Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

Le numerose specie di animali selvatici nelle Alpi Prealpi Orobie e specificatamente in Valle Brembana
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

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da Il Giornale di Franco Battaglia

Gli orsi sono predatori. Via da dove siamo noi
Vicino allo Stelvio c'è un monumento per l'"ultimo orso". Quando lo guardo mi sento sicuro

Ai confini del parco dello Stelvio, in Ultental, a 1600 metri sopra il livello del mare, dove trascorro due o tre settimane di vacanze ogni anno da quasi trent'anni, v'è un monumento in pietra, apposto intorno al 1990, in onore dell'ultimo orso che abitava quella valle e che l'intervento dell'uomo rese, appunto, ultimo. I villeggianti radical-chic metropolitani e i turisti della domenica non si esimono dal manifestare, di fronte a quella statua, parole di disapprovazione per l'intervento dell'uomo e di solidarietà con l'orso. Gli stessi, quando vedono un capriolo, vanno in delirio con manifestazioni di commozione. Salvo poi ordinarlo in salmì con polenta di grano saraceno il giorno di ferragosto. In cuor mio, invece, al cospetto della statua dell'orso - dell'ultimo orso - provai sentimenti di rassicurazione: mi sono sempre piaciute le escursioni per sentieri, anche quando mia figlia era piccola (per i suoi primi due anni la portavo dentro uno zaino in spalla), e l'idea che mai avrei incontrato alcun orso era solo rassicurante. Mi chiesi quand'è che sarebbe stato issato il monumento all'ultima vipera.

Il fatto è che gli animali non m'interessano. A tal punto non m'interessano che gli unici che rammento d'aver ucciso sono le zanzare. Quando è capitato d'imbattermi in una vipera ho cercato di aggirarla o, se impossibile, di farla allontanare. Non ho idea di cosa farei al cospetto di un orso. Quanto ai caprioli, non mi commuovo se ne vedo uno, ma neanche lo invito a pranzo. Animali domestici non ne ho mai voluti. Con un'eccezione: una gattina - che ho permesso invadesse il territorio di casa mia in seguito alle annose insistenze di mia figlia - alla quale finii con l'affezionarmi quanto alla mia stessa figlia. A parte questa eccezione, dunque, gli animali non m'interessano. Alcuni anni fa, faciloni di città decisero di ripopolare le valli alpine con orsi. La cosa a me scocciò moltissimo, ma ai malgàri delle valli, quelli che la valle la vivono 365 giorni l'anno, più che scocciare li fece moltissimo incazzare. Perché, tanto per dirne una delle tante, gli orsi gli uccidono le capre. La scelta dei faciloni di città si porta dietro fiumi di retorica e ideologia. Le stesse di cui son pregne le parole di commento «in difesa» dell'orsa che ha attaccato il cercatore di funghi in Trentino.

L'orso è un animale predatore, e ha il diritto di difendere e nutrire i propri cuccioli. E va bene. Ma la conclusione non può essere che una sola: esso non può stare dove vogliamo stare noi. Quelli della Lega Antivivisezione (Lav) vivono a Roma senza provare alcun sentimento di colpevolezza per il fatto che il leone europeo - che abitava i Balcani e le aree meridionali di Spagna e Francia e settentrionali di Italia e Grecia - s'è definitivamente estinto 1800 anni fa. Cosa direbbero se qualche imbecille pretendesse reintrodurre i leoni nel Lazio, con la motivazione che fu l'uomo «cattivo» a farli estinguere?

Cari signori della Lav, dite di difendere presunti diritti che gli animali vi avrebbero confidato di reclamare, ma li conoscete talmente bene gli animali da scrivere che «al cospetto di un orso ognuno ha le proprie armi: le zanne lui e le gambe levate noi». Già, ma dimenticate il piccolo dettaglio che l'orso corre con velocità che può essere anche doppia della nostra. Al cospetto dell'orso l'unica arma affidabile è, piaccia o no, il fucile. Se volete salvare Daniza, catturatela. E in Trentino, non avreste dovuto neanche portarcela. In Trentino.
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La Provincia di Sondrio

