da Vicenza Report
Allevatori: “L’orso continua ad uccidere ed è più tutelato di noi”
“L’orso è ben più tutelato dei nostri allevatori, delle loro imprese, dei posti di lavoro e del turismo che tutto ciò genera. Se andiamo avanti di questo passo ci vedremo costretti a suggerire caldamente ai nostri soci di abbandonare i territori pericolosi e non presidiati adeguatamente dalle forze dell’ordine, per limitare i danni”. Sono queste le dure parole con le quali i presidenti provinciali di Coldiretti, Martino Cerantola, e di Confagricoltura, Michele Negretto, intervengono all’indomani del tavolo di lavoro riunitosi sulla delicata questione in Regione Veneto, alla presenza dell’assessore Daniele Stival e del presidente della Commissione Ambiente, Nicola Finco. “Pare difficile definire animale questo orso – proseguono Cerantola e Negretto – in quanto non si tratta più di un individuo che cerca cibo per sopravvivere, ma di un vero e proprio cacciatore, che semina terrore tra gli animali, tra gli allevatori e, se non verrà rapidamente fermato anche tra le persone”. Sono otto infatti i bovini finora aggrediti ed uccisi dall’orso in altopiano di Asiago, ai quali si aggiungono molti altri capi feriti o gravemente compromessi sul versante della riproduzione e della produzione. Danni diretti che difficilmente saranno equamente pagati e danni indiretti che, invece, non sono neppure riconosciuti.
“Il tavolo regionale è stato una grande delusione – proseguono Cerantola e Negretto – e denota l’estrema fragilità ed impotenza delle nostre istituzioni, incapaci di farsi valere e, soprattutto, di tutelare cittadini ed aziende, quindi l’economia del territorio. Un livello istituzionale, quindi, attorno al quale dovrà maturare un’attenta riflessione se questi sono i risultati”. Unico punto messo a segno, peraltro a metà, fermo restando che l’orso non potrà essere né spostato, né catturato, è la richiesta al Ministero di istallare un collare per il radiocontrollo. “Le normative europee di tutela degli orsi e la burocrazia – concludono Cerantola e Negretto – impediscono al buon senso di farsi spazio, determinando una situazione di insicurezza gravissima. Sono già molti gli allevatori che stanno valutando di riportare a valle i propri animali, mentre i greggi di pecore salteranno la stagione. Gli sventurati che hanno subito danni saranno difficilmente risarciti per intero, in quanto i fondi regionali in materia sono irrisori. Occorrono misure urgenti a difesa di cittadini ed aziende del territorio. Deve finire il tempo delle chiacchiere, per lasciare spazio alla concretezza”.
Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
da Il Mattino di Padova
Mangiatoie per l’orso che uccide le mucche e spaventa l’Altopiano
ASIAGO. Tenere lontano l'orso dalle mucche e dalle altre prede con una semplice trovata: le mangiatoie fatte per lui, impegnandosi a fargli trovare cibo gradito, un po' come si fa d'inverno per altri animali del bosco. La proposta giunge dal vicesindaco di Asiago Diego Rigoni dopo il summit di venerdì in municipio. Nella riunione tra rappresentanti comunali e regionali, allevatori ed esperti boschivi sono emerse le difficoltà a intervenire direttamente sull'animale: l'orso è una specie protetta e gli sono assegnate tutele internazionali. Ecco l’idea di fornirgli cibo “facile”, sperando che questo lo dissuada dal predare gli animali degli alpeggi, applicando una tecnica già utilizzata in Abruzzo anni fa. «All’incontro è stato spiegato come l’orso Gené non avesse mai manifestato comportamenti predatori anomali», spiega Rigoni che di mestiere fa l’allevatore, «ma qui in Altopiano ha trovato un banchetto pronto, che lo ha portato a continuare ad uccidere invece di consumare gli animali abbattuti. Mi sono informato su come si sono comportati allevatori di altre aree interessate da grossi predatori, e ho scoperto che in certe zone dell’Abruzzo avevano creato delle “mangiatoie”. È una pratica non del tutto accettata, perché si rischia di addomesticare l’animale, ma potremmo utilizzare questo metodo per disabituare l’orso alla carne bovina orientandolo verso la selvaggina». La proposta serve anche, secondo Rigoni, a placare gli animi degli allevatori che hanno minacciato di abbandonare gli alpeggi.
«Ci sentiamo abbandonati», dichiarano i presidenti provinciali di Coldiretti Martino Cerantola e di Confagricoltura Vicenza Michele Negretto, «l’orso è più tutelato dei nostri allevatori, delle loro imprese, dei posti di lavoro e del turismo che tutto ciò genera. Se andiamo avanti di questo passo ci vedremo costretti a suggerire caldamente ai nostri soci di abbandonare i territori pericolosi e non presidiati dalla forestale, per limitare i danni». «Questo orso è un vero e proprio cacciatore», proseguono, dando voce all'esasperazione dei soci, «che semina terrore tra gli animali, tra gli allevatori e, se non verrà rapidamente fermato anche tra le persone». Durante il vertice l'assessore regionale Daniele Stival aveva garantito rimborsi celeri per gli animali uccisi, ma ha anche dovuto ammettere l'impotenza nel risarcire i danni indiretti, non riconosciuti dai protocolli. «Il tavolo regionale è stato una grande delusione», concludono Cerantola e Negretto, «che denota l’estrema fragilità ed impotenza delle nostre istituzioni incapaci di farsi valere e, soprattutto, di tutelare cittadini ed aziende, quindi l’economia del territorio».
