieri. Quando invece l’Orso fa parlare di sé per altre questioni, forse più gravi ancora della morte di un individuo, perché ne sono all’origine, ed anzi ne sono la causa prima e, addirittura, prodromo di future morti, allora il silenzio è d’oro. Un ammissione di colpa va sempre taciuta! Quest’estate, e soprattutto negli ultimi giorni di questo infuocato agosto, i giornali locali hanno più volte parlato di orsi, sia in Abruzzo, sia in Molise, sia nel Lazio: ebbene, nessuna valanga di e-mail si è rovesciata sul web per protestare o stigmatizzare. Tutti allineati e... silenti (e magari anche plaudenti, per chi è andato a cercare di osservarli e/o fotografarli, come suggeriva qualche anno fa un ex Presidente del Parco, noto ambientalista, anziché vedere in quelle prime segnalazioni i sintomi di un problema!).
Eppure sono queste le notizie che ci evidenziano un malessere, le vere ragioni del problema: il fatto che l’orso non trova più nel Parco quelle risorse alimentari che da generazioni, per non dire quasi da sempre, era abituato a trovare e che ora va a cercare altrove: col rischio che a questi altrove si abitui sempre più! Oggi, col trascorrere del tempo, la nascita di nuovi cuccioli e la morte di orsi adulti, ci stiamo sempre più avviando ad avere una popolazione di orsi con ben altri conoscenze e comportamenti indotti: il fatto che il cibo per loro non si trova più nelle zone selvagge del Parco Nazionale o nei loro pressi, ma nelle zone coltivate ed abitate di fondovalle, specie nei fondovalle esterni al Parco: Marsica e valle del Sagittario a nord, valli del medio Sangro ed alto Volturno ad est, e Val Comino e Ciociaria a sud.
Quegli orsi che in questi giorni hanno bazzicato i circondari di Scanno, Pizzone, Campoli Appennino, S. Donato Val Comino, Alvito, Picinisco e persino Casalvieri sono tutti a rischio: e se non sono ancora stati uccisi è solo perché la gente d’Abruzzo, del Molise e della Ciociaria amano quest’animale, e mai hanno voluto sterminarlo (come, invece, qualcuno per anni ha cercato di far credere!). Ma c’è un rischio, un grave rischio dietro a questi comportamenti “antropomorfi” dell’orso: che qualcuno decida comunque di farsi giustiziere per difendere le proprie cose e/o per la propria sicurezza.
Bisogna strillare ora, non quando questi fatti dovessero malauguratamente accadere. Perché bisogna cercare di capire il perché di ciò che avviene; per di più nella stagione di maturazione del fin troppo noto Ramno (dove il disturbo umano sta prendendo il sopravvento ai silenzi di una volta). Ma anche perché, parafrasando la Bibbia e la sua citazione sull’uomo, non di solo Ramno vive l’orso! Per cui mettere a dimora pianticelle di Ramno non serve a nulla, mentre servirebbe di più riprendere a coltivare quegli antichi campi di grano, mais, Lupinella ecc. che un tempo alimentavano l’orso in tutte le stagioni. E far sì che greggi di pecore pascolino ancora là dove oggi solo più vacche, cavalli, cervi e cinghiali la fanno da padroni; animali che l’orso è in grado di catturare molto raramente, per non dire mai, e che solo di qualche carcassa uccisa dai lupi può utilizzare: troppo poco, per non dire niente.
E allora, ecco perché gli orsi scendono nei paesi attorno al Parco. C’è solo un modo per impedire che ciò cessi di avvenire: iniziare quella campagna in grande stile di semine e distribuzione di pecore che da anni il sottoscritto e la scrivente associazione vanno proponendo. Che il Parco d’Abruzzo, con l’aiuto indispensabile del Ministero dell’Ambiente, metta a disposizione dei cospicui fondi a questo ESCLUSIVO FINE, magari stornandoli da quelli che per troppi anni sono stati messi a disposizione per studi e ricerche, studi e ricerche che non hanno risolto nulla, almeno per l’Orso. L’Orso marsicano va salvato nella sua terra, va salvato con individui i più selvatici possibile, facendo sì che trovino cibo abbondante nei sui stretti circondari e trovino quiete nelle sue oasi selvagge, non facendone un oggetto turistico per visitatori suoi amanti o supposti tali!
PS. E’ di quest’anno uno studio scientifico che dimostra come gli allevamenti di Leoni per ripopolare le zone d’Africa non servono a nulla, perché dove sono stati sperimentati si sono risolti solo in... “perdita di animali e di uomini”! Questo per svegliare chi ancora propone di salvare l’Orso marsicano allevandolo.
Associazione Italiana per la Wilderness (AIW)