da blitzquotidiano.it
1 settembre 2014
M4, l’orso killer dell’altopiano di Asiago. I sindaci: “Va ammazzato”
ASIAGO (VICENZA) – Si chiama M4, ha sei anni e semina il panico nelle malghe di Campo Mandriolo, altopiano a 1.700 metri di quota, tra Veneto e Trentino Alto Adige. Di quest’orso si hanno solo pochi peli di colore biondo, ma si sa una cosa: che uccide non per fame ma per il gusto di farlo. L’anno scorso ha ammazzato 15 bovini sul monte Baldo, e da metà giugno ad oggi 23 fra vacche, manze e vitelli, 2 asini e una capra nell’altopiano di Asiago, spiega Jenner Meletti su Repubblica. Gli allevatori stanno lasciando le malghe prima del tempo, come spiega uno di loro a Meletti: “Andiamo via subito anche se dovremmo restare fino al 30 settembre. L’orso mi ha distrutto la mandria. Dal 21 giugno ad oggi ha ucciso 8 vacche e un vitello. Ne ha ferite altre due, che poi ho dovuto abbattere. Mi restano altre 58 vacche e una ventina di vitelli, ma non so dove siano. L’orso non fa male solo alle mucche che colpisce. Crea il panico e le bestie terrorizzate scappano nei boschi, cadono nei dirupi”. M4 (dove M sta per maschio e 4 è il numero della provetta con il suo Dna) è l’orso più predatore di Italia. Contadini e allevatori della Coldiretti chiedono che sia messo nelle condizioni di non fare più del male: vogliono che sia catturato, provvisto di radio collare e trasferito in una zona meno popolata. Si parla anche di usare direttamente i fucili. I sindaci dell’altopiano stanno valutando se sia il caso di applicare una norma che permette di abbattere gli animali che rappresentano un pericolo anche solo potenziale per persone e cose. Ormai le mucche non sono più nemmeno attratte dal mangime, hanno troppa paura, come spiega un altro allevatore, Modesto Spiller, di 77 anni: “Una volta bastava picchiare sul secchio con il mangime e le vacche arrivavano. Adesso stanno nascoste, forse ferite. Qui l’orso ha ucciso. Loro ne sentono ancora l’odore”.
Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
da primadanoi.it
02/09/2014
Incursioni nei pollai, torna l'orso a Pettorano sul Gizio
PETTORANO SUL GIZIO. Nuovo raid di un orso a Pettorano sul Gizio, nella frazione di Valle Larga. Potrebbe essere il figlio dell'orsa Gemma, lo stesso che la scorsa settimana ha girovagato per le strade di Pescocostanzo. In due pollai visitati il plantigrado ha fatto razzia di galline e polli, 35 in tutto.
«Siamo preoccupati per queste continue incursioni dell'animale - commenta Domenico Ventresca, portavoce dei residenti della piccola frazione - La sera abbiamo paura a uscire per il rischio di imbatterci nell'orso. Il personale del Parco nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise dovrebbe fare qualcosa, magari adottando quelle misure necessarie ad allontanare il plantigrado dal centro abitato e monitorandone continuamente gli spostamenti».
Solo ad agosto l'orso si è fatto vedere quattro volte, scorrazzando indisturbato per le frazioni di Cavate, Valle Larga e San Martino.
02/09/2014
Incursioni nei pollai, torna l'orso a Pettorano sul Gizio
PETTORANO SUL GIZIO. Nuovo raid di un orso a Pettorano sul Gizio, nella frazione di Valle Larga. Potrebbe essere il figlio dell'orsa Gemma, lo stesso che la scorsa settimana ha girovagato per le strade di Pescocostanzo. In due pollai visitati il plantigrado ha fatto razzia di galline e polli, 35 in tutto.
«Siamo preoccupati per queste continue incursioni dell'animale - commenta Domenico Ventresca, portavoce dei residenti della piccola frazione - La sera abbiamo paura a uscire per il rischio di imbatterci nell'orso. Il personale del Parco nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise dovrebbe fare qualcosa, magari adottando quelle misure necessarie ad allontanare il plantigrado dal centro abitato e monitorandone continuamente gli spostamenti».
Solo ad agosto l'orso si è fatto vedere quattro volte, scorrazzando indisturbato per le frazioni di Cavate, Valle Larga e San Martino.
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
da Caccia che passione
Caccia in Croazia: Autorizzata la caccia all'orso .
Tra due settimane comincia la stagione di caccia agli orsi in Croazia, Paese che registra un continuo aumento della presenza di plantigradi e conta attualmente tra i 1.200 e i 1.400 esemplari. La maggior parte vive nella regione di Fiume e parliamo dell’entroterra del Quarnero, il Gorski kotar, dove negli ultimi 20 anni (a causa delle guerre) è stata registrata un’accentuata emigrazione di plantigradi dall’Est dell’ex Jugoslavia, principalmente dalla Bosnia ed Erzegovina. Spaventati da spari ed esplosioni e dal selvaggio comportamento dell’uomo, non controllato per anni dalle istituzioni, tantissimi orsi si sono spostati a Ovest, venendo in un non facile contatto con i confratelli autoctoni della Croazia. La mancanza di spazi e di cibo, ha costretto non pochi orsi a scegliere la strada del mare, arrivando lungo le coste quarnerine e anche nell’isola di Veglia, con stragi di pecore e agnelli.
Il ministero dell’Agricoltura croato ha approvato per il 2014 l’abbattimento di 120 plantigradi, da effettuarsi non oltre il prossimo 15 dicembre. Una decisione che di sicuro non avrà fatto piacere agli ambientalisti -, che però per ora tacciono -, ed è stata invece salutata con favore dai cacciatori. «L’orso bruno è una specie che non è assolutamente a rischio di estinzione in Croazia – ha affermato Mile Uvarkovi„, segretario dell’Unione venatoria della Contea della Lika e di Segna -. La popolazione è in continuo aumento poichè le quote di abbattimento annuali vengono attuate nella misura del 70–80 per cento. Questo accade perché i costi dei permessi per uccidere gli orsi sono molto alti. Si va da un minimo di 655 ad un massimo di 9180 euro, con la media che è di 3 mila euro». Secondo Uvarkovic, il costo di abbattimento degli orsi è molto più conveniente in Romania e Bulgaria ed è lì che le doppiette sono molto attive. Rispetto alla Slovenia, dove gli orsi vengono visti come animali esclusivamente dannosi (così gli esperti dell’Imperial College di Londra), in Croazia c’è un atteggiamento positivo verso questi animali. Le autonomie locali e le società venatorie ricevono somme di denaro non indifferenti grazie agli orsi, il che crea anche posti di lavoro. Se nel Paese subalpino, nell’ultimo quinquennio è stato ucciso il 20 per cento della popolazione orsina, in Croazia si è arrivati ad eliminare il 7–8 per cento. Nel Paese si controlla in modo molto rigoroso l’abbattimento dei plantigradi, con pesantissime ammende per chi uccide femmine gravide. La caccia di frodo è molto rara in Croazia, trattandosi di una specie molto difficile da seguire, abbattere e nascondere viste le dimensioni. Stando al rappresentante dei cacciatori, dunque, il modello croato di “gestione” degli orsi dà ottimi risultati e può essere preso ad esempio da altri Paesi.
Caccia in Croazia: Autorizzata la caccia all'orso .
Tra due settimane comincia la stagione di caccia agli orsi in Croazia, Paese che registra un continuo aumento della presenza di plantigradi e conta attualmente tra i 1.200 e i 1.400 esemplari. La maggior parte vive nella regione di Fiume e parliamo dell’entroterra del Quarnero, il Gorski kotar, dove negli ultimi 20 anni (a causa delle guerre) è stata registrata un’accentuata emigrazione di plantigradi dall’Est dell’ex Jugoslavia, principalmente dalla Bosnia ed Erzegovina. Spaventati da spari ed esplosioni e dal selvaggio comportamento dell’uomo, non controllato per anni dalle istituzioni, tantissimi orsi si sono spostati a Ovest, venendo in un non facile contatto con i confratelli autoctoni della Croazia. La mancanza di spazi e di cibo, ha costretto non pochi orsi a scegliere la strada del mare, arrivando lungo le coste quarnerine e anche nell’isola di Veglia, con stragi di pecore e agnelli.