Mangiatoie per l’orso che uccide le mucche e spaventa l’Altopiano
ASIAGO. Tenere lontano l'orso dalle mucche e dalle altre prede con una semplice trovata: le mangiatoie fatte per lui, impegnandosi a fargli trovare cibo gradito, un po' come si fa d'inverno per altri animali del bosco. La proposta giunge dal vicesindaco di Asiago Diego Rigoni dopo il summit di venerdì in municipio. Nella riunione tra rappresentanti comunali e regionali, allevatori ed esperti boschivi sono emerse le difficoltà a intervenire direttamente sull'animale: l'orso è una specie protetta e gli sono assegnate tutele internazionali. Ecco l’idea di fornirgli cibo “facile”, sperando che questo lo dissuada dal predare gli animali degli alpeggi, applicando una tecnica già utilizzata in Abruzzo anni fa. «All’incontro è stato spiegato come l’orso Gené non avesse mai manifestato comportamenti predatori anomali», spiega Rigoni che di mestiere fa l’allevatore, «ma qui in Altopiano ha trovato un banchetto pronto, che lo ha portato a continuare ad uccidere invece di consumare gli animali abbattuti. Mi sono informato su come si sono comportati allevatori di altre aree interessate da grossi predatori, e ho scoperto che in certe zone dell’Abruzzo avevano creato delle “mangiatoie”. È una pratica non del tutto accettata, perché si rischia di addomesticare l’animale, ma potremmo utilizzare questo metodo per disabituare l’orso alla carne bovina orientandolo verso la selvaggina». La proposta serve anche, secondo Rigoni, a placare gli animi degli allevatori che hanno minacciato di abbandonare gli alpeggi.
«Ci sentiamo abbandonati», dichiarano i presidenti provinciali di Coldiretti Martino Cerantola e di Confagricoltura Vicenza Michele Negretto, «l’orso è più tutelato dei nostri allevatori, delle loro imprese, dei posti di lavoro e del turismo che tutto ciò genera. Se andiamo avanti di questo passo ci vedremo costretti a suggerire caldamente ai nostri soci di abbandonare i territori pericolosi e non presidiati dalla forestale, per limitare i danni». «Questo orso è un vero e proprio cacciatore», proseguono, dando voce all'esasperazione dei soci, «che semina terrore tra gli animali, tra gli allevatori e, se non verrà rapidamente fermato anche tra le persone». Durante il vertice l'assessore regionale Daniele Stival aveva garantito rimborsi celeri per gli animali uccisi, ma ha anche dovuto ammettere l'impotenza nel risarcire i danni indiretti, non riconosciuti dai protocolli. «Il tavolo regionale è stato una grande delusione», concludono Cerantola e Negretto, «che denota l’estrema fragilità ed impotenza delle nostre istituzioni incapaci di farsi valere e, soprattutto, di tutelare cittadini ed aziende, quindi l’economia del territorio».
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
dal Corriere delle Alpi
L’orso senza il collare ha sbranato cinque pecore
A Tambre torna la paura fra i pastori di greggi che si trovano sopra Col Indes
Oggi pomeriggio primi incontri in Regione, in calendario anche una giunta
TAMBRE D’ALPAGO. Rieccolo. L’orso senza nome e senza collare radio, che vaga tra l’Alpago e l’Altopiano del Cansiglio, si è rimaterializzato sopra Col Indes, in comune di Farra d’Alpago, sbranando ben cinque pecore. Tre sono di Michele Pelizzari, che ha un gregge di circa mille ovini, i quali pascolano, in questi giorni, sul Monte Guslon, in faccia sia al Cansiglio che all’Alpago. Le altre due sono di altri allevamenti. La zona è molto adatta al pascolo e sono circa duemila gli ovini che all’inizio dell’estate bivaccano su quelle alture. L’assalto dell’orso sarebbe avvenuto una settimana fa, ma solo ieri si è diffusa la notizia, con reazioni molto allarmate, soprattutto da parte dei pastori. Gino Campardo, che assiste amorevolmente, in Val Salatis, il gregge di Franco Pianon – aderente alla Cooperativa Fardima, quella delle famose pecore alpagote – ha manifestato, al suo titolare, la paura di salire al mattino, in quota, e di trovarsi davanti all’orso.
«Sarà poi così vero che non attacca l’uomo?» ha chiesto a Pianon.
