Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

Le numerose specie di animali selvatici nelle Alpi Prealpi Orobie e specificatamente in Valle Brembana
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da ilcentro.gelocal.it

Orso entra in una stalla e uccide un maiale
09/07/2014
SCANNO. Nuovo raid famelico a Scanno da parte di un esemplare di orso marsicano, che è entrato in una stalla e, dopo aver ucciso un maiale, ha tentato di divorarlo. È accaduto a poca distanza dal centro abitato del paese, dove è in corso una petizione popolare per chiedere ai dirigenti del Parco nazionale d'Abruzzo di allontanare gli "orsi confidenti" che hanno perso la naturale diffidenza nei confronti degli uomini ed entrano anche all'interno dell'abitato in cerca di cibo. La scena si è svolta alla presenza di una decina di persone che, accorse sul posto assieme al proprietario dell'animale – G.M. di 33 anni – dopo tanto sono riuscite a mettere in fuga il plantigrado, costringendolo a mollare per strada il maiale esanime. Sul posto sono giunti i veterinari della Asl per certificare la morte dell'animale di allevamento, ma l'accaduto sembra aver scosso fortemente i residenti. Anzi è stato lanciato l'allarme: se ora la preda preferita degli orsi non sono più i polli e la frutta ma i maiali c'è da preoccuparsi .
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dal Giornale di Vicenza

Asiago, l'orso è uno solo ma ha ucciso 33 vacche a_19

ALTOPIANO. Dalle due alle quattro squadre vengono impiegate ogni notte per catturarlo, così da potergli mettere il radiocollare, ma l'orso M4 continua a sfuggire alle trappole. E a uccidere bestiame. Finora l'ha fatto per 32 volte. La sua natura è più problematica del famoso Dino, l'M5 del 2010. Ha una propensione predatoria più spiccata, in un paio d'anni ha ucciso almeno 15 bovini tra il Monte Baldo e l'Altopiano. M4 è stato al centro di un nuovo incontro tecnico al comando della Forestale di Asiago tra esperti trentini, Corpo forestale, polizia provinciale, veterinari dell'Ulss di Bassano e funzionari regionali del dipartimento ambiente. Si è discusso sulle strategie migliori per attirarlo, immobilizzarlo, e dotarlo di radiocollare. L'IDENTIKIT. Genè, com'è stato ribattezzato, è stato identificato dal Servizio foreste e fauna di Trento. Nato nel 2008 dalla femmina Kj2 assieme a un altro maschio (M3), M4 già nel 2010 veniva segnalato sul versante veneto del Monte Baldo. Vi ha fatto ritorno nel 2012 svernandoci fino al 2013 e uccidendo 15 bovini. (...)
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da Vicenza Report

L’orso uccide ancora. Ora è toccato ad una vacca gravida, a Enego

Mentre Roma parla Sagunto brucia. Beh, forse il paragone storico è un po’ azzardato, comunque sta di fatto che si è molto parlato della contromisure da prendere nei confronti dell’orso M4, che scorrazza libero in Altopiano, mentre nel frattempo l’istinto di predatore del plantigrado si manifestava con frequenza. E’ avvenuto anche la scorsa notte, ad Enego, dove un altro bovino è rimasto vittima dell’orso, anzi stavolta si è trattato di una mucca gravida, quindi di fatto le vittime sono due. “C’è grande amarezza per ciò che è accaduto la scorsa notte ad Enego, dove due animali sono stati uccisa anche a causa dell’oggettiva difficoltà delle istituzioni nel portare a termine la cattura dell’orso, finalizzata all’installazione del radiocollare”. E’ questo il commento, a quanto sta succedendo, del presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola, che ultimamente non ha lesinato critiche alle istituzioni per come si sta gestendo la faccenda. “L’orso, – prosegue nella sua spiegazione Coldiretti – ha colpito nella prima malga dove aveva ucciso, la Malga Lisser, di Sonia Dalla Palma ad Enego. Aumenta quindi la preoccupazione, la sensazione di pericolo e l’ormai certa difficoltà delle autorità preposte a far fronte alla situazione, che si trascina da mesi senza esiti positivi per chi vive e lavora nel territorio”.