Il ministero dell’Agricoltura croato ha approvato per il 2014 l’abbattimento di 120 plantigradi, da effettuarsi non oltre il prossimo 15 dicembre. Una decisione che di sicuro non avrà fatto piacere agli ambientalisti -, che però per ora tacciono -, ed è stata invece salutata con favore dai cacciatori. «L’orso bruno è una specie che non è assolutamente a rischio di estinzione in Croazia – ha affermato Mile Uvarkovi„, segretario dell’Unione venatoria della Contea della Lika e di Segna -. La popolazione è in continuo aumento poichè le quote di abbattimento annuali vengono attuate nella misura del 70–80 per cento. Questo accade perché i costi dei permessi per uccidere gli orsi sono molto alti. Si va da un minimo di 655 ad un massimo di 9180 euro, con la media che è di 3 mila euro». Secondo Uvarkovic, il costo di abbattimento degli orsi è molto più conveniente in Romania e Bulgaria ed è lì che le doppiette sono molto attive. Rispetto alla Slovenia, dove gli orsi vengono visti come animali esclusivamente dannosi (così gli esperti dell’Imperial College di Londra), in Croazia c’è un atteggiamento positivo verso questi animali. Le autonomie locali e le società venatorie ricevono somme di denaro non indifferenti grazie agli orsi, il che crea anche posti di lavoro. Se nel Paese subalpino, nell’ultimo quinquennio è stato ucciso il 20 per cento della popolazione orsina, in Croazia si è arrivati ad eliminare il 7–8 per cento. Nel Paese si controlla in modo molto rigoroso l’abbattimento dei plantigradi, con pesantissime ammende per chi uccide femmine gravide. La caccia di frodo è molto rara in Croazia, trattandosi di una specie molto difficile da seguire, abbattere e nascondere viste le dimensioni. Stando al rappresentante dei cacciatori, dunque, il modello croato di “gestione” degli orsi dà ottimi risultati e può essere preso ad esempio da altri Paesi.
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
da La Gazzetta di Sondrio
Orso da noi? La Lav a favore, noi a favore dell'uomo
Le ragioni degli ambientalisti. Le ragioni di chi vive dove non invitato e non gradito arriva l'orso
La nota della Lav
"Facendo seguito agli articoli pubblicati sui giornali locali, aventi come protagonista MV25, l’orso il cui nome, guarda caso con tempismo perfetto, si sta affiancando a Daniza, l’altro orso sotto inchiesta, e contando sulla imparzialità ed equità che di dovere contraddistingue la stampa, riteniamo sia giunto il momento di intervenire.
Ripercorriamo brevemente l’accaduto.
L’orso catturato a febbraio nel comune di Termeno,(BZ ) è stato geneticamente identificato come M25 fratello di quel M13 ucciso a fucilate nel 2013 in Svizzera perché divenuto confidente cioè si fidava dell’uomo e si avvicinava ai centri abitati in cerca di cibo. M13 fu ucciso prima, che a Giugno 2014, ad un referendum indetto dal WWF nel Canton Grigioni più di 20.000 persone firmassero a favore della presenza dell’orso in territorio elvetico. Fattore questo di non trascurabile importanza. M25 è un giovane orso di quasi tre anni, e più furbescamente del fratello non è confidente, quindi non si avvicina agli umani, e dal momento della radio-marcatura ha camminato tantissimo arrivando sino nei boschi della Valtellina dove nei giorni scorsi, in Val di Togno sopra l’abitato di Spriana ha mangiato quattro asinelli sfuggendo al monitoraggio delle autorità competenti che non sono riusciti in tempo ad avvisare l’allevatore della sua presenza. Come da prassi l’allevatore farà richiesta di rimborso e la sua perdita verrà indennizzata. Rielaborato l’accaduto chiariamo il motivo del nostro intervento rivolto a tutti coloro che in un modo o nell’altro hanno affrontato questa vicenda con toni altamente drammatici, inopportuni e purtroppo ancora una volta improntati a volontà distruttiva e a logica antropocentrica. Dispiace sapere che quattro asinelli sono stati mangiati dall’orso, ma questo è equilibrio naturale. L’orso ha semplicemente preceduto l’uomo nel banchetto. E qui sta il problema: il conflitto di interesse che autorizza l’uomo a punire l’animale che osa sfidarlo, che osa come in questo caso non solo imitarlo nel mangiare lo stesso cibo, ma addirittura precederlo. 56 miliardi di animali nel mondo ogni anno sono trucidati per la gola dell’umano e questa apoteosi di morte viene masticata e digerita, quattro asini sono sbranati da un orso e si invoca l’immediata uccisione di MV25 da parte degli allevatori, si vive l’episodio come un peso di insostenibile portata e si figurano scenari apocalittici a più voci. Sappiamo che nella distorta visione antropocentrica umana l’orso non ha diritto di prelazione sulla uccisione del bestiame, e sappiamo anche che è difficile per molti andare oltre la consuetudine a favore di nuovi modelli culturali, ma chiediamo di considerare con sobrietà l’accaduto astenendosi da cori di esagerata enfasi nell’esporre semplicemente che un predatore ha fatto il predatore e di non dimenticare, che in Italia e in Europa, linci, lupi ed orsi sono protetti in quanto animali rari e indispensabili per il mantenimento degli ecosistemi naturali. A coloro che mal celano l’insofferenza verso i grandi predatori inneggiando ad un mondo senza di loro a sicurezza della incolumità umana, ricordiamo che c’è un animale che ogni anno nel mondo uccide 475.000 simili e non in guerra. Questo animale è l’uomo. Nella classifica degli animali più pericolosi per l’uomo, l’orso nemmeno è contemplato.
Ufficio stampa LAV Sondrio"
---------------------------------------------
Lav ha detto la sua, replichiamo con la nostra
Ovviamente pubblichiamo non senza obiettare.
L'intervento della LAV sposta, comprensibile ma non corretto, l'angolo visuale del problema.
Breve premessa
Premettiamo che ci troviamo non in una situazione 'naturale' bensì artificiale visto che in un territorio dove l'orso quasi non c'era più, e non perchè 'fatto fuori', sono stati inseriti nove esemplari sradicati dal loro habitat e traslocati in Trentino con una proliferazione eccessiva (stiamo a quanto dice Messner pur favorevole all'orso),
Argomento 1.
Oggi il plantigrado scorrazza in un ampio territorio boscato con lunghe escursioni mangiando quello che ovviamente trova, anche se dovrebbero spiegarci come mai quattro asini in un colpo. Sintomatica la posizione di suoi sostenitori, ad esempio Osvaldo Negra presidente provinciale del WWF di Trento: “...prima o poi arriverà il momento in cui l’orso si sposterà” e poi “il progetto Life Ursus è stato un successo, i risultati sono tangibili, ora si deve passare al livello successivo, che è quello di insegnare agli umani come si convive con gli animali selvatici”. Un modo certo ci sarebbe già, quello di stare alla larga dalle zone dove potrebbe esserci uno degli orsi. Su quasi 100.000 ettari di bosco in provincia il rimedio di cui dianzi non è praticabile. Allora ecco le istruzioni sul cosa fare se lo si incontra. Due noccioline:
--- la prima riguarda l'improbabilità che tutta la gente metabolizzi questo V° Vangelo in modo da tradurre la teoria in pratica quasi automaticamente in caso di questi incontri del X° tipo,
--- la seconda non è metabolizzabile né prevedibile. Di fronte, a sorpresa, del bestione una reazione a sangue freddo non è automatica. Pensiamo poi se l'incontro dovrebbe essere con un bambino che magari vedendo i cuccioli si avvicina anziché allontanarsi.
In sintesi l'orso è stato 'paracadutato' in Trentino. Affari loro. Lo hanno voluto? Se lo tengano, non possono imporlo, direttamente o indirettamente. E se qualcuno arriva qui bisogna trovare il sistema di rispedirlo al mittente. L'habitat non è più quello dei suoi predecessori di oltre un secolo che avevano le difficoltà di vita che erano legate alla selezione naturale, compresa quella dell'uomo. Non sono per l'orsicidio ma nemmeno nell'asinicidio da parte di un estraneo al nostro ambiente che poi non si accontenta degli asini ma ha anche altri facili obiettivi. Ahimè, pur non indulgendo a tesi massimaliste ci si trova davanti posizioni insostenibili, spesso poi da parte di chi non rischia niente. I cervi rovinano – anche questa settimana - i vigneti? Ma come volete perseguitare quelle bestie... I cinghiali stanno facendo strage dei terreni, polemiche per chi spara e come. La lince? Ma è specie protetta. Il lupo? Come sopra. Tutti protetti con tanti difensori. L'uomo, soprattutto quello che ancora trae sostentamento dalle attività agricole nel contempo facendo opera di bonifica territoriale, ha una sola voce: il risarcimento come se fossero quei quattro soldi a risolvere le situazioni. E poi la strage che fa un solo orso! Lav, di fronte a quelle carcasse con le carni parzialmente strappate se la cava dicendo che si tratta 'di equilibrio naturale'. Non è vero perchè tutto il contesto è artificiale. La situazione non è il frutto di una evoluzione progressiva in un contesto selettivo che porta a questo o quell'equilibrio. L'uomo ha alterato l'ambiente. In un bosco non si sono più quei due o tre alpigiani alla ricerca dei fabbisogni di sopravvivenza. Oggi, specie nei giorni festivi, ce ne sono magari 500 con una bella diversità di rischio. L'orso predava per vivere ma a sua volta cadeva vittima di chi non voleva perdere la sua mucca, il suo vitello, i suoi ovini. Ci fermiamo nemmeno prendendo in considerazione le ipotesi di soppressione dei plantigradi ma neanche rincorrrere le argomentazioni per così dire 'filosofiche' della Lav.