Anche Pelizzari vive la stessa angoscia. «Il problema è che questo animale non è controllato come Madi, l’orso munito di radio collare, seguito passo dopo passo dagli studiosi dell’università di Udine». Lo scorso fine settimana, per altro, il plantigrado è stato visto aggirarsi intorno a Malga Cate, sopra Chies d’Alpago. C’erano pecore anche nelle vicinanze ma l’animale ha tirato dritto. Evidentemente, per il suo “pasto”, sa scegliersi i posti più isolati e, in particolare, le ore notturne che sono di minore vigilanza. Questo pomeriggio, alle 16, Pianon ha un incontro con gli amministratori regionali, per porre sul tavolo le esigenze di una maggiore tutela degli allevatori da questi carnivori. «Spero di poter incontrare il presidente della Regione, Luca Zaia, che conosce puntualmente qual è la nostra problematica. Gli sottoporrò nuovamente il tema del risarcimento dei danni, ma anche quello di sistemi di difesa che siano più efficaci delle recinzioni elettriche che l’orso oltrepassa comodamente». Ieri sera ha telefonato a Pianon anche l’assessore all’agricoltura, Franco Manzato, che ha raccolto tutte le informazioni sulla vicenda per portarle alla riunione di giunta, questa mattina, a Palazzo Balbi. Il sindacato degli allevatori, Anpa, aveva sollecitato, nei giorni scorsi, una maggiore prevenzione, insistendo affinché tutti gli orsi siano dotati di radio collare e perché le aziende agricole vengano preallertate del loro possibile passaggio. «C’è il pericolo che, in condizioni come queste, i nostri allevamenti restino davvero senza assistenza» mette le mani avanti Pianon. «Sarebbe un autentico disastro. Senza contare le dannose ricadute di questa presenza sia per i residenti che per i turisti». Senza collare e senza nome il nuovo orso, elementi che danno una certezza: si tratta di un nuovo esemplare che vaga in Cansiglio e che è soprattutto affamato.
L’orso senza il collare ha sbranato cinque pecore
A Tambre torna la paura fra i pastori di greggi che si trovano sopra Col Indes
Oggi pomeriggio primi incontri in Regione, in calendario anche una giunta
TAMBRE D’ALPAGO. Rieccolo. L’orso senza nome e senza collare radio, che vaga tra l’Alpago e l’Altopiano del Cansiglio, si è rimaterializzato sopra Col Indes, in comune di Farra d’Alpago, sbranando ben cinque pecore. Tre sono di Michele Pelizzari, che ha un gregge di circa mille ovini, i quali pascolano, in questi giorni, sul Monte Guslon, in faccia sia al Cansiglio che all’Alpago. Le altre due sono di altri allevamenti. La zona è molto adatta al pascolo e sono circa duemila gli ovini che all’inizio dell’estate bivaccano su quelle alture. L’assalto dell’orso sarebbe avvenuto una settimana fa, ma solo ieri si è diffusa la notizia, con reazioni molto allarmate, soprattutto da parte dei pastori. Gino Campardo, che assiste amorevolmente, in Val Salatis, il gregge di Franco Pianon – aderente alla Cooperativa Fardima, quella delle famose pecore alpagote – ha manifestato, al suo titolare, la paura di salire al mattino, in quota, e di trovarsi davanti all’orso.
«Sarà poi così vero che non attacca l’uomo?» ha chiesto a Pianon.
Anche Pelizzari vive la stessa angoscia. «Il problema è che questo animale non è controllato come Madi, l’orso munito di radio collare, seguito passo dopo passo dagli studiosi dell’università di Udine». Lo scorso fine settimana, per altro, il plantigrado è stato visto aggirarsi intorno a Malga Cate, sopra Chies d’Alpago. C’erano pecore anche nelle vicinanze ma l’animale ha tirato dritto. Evidentemente, per il suo “pasto”, sa scegliersi i posti più isolati e, in particolare, le ore notturne che sono di minore vigilanza. Questo pomeriggio, alle 16, Pianon ha un incontro con gli amministratori regionali, per porre sul tavolo le esigenze di una maggiore tutela degli allevatori da questi carnivori. «Spero di poter incontrare il presidente della Regione, Luca Zaia, che conosce puntualmente qual è la nostra problematica. Gli sottoporrò nuovamente il tema del risarcimento dei danni, ma anche quello di sistemi di difesa che siano più efficaci delle recinzioni elettriche che l’orso oltrepassa comodamente». Ieri sera ha telefonato a Pianon anche l’assessore all’agricoltura, Franco Manzato, che ha raccolto tutte le informazioni sulla vicenda per portarle alla riunione di giunta, questa mattina, a Palazzo Balbi. Il sindacato degli allevatori, Anpa, aveva sollecitato, nei giorni scorsi, una maggiore prevenzione, insistendo affinché tutti gli orsi siano dotati di radio collare e perché le aziende agricole vengano preallertate del loro possibile passaggio. «C’è il pericolo che, in condizioni come queste, i nostri allevamenti restino davvero senza assistenza» mette le mani avanti Pianon. «Sarebbe un autentico disastro. Senza contare le dannose ricadute di questa presenza sia per i residenti che per i turisti». Senza collare e senza nome il nuovo orso, elementi che danno una certezza: si tratta di un nuovo esemplare che vaga in Cansiglio e che è soprattutto affamato.