L’orso è fuori controllo, dobbiamo tutelare i nostri contadini

Una natura “fuori controllo”: altro che «ricostruzione di antichi habitat e reintroduzione di specie estinte». Si carica sulle spalle tutta la frustrazione della categoria provinciale, il presidente sondriese della Coldiretti Alberto Marsetti: deve commentare la strage degli asinelli della Val di Togno, quattro capi dilaniati dall’orso, un asinello ferito, altri dispersi. C’è una bestia selvatica che vaga per le montagne della Valmalenco, si parla di un “orso assassino” che uccide più capi e non per sfamarsi. E gli operatori di alpeggio hanno paura. «Da tutelare – il drastico ammonimento – ci sono i contadini di montagna, che se va avanti così finiranno loro davvero estinti!». «E sia chiaro – chiarisce anche Marsetti – che la nostra categoria non ha nulla contro i selvatici. L’episodio della Valmalenco – ha ancora affermato il responsabile Coldiretti – chiama in causa sottovalutazioni. È sicuramente giusto ripopolare le montagne alpine con la fauna selvatica che qui era originaria: ma mi domando chi fra noi oggi sia ancora in grado di convivere con questi animali. E quale criterio si stia adottando per scongiurare effetti di devastazione».

Immagine

Le critiche muovono contro i criteri di monitoraggio che dovrebbero controllare gli spostamenti dei grandi mammiferi. «Sull’orso – prosegue Marsetti – abbiamo fatto tanti incontri: ci era stato garantito che l’animale sarebbe stato sempre individuabile grazie al radiocollare. E invece l’allevatore che ha avuto il danno non è stato avvisato da nessuno: gli si poteva dire che c’era un orso in zona, avrebbe preso le sue precauzioni». «Si chiede al mondo agricolo di non lasciare da sola la montagna, poi a restare da soli di fronte a una natura anomala e fuori controllo restiamo noi». Il dirigente sindacale esprime anche dubbi sulla opportunità delle reintroduzioni programmate: «I nostri vecchi – spiega – gli orsi in valle li avevano debellati: nessuno si è mai chiesto se forse la loro non fosse stata la scelta giusta. Invece di vedere le scelte antiche come dettate dalla ignoranza e decidere che quel mondo che ci era stato lasciato, lo si deve cambiare, senza che ci sia un vero controllo sugli effetti delle nuove trasformazioni».
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da BigHunter

Veneziano su accuse Enpa: i cacciatori proteggono l'orso

“I cacciatori sono stati chiamati in causa dall’Enpa senza alcuna ragione in merito all’orsa Daniza. Il problema della protezione e del rispetto della qualità della vita di Daniza, spiacenti per l’Enpa, non dipende dai cacciatori, che non ci “azzeccano” nulla”. Lo dice, in una lettera inviata al sito La Zampa, il presidente di Arci Caccia Osvaldo Veneziano, in relazione al comunicato dell'associazione pubblicato sul sito stesso. Semmai, il contributo della caccia è opposto, a protezione dell'orso. “Ai fini della migliore tutela degli orsi, forse è poco noto – ricorda Veneziano -, le Associazioni Venatorie Italiane riconosciute hanno sottoscritto un Protocollo con il Ministero dell’Ambiente per la tutela dell’Orso Marsicano. Un “documento” molto chiaro per le finalità che si propone e che mi permetto di allegare, auspicando che possa trovare spazio così che la polemica dell’ENPA sulla caccia, sia ricondotta a quella che, purtroppo, è nei fatti: uso strumentale della realtà. "Mi preme concludere con una considerazione - scrive infine il presidente Arci Caccia -: l’ENPA, monotonamente e con pessimo gusto richiama continuamente nei comunicati le vittime della caccia, mentre sottace e giustifica le morti quando causate da incidenti stradali provocati dalla fauna selvatica, per cani che aggrediscono persone, ecc… Credo che il rispetto delle vittime debba essere una regola di buona educazione per tutti: eviterei di chiamarle continuamente in causa e di speculare sul dolore".
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da alternativa sostenibile

WWF: "Italia, un paese anche per gli orsi"