Argomento 2
L'effetto negativo sulle attività agricole. Non occorre spendere molte parole al riguardo. Non le spendono neppure i sostenitori perchè ne usano solo quattro: “1 ma – 2 c'è – 3 il – 4 risarcimento. Chiariamo, si ha il risarcimento, max 4.000 €uro, del valore del capo mangiato. Non certo per le mutate condizioni dalla tranquillità di vita nei maggenghi o negli alpeggi che pure contano. A parte poi il fatto, parlando di asini, che c'è chi ha intessuto un rapporto quasi domestico, simile a quello con il cavallo, che faceva dire al proprietario di un asino che non valeva neanche il doppio o il triplo, un po' come quel sentimento che lega, ad esempio, cane e uomo.
Le vipere
Noi andiamo in montagna in certi posti che sono un habitat ideale per le vipere e ne abbiamo tante un po' dappertutto. L'ultimo episodio drammatico che si ricorda è quello al tempo della guerra o poco dopo quando un cacciatore solitario nelle Orobie, a 6 – 7 ore di cammino da un abitato, fu morso da una vipera ad un dito. Si salvò perchè senza perder tempo mise la canna del fucile sul dito e tirò il grilletto. Poi di corsa all'ospedale ma senza veleno in corpo. Perse un dito ma guadagnò, come dissero i medici, la vita. 60, 70 anni fa. Si convive con la vipera, ma c'è un'esperienza di generazioni alle spalle – anche delle vipere stesse che scappano al rimbombo dei nostri passi -.
La Lav si rassegni
La Lav si rassegni. Inutile la sua accusa a chi la pensa diversamente da loro di interventi “improntati a volontà distruttiva e a logica antropocentrica”. La volontà nostra è di vivere in pace senza avere una minaccia potenziale sulla testa per minima che possa essere e senza far fare agli orsi la fine che loro hanno fatto fare agli asini. Quanto alla 'logica antropocentrica' potrebbero avere ragione per il semplice motivo che il nostro territorio lo vogliamo tutto per noi - e staff precedente, asini, ovini e via dicendo compresi - senza lasciarne anche solo un metro quadrato a 77 discendenti di orsi sloveni traslocati con scelta fulgida secondo gli animalisti e di cui si godano tutti gli sviluppi. A casa loro.
Linea del buon sensoI
l Trentino ha fatto la sua scelta, ha 'artificializzato' l'ambiente. Casa sua dove poteva fare quello che voleva e se la gente si accorge solo ora che qualcosa non quadra se la sono cercata. Dovevano pensarci prima. Ma che dobbiamo subire noi questa 'artificializzazione' che non abbiamo voluto e che non avremmo voluto se qualcuno l'avesse chiesto è cosa fuori di testa. Questo sì che potrebbe far scattare il rischio di trovare da qualche parte all'alba non asini o pecore ma fors'anche uno o più orsi. Facciamo le corna ed esortiamo chi minaccia questa via d'uscita a seguire, pur con determinazione, la linea del buon senso, quella del resto indicata dal Presidente della Provincia Sertori con la sua richiesta al suo collega Ugo Rossi, Presidente della Provincia di Trento di riprendersi M25 che non ha alcuna certificazione né di nascita né di residenza in Valtellina e neppure il passaporto per un viaggio di piacere, soprattutto gastronomico, dalle nostre parti.
Orso da noi? La Lav a favore, noi a favore dell'uomo
Le ragioni degli ambientalisti. Le ragioni di chi vive dove non invitato e non gradito arriva l'orso
La nota della Lav
"Facendo seguito agli articoli pubblicati sui giornali locali, aventi come protagonista MV25, l’orso il cui nome, guarda caso con tempismo perfetto, si sta affiancando a Daniza, l’altro orso sotto inchiesta, e contando sulla imparzialità ed equità che di dovere contraddistingue la stampa, riteniamo sia giunto il momento di intervenire.
Ripercorriamo brevemente l’accaduto.
L’orso catturato a febbraio nel comune di Termeno,(BZ ) è stato geneticamente identificato come M25 fratello di quel M13 ucciso a fucilate nel 2013 in Svizzera perché divenuto confidente cioè si fidava dell’uomo e si avvicinava ai centri abitati in cerca di cibo. M13 fu ucciso prima, che a Giugno 2014, ad un referendum indetto dal WWF nel Canton Grigioni più di 20.000 persone firmassero a favore della presenza dell’orso in territorio elvetico. Fattore questo di non trascurabile importanza. M25 è un giovane orso di quasi tre anni, e più furbescamente del fratello non è confidente, quindi non si avvicina agli umani, e dal momento della radio-marcatura ha camminato tantissimo arrivando sino nei boschi della Valtellina dove nei giorni scorsi, in Val di Togno sopra l’abitato di Spriana ha mangiato quattro asinelli sfuggendo al monitoraggio delle autorità competenti che non sono riusciti in tempo ad avvisare l’allevatore della sua presenza. Come da prassi l’allevatore farà richiesta di rimborso e la sua perdita verrà indennizzata. Rielaborato l’accaduto chiariamo il motivo del nostro intervento rivolto a tutti coloro che in un modo o nell’altro hanno affrontato questa vicenda con toni altamente drammatici, inopportuni e purtroppo ancora una volta improntati a volontà distruttiva e a logica antropocentrica. Dispiace sapere che quattro asinelli sono stati mangiati dall’orso, ma questo è equilibrio naturale. L’orso ha semplicemente preceduto l’uomo nel banchetto. E qui sta il problema: il conflitto di interesse che autorizza l’uomo a punire l’animale che osa sfidarlo, che osa come in questo caso non solo imitarlo nel mangiare lo stesso cibo, ma addirittura precederlo. 56 miliardi di animali nel mondo ogni anno sono trucidati per la gola dell’umano e questa apoteosi di morte viene masticata e digerita, quattro asini sono sbranati da un orso e si invoca l’immediata uccisione di MV25 da parte degli allevatori, si vive l’episodio come un peso di insostenibile portata e si figurano scenari apocalittici a più voci. Sappiamo che nella distorta visione antropocentrica umana l’orso non ha diritto di prelazione sulla uccisione del bestiame, e sappiamo anche che è difficile per molti andare oltre la consuetudine a favore di nuovi modelli culturali, ma chiediamo di considerare con sobrietà l’accaduto astenendosi da cori di esagerata enfasi nell’esporre semplicemente che un predatore ha fatto il predatore e di non dimenticare, che in Italia e in Europa, linci, lupi ed orsi sono protetti in quanto animali rari e indispensabili per il mantenimento degli ecosistemi naturali. A coloro che mal celano l’insofferenza verso i grandi predatori inneggiando ad un mondo senza di loro a sicurezza della incolumità umana, ricordiamo che c’è un animale che ogni anno nel mondo uccide 475.000 simili e non in guerra. Questo animale è l’uomo. Nella classifica degli animali più pericolosi per l’uomo, l’orso nemmeno è contemplato.
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Ovviamente pubblichiamo non senza obiettare.
L'intervento della LAV sposta, comprensibile ma non corretto, l'angolo visuale del problema.
Breve premessa
Premettiamo che ci troviamo non in una situazione 'naturale' bensì artificiale visto che in un territorio dove l'orso quasi non c'era più, e non perchè 'fatto fuori', sono stati inseriti nove esemplari sradicati dal loro habitat e traslocati in Trentino con una proliferazione eccessiva (stiamo a quanto dice Messner pur favorevole all'orso),
Argomento 1.
Oggi il plantigrado scorrazza in un ampio territorio boscato con lunghe escursioni mangiando quello che ovviamente trova, anche se dovrebbero spiegarci come mai quattro asini in un colpo. Sintomatica la posizione di suoi sostenitori, ad esempio Osvaldo Negra presidente provinciale del WWF di Trento: “...prima o poi arriverà il momento in cui l’orso si sposterà” e poi “il progetto Life Ursus è stato un successo, i risultati sono tangibili, ora si deve passare al livello successivo, che è quello di insegnare agli umani come si convive con gli animali selvatici”. Un modo certo ci sarebbe già, quello di stare alla larga dalle zone dove potrebbe esserci uno degli orsi. Su quasi 100.000 ettari di bosco in provincia il rimedio di cui dianzi non è praticabile. Allora ecco le istruzioni sul cosa fare se lo si incontra. Due noccioline:
--- la prima riguarda l'improbabilità che tutta la gente metabolizzi questo V° Vangelo in modo da tradurre la teoria in pratica quasi automaticamente in caso di questi incontri del X° tipo,
--- la seconda non è metabolizzabile né prevedibile. Di fronte, a sorpresa, del bestione una reazione a sangue freddo non è automatica. Pensiamo poi se l'incontro dovrebbe essere con un bambino che magari vedendo i cuccioli si avvicina anziché allontanarsi.