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
dall'ANSA
L'orso dell'Altopiano uccide ancora

(ANSA) - ASIAGO (VICENZA), 1 LUG - Ennesima 'caccia' dell'orso sull'Altopiano di Asiago la scorsa notte. M4, come gli studiosi chiamano il plantigrado ha ucciso un'altra vacca strappandole le mammelle. La notizia è confermata da Coldiretti Vicenza che ammette di sentirsi "bistrattata" dal comportamento degli amministratori. "Una situazione che dovrebbe far riflettere - dice Coldiretti - in quanto l'abbandono della zona montana dell'Altopiano degli allevatori, determinerà una ricaduta sul turismo".
L'orso dell'Altopiano uccide ancora

(ANSA) - ASIAGO (VICENZA), 1 LUG - Ennesima 'caccia' dell'orso sull'Altopiano di Asiago la scorsa notte. M4, come gli studiosi chiamano il plantigrado ha ucciso un'altra vacca strappandole le mammelle. La notizia è confermata da Coldiretti Vicenza che ammette di sentirsi "bistrattata" dal comportamento degli amministratori. "Una situazione che dovrebbe far riflettere - dice Coldiretti - in quanto l'abbandono della zona montana dell'Altopiano degli allevatori, determinerà una ricaduta sul turismo".
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
da Vicenza Today
Orso sull'Altopiano: inghippi burocratici per il radiocollare
Orso sull'Altopiano: inghippi burocratici per il radiocollare
„Ieri ho consegnato di persona al sottosegretario Barbara Degani la lettera della Sezione Caccia della Regione del Veneto in cui si chiede l'autorizzazione per l'intervento del reparto specializzato in plantigradi del CFS e quindi per l'applicazione di radiocollare all'esemplare chiamato M4!"
Lo afferma il consigliere regionale vicentino Costantino Toniolo (NCD), che in questo modo ha evitato che la pratica sull'orso Gené cadesse nelle more della burocrazia romana e che venisse subito presa in considerazione. "La sottosegretario Degani ha preso a cuore la faccenda e in breve ci siamo incontrati con i funzionari preposti al settore della fauna selvatica protetta", prosegue Toniolo. "Nell'incontro è stata rilevata la necessità una integrazione di documentazione", precisa il consigliere vicentino, "e che potrà essere effettuata in breve per avviare la pratica riguardante il plantigrado".
"Al Ministero dell'Ambiente mi è stato promesso che la firma per l'autorizzazione al radiocollare arriverà in breve, dopo un confronto con la dirigenza della nostra Sezione caccia della Regione del Veneto". Sul versante dei risarcimenti Toniolo insiste sui tempi: "E' necessario che le procedure di indennizzo degli allevatori danneggiati siano più celeri e che i premi siano maggiori: non è possibile che si prenda meno del 50% del valore del capo abbattuto e che l'allevatore debba anche pagarsi le spese di smaltimento dell'animale morto". "Fare impresa nell'agricoltura e nell'allevamento di montagna", sottolinea Toniolo, "è più costoso e meno remunerativo rispetto alla pianura! Non possiamo permetterci l'abbandono della montagna: il territorio va controllato e gestito". "Pertanto" conclude Toniolo, "mi sto prodigando al fine di giungere ad una semplificazione nella normativa e ad un efficientamento delle procedure di gestione di queste problematiche legate ai danni da predatori selvatici come l'orso". "Nel frattempo però è necessario che gli uffici regionali facciano del loro meglio nel rispetto del lavoro degli allevatori e dei pastori danneggiati dagli orsi sull'Altopiano di Asiago, ma anche in Alpago!"“
Orso sull'Altopiano: inghippi burocratici per il radiocollare
Orso sull'Altopiano: inghippi burocratici per il radiocollare
„Ieri ho consegnato di persona al sottosegretario Barbara Degani la lettera della Sezione Caccia della Regione del Veneto in cui si chiede l'autorizzazione per l'intervento del reparto specializzato in plantigradi del CFS e quindi per l'applicazione di radiocollare all'esemplare chiamato M4!"
Lo afferma il consigliere regionale vicentino Costantino Toniolo (NCD), che in questo modo ha evitato che la pratica sull'orso Gené cadesse nelle more della burocrazia romana e che venisse subito presa in considerazione. "La sottosegretario Degani ha preso a cuore la faccenda e in breve ci siamo incontrati con i funzionari preposti al settore della fauna selvatica protetta", prosegue Toniolo. "Nell'incontro è stata rilevata la necessità una integrazione di documentazione", precisa il consigliere vicentino, "e che potrà essere effettuata in breve per avviare la pratica riguardante il plantigrado".