Gli episodi di aggressione al bestiame da parte dei grandi carnivori sono, purtroppo, per l'Associazione il frutto di un conflitto non gestito né culturalmente né praticamente ed è grave che accada ancora oggi dato che le soluzioni per ridurre tutto ciò, già sperimentate positivamente, esistono. Tutelare gli orsi e contemporaneamente gli allevamenti anche in montagna si può, basta volere adottare sistemi conosciuti tra i quali la sorveglianza, i cani, le recinzioni. Sono i numeri a parlare: i circa 200 recinti elettrificati salva-orso installati fino ad ora nel solo Appennino grazie al progetto LIFE Arctos hanno ridotto di oltre l'80% i danni denunciati da parte di quegli agricoltori e allevatori che ne stanno facendo uso. Il progetto europeo LIFE Arctos ,infatti, ha realizzato in questi ultimi 4 anni una grande opera di prevenzione installando oltre 500 recinti salva-orso tra le Alpi e gli Appennini, azioni raccontate anche dal documentario "Insieme per l'orso" , curato e realizzato dal WWF nell'ambito del progetto LIFE. L'intero documentario è disponibile sul canale youtube di Life Arctos.

I risultati delle attività portate avanti dal Progetto LIFE Arctos dimostrano che la prevenzione con uso delle recinzioni, come l'uso di cani da guardiania e la sorveglianza delle greggi sono la strada da intraprendere per una sana e responsabile gestione del conflitto diretto con i grandi carnivori e che le politiche di indennizzo devono necessariamente tenerne conto. Il WWF si augura che questi dati rappresentino un incentivo per le comunità montane, comprese quelle della Valtellina dove l'orso M25 sta facendo crescere la protesta degli allevatori lombardi e per quelle istituzioni chiamate a gestire tutto ciò. In Italia, come ovunque nel mondo, il conflitto tra grandi carnivori e attività umane, in particolare quelle zootecniche, costituisce la più importante ragione delle continue persecuzioni dell'uomo nei loro riguardi e rappresenta pertanto una delle principali, se non in alcuni casi la principale, minaccia per la conservazione di queste specie nel lungo periodo.

Il WWF segnala anche la recente indagine svolta nelle aree appenniniche coperte dal progetto LIFE Arctos in cui si evidenzia come la zootecnia in questi ultimi anni si sia spostata in maniera graduale ma costante verso pratiche di pascolo brado o semibrado, con un notevole incremento degli allevamenti estensivi di bovini ed equini, a discapito degli ovi-caprini, storicamente oggetto della pratica zootecnica appenninica che da secoli convive con i grandi predatori. Il fenomeno è stato sostenuto anche da sistemi di incentivazione finanziaria reiterati negli anni rispondenti all'attuazione delle regolamentazioni europee spesso male interpretate, perché lontane da quegli obiettivi primari di "mantenere e far proseguire l'attività agricolo-zootecnica nelle aree montane svantaggiate, incentivando pratiche di gestione sostenibile del territorio che permettano di conservare i paesaggi tradizionali, gli habitat e i pascoli di montagna". Il problema riguarda anche la conduzione della pratica zootecnica sulle Alpi (l'area dove l'Orso M25 ha aggredito 4 asini), almeno per quel che concerne la regione Lombardia, dove se si è registrata una costante riduzione nel numero di capi allevati nel corso degli anni e una diffusa tipologia di allevamento a conduzione familiare, con un'impostazione generale mirata a ottenere un'integrazione al reddito, proveniente in genere da altre attività non inerenti il settore zootecnico e il più delle volte con animali lasciati al pascolo senza controlli o misure di prevenzione. E' come mettere le potenziali 'prede' dell'orso su una tavola imbandita pretendendo al contempo che il predatore resti spontaneamente alla larga.
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

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dalla Gazzetta di Sondrio di Michele Corti

Life Ursus, progetto Orso, garantisce tranquille vacanze montane?!?
Passeggiate nei boschi a rischio, e in Trentino animalisti in piazza con polizia in assetto antisommossa in paese

“La Val Rendena rischia di diventare, grazie a Life Ursus (x), una Val di Susa con un conflitto che sfugge di mano e che potrebbe cronicizzarsi attirando centri sociali e black block dall'Italia e dall'Europa con la scusa di 'difendere gli orsi'