In sintesi l'orso è stato 'paracadutato' in Trentino. Affari loro. Lo hanno voluto? Se lo tengano, non possono imporlo, direttamente o indirettamente. E se qualcuno arriva qui bisogna trovare il sistema di rispedirlo al mittente. L'habitat non è più quello dei suoi predecessori di oltre un secolo che avevano le difficoltà di vita che erano legate alla selezione naturale, compresa quella dell'uomo. Non sono per l'orsicidio ma nemmeno nell'asinicidio da parte di un estraneo al nostro ambiente che poi non si accontenta degli asini ma ha anche altri facili obiettivi. Ahimè, pur non indulgendo a tesi massimaliste ci si trova davanti posizioni insostenibili, spesso poi da parte di chi non rischia niente. I cervi rovinano – anche questa settimana - i vigneti? Ma come volete perseguitare quelle bestie... I cinghiali stanno facendo strage dei terreni, polemiche per chi spara e come. La lince? Ma è specie protetta. Il lupo? Come sopra. Tutti protetti con tanti difensori. L'uomo, soprattutto quello che ancora trae sostentamento dalle attività agricole nel contempo facendo opera di bonifica territoriale, ha una sola voce: il risarcimento come se fossero quei quattro soldi a risolvere le situazioni. E poi la strage che fa un solo orso! Lav, di fronte a quelle carcasse con le carni parzialmente strappate se la cava dicendo che si tratta 'di equilibrio naturale'. Non è vero perchè tutto il contesto è artificiale. La situazione non è il frutto di una evoluzione progressiva in un contesto selettivo che porta a questo o quell'equilibrio. L'uomo ha alterato l'ambiente. In un bosco non si sono più quei due o tre alpigiani alla ricerca dei fabbisogni di sopravvivenza. Oggi, specie nei giorni festivi, ce ne sono magari 500 con una bella diversità di rischio. L'orso predava per vivere ma a sua volta cadeva vittima di chi non voleva perdere la sua mucca, il suo vitello, i suoi ovini. Ci fermiamo nemmeno prendendo in considerazione le ipotesi di soppressione dei plantigradi ma neanche rincorrrere le argomentazioni per così dire 'filosofiche' della Lav.
Argomento 2
L'effetto negativo sulle attività agricole. Non occorre spendere molte parole al riguardo. Non le spendono neppure i sostenitori perchè ne usano solo quattro: “1 ma – 2 c'è – 3 il – 4 risarcimento. Chiariamo, si ha il risarcimento, max 4.000 €uro, del valore del capo mangiato. Non certo per le mutate condizioni dalla tranquillità di vita nei maggenghi o negli alpeggi che pure contano. A parte poi il fatto, parlando di asini, che c'è chi ha intessuto un rapporto quasi domestico, simile a quello con il cavallo, che faceva dire al proprietario di un asino che non valeva neanche il doppio o il triplo, un po' come quel sentimento che lega, ad esempio, cane e uomo.
Le vipere
Noi andiamo in montagna in certi posti che sono un habitat ideale per le vipere e ne abbiamo tante un po' dappertutto. L'ultimo episodio drammatico che si ricorda è quello al tempo della guerra o poco dopo quando un cacciatore solitario nelle Orobie, a 6 – 7 ore di cammino da un abitato, fu morso da una vipera ad un dito. Si salvò perchè senza perder tempo mise la canna del fucile sul dito e tirò il grilletto. Poi di corsa all'ospedale ma senza veleno in corpo. Perse un dito ma guadagnò, come dissero i medici, la vita. 60, 70 anni fa. Si convive con la vipera, ma c'è un'esperienza di generazioni alle spalle – anche delle vipere stesse che scappano al rimbombo dei nostri passi -.
La Lav si rassegni
La Lav si rassegni. Inutile la sua accusa a chi la pensa diversamente da loro di interventi “improntati a volontà distruttiva e a logica antropocentrica”. La volontà nostra è di vivere in pace senza avere una minaccia potenziale sulla testa per minima che possa essere e senza far fare agli orsi la fine che loro hanno fatto fare agli asini. Quanto alla 'logica antropocentrica' potrebbero avere ragione per il semplice motivo che il nostro territorio lo vogliamo tutto per noi - e staff precedente, asini, ovini e via dicendo compresi - senza lasciarne anche solo un metro quadrato a 77 discendenti di orsi sloveni traslocati con scelta fulgida secondo gli animalisti e di cui si godano tutti gli sviluppi. A casa loro.
Linea del buon sensoI
l Trentino ha fatto la sua scelta, ha 'artificializzato' l'ambiente. Casa sua dove poteva fare quello che voleva e se la gente si accorge solo ora che qualcosa non quadra se la sono cercata. Dovevano pensarci prima. Ma che dobbiamo subire noi questa 'artificializzazione' che non abbiamo voluto e che non avremmo voluto se qualcuno l'avesse chiesto è cosa fuori di testa. Questo sì che potrebbe far scattare il rischio di trovare da qualche parte all'alba non asini o pecore ma fors'anche uno o più orsi. Facciamo le corna ed esortiamo chi minaccia questa via d'uscita a seguire, pur con determinazione, la linea del buon senso, quella del resto indicata dal Presidente della Provincia Sertori con la sua richiesta al suo collega Ugo Rossi, Presidente della Provincia di Trento di riprendersi M25 che non ha alcuna certificazione né di nascita né di residenza in Valtellina e neppure il passaporto per un viaggio di piacere, soprattutto gastronomico, dalle nostre parti.
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
dal Corriere delle Alpi
Tambre, l’orso si sbrana cinquanta pecore
La denuncia arriva da un allevatore di Pian Formosa: «Se lo catturano sarò io il primo a brindare
TAMBRE. Drammatica denuncia di Lorenzo Lavina, allevatore, con agriturismo a Pian Formosa, in alto Alpago. «L’orso mi ha ammazzato non una, ma 50 pecore. Adesso basta. Se qualcuno lo cattura, sarò il primo a brindare». Lavina ha portato, in giugno, 70 ovine sul monte Guslon, sopra Col Indes, in comune di Tambre, e le ha lasciate libere, prive di recinto. E le ha lasciate libere. In questi giorni le ha cercate. Una decina le ha trovate l’amico Michele Pellizzari, pastore, ormai morte, massacrate dall’orso. Altre 4 sono rientrate da sole in stalla a Pian Formosa, dall’altra parte del Guslon, verso la Val Salatis. Le altre?
«Ne sono rimaste una quindicina, che vagano intorno al rifugio Semenza, dove sono state viste impaurite. Nelle prossime ore salirò ai 2 mila metri di quella montagna per recuperarle, se ci riuscirò». Ma all’appello mancano, appunto, una cinquantina di pecore. L’allevatore è sicuro che è stato l’orso, perché anche l’anno scorso ne ha trovato una quindicina di azzannate, squartate. Il plantigrado è stato fotografato, nei giorni scorsi, ai piedi del Guslon, con una fotocellula. Pare un animale giovane, non grande, ma feroce. Senz’altro più sanguinario di Madi, che aveva il radiocollare ed è stato seguito dalla Forestale nelle sue peregrinazioni tra l’Alpago e la Pedemontana trevigiana; adesso pare essere ritornato in Slovenia. L’orso che si aggira in quota, sulle montagne dell’Alpago, ormai da due, forse da tre anni, non ha il radiocollare e Paolo Casagrande, presidente del sindacato Anpa, con Franco Pianon, coordinatore della cooperativa di allevatori, sollecita le autorità di competenza perché lo fermino e lo trasferiscano in qualche luogo di cattività. Lavina ha 80 ovini anche in Pian Formosa, questi sono recintati, ma l’orso, di passaggio vicino al locale, ne ha sbranate due. La recinzione, infatti, è di quelle tradizionali, non elettrificate. Un sacco di impronte sono state lasciate dall’animale, tutte rilevate dalle guardie della Provincia, le quali hanno messo in guardia Lavina.
«Stia attento perché l’orso, prima di andare in letargo, potrebbe fare provvista».
L’altro pastore, Pellizzari, 800 bovini al suo seguito, è delocalizzato con il gregge sul Nevegal. Le aveva portate a pascolare tra il Guslon e la Val Salatis ma, catturato dalla paura, ha preferito prendere il largo. Mentre Lavina ha messo in conto di chiedere il risarcimento alla Regione, il sindaco di Tambre, Oscar Facchin, nella giornata di oggi farà il punto della situazione per verificare i provvedimenti da prendere.