"Al Ministero dell'Ambiente mi è stato promesso che la firma per l'autorizzazione al radiocollare arriverà in breve, dopo un confronto con la dirigenza della nostra Sezione caccia della Regione del Veneto". Sul versante dei risarcimenti Toniolo insiste sui tempi: "E' necessario che le procedure di indennizzo degli allevatori danneggiati siano più celeri e che i premi siano maggiori: non è possibile che si prenda meno del 50% del valore del capo abbattuto e che l'allevatore debba anche pagarsi le spese di smaltimento dell'animale morto". "Fare impresa nell'agricoltura e nell'allevamento di montagna", sottolinea Toniolo, "è più costoso e meno remunerativo rispetto alla pianura! Non possiamo permetterci l'abbandono della montagna: il territorio va controllato e gestito". "Pertanto" conclude Toniolo, "mi sto prodigando al fine di giungere ad una semplificazione nella normativa e ad un efficientamento delle procedure di gestione di queste problematiche legate ai danni da predatori selvatici come l'orso". "Nel frattempo però è necessario che gli uffici regionali facciano del loro meglio nel rispetto del lavoro degli allevatori e dei pastori danneggiati dagli orsi sull'Altopiano di Asiago, ma anche in Alpago!"“
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
dal Giornale di Vicenza
L'orso uccide ancora: oggi vertice a Trento
ALTOPIANO. Sono ormai un lungo bollettino le quasi quotidiane incursioni predatorie dell'orso Genè. L'animale, identificato con l'orso trentino M4 (le analisi genetiche sui peli non sono ancora definitive), ha ucciso altri tre bovini alle prime luci di ieri. E sempre nella zona di Campo Mandriolo. Oggi è in programma a Trento un vertice tra i Corpi forestali di Trento e di Vicenza, oltre al Servizio foreste e fauna della Provincia autonoma. All'ordine del giorno, le possibili azioni per contenere le predazioni dell'orso. Genè ha ucciso ieri due bovini, una mucca e un vitello, della malga Costa di Sopra, nel territorio di Levico Terme, adiacente ai pascoli di Fondi di Campo Mandriolo. Una manza invece, spinta in territorio trentino prima di essere uccisa, apparteneva all'allevamento di Modesto e Fabio Spiller di Villaverla, già depretato dall'orso. Si pensa che l'orso abbia attaccato prima le mucche in territorio veneto e poi, seguendo la manza di razza limousine a cui aveva mirato, si è trovato di fronte le mucche di Costa di Sopra. (...)
L'orso uccide ancora: oggi vertice a Trento
ALTOPIANO. Sono ormai un lungo bollettino le quasi quotidiane incursioni predatorie dell'orso Genè. L'animale, identificato con l'orso trentino M4 (le analisi genetiche sui peli non sono ancora definitive), ha ucciso altri tre bovini alle prime luci di ieri. E sempre nella zona di Campo Mandriolo. Oggi è in programma a Trento un vertice tra i Corpi forestali di Trento e di Vicenza, oltre al Servizio foreste e fauna della Provincia autonoma. All'ordine del giorno, le possibili azioni per contenere le predazioni dell'orso. Genè ha ucciso ieri due bovini, una mucca e un vitello, della malga Costa di Sopra, nel territorio di Levico Terme, adiacente ai pascoli di Fondi di Campo Mandriolo. Una manza invece, spinta in territorio trentino prima di essere uccisa, apparteneva all'allevamento di Modesto e Fabio Spiller di Villaverla, già depretato dall'orso. Si pensa che l'orso abbia attaccato prima le mucche in territorio veneto e poi, seguendo la manza di razza limousine a cui aveva mirato, si è trovato di fronte le mucche di Costa di Sopra. (...)
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
In Croazia è la caccia a salvare gli orsi
Sono tanti, (almeno mille) e in ottima salute proprio grazie al fatto che vengono cacciati periodicamente. Lo dice un articolo dell'Osservatorio Balcani e Caucaso, che spiega come in Croazia per loro non esista attualmente alcun problema di conservazione. A dimostrarlo anche un recente studio pubblicato sulla rivista European Journal of Wildlife Research condotto da un gruppo di scienziati dell’Imperial College di Londra e dell’Università di Zagabria. Il team si è posto un quesito: cosa accadrebbe alla popolazione di orsi croati in caso di divieto assoluto di caccia? Analizzando i dati degli abbattimenti avvenuti nel periodo 2009-2010 sono stati ottenuti quindi alcuni modelli matematici in grado di spiegarne il futuro andamento. Risultato: fermando la caccia (possibilità che potrebbe concretizzarsi a causa del recente ingresso della Croazia nell'UE), l’attuale popolazione di orsi potrebbe ridursi del 70% nei prossimi 10 anni.
Tra gli autori dello studio c'è Đuro Huber, del Dipartimento di Biologia della Facoltà di Veterinaria di Zagabria e considerato uno dei maggiori esperti di orsi a livello mondiale. "Negli ultimi anni c'è stato un lieve aumento del numero di orsi bruni” - dice - l'esperto. “Si ritiene che attorno al 1960 la popolazione era composta da circa 100 orsi, e in 50 anni il numero è aumentato di addirittura dieci volte”. Tutto questo nonostante in Croazia sia consentito abbattere il 10-15 per cento di orsi sul totale della loro popolazione. Percentuale che poi viene divisa in quote di caccia che le organizzazioni venatorie locali vendono ai singoli cacciatori che in questo modo si assicurano un lavoro. Ogni permesso ricevuto vale per un solo orso, e i cacciatori hanno il diritto di concordare il prezzo con le associazioni che gestiscono la caccia, soprattutto nel caso di orsi di taglia maggiore.