Il Trentino in questi giorni ha molto da riflettere. Non solo su Life Ursus ma su un certo modello di processo politico. La società civile (considerato il benessere e i vantaggi dell'autonomia) ha delegato ad amministratori pubblici e politica. I sindaci (molti perlomeno) hanno delegato alla Provincia, la Provincia ha delegato ai guru, ai tecnocrati, ai maghi del marketing territoriale. Nonostante gli investimenti in immagine esterna (l'autonomia consente spese generose) non è facile nascondere che il grado di cittadinanza attiva di pertecipazione in Trentino è molto basso, che c'è un forte tasso di clientelismo politico e di passività. Ma quando a decidere si è in pochi, autoreferenziali e presuntuosi. Quando la critica è disincentivata (se non non arrivano finanziamenti da Mamma provincia) è più facile combinare guai. Il costo delle parcelle dei superesperti non ne garantisce la saggezza, ma solo la compiacenza verso il committente politico.

La furbata pazzesca del marketing dell'orso è diventata un boomeerang
La trovata degli orsi pareva una furbata pazzesca che coniugava conservazionismo integralista di facciata con affarismo. Nel Parco Adamello Brenta mentre ci si vantava in tutto il mondo per il successo (lo pensano anche a Pinzolo?) di Life Ursus si costruivano nuovi collegamenti sciistici per incentivare il turismo non sostenibile della neve artificiale. Il sacro bosco è sacro solo se deve diventare l'inviolabile santuario di sua maestà l'orso, se ci sono altri business (sci, biomasse) non è più sacro per nulla.

La colpa è solo delle Istituzioni? No. È anche della società civile. Da anni in val Rendena si protesta e si mugugna, ma solo da due anni le proteste sono diventate aperte e si è costituito il Comitato anti-orso. Ma la gente ha paura ad esporsi e lo stesso comitato è un po' paralizzato dal timore di perdere il consenso degli albergatori. Così le iniziative sono state prese quasi sempre "fuori stagione" con il sacro terrore di "spaventare i turisti".

Un calcolo più sbagliato non si poteva fare. Il non aver preso il toro per le corna ha aggravato la situazione. Gli orsi aumentano, le cucciolate (e pochi orsi se ne vanno spontaneamente via). Ci ha pensato Daniza e i suoi fan a rovinare la stagione turistica (o forse qualcuno pensa che Carnera avrebbe dovuto tacere l'aggressione per... non danneggiare gli albergatori?). A cosa è servita la prudenza? A nulla. Ora Pinzolo e tutta la valle sono sotto i riflettori. Comunque vada a finire l'immagine di una valle 'tranquilla' per serene passeggiate in montagna per le famigliole è (a dir poco) compromessa. Ieri al Meeting di Rimini Robi Ronza mi dice: "ho appena parlato con un gruppo di milanesi che hanno la casa a Pinzolo, mi hanno detto che non vanno più a fare le passeggiate perché hanno paura". Anche se i media non ne parlano il passa parola funziona. Se poi alla paura di camminare sui sentieri nei boschi (non parliamo di inoltrarvisi a raccogliere piccoli frutti o funghi) si aggiunge il rischio dello stato d'assedio e la presenza delle forze dell'ordine in tenuta antisommossa...

Prendetevela con Mamma Provincia, con Life Ursus, con Mamma Parco
A questo punto i rendenesi con chi se la devono prendere? Con gli animalisti? Sarebbe sciocco. Ma chi ha istillato l'orsofilia? Chi ha detto per anni che l'orso non è pericoloso e che attira il turismo? Chi ha stampato quei manifesti idioti dove si dice che gli "avi" (come se i trentini attuali discendessero dai paleolitici) convivevano nelle caverne con gli orsi (forse quelli cacciati e spolpati le cui ossa sono rimaste nelle caverne insieme a quelle umane).
Devono ringraziare Mamma Parco, che tanti posti di lavoro, consulenze e commesse concede ai sudditi e a cui - come ai signori feudali - si deve sottomissione. Il Parco ha "firmato" per Trudy il peluche di Daniza contribuendo a quello scambio deleterio tra realtà e peluche che alimenta l'animalismo emotivo ed isterico? Quello che arriverà da Roma a Pinzolo sabato.