Tambre, l’orso si sbrana cinquanta pecore
La denuncia arriva da un allevatore di Pian Formosa: «Se lo catturano sarò io il primo a brindare
TAMBRE. Drammatica denuncia di Lorenzo Lavina, allevatore, con agriturismo a Pian Formosa, in alto Alpago. «L’orso mi ha ammazzato non una, ma 50 pecore. Adesso basta. Se qualcuno lo cattura, sarò il primo a brindare». Lavina ha portato, in giugno, 70 ovine sul monte Guslon, sopra Col Indes, in comune di Tambre, e le ha lasciate libere, prive di recinto. E le ha lasciate libere. In questi giorni le ha cercate. Una decina le ha trovate l’amico Michele Pellizzari, pastore, ormai morte, massacrate dall’orso. Altre 4 sono rientrate da sole in stalla a Pian Formosa, dall’altra parte del Guslon, verso la Val Salatis. Le altre?
«Ne sono rimaste una quindicina, che vagano intorno al rifugio Semenza, dove sono state viste impaurite. Nelle prossime ore salirò ai 2 mila metri di quella montagna per recuperarle, se ci riuscirò». Ma all’appello mancano, appunto, una cinquantina di pecore. L’allevatore è sicuro che è stato l’orso, perché anche l’anno scorso ne ha trovato una quindicina di azzannate, squartate. Il plantigrado è stato fotografato, nei giorni scorsi, ai piedi del Guslon, con una fotocellula. Pare un animale giovane, non grande, ma feroce. Senz’altro più sanguinario di Madi, che aveva il radiocollare ed è stato seguito dalla Forestale nelle sue peregrinazioni tra l’Alpago e la Pedemontana trevigiana; adesso pare essere ritornato in Slovenia. L’orso che si aggira in quota, sulle montagne dell’Alpago, ormai da due, forse da tre anni, non ha il radiocollare e Paolo Casagrande, presidente del sindacato Anpa, con Franco Pianon, coordinatore della cooperativa di allevatori, sollecita le autorità di competenza perché lo fermino e lo trasferiscano in qualche luogo di cattività. Lavina ha 80 ovini anche in Pian Formosa, questi sono recintati, ma l’orso, di passaggio vicino al locale, ne ha sbranate due. La recinzione, infatti, è di quelle tradizionali, non elettrificate. Un sacco di impronte sono state lasciate dall’animale, tutte rilevate dalle guardie della Provincia, le quali hanno messo in guardia Lavina.
«Stia attento perché l’orso, prima di andare in letargo, potrebbe fare provvista».
L’altro pastore, Pellizzari, 800 bovini al suo seguito, è delocalizzato con il gregge sul Nevegal. Le aveva portate a pascolare tra il Guslon e la Val Salatis ma, catturato dalla paura, ha preferito prendere il largo. Mentre Lavina ha messo in conto di chiedere il risarcimento alla Regione, il sindaco di Tambre, Oscar Facchin, nella giornata di oggi farà il punto della situazione per verificare i provvedimenti da prendere.
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
dal Giornale di Vicenza
L'orso M4 ha ucciso un'altra manza
Intanto la Regione conferma: «Presto gli indennizzi». Sono previsti investimenti per recinti elettrificati e cani da guardia
ALTOPIANO. L'orso M4 ha ucciso ancora. Ieri in tarda serata si è diffusa la notizia che alcuni fungaioli hanno trovato una manza sbranata dall'orso lungo una strada silvopastorale, in località Marcesina. Un altro bovino risulta disperso. M4 ha già ucciso più di venti animali solo sull'Altopiano. Intanto la Regione conferma: presto arriveranno gli indennizzi ai malghesi danneggiati. Sono previsti inoltre investimenti per recinti elettrificati e cani addestrati contro l'orso, nonché il riconoscimento del danno indiretto. Lo dice la delibera regionale, pubblicata ieri sul Bur, che aumentata il fondo di risarcimento per i danni da grandi carnivori, portato da 20 a 50 mila euro in virtù dell'aumento di predazioni avvenute in Veneto. LA REGIONE. La delibera arriva in risposta alle dure critiche giunte da Coldiretti che in questi mesi ha attaccato la Regione per i ritardi nell'erogazione degli indennizzi, accusando il governo veneto di indifferenza di fronte alle criticità vissute dai malghesi. «Alle critiche rispondiamo con i fatti» commenta l'assessore alla caccia Daniele Stival. (...)
L'orso M4 ha ucciso un'altra manza
Intanto la Regione conferma: «Presto gli indennizzi». Sono previsti investimenti per recinti elettrificati e cani da guardia
ALTOPIANO. L'orso M4 ha ucciso ancora. Ieri in tarda serata si è diffusa la notizia che alcuni fungaioli hanno trovato una manza sbranata dall'orso lungo una strada silvopastorale, in località Marcesina. Un altro bovino risulta disperso. M4 ha già ucciso più di venti animali solo sull'Altopiano. Intanto la Regione conferma: presto arriveranno gli indennizzi ai malghesi danneggiati. Sono previsti inoltre investimenti per recinti elettrificati e cani addestrati contro l'orso, nonché il riconoscimento del danno indiretto. Lo dice la delibera regionale, pubblicata ieri sul Bur, che aumentata il fondo di risarcimento per i danni da grandi carnivori, portato da 20 a 50 mila euro in virtù dell'aumento di predazioni avvenute in Veneto. LA REGIONE. La delibera arriva in risposta alle dure critiche giunte da Coldiretti che in questi mesi ha attaccato la Regione per i ritardi nell'erogazione degli indennizzi, accusando il governo veneto di indifferenza di fronte alle criticità vissute dai malghesi. «Alle critiche rispondiamo con i fatti» commenta l'assessore alla caccia Daniele Stival. (...)
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
dal Trentino
«Gli orsi ora sono troppi, vanno portati altrove»
Rauzi (allevatori) alza la voce: «La gente in montagna ha paura, prima o poi succederà qualcosa di brutto.
C’è già chi ha abbandonato le malghe
TRENTO. «Gli orsi sono diventati troppi, prima o poi succederà qualcosa di brutto». Silvano Rauzi, presidente della Federazione allevatori, non ha dubbi: «Così non si può andare avanti, la gente ha paura. Il progetto orso va cambiato».
Rauzi, il sindaco di Bocenago Walter Ferrazza ha detto di essere pronto anche ad abbattere Daniza. Lei cosa propone?
No, io non dico di ammazzare gli orsi, ma il progetto va gestito in modo diverso. Se le province limitrofe avevano preso un impegno, lo assolvano e se ne prendano una parte. Altrimenti li si portino in altre parti d’Italia, parchi ce ne sono ancora per fortuna. La risposta dei territori vicini, dall’Alto Adige al Veneto, è già stata negativa. Io dico che è meglio prevenire, fare pressione su Roma e sull’Unione europea. Così non si va avanti, la gente ha paura.
Lei vive in val di Sole. Il problema è quello che è avvenuto con Daniza a Ferragosto a Pinzolo o la paura di cui lei parla c’era già prima?
La gente ha paura, soprattutto nei piccoli centri, nelle frazioni di montagna. Ormai in molti hanno incontrato l’orso nei boschi. Ci sono pastori soli nelle malghe che sentono l’orso graffiare sulla porta della cascina. O si trovano un asino o una manzetta squartati, ma ancora vivi. Sono animali anche quelli da rispettare, come l’orso!
Il problema è il numero di orsi troppo alto?
Sì, certo. Sono i dati a dirlo. L’ambiente è piccolo, non sopporta più questo carico. Dicono che sono una cinquantina, ma secondo qualcuno sarebbero molti di più. E quando saranno 100, e 200? Con tutti questi cuccioli, entro 5 o 6 anni raddoppieranno. Dobbiamo decidere adesso cosa fare.
Quali rischi vede?
Anche ieri sera delle persone mi hanno detto di averlo incontrato. Hanno paura per i bambini. Anche solo incontrare l’orso e vederlo scappare è uno shock. Pensiamo a cosa può accadere se capita ad un ragazzino, che non ha esperienza, che magari vede un cucciolo e gli si avvicina. Per chi vive in montagna, andare in montagna è un piacere. Ora per molti non lo è più. E se si va avanti di questo passo prima o poi succederà qualcosa di brutto. Bisogna aspettare che succeda l’irreparabile per intervenire?
Vi farete sentire anche come Federazione allevatori?
Certo. C’è chi dalle malghe se n’è già andato. E il pericolo è per le piccole frazioni, dove se due se ne vanno, gli altri li seguono. Ma così si rischia che la montagna si spopoli.
Ha visto lo scontro a Pinzolo tra residenti e animalisti. Che idea si è fatto?
Ho l’impressione che sia gente che contesta di professione, una volta per l’orsa, un’altra per qualcos’altro. Oggi non si può imporre alla gente di montagna una convivenza che non funziona più.