“Se si vietasse definitivamente la caccia - spiega Huber -, l'orso bruno, non più sfamato anche dai cacciatori, nella sua ricerca di cibo entrerebbe molto più spesso in contatto anche conflittuale con l’uomo e gli animali domestici; in altre parole diventerebbe una specie molto meno tollerabile da parte degli uomini (proprio come accade nei confronti del lupo) e ciò condurrebbe a un calo dell'attuale popolazione di 1.000 individui”. I problemi conservativi per l'orso semmai sono altri e sono legati al degrado degli habitat e al disboscamento dovuto alla corsa all'eolico. In termini di tutela, la Croazia prevede comunque un piano d’azione per la gestione dell’orso bruno . Anche perché, segnala Huber “un concreto invito per tutelare l’orso arriva anche dall’UE, e all’interno del programma LIFE+ è stato proposto il progetto DinAlp Bear, in cui sono previsti fondi per finanziare l'analisi genetica di tutti gli orsi della Slovenia e della Croazia, a partire da campioni di feci”. Una mappatura che consentirà di capire l’origine degli orsi oggi presenti nella penisola balcanica.
Sono tanti, (almeno mille) e in ottima salute proprio grazie al fatto che vengono cacciati periodicamente. Lo dice un articolo dell'Osservatorio Balcani e Caucaso, che spiega come in Croazia per loro non esista attualmente alcun problema di conservazione. A dimostrarlo anche un recente studio pubblicato sulla rivista European Journal of Wildlife Research condotto da un gruppo di scienziati dell’Imperial College di Londra e dell’Università di Zagabria. Il team si è posto un quesito: cosa accadrebbe alla popolazione di orsi croati in caso di divieto assoluto di caccia? Analizzando i dati degli abbattimenti avvenuti nel periodo 2009-2010 sono stati ottenuti quindi alcuni modelli matematici in grado di spiegarne il futuro andamento. Risultato: fermando la caccia (possibilità che potrebbe concretizzarsi a causa del recente ingresso della Croazia nell'UE), l’attuale popolazione di orsi potrebbe ridursi del 70% nei prossimi 10 anni.
Tra gli autori dello studio c'è Đuro Huber, del Dipartimento di Biologia della Facoltà di Veterinaria di Zagabria e considerato uno dei maggiori esperti di orsi a livello mondiale. "Negli ultimi anni c'è stato un lieve aumento del numero di orsi bruni” - dice - l'esperto. “Si ritiene che attorno al 1960 la popolazione era composta da circa 100 orsi, e in 50 anni il numero è aumentato di addirittura dieci volte”. Tutto questo nonostante in Croazia sia consentito abbattere il 10-15 per cento di orsi sul totale della loro popolazione. Percentuale che poi viene divisa in quote di caccia che le organizzazioni venatorie locali vendono ai singoli cacciatori che in questo modo si assicurano un lavoro. Ogni permesso ricevuto vale per un solo orso, e i cacciatori hanno il diritto di concordare il prezzo con le associazioni che gestiscono la caccia, soprattutto nel caso di orsi di taglia maggiore.
“Se si vietasse definitivamente la caccia - spiega Huber -, l'orso bruno, non più sfamato anche dai cacciatori, nella sua ricerca di cibo entrerebbe molto più spesso in contatto anche conflittuale con l’uomo e gli animali domestici; in altre parole diventerebbe una specie molto meno tollerabile da parte degli uomini (proprio come accade nei confronti del lupo) e ciò condurrebbe a un calo dell'attuale popolazione di 1.000 individui”. I problemi conservativi per l'orso semmai sono altri e sono legati al degrado degli habitat e al disboscamento dovuto alla corsa all'eolico. In termini di tutela, la Croazia prevede comunque un piano d’azione per la gestione dell’orso bruno . Anche perché, segnala Huber “un concreto invito per tutelare l’orso arriva anche dall’UE, e all’interno del programma LIFE+ è stato proposto il progetto DinAlp Bear, in cui sono previsti fondi per finanziare l'analisi genetica di tutti gli orsi della Slovenia e della Croazia, a partire da campioni di feci”. Una mappatura che consentirà di capire l’origine degli orsi oggi presenti nella penisola balcanica.
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da Vicenza NEWS
Orso, si inasprisce la polemica tra Regione e Coldiretti
E’ di oggi la notizia, come riportiamo in altra pagina, che è arrivato il via libera alla cattura dell’ orso M4, che sta facendo gravi danni agli allevatori sull’Altopiano di Asiago. Naturalmente, dovrà essere catturato per mettergli al collo un radiocollare in modo da conoscere in tempo reale i suoi spostamenti futuri e prevenire così, per quanto sarà possibile altre stragi di bovini. Si fa poi riferimento ad un via libera per una non meglio precisata attuazione di misure di dissuasione di nuove predazioni. Gli enti pubblici preposti, a cominciare dalla Regione Veneto dunque possono ora intervenire, e questo è un bene perché la polemica tra gli allevatori e la cosa pubblica, soprattutto proprio la Regione, sta diventando infuocata.