“Coldiretti si è interessata fin da subito agli attacchi dell’orso sull’Altopiano di Asiago – ricorda ancora Cerantola – ed abbiamo posto in atto le opportune azioni di tutela degli allevatori, attraverso un’interlocuzione istituzionale a tutti i livelli. Il dialogo è stato fin da subito duro, ma al tempo stesso aperto e comprensivo. Purtroppo, però, ci rendiamo conto che numerose difficoltà operative stanno alla base della mancata cattura del pericoloso animale”. Coldiretti Vicenza ha anche informato la Prefettura di Vicenza del pericolo di un attacco all’uomo, e dell’assenza di un adeguato presidio del territorio per scongiurare che ciò accada. Questo, secondo l’associazione, sarebbe testimoniato anche da alcune “girate notturne dell’animale, anche in luoghi abitati”.
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da Valtellina NEWS

M25, avvistato tra Grosotto e Loveno

M25, l’orsa che da qualche tempo gironzola sulle orobie tra la provincia di Sondrio e quella di Bergamo, è stata recentemente avvistata nella zona del comune di Lovero vicino Grosotto (SO). La segnalazione è arrivata subito alla Polizia e alla Guardia Forestale dello Stato che, come da prassi, ha avviato gli accertamenti per confermare l’effettivo passaggio di un orso. La conferma è arrivata dalla traccia lasciata dal trasmettitore radio applicato al collare di M25. Nonostante la conferma non c’è da preoccuparsi, infatti M25 è un animale conosciuto dalle forze dell’ordine. La Guardia Forestale sa bene i suoi comportamenti e abitudini, può così dire che l’orsa , come tutti gli orsi che transitano per le nostre montagne, non è “problematica”. Vengono definiti “problematici” gli animali che si avvicinano all’uomo e ai centri abitati commettendo atti predatori, come ad esempio distruggere arnie, aggredire asini o capre. Qualora si avvistasse un orso bisogna subito chiamare il 1515 e contattare le Forze dell’Ordine. Una squadra dissuasiva di primo intervento è sempre pronta per allontanare l’animale con tecniche speciali, facendo molto baccano, se queste tecniche fallissero la squadra passerebbe a proiettili di gomma che non uccidono ma fanno male, se anche i proiettili risultassero vani sarebbe la volta dell’Estrema Ratio, quindi l’abbattimento. Di fronte agli indizi di un passaggio dell'orso vengono avviate le indagini per stabilire se l'animale è registrato oppure se è nuovo e mai identificato. Nella seconda ipotesi di tutti i reperti, come peli o feci, viene analizzato il dna così da aggiungere un profilo alla mappatura dei grandi mammiferi gestita dal 1515, “Georso”. Se si subisce un danno “da orso” non ci si deve preoccupare, Regione Lombardia ha subito pronti l’indennizzi per i danni, fino a offrire delle reti elettrificate per protteggersi dall’animale.
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dalla Vode del Trentino

Nasce la categoria «Orso dannoso»

Un plantigrado che causa, ripetutamente, danni a mandrie di animali domestici o a colture, in generale a patrimoni non difendibili mediante misure di prevenzione, verrà definito come "orso dannoso". Questa nuova tipologia di orso entra da oggi a far parte del Piano d’azione interregionale per la gestione dell’orso bruno, che è stato modificato con una delibera di Giunta a firma dell’assessore Michele Dallapiccola. Una modifica concordata con il Ministero dell'ambiente. A distanza di sette anni dall’approvazione del Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi centro-orientali (Pacobace), la Provincia autonoma di Trento, in collaborazione con la Provincia autonoma di Bolzano e le Regioni Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia, ha ritenuto opportuno aggiornare il Piano con alcune integrazioni di carattere tecnico e organizzativo. L’obiettivo è quello di migliorare la gestione dei plantigradi sul territorio, in considerazione anche dell'espansione raggiunta negli ultimi anni e quindi la conseguente necessità, in alcuni casi problematici, di intervenire tempestivamente, fornendo le necessarie risposte operative. La modifica introdotta ha permesso di codificare la categoria di "orso dannoso", in precedenza non considerata, verso la quale poter attuare le azioni previste dal Piano stesso, compresa la possibilità di prelievo, mediante captivazione o abbattimento, degli esemplari che arrechino, ripetutamente, gravi danni a patrimoni non efficacemente difendibili con misure di prevenzione, come ad esempio il patrimonio zootecnico bovino in specifici contesti ambientali. Per stabilire se un plantigrado debba o meno considerarsi dannoso è importante accertarne la ripetitività dei comportamenti. Un orso che causa un solo grave danno o che ne causa raramente, non è da considerarsi dannoso. Il Ministero dell’Ambiente ha recepito favorevolmente tale modifica, proposta dagli enti interessati, a cui farà seguito l’adozione formale del Piano d’azione da parte dello stesso Ministero. Si tratta di un primo passo verso l’auspicata definizione di modalità gestionali più snelle ed efficaci, che abbiano come obiettivo finale l'ottenimento di una maggiore indipendenza gestionale nei riguardi di quella minima parte di popolazione ursina che presenta aspetti maggiormente problematici.
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dall'Alto Adige