«Gli orsi ora sono troppi, vanno portati altrove»
Rauzi (allevatori) alza la voce: «La gente in montagna ha paura, prima o poi succederà qualcosa di brutto.
C’è già chi ha abbandonato le malghe
TRENTO. «Gli orsi sono diventati troppi, prima o poi succederà qualcosa di brutto». Silvano Rauzi, presidente della Federazione allevatori, non ha dubbi: «Così non si può andare avanti, la gente ha paura. Il progetto orso va cambiato».
Rauzi, il sindaco di Bocenago Walter Ferrazza ha detto di essere pronto anche ad abbattere Daniza. Lei cosa propone?
No, io non dico di ammazzare gli orsi, ma il progetto va gestito in modo diverso. Se le province limitrofe avevano preso un impegno, lo assolvano e se ne prendano una parte. Altrimenti li si portino in altre parti d’Italia, parchi ce ne sono ancora per fortuna. La risposta dei territori vicini, dall’Alto Adige al Veneto, è già stata negativa. Io dico che è meglio prevenire, fare pressione su Roma e sull’Unione europea. Così non si va avanti, la gente ha paura.
Lei vive in val di Sole. Il problema è quello che è avvenuto con Daniza a Ferragosto a Pinzolo o la paura di cui lei parla c’era già prima?
La gente ha paura, soprattutto nei piccoli centri, nelle frazioni di montagna. Ormai in molti hanno incontrato l’orso nei boschi. Ci sono pastori soli nelle malghe che sentono l’orso graffiare sulla porta della cascina. O si trovano un asino o una manzetta squartati, ma ancora vivi. Sono animali anche quelli da rispettare, come l’orso!
Il problema è il numero di orsi troppo alto?
Sì, certo. Sono i dati a dirlo. L’ambiente è piccolo, non sopporta più questo carico. Dicono che sono una cinquantina, ma secondo qualcuno sarebbero molti di più. E quando saranno 100, e 200? Con tutti questi cuccioli, entro 5 o 6 anni raddoppieranno. Dobbiamo decidere adesso cosa fare.
Quali rischi vede?
Anche ieri sera delle persone mi hanno detto di averlo incontrato. Hanno paura per i bambini. Anche solo incontrare l’orso e vederlo scappare è uno shock. Pensiamo a cosa può accadere se capita ad un ragazzino, che non ha esperienza, che magari vede un cucciolo e gli si avvicina. Per chi vive in montagna, andare in montagna è un piacere. Ora per molti non lo è più. E se si va avanti di questo passo prima o poi succederà qualcosa di brutto. Bisogna aspettare che succeda l’irreparabile per intervenire?
Vi farete sentire anche come Federazione allevatori?
Certo. C’è chi dalle malghe se n’è già andato. E il pericolo è per le piccole frazioni, dove se due se ne vanno, gli altri li seguono. Ma così si rischia che la montagna si spopoli.
Ha visto lo scontro a Pinzolo tra residenti e animalisti. Che idea si è fatto?
Ho l’impressione che sia gente che contesta di professione, una volta per l’orsa, un’altra per qualcos’altro. Oggi non si può imporre alla gente di montagna una convivenza che non funziona più.
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
tratto da Ruralpini di Michele Corti
Il sindaco di Bocenago esplode: o catturate l'orsa o la faccio sparare dai cacciatori
L'orsa Daniza l'altra sera ha sbranato un'altra capra in un'azienda agricola a Bocenago e il sindaco, Walter Ferrazza, chiede un "intervento definitivo". Ovvero abbatterla. I proprietari della prima capra predata che si erano recati al recinto due giorni fa per controllare se l'asino non fosse a sua volta stato sbranato sono fuggiti precipitosamente dal sito per l'atteggiamento minaccioso della "mammina" che l'idiotismo urbano ha eletto a eroina. Non solo ma Danifa è stata vista ieri sera entrare in paese poco prima di mezzanotte e passeggiare con i suoi pargoli nei pressi della Chiesa. Troppo anche per un sindaco trentino, di solito disciplinato e allineato a Mamma Provincia "Ritengo assolutamente doveroso da parte mia, a tutela dell'incolumità dei cittadini - dice - intervenire direttamente e personalmente alla cattura immediata o, in ultima istanza, all'abbattimento dell'orsa Daniza". Chiede un Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica che produca un protocollo per casi simili o emetterà un provvedimento. Quale può essere il contenuto del provvedimento che il sindaco può fare è èresto detto. Incaricare chi ha la capacità tecnica per farlo di rimuovere un immediato e grave pericolo per l'incolumità e la sicurezza dei cittadini di Bocenago che il sindac, in quanto autorità di pubblica sucurezza ha il diritto-dovere di difendere nell'ordinamento giuridico italiano, ai sensi dell'art. 1 del R.D. 18 giugno 1931, n. 773 (Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza), è una entità che:«veglia al mantenimento dell'ordine pubblico, alla sicurezza dei cittadini, alla loro incolumità e alla tutela della proprietà ». E le decine di forestali trentini super attrezzati, ben pagati, ben equipaggiati che fanno? Hanno avuto l'ordine dal PD (tramite vice-presidente Olivi) di non catturare l'orsa. Perché? Perché la destra è pronta a cavalcare l'animalismo e a trarre vantaggio politico. La vita delle persone non conta, non parliamo della proprietà e della vita degli animali, non conta nemmeno la legalità, un'ordinanza URGENTE E CONTINGIBILE che impone di catturare Daniza, con contano le stesse norme che gli amici dell'orso hanno scritto e che però impongono la cattura quando gli orsi aggrediscono l'uomo. A questo punto i cittadini di Bocenago e di tutta la val Rendena devono sostenere Walter Ferrazza e incalzare la Provincia. Per blandire gli animalisti e per salvare qualche voto del PD dalle strumentalizzazioni animaliste della destra non si può mettere a rischio la vita delle persone. "Se la cattura non dovesse riuscire in tempi più che brevi, non mi rimarrà alternativa". Ovvero il sindaco ordinerà, come suo diritto-dovere ai cacciatori di abbattere Daniza.
Il sindaco di Bocenago esplode: o catturate l'orsa o la faccio sparare dai cacciatori
L'orsa Daniza l'altra sera ha sbranato un'altra capra in un'azienda agricola a Bocenago e il sindaco, Walter Ferrazza, chiede un "intervento definitivo". Ovvero abbatterla. I proprietari della prima capra predata che si erano recati al recinto due giorni fa per controllare se l'asino non fosse a sua volta stato sbranato sono fuggiti precipitosamente dal sito per l'atteggiamento minaccioso della "mammina" che l'idiotismo urbano ha eletto a eroina. Non solo ma Danifa è stata vista ieri sera entrare in paese poco prima di mezzanotte e passeggiare con i suoi pargoli nei pressi della Chiesa. Troppo anche per un sindaco trentino, di solito disciplinato e allineato a Mamma Provincia "Ritengo assolutamente doveroso da parte mia, a tutela dell'incolumità dei cittadini - dice - intervenire direttamente e personalmente alla cattura immediata o, in ultima istanza, all'abbattimento dell'orsa Daniza". Chiede un Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica che produca un protocollo per casi simili o emetterà un provvedimento. Quale può essere il contenuto del provvedimento che il sindaco può fare è èresto detto. Incaricare chi ha la capacità tecnica per farlo di rimuovere un immediato e grave pericolo per l'incolumità e la sicurezza dei cittadini di Bocenago che il sindac, in quanto autorità di pubblica sucurezza ha il diritto-dovere di difendere nell'ordinamento giuridico italiano, ai sensi dell'art. 1 del R.D. 18 giugno 1931, n. 773 (Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza), è una entità che:«veglia al mantenimento dell'ordine pubblico, alla sicurezza dei cittadini, alla loro incolumità e alla tutela della proprietà ». E le decine di forestali trentini super attrezzati, ben pagati, ben equipaggiati che fanno? Hanno avuto l'ordine dal PD (tramite vice-presidente Olivi) di non catturare l'orsa. Perché? Perché la destra è pronta a cavalcare l'animalismo e a trarre vantaggio politico. La vita delle persone non conta, non parliamo della proprietà e della vita degli animali, non conta nemmeno la legalità, un'ordinanza URGENTE E CONTINGIBILE che impone di catturare Daniza, con contano le stesse norme che gli amici dell'orso hanno scritto e che però impongono la cattura quando gli orsi aggrediscono l'uomo. A questo punto i cittadini di Bocenago e di tutta la val Rendena devono sostenere Walter Ferrazza e incalzare la Provincia. Per blandire gli animalisti e per salvare qualche voto del PD dalle strumentalizzazioni animaliste della destra non si può mettere a rischio la vita delle persone. "Se la cattura non dovesse riuscire in tempi più che brevi, non mi rimarrà alternativa". Ovvero il sindaco ordinerà, come suo diritto-dovere ai cacciatori di abbattere Daniza.