E’ soprattutto Coldiretti Vicenza a non fare sconti. Solo poche ore prima del via libera alla cattura dell’ orso aveva sottolineato in una nota come l’animale sia ancora libero”mentre i politici regionali cercano in ogni modo di scagionarsi dalle responsabilità e dalla fragilità con cui portano avanti il loro mandato, nell’incapacità di rispondere concretamente non solo a Coldiretti, ma in generale agli imprenditori ed ai cittadini”. A parlare così era il presidente provinciale di Coldiretti, Martino Cerantola, rispondendo alle polemiche di questi giorni, ed evidenziando che “ad oggi, al di la delle parole, non sono non vi sono state azioni concrete che abbiano prodotto un cambiamento della situazione: l’ orso continua ad aggirarsi per l’Altopiano ed a fare vittime”.
“Dobbiamo dare atto – ha aggiunto Cerantola – al consigliere regionale Nicola Finco, presidente della Commissione Ambiente di essersi fatto promotore dell’incontro recentemente svoltosi ad Asiago, ma lo stesso tavolo non ha ancora tradotto promesse e speranze in azioni concrete. Confidiamo, pertanto, che alle polemiche la politica regionale, anche attraverso gli esponenti locali impegnati nel territorio, sostituisca i fatti, perché i danni provocati dall’orso non sono fantasie e costeranno cari agli allevatori che ancora oggi non sanno se e quando verranno risarciti”. C’è stata anche una accusa, mossa dal consigliere regionale Nicola Finco al presidente di Coldiretti Vicenza, di non avere a cuore la soluzione del caso che a Coldiretti non appare corretta. “Dispiace constatare che Finco – ha commentato Cerantola – ignori il lavoro che Coldiretti, prima organizzazione agricola vicentina e nazionale, sta portando avanti in questo frangente e più in generale per la tutela delle aziende agricole e degli allevamenti del territorio”.
Infine, ecco il riepilogo che fa Coldiretti di un mese di scorribande dell’orso:
• uccise 5 manze, 4 vacche adulte ed 1 vitello;
• una vacca è ancora viva, ma il plantigrado le ha mutilato le mammelle, quindi dovrà essere soppressa;
• ferite 3 manze, di cui una è in cura per un grave ferita alla gamba posteriore sinistra, mentre la seconda ha graffi profondi sulla schiena ed ha in atto una seria infezione, che dai dolori rende l’animale inavvicinabile da parte dell’uomo; una terza vacca è stata aggredita e graffiata in profondità oltre che privata della coda;
•risultano dispersi 3 bovini.
Orso, si inasprisce la polemica tra Regione e Coldiretti
E’ di oggi la notizia, come riportiamo in altra pagina, che è arrivato il via libera alla cattura dell’ orso M4, che sta facendo gravi danni agli allevatori sull’Altopiano di Asiago. Naturalmente, dovrà essere catturato per mettergli al collo un radiocollare in modo da conoscere in tempo reale i suoi spostamenti futuri e prevenire così, per quanto sarà possibile altre stragi di bovini. Si fa poi riferimento ad un via libera per una non meglio precisata attuazione di misure di dissuasione di nuove predazioni. Gli enti pubblici preposti, a cominciare dalla Regione Veneto dunque possono ora intervenire, e questo è un bene perché la polemica tra gli allevatori e la cosa pubblica, soprattutto proprio la Regione, sta diventando infuocata.
E’ soprattutto Coldiretti Vicenza a non fare sconti. Solo poche ore prima del via libera alla cattura dell’ orso aveva sottolineato in una nota come l’animale sia ancora libero”mentre i politici regionali cercano in ogni modo di scagionarsi dalle responsabilità e dalla fragilità con cui portano avanti il loro mandato, nell’incapacità di rispondere concretamente non solo a Coldiretti, ma in generale agli imprenditori ed ai cittadini”. A parlare così era il presidente provinciale di Coldiretti, Martino Cerantola, rispondendo alle polemiche di questi giorni, ed evidenziando che “ad oggi, al di la delle parole, non sono non vi sono state azioni concrete che abbiano prodotto un cambiamento della situazione: l’ orso continua ad aggirarsi per l’Altopiano ed a fare vittime”.
“Dobbiamo dare atto – ha aggiunto Cerantola – al consigliere regionale Nicola Finco, presidente della Commissione Ambiente di essersi fatto promotore dell’incontro recentemente svoltosi ad Asiago, ma lo stesso tavolo non ha ancora tradotto promesse e speranze in azioni concrete. Confidiamo, pertanto, che alle polemiche la politica regionale, anche attraverso gli esponenti locali impegnati nel territorio, sostituisca i fatti, perché i danni provocati dall’orso non sono fantasie e costeranno cari agli allevatori che ancora oggi non sanno se e quando verranno risarciti”. C’è stata anche una accusa, mossa dal consigliere regionale Nicola Finco al presidente di Coldiretti Vicenza, di non avere a cuore la soluzione del caso che a Coldiretti non appare corretta. “Dispiace constatare che Finco – ha commentato Cerantola – ignori il lavoro che Coldiretti, prima organizzazione agricola vicentina e nazionale, sta portando avanti in questo frangente e più in generale per la tutela delle aziende agricole e degli allevamenti del territorio”.