Aprire gli occhi
L'incapacità della Provincia di gestire la partita degli orsi è manifesta. Il ministro Galletti l'altro ieri ha detto che: "La cattura di Daniza dipende dalla Provincia" facendo chiaramente intendere che la patata bollente è in mano alla Provincia e non può pensare di scaricarla sul ministero. Le altre Regioni hanno già detto che di orsi trentini deportati non ne vogliono. In queste settimane orsi stanno facendo gravi danno ad Asiago, in Valtellina, in Engadina a Bolzano. Rossi ha scelto il momento peggiore per proporre pacchi dono di orsi. La grana è tutta della PAT e comunque la affronterà, anche se deciderà di non decidere ci saranno conseguenze politiche perché ormai il guaio gli apprendisti stregoni l'hanno fatto, i mostri sono stati risvegliati. Il conflitto tra animalisti da una parte e allevatori e montanari dall'altra si è radicalizzato e i margini della politiva cerchiobottistica si sono esauriti. Da Bolzano, Trento, Verona, Padova, Milano, Brescia, Bologna, Roma ci sono tanti centri sociali e gruppi violenti che non cercano che pretesti per passare all'azione, bandiere qualsiasi da sventolare. Un torbido sottobosco dove l'esasperazione e l'antagonismo sociali autentici si mesvcolano alla noia dei figli di papà e all'azione di provocatori di professione manovrati dai servizi. Se lo scontro si cronicizza arriveranno anche da oltralpe. Auguri. Così nelle tranquille, pacifiche, floride valli del Trentino (apparentemente) felix si corre il rischio di vedere quelle scene che i trentini pensavano solo fossero film da vedere in televisione o su you tube. Tutto per Life Ursus (e anche per colpa di una società che delega troppo).
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

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da ilsecoloxix.it 28/08/2014

Orso marsicano a spasso per le vie di Pescocostanzo

Pescostanzo (L’Aquila) - Una passeggiata nel centro storico di Pescocostanzo, tra lo stupore misto allo spavento di quanti erano in giro per il paese: turista d’eccezione un bell’esemplare di orso marsicano che, fermandosi di tanto in tanto alla ricerca di qualcosa da mangiare, si è poi allontanato per dileguarsi nel folto bosco circostante.

Nel paese del Parco nazionale della Majella erano circa le 7,30 quando l’orso è stato avvistato nella rotonda di corso Roma, vicino all’asilo comunale, quindi è stato visto scendere verso piazza del municipio per poi risalire verso la basilica di Santa Maria del Colle. Senza provocare danni né ricevere manifestazioni di ostilità dai paesani increduli, l’orso si è allontanato in direzione degli impianti sciistici di Valle Fura. Tutta la passeggiata è stata ripresa dalle telecamere del circuito di videosorveglianza del Comune.

Insieme agli agenti del Corpo Forestale, guidati dall’ispettore capo della caserma di Pescocostanzo, Sabatino Trilli, sono immediatamente intervenuti gli esperti del Servizio tecnico-scientifico del Parco che hanno perlustrato l’area per raccogliere campioni biologici al fine di consentire l’identificazione e conoscere la provenienza dell’esemplare tramite analisi del DNA e valutare quindi quali provvedimenti adottare.

Non è la prima volta che l’orso viene avvistato nei dintorni di Pescocostanzo, ma mai era arrivato a passeggiare tranquillamente per le strade del paese. «Una presenza simpatica e un plus per il territorio - commenta il sindaco, Pasqualino Del Cimmuto - una presenza che però incute rispetto soprattutto per la grossa taglia dell’animale. Evidentemente si tratta di un orso che sta costruendo un percorso del tutto personale alla ricerca di cibo. Non è nostra intenzione creare allarmismi, ma chiediamo più attenzione da parte degli organi preposti verso questo fenomeno, per evitare che le scorribande in paese dell’animale diventino un’abitudine pericolosa per le persone, soprattutto per quelle non abituate ad affrontare situazioni di questo tipo».
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

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da milano.corriere.it 28/08/2014