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Re: Orso in Valle Brembana - Alpi e Prealpi Orobie
da cityrumors.it 08 Settembre 2014
Lettera aperta al Presidente del Parco d'Abruzzo, Orso marsicano: chiamata da Pettorano
Presidente Carrara, pochi giorni prima del Natale 2011, un orso marsicano entrò nel presepe che il Comune di Civitella Alfedena aveva allestito in paese. Allora scrivemmo che Gesù Bambino aveva «pensato bene di inviare un messo (...), un angelo Gabriele fattosi Orso, che nella notte è entrato nel grande presepe (...) si è recato presso un contadino-statuetta in scala naturale, e lì si è divorato i frutti che esemplificavano il suo raccolto: mais, carote, mele e verdure»; ovvero, quell’orso volle dire la sua a quello che allora era il Presidente del Parco, il Dott. Giuseppe Rossi, nativo proprio di Civitella Alfedena e già Sindaco dello stesso Paese.
Allora, appunto, scrivemmo che Gesù Bambino e il di lui Padre avevano evidentemente ritenuto di intervenire sul problema dell'Orso bruno marsicano, decidendo forse «che ci voleva un intervento autoritario, un messaggio forte e, perché no, divino, per smuovere i responsabili del Parco Nazionale d’Abruzzo affinché la smettano con gli studi, che durano praticamente da oltre quarant'anni, per capire cosa si debba fare per salvare l’ormai sempre più esigua popolazione dell’ Orso bruno marsicano, appellandosi al presidente del Parco Nazionale che, anziché dare retta agli scienziati romani che pensano solo a studiare l’orso, (desse) retta al senso pratico ed all'esperienza dei suoi paesani ed alle richieste che indirettamente gli orsi da anni gli stanno facendo; ovvero, pensi a far seminare campi di grano, campi di mais, campi di erba medica e lupinella, campi di carote, e pensi ad aiutare quei pochi pastori di pecore che ancora pascolano in alcune zone del Parco, con incentivi e rifondendoli con pecore “pubbliche”». Purtroppo, da allora le cose non sono cambiate, ed anzi, sono peggiorate; mentre si continua a parlare di studi, ricerche e censimenti.
L’altro giorno, Dott. Carrara, un orso è entrato anche in un pollaio del Suo paese, Pettorano sul Gizio; anche Lei oggi è Presidente del Parco, ed anche Lei è stato Sindaco di quel paese. Come non pensare che ancora una volta “qualcuno dall’alto” sia voluto intervenire per segnalare a chi di dovere le cose da fare per salvare l’Orso marsicano? Anche se non vogliamo crederci perché “miracoli e messaggi” Dio non li spreca certamente per l’Orso marsicano, ci piace crederlo, perché resta comunque il fatto emblematico e inoppugnabile che quell’orso aveva ed ha FAME; e quell’orso è ben lontano dalle montagne protette quali Parco Nazionale proprio per difendere la sua razza; Parco che oggi Lei presiede. Almeno questo messaggio lo colga, Dott. Carrara, e ne faccia motivo di riflessione. Il problema non sono i pollai abusivi, ma il perché l’orso li va a cercare!
Non aspetti anche Lei di terminare il Suo mandato prima di accorgersi che la cosa più ovvia e pratica da fare sia il dare da mangiare agli orsi nelle loro terre d’origine. Non rischi anche Lei, come già tanti, troppi, predecessori sia della Presidenza sia della Direzione del Parco, di passare alla storia tra quelli che avrebbero potuto salvare l’Orso marsicano, ma non lo hanno fatto per aver voluto dare retta agli intellettuali di città e ai desiderata dei turisti, per non dire di chi aveva interessi personali o principi da difendere!
Dia retta a quell’orso che sta bazzicando i pollai del Suo paese! A lui non interessa sapere quanti sono gli esemplari rimasti della sua razza, né di sapere che lungo la strada Gioia dei Marsi-Pescasseroli sono stati allestiti degli inutili cartelli per consigliare agli automobilisti di andare piano per non investire lui o suoi simili, né che in quei 50 Euro che i turisti pagano per visitare le delicate zone in cui loro (gli orsi) vivono è compresa una cena al Rifugio di Iorio, né che agli allevatori di Gioia dei Marsi, Lecce e Trasacco è stato inviato “un foglio di via” per allontanare le loro vacche dai pascoli del Parco (pascoli che resteranno così ancora più poveri di risorse alimentari per lui e i suoi simili) perché supposte portatrici di malattie, né gli interessa sapere che l’Unione Europea sta stanziando altri fondi per la soddisfazione di studiosi, ricercatori della sua bio-etologia; ciò, mentre loro (gli orsi) hanno solo FAME, vogliono solo QUIETE nei luoghi delicati della loro vita, non vogliono dover competere con CINGHIALI e CERVI nella ricerca del cibo naturale, né tanto meno che Lei, Presidente, si dia tanto da fare per ottenere dai Comuni l’area contigua del Parco (non nascondiamocelo, una forma mascherata di ampliamento del Parco!) per limitare quell’attività venatoria che mai ha interferito nella loro vita (salvo quando il fondatore del Parco, il Senatore Erminio Sipari, decise di cacciarlo nello stesso Parco quale atto di cortesia ad un Principe!); e non confonda anche Lei la caccia col bracconaggio, pratica, quest’ultima, che può essere fatta anche a caccia chiusa e nello stesso Parco!
Gli dia - e ci dia - retta: è la cosa più giusta e saggia da fare!
Come scrivemmo allora, se non vuole dare retta a noi (o a quanto le lasciò “in eredità” l’ex Presidente e poi Commissario Giuseppe Rossi), la dia almeno a quell'orso messaggero (nei pollai) del Suo paese! Da abruzzese, dia retta alla Sua gente di montagna ed al loro senso pratico. Usi il potere che oggi possiede per dare il via ad una nuova politica di gestione dell’Orso marsicano e lasci perdere i consigli di chi usa l’orso solo per colpire la caccia, i cacciatori e gli allevatori; o i sofismi di chi punta solo ai soldi dell’UE per giustificare la loro funzione. Per salvare l’Orso marsicano vale più un consiglio di “Lillino” Finamore che non le parole dei professori, “autorevoli” ma privi di ogni senso pratico; quel senso pratico che solo negli ultimi tempi e giorni ha spinto l’Orso ad entrare nelle strade e terrazzi di Scanno (l’Orsa “Gemma” ai primi di luglio - poi sparita nel nulla!), in una fattoria di S. Donato Val Comino (il 23 agosto), nel recinto dei cervi di Lecce nei Marsi (il 25 agosto), nei mielai di Trevi nel Lazio (il 26 agosto), nel centro storico di Pescostanzo alla ricerca di immondizia (il 27 agosto), nei campi ed uliveti di Settefrati (il 28 agosto, quando è stato anche investito un suo orsacchiotto!), nei pollai di Pettorano sul Gizio (il 30 agosto e forse anche prima) e nuovamente in quelli di Scanno (i primi di settembre). Metta su di una carta queste località, e vedrà quanto sia vero quel fenomeno “emigratorio-dispersivo” della popolazione che da decenni si cerca di negare e che ancora di recente si mistifica come evento positivo per ricreare altre popolazioni di orsi, anziché riconoscerne l’effetto negativo, peraltro incidente sulla mortalità per atti di bracconaggio o altri incidenti ed anche sulla bassa natalità per le ovvie difficoltà di favorire la formazione delle coppie.
Faccia qualcosa per riportare l’Orso nelle sue montagna: salverà la sua razza e salverà anche l’economia agro-pastorale dei paesi del Parco, e certamente anche quella da turismo, che magari è di Suo maggiore interesse. E la smetta con le inutili ricerche che bruciano solo soldi europei e danno soddisfazione solo a chi dell’orso ha fatto una professione! Col rischio che la professione resti poi anche dopo: per studiare le ragioni della sua estinzione, o per far riprodurre in cattività gli ultimi esemplari o, peggio, per studiare come magari operare per reintrodurre orsi dalla Slovenia o dalla Croazia! Cosa, quest’ultima, che manterrebbe vivo il problema degli indennizzi (che allora sì, saranno veramente un problema ed un onere!), per non dire di quello degli “orsi problematici” (che diverrebbe veramente tale, come ha insegnato l’orsa “Daniza” del Trentino), e così manterrebbe anche il lavoro per gli addetti alla loro risoluzione!!!
I problemi si risolvono quando vengono smascherate le verità e gli interessi nascosti. Veda lei chi ha di queste verità ed interessi da nascondere; fosse anche solo la paura di perdere la faccia per dover ammettere che aveva avuto torto, un torto che dura da quarant’anni!
L’Orso di Pettorano ha lanciato un messaggio a Lei; non lo ignori.