Infine, ecco il riepilogo che fa Coldiretti di un mese di scorribande dell’orso:
• uccise 5 manze, 4 vacche adulte ed 1 vitello;
• una vacca è ancora viva, ma il plantigrado le ha mutilato le mammelle, quindi dovrà essere soppressa;
• ferite 3 manze, di cui una è in cura per un grave ferita alla gamba posteriore sinistra, mentre la seconda ha graffi profondi sulla schiena ed ha in atto una seria infezione, che dai dolori rende l’animale inavvicinabile da parte dell’uomo; una terza vacca è stata aggredita e graffiata in profondità oltre che privata della coda;
•risultano dispersi 3 bovini.
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
dal Corriere della Sera
Si va verso la cattura dell’orso in Altipiano, la polizia provinciale è al lavoro
VENEZIA – Le squadre di Forestali e Polizia provinciale sono sull’Altopiano di Asiago, di concerto coi colleghi trentini, per catturare l’orso M4 e dotarlo di radiocollare, con l’autorizzazione ad usare metodi dissuasori in caso si avvicinasse all’area a pascolo e alle mandrie di mucche. Ne dà notizia il presidente della Commissione Ambiente in Consiglio regionale, il vicentino Nicola Finco, che fin dall’inizio ha seguito il caso del plantigrado assieme all’assessore Daniele Stival, ai sindaci dell’Altopiano e alle categorie, ed ha appena ricevuto la conferma definitiva della notizia più attesa dagli allevatori delle malghe.
«Possiamo finalmente dire che il loro incubo, durato giorni, si sta per concludere – dichiara Finco -. E’ questione di ore: appena l’orso sarà individuato, gli sarà apposto un radiocollare e da quel momento controllato h24 nei suoi spostamenti. Nel caso si avvicinasse agli allevamenti, sarà dissuaso con metodi a norma di legge, restando un animale pur aggressivo ma tutelato a livello comunitario». «Ringrazio l’assessore Stival e i tecnici che con celerità, fin dal primo giorno, si sono mossi per dare rapida soluzione al caso, che ormai sta per concludersi positivamente per tutti – conclude Finco -. Questo certifica ancora una volta che il lavoro silenzioso e fattivo paga, mentre le polemiche politiche a mezzo stampa lasciano lo spazio che trovano. La risposta migliore, come sempre, è data dai fatti». Peraltro, va segnalato che l’ultimo avvistamento dell’orso è avvenuto verso le cinque di venerdì mattina, di fronte all’Hotel Vezzena a Levico Terme: le telecamere esterne lo hanno ripreso mentre camminava tranquillamente e sono state postate sul profilo Facebook dell’albergo.
Si va verso la cattura dell’orso in Altipiano, la polizia provinciale è al lavoro
VENEZIA – Le squadre di Forestali e Polizia provinciale sono sull’Altopiano di Asiago, di concerto coi colleghi trentini, per catturare l’orso M4 e dotarlo di radiocollare, con l’autorizzazione ad usare metodi dissuasori in caso si avvicinasse all’area a pascolo e alle mandrie di mucche. Ne dà notizia il presidente della Commissione Ambiente in Consiglio regionale, il vicentino Nicola Finco, che fin dall’inizio ha seguito il caso del plantigrado assieme all’assessore Daniele Stival, ai sindaci dell’Altopiano e alle categorie, ed ha appena ricevuto la conferma definitiva della notizia più attesa dagli allevatori delle malghe.
«Possiamo finalmente dire che il loro incubo, durato giorni, si sta per concludere – dichiara Finco -. E’ questione di ore: appena l’orso sarà individuato, gli sarà apposto un radiocollare e da quel momento controllato h24 nei suoi spostamenti. Nel caso si avvicinasse agli allevamenti, sarà dissuaso con metodi a norma di legge, restando un animale pur aggressivo ma tutelato a livello comunitario». «Ringrazio l’assessore Stival e i tecnici che con celerità, fin dal primo giorno, si sono mossi per dare rapida soluzione al caso, che ormai sta per concludersi positivamente per tutti – conclude Finco -. Questo certifica ancora una volta che il lavoro silenzioso e fattivo paga, mentre le polemiche politiche a mezzo stampa lasciano lo spazio che trovano. La risposta migliore, come sempre, è data dai fatti». Peraltro, va segnalato che l’ultimo avvistamento dell’orso è avvenuto verso le cinque di venerdì mattina, di fronte all’Hotel Vezzena a Levico Terme: le telecamere esterne lo hanno ripreso mentre camminava tranquillamente e sono state postate sul profilo Facebook dell’albergo.
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