Convivere con l’orso, la scelta della Lombardia: «Lo difendiamo»
L’assessore regionale Claudia Terzi dopo l’assalto di M25 che ha sbranato quattro asini: «Continueremo a difendere i plantigradi» ( a_35 )
di Paolo Marelli

«Non cacceremo via l’orso. Piuttosto vorremmo che sulle nostre montagne avesse un angolo di paradiso dove vivere. Ecco perché continueremo a tutelarlo come stiamo facendo dal 1999, quando abbiamo assistito al suo ritorno nelle province di Bergamo, Brescia e Sondrio. Perché una convivenza con l’uomo è possibile». Claudia Maria Terzi, 39 anni, assessore regionale all’Ambiente, spiega che la Lombardia proteggerà i plantigradi, a cominciare da M25, l’esemplare maschio che nei giorni scorsi in Valtellina ha sbranato 4 asini lasciati incustoditi al pascolo. Un raid che ha scatenato la rabbia degli allevatori che adesso temono per la sopravvivenza di mucche, pecore e capre. A differenza del Trentino che vorrebbe dimezzare (da 50 a 25) il numero degli orsi e dà la caccia a Daniza che a metà agosto ha aggredito un cercatore di funghi; a differenza della Svizzera, dove un guardiacaccia nel 2013 ha ucciso M13 che aveva oltrepassato il confine, l’assessore bergamasco della Lega Nord garantisce che il Pirellone non farà marcia indietro: «Continueremo con il progetto Life Arctos, iniziato nel 2010, finanziato dalla Commissione europea (4 milioni di euro) e dedicato alla gestione dell’orso bruno sulle Alpi e sugli Appennini».

L’assessore regionale
Se però sul caso del Trentino, la Terzi intravede «un tentativo di strumentalizzazione da parte della politica», sulla linea dura varata dalla Confederazione elvetica contro l’invasione degli orsi italiani l’assessore non ha dubbi: «É da bocciare senza appello». Ma allora come assicurare rapporti di un buon vicinato fra l’uomo e l’orso? «Mettendo in campo delle azioni concrete - risponde -. Prima di tutto difendendo le mandrie con i recinti elettrificati. Finora quelli installati gratuitamente sono 44 in tutta la Regione. E poi gli allevatori che perdono capi di bestiame per colpa dell’orso possono chiedere un risarcimento danni alla Regione. Negli ultimi 5 anni abbiamo rimborsato un totale di 37 mila euro». Altri investimenti, invece, sono stati fatti su formazione e informazione. «Preparazione ad hoc per 120 agenti delle polizie provinciali e per gli uomini della Forestale, così come per gli addetti dei parchi regionali e ideazione di un sistema web di monitoraggio che rileva e coordina la presenza dell’orso sul territorio». E ancora: «Incontri con popolazioni locali, turisti e scuole per illustrare le caratteristiche della specie e la sua pericolosità».

Il numero per gli avvistamenti
Infine l’istituzione del numero telefonico 1515 per segnalare gli avvistamenti. Avvistamenti sempre più frequenti: ieri una famiglia di Trescore Balneario (Bergamo) ha consegnato alla Forestale le immagini riprese con le telecamere di videosorveglianza installate sul cancello di casa e che immortalerebbero una scorribanda notturna di un orso. Le verifiche sono in corso. Si sa però che il radiocollare di M25, dopo alcuni giorni di blackout, è tornato a segnalare i suoi spostamenti in Valtellina. Finora è stato impossibile effettuare un censimento degli orsi all’interno dei confini regionali. «Si spostano in continuazione dal Trentino alla Lombardia fino alla Svizzera. Con certezza sappiamo che non ci sono femmine, ma solo un paio di esemplari maschi, che comunque permettono di salvaguardare ecosistema e biodiversità». E con l’orso, le nostre montagne stanno diventando sempre più un santuario della fauna selvatica, grazie anche al progetto Wolfalps per il ritorno del lupo.