L'orso "cattivo" potrà essere abbattuto

BOLZANO. Un plantigrado che causa, ripetutamente, danni a mandrie di animali domestici o a colture, in generale a patrimoni non difendibili mediante misure di prevenzione, verrà definito come "orso dannoso". Questa nuova tipologia di orso entra da oggi, 18 luglio 2014, a far parte del Piano d’azione interregionale per la gestione dell’orso bruno, che è stato modificato con una delibera della giunta provinciale di Trento a firma dell’assessore Michele Dallapiccola. Una modifica concordata con il Ministero dell'ambiente, preso atto anche degli ultimi danni arrecato dall'orso M4 nel Trentino orientale. A distanza di sette anni dall’approvazione del Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi centro-orientali (Pacobace), la Provincia autonoma di Trento, in collaborazione con la Provincia autonoma di Bolzano e le Regioni Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia, ha ritenuto opportuno aggiornare il Piano con alcune integrazioni di carattere tecnico e organizzativo.

L’obiettivo è quello di migliorare la gestione dei plantigradi sul territorio, in considerazione anche dell'espansione raggiunta negli ultimi anni e quindi la conseguente necessità, in alcuni casi problematici, di intervenire tempestivamente, fornendo le necessarie risposte operative. La modifica introdotta ha permesso di codificare la categoria di "orso dannoso", in precedenza non considerata, verso la quale poter attuare le azioni previste dal Piano stesso, compresa la possibilità di prelievo, mediante captivazione o abbattimento, degli esemplari che arrechino, ripetutamente, gravi danni a patrimoni non efficacemente difendibili con misure di prevenzione, come ad esempio il patrimonio zootecnico bovino in specifici contesti ambientali. Per stabilire se un plantigrado debba o meno considerarsi dannoso è importante accertarne la ripetitività dei comportamenti. Un orso che causa un solo grave danno o che ne causa raramente, non è da considerarsi dannoso. Il Ministero dell’Ambiente ha recepito favorevolmente tale modifica, proposta dagli enti interessati, a cui farà seguito l’adozione formale del Piano d’azione da parte dello stesso Ministero. Si tratta di un primo passo verso l’auspicata definizione di modalità gestionali più snelle ed efficaci, che abbiano come obiettivo finale l'ottenimento di una maggiore indipendenza gestionale nei riguardi di quella minima parte di popolazione ursina che presenta aspetti maggiormente problematici.
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da La Tribulina di Tarvisio

L’orso sbrana tre pecore: «Cacciamolo»