Franco Zunino
Segretario Generale dell’AIW
già studioso e da sempre conservazionista dell’Orso marsicano
Lettera aperta al Presidente del Parco d'Abruzzo, Orso marsicano: chiamata da Pettorano
Presidente Carrara, pochi giorni prima del Natale 2011, un orso marsicano entrò nel presepe che il Comune di Civitella Alfedena aveva allestito in paese. Allora scrivemmo che Gesù Bambino aveva «pensato bene di inviare un messo (...), un angelo Gabriele fattosi Orso, che nella notte è entrato nel grande presepe (...) si è recato presso un contadino-statuetta in scala naturale, e lì si è divorato i frutti che esemplificavano il suo raccolto: mais, carote, mele e verdure»; ovvero, quell’orso volle dire la sua a quello che allora era il Presidente del Parco, il Dott. Giuseppe Rossi, nativo proprio di Civitella Alfedena e già Sindaco dello stesso Paese.
Allora, appunto, scrivemmo che Gesù Bambino e il di lui Padre avevano evidentemente ritenuto di intervenire sul problema dell'Orso bruno marsicano, decidendo forse «che ci voleva un intervento autoritario, un messaggio forte e, perché no, divino, per smuovere i responsabili del Parco Nazionale d’Abruzzo affinché la smettano con gli studi, che durano praticamente da oltre quarant'anni, per capire cosa si debba fare per salvare l’ormai sempre più esigua popolazione dell’ Orso bruno marsicano, appellandosi al presidente del Parco Nazionale che, anziché dare retta agli scienziati romani che pensano solo a studiare l’orso, (desse) retta al senso pratico ed all'esperienza dei suoi paesani ed alle richieste che indirettamente gli orsi da anni gli stanno facendo; ovvero, pensi a far seminare campi di grano, campi di mais, campi di erba medica e lupinella, campi di carote, e pensi ad aiutare quei pochi pastori di pecore che ancora pascolano in alcune zone del Parco, con incentivi e rifondendoli con pecore “pubbliche”». Purtroppo, da allora le cose non sono cambiate, ed anzi, sono peggiorate; mentre si continua a parlare di studi, ricerche e censimenti.
L’altro giorno, Dott. Carrara, un orso è entrato anche in un pollaio del Suo paese, Pettorano sul Gizio; anche Lei oggi è Presidente del Parco, ed anche Lei è stato Sindaco di quel paese. Come non pensare che ancora una volta “qualcuno dall’alto” sia voluto intervenire per segnalare a chi di dovere le cose da fare per salvare l’Orso marsicano? Anche se non vogliamo crederci perché “miracoli e messaggi” Dio non li spreca certamente per l’Orso marsicano, ci piace crederlo, perché resta comunque il fatto emblematico e inoppugnabile che quell’orso aveva ed ha FAME; e quell’orso è ben lontano dalle montagne protette quali Parco Nazionale proprio per difendere la sua razza; Parco che oggi Lei presiede. Almeno questo messaggio lo colga, Dott. Carrara, e ne faccia motivo di riflessione. Il problema non sono i pollai abusivi, ma il perché l’orso li va a cercare!
Non aspetti anche Lei di terminare il Suo mandato prima di accorgersi che la cosa più ovvia e pratica da fare sia il dare da mangiare agli orsi nelle loro terre d’origine. Non rischi anche Lei, come già tanti, troppi, predecessori sia della Presidenza sia della Direzione del Parco, di passare alla storia tra quelli che avrebbero potuto salvare l’Orso marsicano, ma non lo hanno fatto per aver voluto dare retta agli intellettuali di città e ai desiderata dei turisti, per non dire di chi aveva interessi personali o principi da difendere!
Dia retta a quell’orso che sta bazzicando i pollai del Suo paese! A lui non interessa sapere quanti sono gli esemplari rimasti della sua razza, né di sapere che lungo la strada Gioia dei Marsi-Pescasseroli sono stati allestiti degli inutili cartelli per consigliare agli automobilisti di andare piano per non investire lui o suoi simili, né che in quei 50 Euro che i turisti pagano per visitare le delicate zone in cui loro (gli orsi) vivono è compresa una cena al Rifugio di Iorio, né che agli allevatori di Gioia dei Marsi, Lecce e Trasacco è stato inviato “un foglio di via” per allontanare le loro vacche dai pascoli del Parco (pascoli che resteranno così ancora più poveri di risorse alimentari per lui e i suoi simili) perché supposte portatrici di malattie, né gli interessa sapere che l’Unione Europea sta stanziando altri fondi per la soddisfazione di studiosi, ricercatori della sua bio-etologia; ciò, mentre loro (gli orsi) hanno solo FAME, vogliono solo QUIETE nei luoghi delicati della loro vita, non vogliono dover competere con CINGHIALI e CERVI nella ricerca del cibo naturale, né tanto meno che Lei, Presidente, si dia tanto da fare per ottenere dai Comuni l’area contigua del Parco (non nascondiamocelo, una forma mascherata di ampliamento del Parco!) per limitare quell’attività venatoria che mai ha interferito nella loro vita (salvo quando il fondatore del Parco, il Senatore Erminio Sipari, decise di cacciarlo nello stesso Parco quale atto di cortesia ad un Principe!); e non confonda anche Lei la caccia col bracconaggio, pratica, quest’ultima, che può essere fatta anche a caccia chiusa e nello stesso Parco!
Gli dia - e ci dia - retta: è la cosa più giusta e saggia da fare!
Come scrivemmo allora, se non vuole dare retta a noi (o a quanto le lasciò “in eredità” l’ex Presidente e poi Commissario Giuseppe Rossi), la dia almeno a quell'orso messaggero (nei pollai) del Suo paese! Da abruzzese, dia retta alla Sua gente di montagna ed al loro senso pratico. Usi il potere che oggi possiede per dare il via ad una nuova politica di gestione dell’Orso marsicano e lasci perdere i consigli di chi usa l’orso solo per colpire la caccia, i cacciatori e gli allevatori; o i sofismi di chi punta solo ai soldi dell’UE per giustificare la loro funzione. Per salvare l’Orso marsicano vale più un consiglio di “Lillino” Finamore che non le parole dei professori, “autorevoli” ma privi di ogni senso pratico; quel senso pratico che solo negli ultimi tempi e giorni ha spinto l’Orso ad entrare nelle strade e terrazzi di Scanno (l’Orsa “Gemma” ai primi di luglio - poi sparita nel nulla!), in una fattoria di S. Donato Val Comino (il 23 agosto), nel recinto dei cervi di Lecce nei Marsi (il 25 agosto), nei mielai di Trevi nel Lazio (il 26 agosto), nel centro storico di Pescostanzo alla ricerca di immondizia (il 27 agosto), nei campi ed uliveti di Settefrati (il 28 agosto, quando è stato anche investito un suo orsacchiotto!), nei pollai di Pettorano sul Gizio (il 30 agosto e forse anche prima) e nuovamente in quelli di Scanno (i primi di settembre). Metta su di una carta queste località, e vedrà quanto sia vero quel fenomeno “emigratorio-dispersivo” della popolazione che da decenni si cerca di negare e che ancora di recente si mistifica come evento positivo per ricreare altre popolazioni di orsi, anziché riconoscerne l’effetto negativo, peraltro incidente sulla mortalità per atti di bracconaggio o altri incidenti ed anche sulla bassa natalità per le ovvie difficoltà di favorire la formazione delle coppie.
Faccia qualcosa per riportare l’Orso nelle sue montagna: salverà la sua razza e salverà anche l’economia agro-pastorale dei paesi del Parco, e certamente anche quella da turismo, che magari è di Suo maggiore interesse. E la smetta con le inutili ricerche che bruciano solo soldi europei e danno soddisfazione solo a chi dell’orso ha fatto una professione! Col rischio che la professione resti poi anche dopo: per studiare le ragioni della sua estinzione, o per far riprodurre in cattività gli ultimi esemplari o, peggio, per studiare come magari operare per reintrodurre orsi dalla Slovenia o dalla Croazia! Cosa, quest’ultima, che manterrebbe vivo il problema degli indennizzi (che allora sì, saranno veramente un problema ed un onere!), per non dire di quello degli “orsi problematici” (che diverrebbe veramente tale, come ha insegnato l’orsa “Daniza” del Trentino), e così manterrebbe anche il lavoro per gli addetti alla loro risoluzione!!!
I problemi si risolvono quando vengono smascherate le verità e gli interessi nascosti. Veda lei chi ha di queste verità ed interessi da nascondere; fosse anche solo la paura di perdere la faccia per dover ammettere che aveva avuto torto, un torto che dura da quarant’anni!
L’Orso di Pettorano ha lanciato un messaggio a Lei; non lo ignori.
Franco Zunino
Segretario Generale dell’AIW
già studioso e da sempre conservazionista dell’Orso marsicano