a_9 a_9
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie

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pluto ha scritto:.... Se però sul caso del Trentino, la Terzi intravede «un tentativo di strumentalizzazione da parte della politica», sulla linea dura varata dalla Confederazione elvetica contro l’invasione degli orsi italiani ...
da il Jurnal Blog
Pulizia zoologica. La Lega Nord vuole allontanare gli orsi dal Trentino Alto Adige
Pulizia zoologica. La Lega Nord, che già aveva provato a servire carne d’orso durante una braciolata estiva, ora invoca l’allontanamento di tutti gli orsi bruni dal Trentino Alto Adige. L’espressione letterale non compare nel comunicato stampa della sezione di Bolzano del Carroccio, ma – gira e rigira – il senso è esattamente quello. L’occasione nasce da fatti recentemente avvenuti nel territorio comunale di Rabbi, che ricade per metà nel Parco Nazionale dello Stelvio: due orsi notati nell’abitato di San Bernardo, due pecore sbranate in località Valorz e due non meglio identificati turisti veneti che, dopo aver visto un orso, avrebbero fatto precipitosamente i bagagli.

Proclama di fuoco della Lega:
Le popolazioni di montagna che sono le proprietarie dei territori su cui oggi è presente l’orso che è causa di danni e di un crescente stato di paura non sono state sentite prima di reintrodurre un animale che fa parte della famiglia dei grandi predatori. Proprietarie dei territori: ma – a parte edifici, campi e simili – il territorio è un bene comune. L’orso è un animale che l’impero austroungarico per salvaguardare l’economia e la vita sociale delle popolazione di montagna ne premiava l’abbattimento. Questa reintroduzione senza consenso è una violazione dei diritti principali delle persone, quello della libertà.
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pluto ha scritto:«Non cacceremo via l’orso. Piuttosto vorremmo che sulle nostre montagne avesse un angolo di paradiso dove vivere. Ecco perché continueremo a tutelarlo come stiamo facendo dal 1999, quando abbiamo assistito al suo ritorno nelle province di Bergamo, Brescia e Sondrio. Perché una convivenza con l’uomo è possibile». Claudia Maria Terzi, 39 anni, assessore regionale all’Ambiente della LEGA Nord, spiega che la Lombardia proteggerà i plantigradi..
da Scienze Fanpage

Menu a base di orso bruno: la Lega festeggia così in Trentino

Prima domenica di luglio: tempo di mare oppure di grigliate all’aperto in compagnia, magari con carne di orso. E’ quanto ha in programma la Lega Nord Primiero oggi, che in occasione di una manifestazione in Trentino, ad Imer, ha fatto sapere che ci sarà un lauto banchetto a base di orso. 50 chili di carne e una protesta, quella contro il progetto “Life Ursus”, che mira alla reintroduzione della specie protetta nel territorio trentino. L’azione “dimostrativa” è stata fortemente sponsorizzata dal deputato Maurizio Fugatti. Fugatti crede che un gesto di tale portata possa definirsi uno strumento di protesta efficace (?) con l’obiettivo di riappropriarsi del territorio. In questi termini ha argomentato la sua posizione:

Questa iniziativa vuole essere un segnale chiaro ai cittadini, che hanno tutto il diritto di girare liberi senza mettere a rischio la propria incolumità. [...] Per difendere e tutelare le popolazioni nelle zone di montagna del Trentino dalle continue visite degli orsi, noi preferiamo consumarli in questo modo.

Ad ogni modo, commentando l’evento Fugatti ha reso noto che si tratta di “Un’occasione per stare insieme all’aperto e rivivere antiche tradizioni gustando prelibati piatti tipici trentini i cui eccellenti sapori rischiano di sparire dalle nostre tavole“. Come dare torto al deputato, d’altronde è sotto gli occhi i tutti che si tratta di un’iniziativa alla quale non si poteva rinunciare. Non si dica in giro che la Lega non salvaguardi il palato dei suoi fidi elettori, insomma meglio preoccuparsi il palato che di una specie in via d’estinzione. D’altronde, come affermano fior di nutrizionisti, la carne di orso è una componente fondamentale della dieta padana da cui non si può prescindere senza che vengano a mancare apporti nutrizionali necessari per il benessere fisico. Mangiare carne di orso rappresenta un ritorno alle tradizioni altrimenti perdute che, però, i leghisti festeggeranno con carne slovena.
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