VITTORIO VENETO. L’orso senza collare e senza nome, che girovaga tra l’altopiano del Cansiglio e la conca dell’Alpago, si è mangiato altre tre pecore. È lo stesso che ha sbranato nei mesi scorsi una decina di ovini. E adesso c’è chi lo vuol cacciare – ci riferiamo agli allevatori del Cansiglio ed alpagoti – per addormentarlo e mettergli il collare. Ma dopo che l’altro ieri la Provincia di Trento ha pubblicato un protocollo, concordato col Veneto e col Friuli, per la possibile uccisione dei predatori più pericolosi, c’è chi in Cansiglio non disdegnerebbe questa soluzione. «L’orso è protetto, guai toccarlo, ma se le istituzioni preposte danno questa possibilità – interviene Giancarlo Scottà, cacciatore da una vita – non vedo perché la povera bestia venga tirata giù dalle spese. È evidente, tuttavia, che ci devono essere tutte le condizioni, a cominciare dai danni provocati». Condivide Franco Pianon, presidente della cooperativa di allevatori Fardjma. Le tre pecore sono state aggredite la scorsa settimana, di notte, sopra Col Indes, in faccia al Cansiglio, là dove pascola un gregge di 80 ovini. Non è “Madi” a sbranarle, l’animale radiocollarato, che non ha mai dato problemi, nemmeno quando è sceso nel Vittoriese e finanche nel Coneglianese. Si tratta, invece, di un secondo orso, appunto «più cattivo» – la specificazione è stata introdotta nel protocollo d’intesa tra Provincia di Trento e Regioni Veneto e Fvg per i grandi predatori che si abbuffano di mandrie – orso che dall’anno scorso si avventa sugli animali non vigilati. «Gli allevatori sono preoccupati, perché i pastori non se la sentono di vigilare le greggi, incontrando magari la sorpresa dell’orso», fa sapere Paolo Casagrande, coneglianese, presidente del sindacato Anpa che li assiste. «E per quanto ne so, da quelle parti non salgono neppure villeggianti ed escursionisti, ancorché l’ambiente sia apprezzato tradizionalmente ai turisti». Pianon ha interpellato il presidente della Regione, Luca Zaia, che si è detto d’accordo per la cattura dell’esemplare e la dotazione di un collare. Ha poi telefonato agli incaricati del settore per invitarli in Cansiglio a parlare con i residenti ed i villeggianti, in modo da tranquillizzarli.

«L’orso va catturato, collarato e trasferito in ambienti più sicuri». «Ok alla cattura dell’orso per munirlo di radiocollare in modo da poterlo seguire nelle sue galoppate. Ma non assolutamente alla caccia per ucciderlo – afferma l’associazione Mountain Wilderness con i trevigiani Toio De Savorgnani e Giancarlo Gazzola – perché l’orso non attacca l’uomo e poi perché là dove punta a pecore, agnelli o mucche, lo fa perché mandrie e greggi non sono protette». (f.d.m.)
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dal Trentino

«Caccia all’orso»: licenza di uccidere

TRENTO. Mentre l’ignaro orso M4 continua a spostarsi tra Veneto e Trentino, maramaldeggiando tra le mandrie all’alpeggio, in Provincia sono pronte le contromisure per i plantigradi “problematici”: manca solo l’assenso delle altre regioni dell’arco alpino (Lombardia, Veneto e Friuli) per dare il via alla nuova normativa che prevede l’abbattimento degli animali che si dimostrano pericolosi o i cui reiterati danni (ovvero aggressioni agli animali di allevamento) sommano cifre degne dell’ingaggio di Ibrahimovic. «Nessun dietro front, anzi al contrario c’è assoluta coerenza a ciò che è stato fatto negli anni. Quando non è possibile garantire adeguata difesa agli animali all’alpeggio, ed è evidente quanto ciò sia impossibile, bisogna agire in modo diverso, nell’interesse di tutti» assicura Maurizio Zanin, dirigente del servizio foreste e fauna della Provincia. Secondo il quale, la nuova normativa non cambia nulla di sostanziale rispetto ad oggi. «Da un punto di vista tecnico - spiega Zanin - non c’è alcuna differenza tra mettere l’animale in cattività e sopprimerlo. L’effetto sull’ambiente è lo stesso: l’animale problematico viene tolto dall’ambiente naturale per evitare che nuocia». Mancano solo i dettagli - cioè l’avallo degli altri tre consigli regionali e lo scontato via libera da parte del governo - e la “licenza di uccidere” sarà operativa. Com’è ovvio, non si tratta dell’apertura della stagione di caccia all’orso: le operazioni di individuazione degli esemplari problematici sarà a esclusiva cura della Provincia, che affiderà l’incarico ai suoi esperti. «Dal punto di vista procedurale - aggiunge Zanin - servono l’ok delle altre regioni coinvolte, ma il documento è stato già fatto proprio dal ministero dell’ambiente, dunque la strada per l’approvazione è in discesa. Tuttavia la procedura è ancora in corso e servirà un po’ di tempo prima di passare ai fatti».

Il primo plantigrado nel mirino (la metafora è tutt’altro che pellegrina) è proprio M4, che nelle ultime settimane ha fatto razzia di bovini, uccidendone una quindicina tra gli alpeggi trentini e veneti. A parere degli esperti della Provincia, e anche dell’assessore Marco Dallapiccola, M4 è un soggetto non solo “gravemente deviato” ma anche abbastanza astuto da non farsi rintracciare. «La Provincia ha sempre sostenuto, fin dall’inizio del progetto di reintroduzione dell’orso sul nostro territorio, che è possibile intervenire in casi di pericolosità o di eccessivi danni causati dallo stesso animale, la cui presenza diventa incompatibile con le caratteristiche del territorio» sostiene Zanin. Quanto all’incidenza degli esemplari problematici, questi rappresentano una percentuale tra il 3 e il 5% degli orsi (dati già presenti nel “Rapporto Orso” della Provincia), mentre l’aumento netto della popolazione dei plantigradi “importati” in Trentino è del 15%. «Anche eliminando tutti gli esemplari problematici - argomenta Zanin - rimangono comunque margini molto ampi per il mantenimento e la conservazione della specie sul nostro territorio». Ma intanto gli animalisti vanno all’attacco: la Lav ha già annunciato un ricorso al ministero dell’ambiente contro quello che definisce «un atto scellerato», e anche i Verdi del Trentino protestano, criticando la decisione della Provincia .
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

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da corrierealpi.gelocal.it 21 luglio 2014

Tambre, i turisti temono l’orso
Lo ammette il sindaco Facchin: «Ma non possiamo recintare tutto»

TAMBRE. Turisti con la paura, alcuni perfino terrorizzati. Lo ammette Oscar Facchin, sindaco di Tambre. «La stagione estiva non è iniziata come si sperava, a causa della crisi, ma adesso» spiega l’amministratore, «ci si mette anche l’orso incontrollato: tanti villeggianti rinunciano a Tambre e specificatamente a Col Indes perché non si fidano a passeggiare nel bosco». A motivo, appunto, della presenza dell’orso che pare ormai stanziale sulle alture della conca dell’Alpago. Una dozzina di pecore sbranate nella prima parte dell’anno, le ultime tre la scorsa settimana proprio a Col Indes, dove ci sono circa 80 pecore. Anche gli allevatori sono preoccupati perché, proprio a causa della presenza dell’orso, non se la sentono di vigilare le greggi.

«Deve intervenire immediatamente la Regione» insiste dal canto suo Franco Pianon, coordinatore della cooperativa Fardjma, «per provvedere, insieme alla polizia provinciale e magari anche al Corpo forestale, alla cattura del predatore e a dotarlo di radiocollare, per trasferirlo poi altrove, in luoghi più sicuri per l’animale e per i residenti». Alla sagra della Madonna del Carmine, che si è conclusa ieri sera con un numeroso afflusso di pubblico, questo è stato l’argomento principe tra i commensali dello stand enogastronomico. «Ci sono organizzatori dei gruppi di mountain bike per bambini e ragazzi» ci viene spiegato, «che non salgono più lungo i sentieri di Col Indes e di altri siti per non incrociare il plantigrado». Ieri numerosi escursionisti e in particolare componenti del Cai e del Soccorso Alpino hanno raggiunto i 2020 metri del rifugio Semenza per far memoria di quanti sono caduti nel prestare opera di volontariato e per ricordare i 60 anni della sezione Cnsas di Tambre. C’era anche il sindaco Facchin, che non ha mancato di rassicurare i presenti. «L’orso se ne sta lontano dall’uomo» ha spiegato, «però è inaccettabile l’approccio degli ambientalisti: per difenderci dalla presenza di un animale così pericoloso non possiamo recintare tutta la montagna». Il sindaco di Tambre ricorda, al riguardo, le proteste in Cansiglio per i recinti installati dagli allevatori contro i cervi. «Le greggi devono essere libere di muoversi, quindi è l’orso che va allontanato». A Bologna, intanto, sono allo studio le tracce lasciate dall’animale nell’ultima azione compiuta alle spalle di Col Indes. Le ha inviate la Forestale. L’esito è particolarmente atteso per sapere se si tratta del plantigrado senza nome e senza collare, come si teme, oppure di Madi, che ha fatto perdere le sue tracce: a causa delle batterie esaurite del radiocollare o di qualche atto improvvido?
Francesco Dal Mas
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